8. LA SANTA MESSA (Sabato Santo)
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 13 aprile 19631
Nell'ultima cena di Gesù con gli Apostoli: «Ho bramato ardentemente di (mangiare questa Pasqua con voi»2. Sono le parole che)sono uscite dal cuore di Gesù: «Ho bramato ardentemente". E perché? Perché in quella cena si chiudeva la liturgia dell'Antico Testamento e si iniziava la nuova liturgia, la liturgia del Nuovo Testamento. E come incominciò? Con l'istituzione dell'Eucaristia, quando Gesù dopo aver chiuso l'AT con la cena dell'agnello, ecco: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. Prendete e bevete, questo è il sangue mio che sarà sparso per i peccati"3.
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L'istituzione dell'Eucaristia: la Messa, quindi, la comunione, l'adorazione per la presenza reale, e l'istituzione del sacerdozio, [del] sacerdote, il quale ha così l'incarico di ripetere quello che è avvenuto in quella cena: «Quante volte farete questo, lo farete in memoria di me»1. "Come ho fatto io", significa. E così, i grandi doni del Maestro Divino all'umanità.
In modo particolare, quindi, sentirete in questi giorni, sempre, ma in questi giorni in una maniera più forte, la riconoscenza per l'istituzione del grande sacramento, quindi la Messa, quindi la comunione e quindi l'adorazione per la presenza reale e continuata di Gesù, vivo e vero nel Santissimo Sacramento. In modo particolare, forse, è bene che si rifletta sopra la Messa, poi seguirà, quando si ascolta bene la Messa, seguirà la comunione ben fatta, fruttuosa: O sacrum convivium in quo Christus sumitur2; e tanto più si sentirà la presenza reale e la grazia di avere, nelle vostre Costituzioni, l'Adorazione in continuità; l'Adorazione per il mondo, per il mondo intiero, questo mondo così orgoglioso, questo mondo tutto intento alle cose materiali, alle cose della terra e non alza la testa a guardare il cielo. Che grande missione è questa!
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Ma quest'oggi è anche giorno di lutto per la Chiesa, di lutto per Maria. E potete indovinare un poco, sebbene non possiamo capire del tutto, le pene di Maria in questo giorno. Ma ella era sostenuta dalla fede e tutto quello che era stato detto dall'angelo quando le aveva annunziato il mistero dell'incarnazione, ella era sicurissima che tutto si sarebbe adempito: Fiat mihi secundum verbum tuum1. Allora già cominciava la Chiesa e Maria, il membro più santo della Chiesa, Maria.
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La Messa.
La Messa è il centro di tutte le divozioni e cioè di tutte le preghiere e pratiche che ci sono e che sono consigliate e che sono prescritte secondo l'Istituto. Ma il centro è la Messa.
Secondo le parole di san Francesco di Sales: «La Messa è il sole di tutte le divozioni». E il sole illumina e riscalda. La Messa illumina tutte le altre pratiche e riscalda e dà vita a tutte le altre pratiche, perché tutte le altre pratiche di divozione, di pietà, hanno il valore dalla Messa, dal sacrificio della croce. Quindi, il sole fra le pratiche di pietà.
Oh, e perché questo? Perché la Messa ha i suoi frutti: adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica.
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L'adorazione a Dio infinito, Dio eterno, principio di ogni cosa, Dio che è la stessa sapienza, la stessa potenza; tutto si raccoglie in lui e da lui tutto è proceduto. Se volessimo per un momento immaginare quando soltanto era Dio, Dio infinito e nulla esisteva? Omnia per ipsum facta sunt1. Il Verbo divino diede vita, cioè, e prima ancora, diede esistenza1al mondo.
Ora, Dio infinito, e l'uomo è chiamato a dare a Dio l'onore dovuto. Tutte le creature son sue e tutte devono prestargli omaggio e ciascheduna nella sua posizione secondo è. Ora, Dio infinito. Cosa potrà fare l'uomo per dare a Dio un onore, una gloria che egli merita? C'è solo la possibilità: presentare Gesù Cristo al Padre nel sacrificio della Messa, e noi ci uniamo a Gesù che loda il Padre: «Io cerco sempre la gloria del Padre»2. Noi in lui e per mezzo di lui nella Messa si dà al Padre celeste una gloria degna, viene soddisfatto tutto il dovere del mondo rispetto a Dio. Perché? Perché Gesù Cristo si immola come uomo ed ha valore infinito in quanto è Dio. Che grande pensiero!
Raccogliere nella nostra mente e nel nostro cuore tutto il mondo, il mondo insensibile e il mondo sensibile; cioè il mondo che ragiona, gli uomini, il cielo, gli angioli e instaurare omnia in Christo3. Tutto raccogliamo nella nostra mente e nel nostro cuore, lo presentiamo al Padre celeste attraverso a Gesù Cristo e Dio ha l'onore che merita. Per ipsum, et cum ipso, et in ipso, est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor et gloria4. Che grande momento la consacrazione, quindi!
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Come aspettare la Messa? Ho incontrato suore che non hanno la Messa ogni giorno, neppure una volta la settimana, fino a un mese senza Messa. E noi abbiamo tanta comodità! Che grande riconoscenza dobbiamo al Signore e che grande atto si compie quando si inchina la testa dopo la consacrazione del pane, dopo la consacrazione del vino. Stimarla! Chiedere la grazia di conoscere sempre meglio la Messa, non la si conoscerà mai abbastanza, no, non è possibile a noi povere creature. Conoscer meglio la Messa per amarla di più, per sentirla e viverla di più e per zelarla, la Messa, con tutto il movimento liturgico, perché nella liturgia vi è un centro e il centro è la Messa.
E tutte le volte che lavorate per la Messa è una preghiera, è un atto di adorazione, se si fa con la debita intenzione, dal momento che preparate il calice, dal momento che ricamate la pianeta o le altre suppellettili della chiesa. E la diffusione di tutto quello che serve al culto e il culto nelle sue varie parti, ha il suo centro, e cioè, la Messa. Stimarvi felici ogni volta che si contribuisce alla Messa, cominciando dalla costruzione della chiesa, cominciando dalla pulizia della chiesa e poi tutto il rimanente, perché la chiesa ha un centro e il centro è l'altare e il centro dell'altare è la consacrazione.
Conoscer la Messa e zelarla. Prima conoscerla, quindi sempre istruirsi un po' di più e usare abbondantemente del messalino. E considerando la Settimana Santa, che è chiamata la maggior settimana dell'anno, ha avuto proprio il suo centro alle tre del venerdì santo. Sì, l'anno liturgico ha il suo culmine, come Gesù fu crocifisso su un'altura rispetto alla città di Gerusalemme.
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La Messa, in secondo luogo, è un grande riconoscimento che tutto è di Dio, è un ringraziamento. Fra i pensieri di ringraziamento, la Chiesa. E l'indirizzo che abbiamo dalla Chiesa, questo: «di avermi creato». Eravamo proprio zero, niente. «Avermi creato».
E poi, aver ricevuto la vita soprannaturale, la seconda nascita, la nascita spirituale per mezzo del battesimo. E quanti milioni di uomini, oh! milioni, tantissimi, che non hanno avuto questa grazia. «Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano», là, quel battistero. E se si celebra il compleanno, questo ha una importanza relativa, ma la celebrazione va fatta al battesimo, il giorno in cui siamo nati in Chiesa, al battistero. «Avermi fatto cristiano».
«E conservato» fino ad ora. Perché non siamo morti prima dell'uso d ragione? Perché il Signore aveva su ciascheduno di noi dei disegni, e cioè, l'uso di ragione per conoscere, amare e servire il Signore, sì, e fare l'apostolato per farlo conoscere e per farlo amare e per farlo seguire, obbedire. Gran dono!
«E per averci condotti in questa Congregazione», sì, nella Famiglia Paolina la quale riassume un po' lo spirito e gli impegni e le pratiche che vi sono state, e sono state introdotte nei vari Istituti, sin da principio della Chiesa. E la Congregazione è un riassunto di tutto, di tutta la vita vostra perché doveva essere qualche cosa di aggiunta, qualche cosa che riassumeva e incentrava la vita e incentra la pietà e anche la stessa osservanza religiosa.
Approfondire gli articoli delle Costituzioni in cui si parla dell'Eucaristia.
E poi tutta l'attività della giornata ha un centro: l'Ostia che c'è in chiesa. E i raggi arrivano nei vari locali, arrivano a tutte le attività. Sentirsi raggi dell'Eucaristia. E poi, da parte vostra, spandere quei raggi affinché dopo essere, questi raggi, arrivati a noi, li passiamo alle anime in ringraziamento di tutto, dalla creazione sino a tutto quello che il Signore, nella sua misericordia, concederà al mondo, agli uomini, sì, fino all'ultimo, quando si chiuderà la storia umana. Sentir la riconoscenza, sentirla e ringraziare. Gesù - dice il Vangelo - prima di consacrare l'ostia e prima di consacrare il calice: Tibi gratias agens1. Il suo impegno primo: ringraziare il Padre. Questo dovere di riconoscenza lo sentiamo più o meno. Sentiamo più facilmente in noi il desiderio di altri beni. Ma se noi ringraziamo il Signore dei beni ricevuti, egli ne aggiungerà.
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E poi la Messa, oltre che esser ringraziamento, è ancora soddisfazione, è propiziatoria, la Messa. Il cumulo di peccati che dal mondo son saliti al cielo come a sfidare Dio. Povere creaturine che siamo, sfidare Dio! Facciamo l'atto insipiente degli angeli quando messi in prova, vedendosi così belli, e: "Metterò il mio seggio accanto al seggio di Dio. Uguale a lui". E l'uomo? L'uomo arriva a degli eccessi che sono possibili soltanto quando non si ragiona più, quando l'orgoglio invade tutto l'essere. E si era persino creata la dea ragione e oggi, invece della ragione, è la dea volontà. Gli uomini si credono quasi ormai onnipotenti nelle varie invenzioni, varie scoperte che oggi ricordiamo. Insipienti! Insipienti! Quello è solo utilizzare qualche cosa che Iddio ha creato, le forze che Iddio ha creato, ha immesse nella natura. E ogni scoperta dovrebbe portare l'uomo al ringraziamento e all'adorazione di Dio: "Se tutto questo potere l'hai immesso nella creazione, quanto più sei infinito e onnipotente". Instaurare omnia in Christo sive quae in coelis, sive quae in terris1.
E soddisfare per i nostri debiti: «rimetti a noi i nostri debiti come noi [li] rimettiamo ai nostri debitori»2. Non è che noi siamo molto più sapienti di altri i quali, disgraziatamente, non hanno avuto l'istruzione e l'educazione che abbiamo ricevuta noi, e allora anche certe venialità; non saranno peccati gravi, no, son venialità; ma quale responsabilità anche in noi, perché quando si commette una venialità deliberatamente, mostriamo tutta la nostra insipienza, e cioè, che non abbiamo ricordato chi è Dio e chi siamo noi. Allora, la soddisfazione.
L'assoluzione del confessionale prende il vigore dal calvario; in forza, cioè, della croce sono assolti i nostri peccati; e le nostre preghiere e i nostri suffragi per i defunti hanno il valore dalla Messa, dal calvario, perché la Messa è il calvario vivo e vero.
Ieri Gesù ha celebrato la grande Messa, la Messa che si ripete, cioè, che è portata al mattino dal sacerdote sugli altari, nel mondo. Essere presente. Ma è solo e sempre quella, la Messa, sempre il calvario portato in mezzo a noi. Soddisfazione. Volete soddisfare per le enormi offese che si fanno a Dio? Il cardinale Suhard3 diceva: Si perde il concetto di Dio, dagli uomini. Si perde. E Pio XII4 aveva detto: Si è perduto il concetto di peccato, che cosa sia il peccato rispetto a Dio e rispetto a chi lo commette. Oh, la nostra insipienza! Quanto abbiamo offeso il Signore! E che cosa possiamo dare di riparazione? Il sangue di Gesù Cristo che ha valore infinito. E non possiamo dare altro che sia degno. Sì, le penitenze, ma che sia degno, che equivalga a pagare il peccato, a riparare il peccato è solo e sempre il sangue divino di Gesù. Immaginare il centro della storia, il centro, elevato là, la vittima pro totius mundi salute5.
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E se vogliamo delle grazie, la Messa è impetratoria, ancora. Sì, possiamo servirci e pregare i santi tutti, la Vergine compresa, gli angeli compresi; possiamo intercedere presso Dio per mezzo di persone che noi stimiamo, che son state, secondo noi, servi di Dio. Ma il valore è sempre sul calvario, quelle tre ore di agonia, quelle parole conclusive della vita e quindi il sacrificio: In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum1: nelle tue mani rimetto il mio spirito, dice Gesù al Padre celeste. Et inclinato capite, emisit spiritum2.
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Vedete un poco oggi di contemplare Gesù crocifisso. Guardare a questo Crocifisso che risponde e che rappresenta bene la vittima, Gesù. Gesù emisit spiritum. Così è rappresentato nell'atteggiamento di questo Crocifisso che vi sta continuamente davanti, in chiesa. Allora il pensiero: tutto per Christum Dominum nostrum. Entriamo nello spirito della Chiesa che ci guida nella fede: per Christum Dominum nostrum. Tutto per mezzo di lui, sì. E a noi che cosa rimane? Quid retribuam Domino pro omnibus quae retribuit mihi? Calicem salutaris accipiam et nomen Domini invocabo1.
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Conclusione: conoscere sempre meglio la Messa per ascoltarla con maggior divozione e nel suo senso totale: adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica.
Poi: zelare la Messa, particolarmente con la preghiera. Tutta l'umanità dovrebbe rivolgersi a quell'altura, a quel piccolo monte del calvario in quo est salus, vita et redemptio nostra1.
E poi contribuire alla liturgia in generale. E tutte le parti della sacra liturgia sono ordinate alla Messa, e così, come l'altare nel centro della chiesa, le altre parti della chiesa sono ordinate al tabernacolo, all'altare. E quindi contribuire con l'apostolato liturgico, ma contribuire con la preghiera: che gli uomini siano illuminati e comprendano. Oh, allora, le vostre Adorazioni avranno un senso sempre più profondo e ugualmente senso più profondo avrà la comunione.
Quest'oggi, quindi, possiamo contemplare Gesù crocifisso e risvegliar la fede in noi; quel calvario viene ogni giorno portato sopra i nostri altari, ecco. Che grande grazia! E come vogliamo approfittarne?
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 67/a (= cassetta 125/a). Per la datazione, cf PM: «Ma quest'oggi è anche giorno di lutto per la Chiesa». - dAS, 13/4/1963: «Verso le ore 5,30 va [il PM] dalle PD in via Portuense (sabato santo)».
2 Cf Lc 22,15.
3 Cf Mt 26,26-28.
1 Cf 1Cor 11,25.
2 Liber Usualis, in Festo Corporis Christi, ant. ad Magnificat in I e II Vesperis.
1 Lc 1,38.
1 Gv 1,3.
2 Gv 8,50.
3 Ef 1,10.
4 Missale Romanum, «Canon Missae», Dossologia finale.
1 Mc 14,23.
1 Ef 1,10.
2 Mt 6,12.
3 SUHARD EMANUELE CELESTINO, cardinale (1874-1949).
4 PlO XII, Papa dal 2/3/1939 al 9/10/1958.
5 Missale Romanum, «Ordo Missae», Offerimus tibi...
1 Cf Lc 23,46.
2 Gv 19,30.
1 Missale Romanum, «Canon Missae», Quid retribuam... (cf pure Sal 115,12-13).
1 Liber Usualis, Feria V in Cena Domini, Missa Solemni Vespertina, ant. ad Introitum.