Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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17. SANTIFICARE LA MENTE, LA VOLONTÀ, IL CUORE

Corso straordinario di Esercizi Spirituali (12 maggio - 1 giugno 1963)
alle Superiore e Suore anziane delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 21 maggio 19631

...primo saper meditare, acquistare cioè lo spirito di unione con Dio, la mente illuminata dalla fede. La purificazione del nostro intelletto, della nostra mente è sempre la prima, e la santificazione della mente è quella che è la base di tutta, poi, la nostra attività e dell'orientamento del cuore. Imparare a meditare, sì.
Vi sono, secondo molti teologi, le tre vie: la purgativa, e poi la contemplativa, l'attiva. Ma la purificazione della mente deve essere a base.
Conoscere sempre più Iddio. E questo è il primo fine per cui siamo creati. E, tuttavia, lo sciupìo della mente è l'abuso del gran mezzo che il Signore ci ha dato. La mente, gran mezzo per onorarlo. Egli vede l'intimo, vede i nostri pensieri, conosce i nostri pensieri. Conoscere Iddio e perciò crescere nello spirito di fede.
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Il modo di meditare è vario anche secondo le persone. E chi è più inclinato a lavorare con l'intelletto, altri sono più inclinati a lavorare più col cuore, col sentimento e altri si esercitano maggiormente con la volontà, coi propositi. Ma comunque sia, sempre la meditazione ha da avere i punti, che sono tre:
Santificazione della mente, e santificazione della volontà, e santificazione del cuore, comunque sia la nostra meditazione.
Non tutte le anime hanno le medesime disposizioni. Vi è chi si trova meglio a immaginarsi nell'inferno e chi si trova meglio a immaginarsi in paradiso. Quello è lasciato con certa libertà, sebbene l'argomento della meditazione, quando vien fatta in comune, sia vario, e tuttavia ogni anima considera l'argomento che viene proposto in comune, lo vede secondo le proprie attitudini.
Però, quando è che comincia la meditazione? Quando è che comincia l'Adorazione? Quando noi entriamo in conversazione col Signore.
Perché, può essere che l'anima preparata alla meditazione per l'abituale raccoglimento, entri subito in conversazione con Dio, con Gesù, con l'Ostia, col Padre celeste, con lo Spirito Santo, può essere che entri subito perché c'è già la preparazione. Altre volte, invece, occorre che si pensi, non solo, ma che si preghi per poter pregare, cioè domandare la grazia di saper dominare il nostro io e concentrarsi in Dio e nelle verità che si riferiscono a Dio, riferiscono alla redenzione, riferiscono al nostro fine ultimo. Imparare a meditare.
Su questo punto c'è molto da vedere. Conoscere cioè le aspiranti: a che punto sono arrivate di spirito di orazione? Quale raccoglimento hanno raggiunto? Non che dobbiamo esigere che siano persone taciturne, no, non è così; anzi se ci incentriamo in Dio, Dio è la beatitudine e quindi anche senza essere chiacchieroni, noi abbiamo l'abitudine, sì, di parlare, ma che le parole procedono dalla mente e cioè dal raccoglimento.
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La santificazione della mente.
Persone le quali vivono questa unione di mente con Dio, sono guidate dalla presenza di Dio, sono guidate dai pensieri di Dio, cioè dalla mentalità di Dio quale risulta dal Vangelo; pensieri che sono guidati da Gesù, quando l'anima è innamorata di Gesù anche come uomo, allora è molto facile che la comunicazione con Dio sia più pronta e sazia l'anima. Non pensiamo che la meditazione sia un riposo, è un lavoro, è il lavoro spirituale il quale esige proprio anche fatica, fatica di vario genere. Già si è ricordato che il dono di cui più facilmente noi ci abusiamo e del quale meno, noi, molte volte, lo usiamo, è proprio la mente. Persone che han mille pensieri che, o non le riguardano, sono inutili, non si sono ancora disciplinate nella mente, e anime che si disciplinano molto presto.
Pensieri di Dio. E alle volte invece ci son le idee proprie. Ma finché non sostituiamo alle idee nostre proprie, ai pensieri inutili, i pensieri del Vangelo, noi siamo ancor sempre lontani dalla perfezione.
Pensieri inutili. Possono riguardare molte cose, fino a questo punto che vi sono persone che pensano più agli altri, e ai difetti, e agli inconvenienti, e a giudicare quel che è stato disposto. Il Vangelo è il fondamento. Finché noi non abbiamo appropriato a noi le otto Beatitudini, stiamo ancora sempre su una via troppo umana.
Ecco, arrivare a questo: dominare la nostra mente; illuminata positivamente dalla fede e dai tre punti già ricordati: vengo da Dio; sono in questo mondo per fare quel che vuole Dio; ritorno presto a Dio1. Ora, la conoscenza di Dio, la fede in Dio, poi la visione di Dio eterna. La preparazione. Questa disciplina della mente che si è acquistata durante la preparazione alla vita religiosa: aspirandato, noviziato, poi professione temporanea; sì, si può essere arrivate. Ma quando poi questa disciplina non si conservasse, allora si apre di nuovo una finestra sul mondo, su quel che si è lasciato, su quel che il mondo vive e gode, su quel che sono le tendenze umane.
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La tentazione che riguarda la vocazione è la tentazione molto più brutta che non quella, per esempio, che riguardi la purezza. Perché la tentazione di commettere un atto, pericolosissima, sì, ma si tratta di un momento di consenso al male; ma quando si tratta di un dubbio sulla vocazione, riguarda la vita, non un atto di un momento, e perciò sono, allora, le tentazioni più gravi. Ma queste tentazioni sono preparate da pensieri estranei alla vita religiosa, a Dio; a Dio, nostro fine; Dio, nostro amore; Dio che si è scelto per noi. L'ottima parte, sì. La purificazione della mente, perciò.
Si dovrà sempre pensare a Dio? O a Dio o alle cose di Dio, sì. Se pensi all'apostolato, son le cose di Dio; se cerchi di trattare bene le persone e pensare in bene, son le cose che sono di servizio di Dio. Non più andare col pensiero e con la fantasia in giro: quel che era, quel che è ormai lasciato. No, il raccoglimento è determinato, e deve arrivare a vivere il pensiero di Gesù, vivere i pensieri di Gesù in tutto: nelle applicazioni generali e nelle applicazioni in particolare.
Dicendo pensieri di Vangelo, diciamo pensieri delle Costituzioni, perché le Costituzioni sono il Vangelo applicato a quell'Istituto. Quindi è realizzare il Vangelo pensando secondo le Costituzioni e i vari articoli che compongono le Costituzioni. Sì, è il Vangelo applicato al caso proprio, alla vita propria della Pia Discepola.
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Oh, se poi dominasse la curiosità, il voler sapere tante cose che sono estranee; e dare notizie e cercare le notizie; e occuparci di quello che non spetta a noi; o l'ambizione di far valere le nostre idee, e che sappiam giudicare le cose e le persone, tutto questo allontana da Dio, la persona, l'anima.
Vivere con la mente in Dio. Perché quando si vive con la mente in Dio si è già ottenuto, si è arrivati al terzo grado, cioè alla vita unitiva, perché allora si ha la base. Viver l'unione con Dio. Ma non basta viver l'unione con Dio perché restate sempre due daccanto: Dio e te. Uno, unità, non l'unione. Unità di mente, e che chi pensa in noi, è proprio Gesù e costituisce allora, questo, la base della personalità in Christo et in Ecclesia1; in Christo: il Vangelo; in Ecclesia: le Costituzioni che hanno applicato il pensiero di Gesù Cristo alla nostra vita. Unità, non solo l'unione, perché se restano due "io", non ci siamo ancora. È un mezzo, sì, ma bisogna arrivare all'unità: Vivit vero in me Christus2.
Questi pensieri hanno da dominare la nostra vita, tutta la nostra vita e, in particolarissimo modo, la vita religiosa. Che cosa vuol dire: «Tutto mi offro, dono e consacro»3? Lì c'è l'offerta a Dio, c'è il dono fatto a Dio, consacrata la personalità, la persona a Dio, sì. E poi l'adopereremmo noi per altre cose? Se un calice esce dalle mani dell'artefice, è bello; ma è un calice che può essere adoperato o per mettere i fiori o perché serva a bere. Ma quando è consacrato non si può adoperare e per bere o per mettere i fiori o altro, o soltanto per presentarlo come un ornamento, come una cosa di ambizione, no. Il calice consacrato non può servire ad altro. La tua mente consacrata a Dio non può servire ad altro. E se serve a Dio è la prima glorificazione che si dà a Dio, il riconoscere il supremo dominio su noi stessi, che non siam padroni di pensare a quel che vogliamo, no. Dobbiamo pensare come vuol Dio, secondo Dio, secondo i pensieri di Dio. Vedere nel profondo della nostra coscienza.
Non turbatevi per questo che ho detto in riguardo alle confessioni, no; ma questa... è indicata la via della perfezione, quindi non affannarsi che ci siano stati pensieri inutili, forse perché non si è penetrato bene il pensiero della perfezione della mente. Oh, se noi arriviamo al raccoglimento... Dico una cosa per spiegare: nella teologia morale, parlando della golosità, si porta l'esempio di chi aspetta l'ora del pranzo e già sta a pensare se quel che è preparato sarà di gusto; e poi quando mangia lo gusta con soddisfazione sensuale, del senso della gola; e se poi dopo si ripensa e quel che si è gustato e quello che, forse, doveva esser fatto meglio, o, ecc. e, in sostanza, la golosità.
Quando noi abbiamo due vite, una per l'unione della mente con Dio nella meditazione, e poi tanti altri pensieri che non riguardano né Dio né il servizio di Dio, allora siamo due persone: un'ora è una persona, quando si è in chiesa, e un'altra persona quando [si] è fuori. Dobbiamo esser totalmente e sempre di Dio con la mente.
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Oh, messo questo come fondamento della perfezione, segue l'altro passo. E cioè, se abitualmente noi pensiamo a Dio e alle cose che sono di servizio di Dio, allora la volontà si conferma, perché le trasgressioni dipendono dalla distrazione; e cioè, a un certo punto si pensano le cose umane, si pensa alle nostre idee, [ai] nostri progetti e quindi, quante parole vengono fuori che non sono di servizio di Dio, secondo il volere di Dio. Ma quando l'anima si è innamorata ed è penetrata dalle verità della fede e da quanto le Costituzioni dispongono, allora ecco la volontà di Dio si fa con gioia, tutto si accetta dal volere di Dio: se è un'umiliazione, se è una malattia, se, invece, è una giornata gioiosa, piena di sole, ecc.; se si è stimati o si è criticati, condannati, giudicati in male, tutto quello non ha più l'influenza e conseguenza, cioè: dalla rettitudine della mente viene la rettitudine della volontà. È vero che ci sono di mezzo le passioni, c'è il diavolo e c'è lo spirito del mondo; ma noi abbiamo la speranza del paradiso e delle grazie necessarie per guadagnarlo, e cioè, per operar bene e così si faranno le opere che sono necessarie per l'eterna salute, quelle opere che «io voglio e debbo fare» e allora non saremo delusi.
Una volta una persona stava dicendo: son 24 ore della giornata, io non so quanto di queste, delle 24 ore della giornata, la mia mente è in Dio e nelle cose del suo servizio. Si capisce che si dorme, allora la mente non si... Oh, ma le ore in cui non si dorme la mente è santificata? e santifica le ore? Persone che sono già abituate a fare quel lavoro e allora la fantasia o, meglio, il pensiero va a zonzo. Oh, concentrarsi! Tendere, attendere a quello che si ha da fare: Attende tibi et lectioni1. E se quel lavoro non esige più attenzione particolare perché già si fa abitualmente, allora il pensiero di che cosa si occuperà? Allora si ritorna a quello che riguarda Dio e il suo servizio.
Oh, il pensiero poi che distrae dallo spirito della Congregazione, questo pensiero è quello che poi porta le deviazioni. Si immagina tutt'altro, tutti altri mezzi. Si vede fuori: tutto è buono; dentro, si giudica. E allora si seminano dei pensieri, dei desideri attorno. E certe persone hanno certe lingue che disorientano anche le sorelle, e accadono nelle Congregazioni degli inconvenienti molto sensibili. Perché? Perché certe persone hanno degli ascendenti, e siccome pensano sempre a loro modo, facilmente con le loro parole persuadono un po' le altre persone. Allora la speranza è l'ordinamento della vita all'eternità? È tutto un andare a zonzo, e, peggio, andare a esporsi nei pericoli. Se c'è la strada diritta che si è presa, lo stradale buono, anche se sale, è la strada buona, è lo stradale buono che conduce al paradiso. Ma se si va un po' da una parte e un po' dall'altra, in sentieri strani, allora l'anima si disorienta. La santità vostra è proprio quella: la vita della Pia Discepola, ed è la via infallibilmente della santificazione. Non vi è dubbio. E non cercare tanti metodi, tanti libri, tanti consigli; penetrare quello e vivere secondo quello che è stabilito nelle Costituzioni. Il resto è deviazione che, qualche volta, è pericoloso, almeno ci fa perdere tempo e sciupare la mente e anche la volontà.
Quindi, la santificazione della volontà concentrata in quegli articoli in quanto essi derivano e sono applicazione del Vangelo.
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Oh, inoltre poi, orientare il cuore, e cioè, santificare veramente il cuore.
Questo cuore, questo sentimento è incentrato in Gesù Cristo e, attraverso a Gesù Cristo, in Dio? Eh, sì. Vi sono ancora gusti, vi sono ancor preferenze? Vi sono ancora attaccamenti alla famiglia in modo umano o ad altre cose o alle proprie idee, ecc.? Il cuore incentrato. Anime che non cercano più altro che Dio e il suo paradiso. E quindi il bene ai figli di Dio con l'apostolato.
La purificazione, perciò, della mente, della volontà e del cuore.
Oh, persone che, alle volte, cercano di più di fare quello che è la parte negativa. No, la parte positiva. Nella parte positiva noi possiamo fare un doppio lavoro, e cioè, mentre che si arriva all'unione con Dio, il cuore si purifica, quindi le purificazioni vengono di conseguenza, in quanto che diamo al cuore un oggetto più degno di amare: Dio, Gesù Cristo, l'Ostia santa. Oh, ora questa purificazione viene, allora, a fruttare la vita religiosa; questo stabilire le nostre facoltà in Dio viene a farci vivere la vita religiosa vera. Perciò non è difficile osservare la povertà, osservare l'obbedienza, osservare la castità, non è difficile, perché si trova che c'è di meglio e l'anima è lieta di viver nella povertà, nella castità, nell'obbedienza. E tutto questo è preparazione al cielo, per cui volendo Iddio e lasciando le cose che non sono di Dio, allora la preparazione al cielo è diretta. Allora, mente e cuore e volontà sono tutte in amore perché c'è l'identità, c'è l'unità con Gesù Cristo. Come stimava lui i beni della terra? Come stimava lui i beni della famiglia? Come stimava lui la volontà propria? Basta meditare Gesù Cristo.
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Oh, veniamo perciò alla conclusione. Fare, in primo luogo, la parte positiva: unità con Gesù Cristo; unità, non soltanto l'unione. Qualche volta si dice unione per dire unità, ma forse il senso che si esprime è lo stesso, in fondo, ma è più chiaro se si dice unità: di mente e di cuore e di volontà, con Dio. Allora la personalità di Gesù Cristo domina la nostra personalità e si vive in lui. Il fervore del cuore. Quando il cuore è saziato, è soddisfatto nell'amore a Gesù Cristo, certamente vi è un gran segno, il segno fondamentale della vocazione e vi è insieme il segno di voler corrispondere alla vocazione.
Arrivati a questo punto della vita, siamo finalmente entrati nel noviziato del cielo? Ecco. Certamente si è entrati, ma ci possono essere dei gradi, sì, dei gradi. Quando tutto l'essere cerca Dio, allora si ha la perfezione. A chi chiedere questa grazia? Alla suora delle suore: Maria. Basta meditare il Magnificat per capire i sentimenti intimi di Maria e seguire i suoi pensieri, la sua volontà, il suo cuore.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 60/d (= cassetta 129/b). - In PM nessun accenno cronologico. - dAS, 21/5/1963: «Parte [il PM] per Ariccia e torna verso mezzogiorno». - dAC e VV (cf c85).

1 Cf Gv 16,28.

1 Ef 5,32.

2 Gal 2,20.

3 Formula della Professione religiosa delle PD, Costituzioni (1960), art. 99.

1 1Tm 4,16.