32. PER IPSUM, ET CUM IPSO, ET IN IPSO...
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Torino, Corso Regina Margherita 1, 25 luglio 19631
...e della sera. La Chiesa desidera che noi tre volte al giorno ci rappresentiamo l'inizio, il principio della redenzione e cioè, l'apparizione dell'arcangelo san Gabriele a Maria, annunziando che stava per compiersi la redenzione, e difatti, si iniziò: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum2. Et Verbum caro factum est, et habitavit in nobis3. Maria si dichiarò la serva di Dio e il Figlio di Dio si è incarnato in lei. Cominciò allora la redenzione per l'umanità. Quindi, in questo Angelus noi troviamo pensieri e per le Annunziatine e per i Gabrielini. Qui assieme s'inizia la redenzione e quindi la grande missione del Figlio di Dio che s'incarna nel seno di Maria: «Ecco l'ancella di Dio». «E il Verbo di Dio si è fatto carne, cioè si è fatto uomo, e venne a convivere con gli uomini».
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Altro pensiero. Vi è nella Messa una orazione la quale molto spesso è considerata, ma anche molto spesso non è considerata abbastanza. Dopo la consacrazione e dopo alcune preghiere che seguono la consacrazione vi è preghiera breve, ma di immenso valore, prima del Padre nostro. Questa preghiera riassume tutta la teologia e l'ascetica e la mistica. E chi vivesse del tutto questa preghiera, non solo recitarla, ma viverla, sarebbe veramente santo, sarebbe veramente santo, perché: omnis honor, et gloria1: tutto l'onore e la gloria a Dio. Se noi arrivassimo a vivere coi pensieri di Dio, Dio che creò il mondo e redense il mondo e santifica il mondo, perché? Per la sua gloria. Se noi entrassimo nei pensieri, nei desideri della Trinità, noi vivendo tali pensieri, tali desideri, tali azioni, avremmo raggiunto l'apice della perfezione. E quale? Questo di immedesimarsi coi pensieri di Dio, coi desideri di Dio.
E perché Dio creò il mondo e lo redense e lo santifica? Per la sua gloria: omnis honor et gloria. Noi glorificandolo saremo felici in eterno. Dio creandoci ci comunicò la sua bontà, sì, e mostrò le sue perfezioni. Ma quante sono le anime che arrivano a concepire e vivere di questi pensieri della Trinità?
Tutto per la gloria di Dio, sia nelle cose piccole, sia nelle cose grandi: e il mangiare e il bere o il riposarsi, e quello che si deve fare lungo la giornata, e l'apostolato, ecc., tutto alla gloria di Dio: Omnia in gloriam Dei facite2, dice la Scrittura. Fate tutto a gloria di Dio. Se un'anima fosse così perfetta che cerca solo la gloria di Dio e si santifica per la gloria di Dio, oh, la beatitudine! E allora l'anima che vive già dei pensieri eterni di Dio, dei desideri, dei voleri eterni di Dio, è già, quest'anima, come immedesimata, in certa maniera, come è possibile a noi, con Dio, come viveva Gesù Cristo. Vivit vero in me Christus3, così, come si esprimeva san Paolo. Non solamente vivere uniti a Dio, ma che Dio, cioè Gesù Cristo che viva in noi.
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Qual è, dunque, questa preghiera? Il sacerdote scopre il calice, fa [la] genuflessione, prima del Pater; poi prende, fra le sue dita della mano destra, l'ostia consacrata; quindi fa cinque segni di croce: tre sul calice e due sul corporale e, facendo il segno di croce sul calice, dice: Per ipsum, che vuol dire «Per Cristo», e fa un segno di croce; poi un secondo segno, e: cum Christo, cioè, cum ipso; e poi un altro segno di croce, et in ipso, cioè, «in Cristo»; quindi due segni di croce sul corporale: Deo Patri omnipotenti [in unitate] Spiritus Sancti, omnis honor et gloria. Al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, in Cristo, ogni onore e gloria.
Cosicché, «per Cristo»: cioè le nostre preghiere valgono per Gesù Cristo, le nostre opere buone hanno grande merito e sono santificate per la grazia di Gesù Cristo: Per Christum Dominum nostrum.
E poi «con Cristo»: quando facciamo il bene, un'opera buona, qualunque cosa che facciamo, anche il mangiare, il bere, il riposare: omnia in gloriam Dei facite1, glorifichiamo Dio con Cristo, avendo Gesù Cristo con noi, cioè, la grazia del Signore, Gesù Cristo unito a noi.
E poi in ipso, in Gesù Cristo, a Dio Padre onnipotente, allo Spirito Santo, ogni onore e gloria. E quindi il valore immenso delle nostre azioni: «per Cristo, con Cristo, in Gesù Cristo». E allora sale a Dio, Padre onnipotente, allo Spirito Santo, alla Trinità, ogni onore e gloria.
Se noi fossimo unificati e vivessimo questa preghiera, saremmo santi. Anzi bisogna dire che solo due persone hanno subito raggiunto la perfezione di unione coi pensieri, coi desideri della Trinità, e cioè: la Vergine concepita senza peccato originale, dal momento in cui è concepita, Maria; e dal momento: Verbum caro factum est2, del Figlio di Dio incarnato. Anche i santi sono arrivati più tardi a questa perfezione in pensieri di Dio e in desideri di Dio, cioè mirare soltanto alla gloria di Dio e anche santificarsi per la gloria di Dio. E alla beatitudine arriviamo glorificando Iddio, dopo questa vita, e, glorificando Iddio, saremo felici e aumenteremo la gloria estrinseca a Dio.
Anime che arrivano fino a un certo punto. Ma c'è una sola via, ora, per la santificazione: è in Cristo. Perché (...) Gesù Cristo ha detto: Chi vuole arrivare al Padre, propter me, deve passare attraverso a me3, cioè: «per Cristo, con Cristo, in Cristo».
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Abbiamo, qualche volta, fatto attenzione a questa preghiera? «In Cristo», ad esempio, perché è il punto un po' più difficile a capirsi, «in Cristo». Che cosa significa? Significa che l'anima nostra è in grazia di Dio, e facciamo un'azione, supponiamo, state scrivendo o state mangiando, son sempre azioni secondo il volere di Dio. Ora «in Cristo» vuol dire che noi portiamo frutto di vita eterna, di santità, di glorificazione a Dio. Ma da noi soli? No, «in Cristo». La stessa azione si fa da noi e in Cristo. Gesù Cristo che vive in noi.
Gesù ha voluto portare dei paragoni per farci capire, e molte volte si scorre sopra le espressioni di Gesù quasi non badandoci, quasi quasi che annoiano. E si capisce come si legge tante volte il Vangelo e non si comprende e si va avanti come se leggessimo un qualsiasi libro. «In Cristo». Siamo noi con Cristo a fare il bene, a fare quell'opera buona, ho detto. «Sia che mangiate, sia che beviate», dice san Paolo1.
Il paragone è questo. Gesù dice: «Io son la vite» (e delle viti ne avete vedute tante) «e voi siete i tralci»2, cioè i rami della vite. E vedete che dalla vite si allungano i rami e i rami, cioè i tralci, portano l'uva. Ma che cosa è che dà l'uva? È la linfa. Sono in due a dare il frutto: la vite e i tralci, perché c'è una sola linfa che fa l'uva, e cioè: la linfa che è nella vite e la linfa che è nel tralcio, cioè nel ramo.
Noi con Cristo facciamo [le azioni], e le facciamo in Cristo perché siamo noi con Cristo, perché quando si vive in grazia, e specialmente in fervore... ricordare le parole di sant'Agostino: Christus facti sumus3: siamo fatti Cristo. Il Cristo è totale, non da sé, è totale quando vive in noi, cioè c'è il Cristo in noi e facciamo [in] Gesù Cristo corpo mistico. Noi in Cristo, noi in lui si opera, si fa il bene, e si ha un merito che quasi si direbbe che confina con l'infinito, col perfetto. Quanto è preziosa questa preghiera! E quanto è preziosa nella giornata, e i meriti che si fanno! E allora si vivrà e si glorificherà, in Cristo, e per tutta l'eternità, la Santissima Trinità. Che felicità! Che beatitudine! Quanta gloria estrinseca si darà alla Trinità.
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Chiedere e aspirare a questo. Capire la preghiera: «per Cristo, con Cristo e in Cristo», est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti omnis honor et gloria: Ogni onore e gloria. Questa sarà l'eternità felice nostra. Qui si può pregustare. E vi sono anche persone che sono ben poco istruite, ma capiscono queste cose e cercano solo la gloria di Dio.
E di sant'Alfonso si diceva: Alfonso non cerca che la gloria di Dio, il resto, non gli importa, delle cose che vanno a suo onore o che non vanno a suo onore, vuole solo la gloria di Dio. Allora aveva già raggiunto la perfezione, che pure ha dei gradi, però, eh? A 90 anni aveva consumato la sua vita nel vivere secondo Gesù Cristo e avere gli stessi pensieri di Gesù Cristo che sono i pensieri eterni del Padre celeste.
Andiamo al Padre e, quindi: Chi passa per me sarà santificato. Questa è divozione. Non è come l'esame di coscienza o come una lettura di un libro, no, è costituir la vita nostra in Cristo. Ègià santo molto: sono unito a Gesù Cristo. Ma più santo: vive in me Cristo. Mihi vivere Christus est1: la mia vita è Cristo. Anime che tendono a questa perfezione. E allora c'è la preparazione diretta al paradiso e quindi una beatitudine incommensurabile.
Ho detto che qui c'è tutta la teologia e c'è tutta l'ascetica e c'è tutta la mistica. Per andare al Padre c'è una via sola, adesso: è Cristo: «Io son la Via»2. Quante divozioni, alle volte. Danno importanza a cose che sono... hanno anche del valore: andiamo in pellegrinaggio fino a Lourdes. Eh, ma l'hai qui in chiesa, che ti trasforma in Gesù Cristo, cioè c'è il paradiso con te, perché lì vive il Cristo. Ci sembra quasi che, quando si arriva a questa preghiera durante la Messa, si affollino gli angeli attorno al calice ed essi hanno la loro beatitudine così, perché anche gli angeli hanno rinnovato la loro vita a Gesù Cristo: Instaurare omnia in Christo, sive quae in coelis, sive quae in terra sunt3. Gesù Cristo, per gli angeli che sono rimasti fedeli.
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Non il molto, ma l'intimo, il profondo; non una santità che non si risolve e non si manifesta nella vita. Gente che fanno delle preghiere anche lunghe, ma poi dopo mancano, con la stessa lingua, alla carità, criticano, giudicano male. La santità è qualche cosa d'altro, non sono solamente pratiche; le pratiche sono i mezzi necessari per arrivare, ma non sono il fine, sono mezzi.
E vorrei che miraste tutte a questa perfezione, cercando soltanto la gloria di Dio. La santità stessa si fa in ordine alla gloria di Dio, e Dio non può cercare altro che la sua gloria, la gloria estrinseca, da noi, e cioè: Ad maiorem Dei gloriam, tutto; tutto quello che facciamo: per la maggior gloria di Dio.
Vedete di avere molti lumi da Dio. Considerare il valore delle cose. E siccome il valore è lì: Gesù Cristo è la Via e la Vita, la Verità1, allora la divozione paolina è incentrata nel Cristo perché quello è il mistero che ha predicato san Paolo, il mistero di Cristo, ecco. Cosa abbiamo allora? Abbiamo la Messa e la comunione e la Visita. Il centro della vita paolina. E cioè: vivere il Cristo secondo il mistero del Cristo spiegato da san Paolo, presentato da san Paolo. Ed egli è arrivato a quella perfezione: «La mia vita è Cristo»2. Quel che è più perfetto, quindi: Vivit vero in me Christus3.
Non solamente noi uniti a lui, ma lui che vive in noi e che domina in noi e che ci fa muovere le mani e la lingua e i piedi e la bocca, tutto, perché è lui che comanda in noi, ci fa operare, [ci] fa pensare. Allora: Vivit vero in me Christus, è lui che vive e noi siamo come le membra che eseguiamo, come la testa dà gli ordini alle membra, alle mani, e ai piedi che camminano, alla bocca che mangia, e alla mano che scrive. E noi siamo prolungamenti, per esprimerci, della santa Umanità, per esprimerci, santa Umanità di Gesù Cristo. Diverrai più perfetta.
In questa via manca ancora tanta purificazione nostra. E poi sapere dare il valore ad ogni cosa. Quello che è indispensabile è il Cristo. Vi è una sola cosa e cioè: «Nessuno va al Padre se non attraverso a me»4. «Io son la Via».
Quindi, bene. Questa è la teologia, eh? che vi ho detto (...) ma non fa bisogno di avere molta scienza, purché uno faccia bene [la] comunione, bene la Messa, bene la Visita e ogni tanto si riunisca a Gesù Cristo nella giornata o sia che uno faccia una cosa o sia che [ne] faccia un'altra: Sive manducatis sive bibitis5: sia che mangiate, sia che beviate. È l'unione.
Ma lo star sempre in questa casa, dove abita Gesù e noi con lui, è una cosa preziosa; ma bisogna che lui sia in noi per esser perfette, e cioè: Vivit vero in me Christus e così realizziamo la Professione, non solamente perché abita nella stessa casa, ma perché abita nella nostra anima e la fa operare. Vi vorrei molto più perfette, anche nel valutare le cose. Giudiziosità, spirito soprannaturale nelle cose. Se leggerete molto la Bibbia e se zelerete la divozione della Bibbia avrete questa comunicazione dei pensieri di Dio e dei desideri di Dio che sono poi riassunti: «Gloria a Dio, pace agli uomini»6, e cioè, è il motivo dell'incarnazione del Figlio di Dio. Dunque, il valore a ogni divozione, ma la divozione è questa, però, le altre sono aiuti. Questa è la vita di divozioni.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 179/a (= cassetta 137/a). - In PM, nessun indizio cronologico. - In dAS, in data 23 luglio 1963, si legge: «...parte [il PM] per Torino. Ritorna a Roma il 25, alle ore 20,30 (aereo)». - La registrazione di questa predica è molto imperfetta specie verso la fine.
2 Lc 1,38.
3 Gv 1,14.
1 Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...
2 1Cor 10,31.
3 Gal 2,20.
1 1Cor 10,31.
2 Gv 1,14.
3 Cf Gv 14,6b.
1 1Cor 10.31.
2 Gv 15,5.
3 S. AGOSTINO, In Ps enarr., 2,2; ML 36,200.
1 Fil 1,21.
2 Gv 14,6.
3 Ef 1,10.
1 Gv 14,6.
2 Fil 1,21.
3 Gal 2,20.
4 Gv 14,6b.
5 1Cor 10,31.
6 Lc 2,14.