23. UN SEGNO DI PROGRESSO NELLA SANTIFICAZIONE
Corso straordinario di Esercizi Spirituali (12 maggio - 1 giugno 1963)
alle Superiore e Suore anziane delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 27 maggio 19631
Questa mattina invochiamo, con maggiore umiltà e fede, la luce dello Spirito Santo, e il calore interiore, e la sapienza celeste perché questa è la principale meditazione, per parte mia, principale meditazione perché riguarda il progresso.
Come è il progredire dei giorni della vita, così il progresso nella santificazione. Progredire, cioè, nello spirito soprannaturale, aver compreso il Vangelo e conoscerlo bene, fino a questo:
- che sia il nostro modo di pensare, quello di Gesù Cristo;
- e il nostro modo di agire, quello di Gesù Cristo;
- il nostro modo di pregare, quello di Gesù Cristo;
- lo spirito di immolazione, perché non dobbiamo lasciare andare Gesù Cristo solo a morire, ma con Maria accompagnarlo. Morire a noi stessi.
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L'altro giorno, mi pare ieri, abbiamo considerato i nove gradi di orazione che sono i nove gradi di virtù, di santificazione. Poiché non si può mettere da una parte la preghiera, esser buoni in chiesa e poi invece la vita diversa, no. La preghiera serve a migliorare la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità, ma poi viverla in modo tale che ogni giorno vi sia un miglioramento, un piccolo passo.
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Distinguere anime che progrediscono dalle anime che stan ferme o retrocedono. Tre qualità di anime religiose, perché parliamo di noi, non dei fedeli semplici, parliamo di noi e cioè:
Anime che progrediscono e ogni giorno possiedono meglio i doni dello Spirito Santo: la sapienza, la scienza, l'intelletto, il consiglio, il timor di Dio, la pietà, la fede; sono investite, e il loro modo di ragionare è diverso; il modo di far le cose è diverso, migliore; il modo di compiere il proprio ufficio, migliore.
E sempre più imparare cose spiri[tuali], specialmente il Vangelo e san Paolo come poi viene applicato nelle Costituzioni. Le nostre Costituzioni sono proprio quelle che riflettono san Paolo, cioè come san Paolo ha conosciuto e seguito Gesù Cristo. Qui c'è, il vero mistero del Cristo. E tutte le Lettere di san Paolo sono come un'ossessione - dice un autore - di voler manifestare quel che è Cristo per noi, nella nostra vita interiore: della mente, del cuore, della volontà, e che equivale a ripetere nelle Costituzioni quello: la vita in Cristo, Via, Verità e Vita; e la vita e la pietà e lo studio, l'apostolato, sempre. Le nostre Costituzioni sono come una luce che viene da Dio, da Gesù Cristo attraverso a san Paolo e che è rispecchiato nelle Costituzioni. E se vivi le Costituzioni vivi san Paolo, vivi Cristo. Quello è il complesso, è il sugo - diciamo - delle Lettere di san Paolo e della sua predicazione e della sua vita.
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Il progresso. Progresso negli apostolati. Se una persona, dopo che ha fatto i voti, continua a imparare ciò che succede attorno, non solamente il suo piccolo lavoro, supponiamo la cucina, ma persone che vengono sagge; persone che imparano dalle altre tante cose che vedono, come sentono. Persone che possiedono già una spiritualità avanzata e i loro discorsi sono quasi sermones Dei1, come dice san Pietro, sono i discorsi di Dio, si parla come Gesù Cristo, si ragiona così; diversamente si viene materiali. Quindi chi progredisce, a 50 anni dalla professione, (voglio dire, 50 anni, la prima professione sarà stata a 25, supponiamo, anni) quando anche c'è, soltanto ancora 10 anni, si vede quale differenza da quando ha fatto la professione, come è più saggia, come è più spirituale, come ama di più la Congregazione, come stima di più chi regge, guida l'Istituto, chi è più attaccata sempre di più, e vuol vivere quella vita della vera Pia Discepola. Magari aveva mica molte qualità, molto ingegno, ma ogni giorno ha imparato qualche cosa, ha ritenuto a memoria le meditazioni, ha preso gli appunti, ha sentito quella esortazione, ha letto quella circolare, ha penetrato di più il senso, il gusto e la responsabilità che ognuno ha rispetto agli articoli delle Costituzioni in maniera tale che quell'anima è sempre più unita a Dio, e gode sempre di più di essere entrata nella Congregazione, e sente la riconoscenza a Dio, a chi guida, a tutto quel che vien detto, insegnato, agli esempi buoni che si vedono, ecc.
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Persone invece che stan ferme; tutt'al più, conservano un poco di quello spirito che avevano, che han raggiunto per la professione. E dopo 10 anni, 20 anni, sono ancor quelle, non sanno un filo di più, non fanno cose e non le sanno fare in più, non sono di esempio perché le giovani, le aspiranti possano modellarsi. Ferme, se pure si può star fermi, perché il non progredire significa perdere il tempo e le grazie. E questo, eh, davanti a Dio che responsabilità! Oh, i loro pensieri sono molto diversi, ragionano da sé e vivono di egoismo. Star ferme.
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Poi vi sono anche persone, terzo grado, che vanno indietro; e dopo 20 anni hanno sol delle pretese per sé, devono sempre accudire e saziare e vivere del loro io, mentre che bisogna diventar di Dio e a servizio della Chiesa, del sacerdozio, dell'apostolato liturgico.
Il perfezionamento. Sapeva così poco e dopo ha imparato un po' da tutto. E vedete, questa progredisce, l'altra niente, anzi va disimparando avendo sempre pensieri propri e diviene un'isola nell'Istituto. (Isola vuol dire, come, supponiamo, l'Elba, è lì tutta circondata dalle acque, vive lì, da sé). Ma il religioso, la religiosa non possono essere, vivere come isole, sono membri dell'Istituto; è vivere, è contributo all' Istituto. Devono prendere e dare, e quindi anche se c'è la persona, ci vuole un ponte, anzi ci vuole la comunicazione, ci vuole un ponte fra te e l'Istituto, anzi dev'essere proprio la tua vita nell'Istituto, ecco.
Gesù parlando con la samaritana disse queste parole: Ego fons aquae salientis in vitam aeternam1: io sono l'acqua che sale a vita eterna. Sì, egli è la fonte della grazia, ecco, l'acqua significa la grazia ed è questa che sale a vita eterna.
Ma considerando le tre specie di suore: che sono in continuo progresso, salgono, salgono, in tutto; e altre invece che stan ferme: "Ma non basterà essere suore buone come quando abbiam fatto la professione?" Eh, no! La responsabilità del tempo e delle grazie che si perdono proprio nella vita religiosa... E se il dovere unico - diciamo - che riassume gli altri doveri, è [il] perfezionamento, non corrisponde mai alla vocazione, quindi, non corrisponde alla vocazione. Bisogna che questa sia la prima accusa in confessionale: "io non corrispondo, io perdo le grazie, non sono in attività, son ferma". L'intelligenza è ferma, la volontà è ferma, il cuore è fermo, non capiscono mai in più, e non fanno giorno per giorno meglio le loro cose. Questa è rassomigliata all'acqua stagno, e cioè: la fonte è Gesù e l'acqua dovrebbe scorrere e salire alla vita eterna, cioè alla santificazione. Ma se l'acqua invece di salire va in un terreno più basso, si fa una pozzanghera e dentro quanti insetti? animaletti? Ed ecco la seconda qualità di suore, di religiose. Tendono di vivere in piano, almeno; ma siccome stan ferme, non corrispondono alle grazie, non utilizzano, non salgono nella perfezione, quanti animaletti, insetti lì dentro, poi.
E quindi la terza qualità di suore che vanno indietro, e dopo 20 anni, 25, 40 anni, sono minori in santità, minori in virtù, in sapienza celeste, in fervore, rispetto al giorno in cui han fatto la professione. Terribile responsabilità! Oggetto primario della confessione: "progredisco; non ho progredito; sono andata indietro". Una delle tre cose.
L'acqua stagno, grazie inutili che cadono e la responsabilità rimane.
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Oh, adesso riflettiamo. Oh, c'è quel giovane il quale vuole entrare, quella giovane la quale vuole entrare e c'è la disposizione. Siccome è in quella casa: "Provalo un po'; provala un po' se... cosi conoscendola, rilevi ci sia la vocazione o no". E chi è superiore, chi è superiora dice: "Beh, fermala un po' in quella casa, lì c'è fervore, c'è regolarità di vita religiosa e ha solo dei buoni esempi e capirà sempre meglio la vita religiosa". Al contrario avviene: "No, noi non li teniamo qui perché vi son delle suore che non son di buon esempio; vi sono dei religiosi che non son di buon esempio, quindi mandatela subito in un'altra casa o nella casa centrale dove vengono formati direttamente le aspiranti o gli aspiranti".
Religiose quindi che han progredito e son di esempio, e le altre possono donarsi, e riflettono tutta la gioia di essere religiose, di essere religiosi; diversamente la responsabilità di non dar buon esempio.
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Adesso pensiamo al nono grado di orazione che abbiamo considerato appunto ieri.
Quando si arriva, cioè, all'orazione trasformante? Quando l'anima cede tutto a Dio, a Gesù Cristo, tutto. Gesù Cristo può fare di quell'anima tutto quello che vuole. E ha ceduto, l'anima, del tutto, non c'è più niente di amor proprio, è Gesù che vive e non trova ostacoli nell'anima per comunicare i suoi doni. E Gesù cede se stesso all'anima in maniera tale che l'anima quel che chiede l'ottiene. E parliamo sempre delle grazie di santità, non parliamo adesso, per troppe distinzioni, delle grazie materiali. Quell'anima finisce con l'esser tutta di Gesù Cristo e Gesù Cristo è tutto in quell'anima. La vita di Gesù Cristo passa nell'anima, cioè, il suo modo di pensare, il modo di pensare di Gesù Cristo, divino; l'amore divino che c'è nel suo cuore, nel cuore di Gesù, passa nell'anima; così la sapienza e così la santità, i medesimi desideri, i medesimi fini. E quindi Gesù cede all'anima tutto quello che è in lui, poco a poco, sempre più perfettamente.
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Adesso: chi ha realmente capito il più alto grado di santificazione? Chi? Soltanto Gesù e Maria subito all'inizio della loro esistenza, esistenza di Maria, esistenza del Figlio di Dio incarnato.
Se perfezionandoci noi ci uniformiamo sempre di più, attraverso Maria, a Gesù Cristo, dove dobbiamo arrivare? Anche molti santi non sono arrivati subito [al nono grado] e han tardato parecchio ad arrivarci. Adesso in questo ci vuole una spiegazione.
Quest'anno è l'anno di santificazione particolare.
Se domandiamo: in che cosa sta la santificazione? Che cosa vuol dire farsi santo? Che norma c'è per farci santi? Ecco, generalmente, si dan tre risposte.
[Primo,] configurazione a Gesù Cristo: conformes fieri imaginis Filii sui1.
[Secondo,] oppure: fare il nostro dovere in amore a Dio, tutto farlo per amore al Signore.
O, terzo, potrebbe essere questo: conformità piena al volere di Dio.
Ma per intendere, la cosa migliore, questa: la configurazione, la conformità a Gesù Cristo secondo san Paolo.
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Allora, dove si distingue che l'anima è ancora in progresso o l'anima ha raggiunto, quanto è umano, la perfezione che si può raggiungere, cioè se si è raggiunta la pienezza dell'età in Cristo, come si esprime san Paolo1?
Quando siamo guidati dal desiderio della gloria di Dio.
Non dalla nostra santificazione, che questo è il secondo fine di Dio nel creare il mondo.
Noi dobbiamo rassomigliare al Verbo di Dio, il Verbo il quale riflette tutte le bellezze del Padre, tutta la sapienza del Padre ed è costituito Persona, sì. Ora, il Verbo di Dio, tutta la gloria del Padre cercava, sempre, tutta, perché, [è] il fine ultimo, ecco, non l'intermezzo.
Molte anime arrivano al fine intermedio, ma non al fine più perfetto, al fine che ha Dio stesso, in tre punti: creazione, incarnazione, santificazione; creazione, incarnazione, cioè redenzione e santificazione. Tutto questo procede da Dio. E Dio tutto quel che ha fatto lo ha fatto per la sua gloria.
L'immedesimazione con Dio sta nel cercare la gloria del Padre, e la incorporazione in Cristo è il mezzo per arrivare.
E quindi avete sentito spiegare Gesù Cristo e l'anima vostra, certamente ha un orizzonte più largo. Quanto valgono queste istruzioni, se si sono assimilate! O se son passate come tutte le altre cose, finiscono gli Esercizi: li abbiam fatti, ma non ci siamo esercitati, però. Anime le quali arrivano appena al punto: desiderar la propria santità.
Ma le anime perfette devono esser simili a Gesù Cristo: «Io non cerco la mia gloria, ma la gloria di colui che mi ha mandato, la gloria del Padre»2. E san Paolo: «Tutto fate per la gloria di Dio, sia che mangiate, sia che beviate, sia facciate altre cose, la gloria di Dio»3. L'immedesimazione di Gesù Cristo.
Il Figlio di Dio, il Verbo eterno che glorifica il Padre. E poi l'incarnazione, Gesù Cristo che glorifica il Padre. E lo Spirito Santo, la santificazione a gloria del Padre. La gloria di Dio.
Quindi, se vogliamo immedesimarci e possedere il nono grado di orazione, di vita spirituale, sta nel ridursi a cercar la gloria di Dio, non piú neppure il paradiso e la santità, ma la gloria di Dio. Però, si capisce, che mentre cerchiam la gloria di Dio, facciamo i maggiori meriti e quindi il maggior premio eterno. Quindi, maggiori meriti, quindi maggior - diciamo - stato di beatitudine e la maggior vicinanza a Dio, perché là, in paradiso, ci son molte mansioni4.
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Tra di voi vi sono anime che possono fare questo passo, parecchie anime. E vi sono da fare gli esami di coscienza: ci sono anime stagno o acqua che discende? E dopo 20 anni o 40 anni dalla professione, è cascata giù? Acqua che si è perduta o che, pure essendo sol di stagno è stata lì, piena di insetti, di animaletti? Oh, allietatevi perché vi sono molte anime tra le Pie Discepole che stanno raggiungendo questo gradino della scala, l'ultimo, il più alto gradino della scala. Là, anche vi son dei gradi ancora, ma in un altro senso, in quanto che il desiderio della gloria di Dio può esser sentito di più o un po' di meno; capito di più o capito un po' di meno. Ringraziare il Signore che nell'Istituto delle Pie Discepole ci sono anime che stanno salendo questo gradino. Come si sente, alle volte, quando si assiste una suora malata, grave, e si capiscono i sentimenti che si hanno.
Tuttavia, attraverso a Gesù Cristo, dobbiamo arrivare al Padre, e cioè: vivere più perfettamente Gesù Cristo, Via, Verità e Vita come è nel Vangelo, come è confermato e particolareggiato nelle Costituzioni. E allora il passo: «Io cerco la gloria del Padre»1. «Tutto fate a gloria di Dio»2. E tutto fate, e porta l'esempio anche del mangiare, del bere, del riposare e quindi, tanto più i doveri spirituali o i doveri di apostolato, i doveri religiosi, in sostanza.
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Questa, ho detto, è la principale meditazione e, questi giorni, cioè, la terza settimana degli Esercizi, è la principale. Adesso si tratta di andare avanti. Questi son giorni di grazia straordinaria. Che alla fine della vita non possiamo, non dobbiamo dire: anche quella grazia mi è passata quasi inutilmente; oppure con letizia dire: quella grazia per me è stata decisiva, per il resto della mia vita, dei miei giorni; anche se prima fossi stata un po' deficiente, da quel giorno ho cominciato a salire, «progredire un tantino ogni giorno»1.
È per quello che, diciamo, intendiamo di proporre alla canonizzazione Vigolungo Maggiorino, perché quello fu il pensiero dominante. E questo cosa significa, questo progredire ogni giorno, pensiero dominante? Quanto passano i giorni, tanto più salire un gradino della scala della santificazione. Pregate per me che io prego per voi. Per questo, sia [la] sapienza che guida.
La nostra vita è preparazione diretta al paradiso in Cristo, perché come lui ha cercato la gloria del Padre in tutto e si è santificato, ha predicato, ha sofferto, è morto in croce: tutto per la gloria di Dio. Alla fine direte volentieri: In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum2: nelle tue mani, o Signore, rimetto il mio spirito. E come noi abbiamo rimesso tutto nelle mani di Dio nella nostra vita, così rimettiamo il nostro spirito nelle mani di Dio, che egli beatificherà la nostra anima in eterno, perché lassù si canta sempre la gloria del Padre, lassù. E Gesù Cristo ha voluto che la prima parte del suo programma fosse: Gloria in excelsis Deo3. Questo, «e in cielo», in excelsis, sempre in alto. Lasciamo qui da parte certe questioni, sempre più in alto.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 63/e (= cassetta 132/b). - Per la datazione, cf PM: «Questa mattina invochiamo con maggiore umiltà e fede la luce dello Spirito Santo». «L'altro giorno, mi pare ieri, abbiamo considerato i nove gradi di orazione (cf PM in c185). Quest'anno è l'anno di santificazione particolare» (cf PM in c1). - dAS (cf c185). - dAC e VV (cf c85).
1 1Pt 4,11.
1 Gv 4,14.
1 Rm 8,29.
1 Cf Ef 4,13.
2 Cf Gv 8,50.
3 Cf 1Cor 10,31.
4 Cf Gv 14,2.
1 Cf Gv 8,50.
2 Cf 1Cor 10,31.
1 Proposito di MAGGIORINO VIGOLUNGO, aspirante della PSSP (1904-1918).
2 Lc 23,46.
3 Lc 2,14.