Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. TRE MEZZI PER LA SANTIFICAZIONE

Corso straordinario di Esercizi Spirituali (12 maggio - 1 giugno 1963)
alle Superiore e Suore anziane delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 24 maggio 19631

È un'ottima pratica la recita del Veni Creator Spiritus prima della meditazione, ogni giorno, invocando dallo Spirito Santo e la luce, cioè la fede, e il dolore dei peccati e il desiderio di santità e, in sostanza, le tre virtù teologali: fede e speranza e carità, perché la meditazione si conchiude in amore, in desiderio, in proposito generoso di santificare la giornata. E quest'oggi, in particolar modo il Veni Creator, il Veni sancte Spiritus.
Siamo nella novena della Pentecoste, la novena più solenne che si sia fatta nella Chiesa e che anche è stata la prima novena; solenne perché ebbe dei frutti straordinari; solenne perché vi era Maria a guidare, e gli undici Apostoli e i discepoli, e ricevettero poi tutti assieme... e celebrarono quella novena in raccoglimento e fiducia, sì, secondo le parole che Gesù aveva detto loro, e cioè:«Giovanni Battista battezzò con l'acqua, ma voi - diceva agli Apostoli - sarete battezzati nello Spirito Santo, fra pochi giorni»2. Quindi non allontanatevi da Gerusalemme3. Ecco, là si fece la grande novena.
E Leone XIII, secondo le illustrazioni di un'anima delicatissima, ecco stabilì questa novena per tutta la Chiesa che vuole sia celebrata solennemente4. Se non ci sono solennità esteriori, la solennità sia con le disposizioni di fede nel nostro intimo.
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Ecco, il corso di Esercizi Spirituali straordinari è per iniziare una vita di straordinaria, speciale santificazione. E, compita la prima parte di questo corso, ora tutto dev'essere indirizzato alla santificazione della vita che sperate ancora dal Signore, affinché si ripari, se vi sono state delle deficienze nel passato; ma soprattutto perché ora si ottengano le grazie più abbondanti e ci sia veramente in noi il lavoro di santificazione. Ma non aspettare dopo gli Esercizi. Oggi, in questo momento. Santificare in modo particolare il rimanente della vita, ma, in modo particolarissimo, questi giorni degli Esercizi.
Ecco, che cosa è la santificazione? È lo sviluppo della grazia battesimale; lo sviluppo, cioè: allora in noi è entrata la vita come un minimo seme; ma questo seme, destinato a nascere, a svilupparsi, crescere, diventare una grande pianta, cioè la grande santità. Oh! Perché, se anche il bambino ha ricevuto il battesimo, già ha il germe della santificazione, anzi il bambino è già santo allora, tanto è vero che, se il bambino passasse all'eternità prima dell'uso di ragione, andrebbe direttamente in paradiso. Quell'organismo spirituale che nasce in noi per la seconda vita, cioè al battistero, è subito ornato delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Oh, queste virtù che poi, a suo tempo, si cominciò ad esercitarle, sì.
Quando poi si è arrivati alla cresima, allora se prima dovevamo essere santi, dopo dobbiamo ricevere i doni dello Spirito Santo per vivere nel mondo, là a quell'età in cui generalmente cominciano le difficoltà, si comincia a sentire quel che sono le tentazioni, le attrattive del mondo e l'odio che ha il demonio per l'anima che è in grazia, sì. Allora la cresima, la quale ha il particolare dono della fortezza, e lì è comunicata la vocazione; non che non ci fosse già antecedentemente, ma da quel momento, quella grazia della vocazione si sta gradatamente evolvendo nel cuore finché si corrisponda e finché si arrivi alla professione perpetua. Allora si è entrati definitivamente nella vita religiosa, la quale vita religiosa, è una preparazione al cielo.
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Oh, lo Spirito Santo abita, allora, nell'anima, produce i frutti, presso a poco, che ha prodotto negli Apostoli. Gesù aveva predicato per tre anni, ma avevano capito ben poco, tanto che fino proprio al momento che Gesù stava per lasciarli, eh, parlavano di un regno temporale e che loro fossero i ministri nel regno nuovo. Ma quando ebbero lo Spirito Santo, oh! compresero tutti il Vangelo, furono istruiti, e sono stati i più profondi teologi, i più grandi dottori della Chiesa, scelti da Dio, illuminati dallo Spirito Santo.
Così, aver la luce, lo spirito di fede, la luce per capire chi è Dio, per che cosa è la vita; che giovano i respiri, le parole, i movimenti per l'eternità. Comprendere il valore del tempo, la grazia della vocazione, il senso della consacrazione a Dio, su che piano superiore vive l'anima consacrata a Dio rispetto al semplice cristiano e quindi su una via di maggior santificazione; una via separata bene dalla via che tiene il cristiano semplice, anche il migliore; e le grazie più importanti, innumerevoli, il centuplo che ha l'anima consacrata a Dio, e la promessa, il premio.
Oh, quando si riceve lo Spirito Santo, anche noi siamo più illuminati. E gli Apostoli ebbero il gran dono della fortezza. Prima, pieni di timore; erano anche fuggiti quando Gesù veniva catturato nel Getsemani. Ma come divennero coraggiosi! E anche a costo delle persecuzioni, delle battiture, del carcere e delle proibizioni avute di non nominare più Gesù, ma coraggiosamente: «È dovere di [obbedire] prima a Dio che a voi»1. Perché il comando di predicare veniva loro da Gesù.
Oh, allora ecco, si sviluppa quella grazia battesimale; e dopo le virtù teologali, le virtù cardinali, le virtù morali, particolarmente la virtù della religione per chi è chiamato allo stato religioso, il desiderio della vita religiosa, l'amore alla vita religiosa, sì.
Poi vengono i doni dello Spirito Santo, i sette doni; i quattro doni sono specialmente intellettuali, gli altri tre doni sono, in modo speciale, morali, pratici: la pietà, il timor di Dio e tutto quello che è necessario per la santificazione. E oltre i sette doni: sapienza, ecc., i dodici frutti dello Spirito Santo quali son numerati da san Paolo.
E poi si arriva alle beatitudini, cioè, a quella pregustazione del cielo, pregustazione sulla terra, ché l'anima è pienamente abbandonata in Dio, ché l'anima è distaccata da tutto e che ha un solo desiderio: paradiso, paradiso, vivendo già in un amore gustato, gustoso, ecco. Allora, la santificazione .
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E, in quest'opera di santificazione, in primo luogo: l'orrore al peccato; l'orrore al peccato grave, ma l'orrore, insieme, al peccato veniale che è la strada al mortale, l'orrore alla tiepidezza. Quando poco stimiamo le grazie e stimiamo poco i piccoli meriti, tiepidezza. L'orrore a star fermi, perché se i giorni passano e le ore passano, non dobbiamo sederci e stare lì in un seggiolone perché: "Eh, non si fan peccati gravi". Eh! Ma, e allora il tempo? Ogni minuto è una grazia. E allora se si sta fermi, la incorrispondenza alla grazia. Orrore a questo. Perché si possa ricevere lo Spirito Santo ci vuole questo.
Quando Gesù apparve, dopo la risurrezione, agli Apostoli radunati, Gesù augurò loro tre volte la pace, in un tratto di Vangelo che leggiamo in una delle Messe pasquali: soffiò su di essi, alitò sopra di essi comunicando lo Spirito Santo: «lo Spirito che vi manderò»1. E come? «Ricevete lo Spirito Santo, a quelli che rimetterete i peccati saran rimessi, a quelli che voi non rimetterete i peccati non saran rimessi»2, ecco. Nolite locum dare diabolo3; non fate posto al diavolo nel cuore - dice san Paolo - ma lo Spirito abiti in voi e domini il vostro interiore, il vostro intimo: la mente, il cuore, la volontà. L'amore a Dio, la fiducia in Dio, l'intimo, sì. Il peccato grave caccia lo Spirito Santo dall'anima; il peccato veniale che si ripete così - diciamo - un po' frequentemente e ad occhi aperti, impedisce l'azione dello Spirito Santo nell'anima per cui l'anima non cammina nella santificazione. Ma se vi è questo punto già: l'orrore al male, l'orrore alla incorrispondenza della grazia, siamo già nella disposizione di ottenere l'aumento della luce: fede, speranza e carità, l'aumento della fortezza, robustezza spirituale, e poi lo zelo dell'apostolato e degli apostolati, sì. Oh, ecco, primo questo.
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In secondo luogo: pregare lo Spirito Santo che discenda nella nostra anima, sì.
Pregare con Maria, pregare con gli Apostoli, che sono in cielo adesso. Ma che loro ci ispirino i pensieri e le preghiere che facevano e che han fatto Maria con gli Undici e con i discepoli.
Che preghiere facevano per ottenere lo Spirito Santo? L'umiltà, la fede, disposizioni. Ma quali orazioni perché si compisse la promessa di Gesù: «Sarete battezzati non nell'acqua, ma nello Spirito Santo»1 ? La preghiera: Veni creator Spiritus, Veni Sancte Spiritus. Glorificare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e sapere quello che Gesù ha promesso: «Lo Spirito che vi manderò dal Padre - dice Gesù - vi suggerirà tutto, vi farà capire tutto»2. Luce, sì, fede. E la promessa di Gesù, questa: «Vi farà capir tutto ciò che vi ho detto», perché avevano capito poco, sì. Vi illuminerà.
Persone che rimangono sempre un po' cieche, la loro vita viene un po' insipida, una vita che si strascina stancamente, in stanchezza, non sanno gustare e non possono gustare la pietà paolina, non sanno gustare la vita comune, il privilegio della vita comune, i privilegi e lo spirito delle Costituzioni, dei beni che si hanno, cioè privilegi in quanto si appartiene alla Congregazione delle Pie Discepole di Gesù Maestro. La luce di Dio, sì. E allora chiedere questa luce, questa grazia, questa infusione di Spirito Santo.
Ecco, era sull'aereo e pregava. Ma la corona non scorreva, era sempre allo stesso punto. E come? "Per me il grande mistero è la discesa dello Spirito Santo e quindi ripeto sempre il terzo mistero glorioso, la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, su Maria, e che ottenga anche a me e luce, grazia, aumento di fede e zelo apostolico, come sugli Apostoli".
Amarlo quel mistero, amarlo tanto. E qualche volta se vi è un po' di aridità nella preghiera, continuare a ripetere quel mistero, sì. Perché lo Spirito Santo è luce, ma insieme è amore, calore spirituale, ignis, fuoco. E lo Spirito Santo si è mostrato come fuoco sul capo degli Apostoli, fiamma, fiamma di luce e fiamma di calore. Ma sul capo di Gesù discese in forma di colomba, quando Gesù era stato battezzato. E per gli Apostoli soffiò, cioè comunicò lo Spirito Santo, «lo Spirito che vi manderò». Un soffio. È un altro simbolo - diciamo - possibile che noi capiamo, un altro simbolo dello Spirito Santo come è la pace dell'anima, il soffio dello Spirito Santo nell'anima, l'innocenza della colomba, il calore, e la luce, ignis, come è stato sulla Vergine, come è stato sugli Apostoli. E se tarda ancora - diciamo - la luce, si ripete anche in lingua volgare, per capir meglio, il Veni creator Spiritus, il Veni sancte Spiritus. Quindi la preghiera.
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Terzo, vivere abitualmente nel raccoglimento, sì.
E nella Scrittura si dice: Non in commotione, Dominus1, nell'agitazione, viene il Signore, ma è un soffio leggero, una carezza di Spirito Santo. Allora la serenità dell'anima, l'abituale unione con Dio, l'interessarci veramente di quello che è nostro impegno e dovere, e non interessarci di quello a cui possiamo far niente. Che cosa possono certe notizie e giudizi e guardare che avviene a destra e a sinistra quando non interessa, quando non abbiamo alcun dovere di fare? Se vogliamo, e ci interessiamo degli altri: pregare per loro. Ma l'abituale raccoglimento, il quale abituale raccoglimento non va da confondersi con la taciturnità che procede, alle volte, da passioni, da scontentezza interiore, da dispetto, da carattere che non è ancora regolato, che ha bisogno di venir regolato il carattere. È invece il far bene le cose della giornata, raccolte a farle bene: dal primo svegliarci al mattino fino all'ultimo pensiero della sera.
La Chiesa, per noi sacerdoti, fa pregare sette volte, cioè, son le Ore del Breviario, per indicarci che noi dobbiamo santificare tutte le ore della giornata. Ecco, santificare tutto quel che c'è nella giornata e tutti i momenti della giornata, rievocando il pensiero già detto, e cioè, santificare il momento presente perché è l'unico po' di tempo di cui possiam disporre, secondo il volere di Dio.
Oh, quell'abituale raccoglimento, quindi, che non è poi faticoso, è riposante e porta poi una letizia abituale, si gode la vita religiosa; escluso quindi l'abitudine di rompere il silenzio; quello non va. E quando bisogna parlare, parlare, sì; per esempio, se bisogna pregare o cantare le lodi di Dio; se bisogna parlare con le persone con cui abbiamo il dovere di parlare; parlare e ammettere i nostri falli e confessare i nostri peccati. Santificare la lingua, quindi. Abituale raccoglimento. «Tempo di parlare e tempo di tacere», dice la Scrittura2. Raccoglimento, quindi, abituale in noi. E allora le parole che noi diremo saranno sagge: Lingua [eius] loquetur iudicium, lex Dei eius in corde ipsius3. La persona che riflette parla sempre con sapienza, sapienza che procede da Dio, sì.
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Perciò tre mezzi, perché la novena che è anche conclusiva del vostro corso straordinario di Esercizi... orrore al male, compreso l'orrore allo star fermi. Come se uno andasse alla stazione per partire, far della strada, ma si fermasse nella stazione. Si è entrati nella stazione coi voti perpetui. E siamo andati avanti? Stiamo percorrendo a gran velocità la via della santificazione? Oh, perché il tempo dei voti perpetui è il tempo delle maggiori grazie; quindi è su quelli, quei tempi lì di cui il Signore ci chiede più conto: Peccata iuventutis meae et negligentias meas ne memineris, Domine1: peccati della gioventù e le negligenze della gioventù, Signore, dimenticale. Ma ora, ora che ci siamo messi sulla via della santificazione, avanti, quindi.
Quindi: orrore allo star fermi; secondo, fiducia; così preghiera allo Spirito Santo; terzo, non in commotione Dominus2, ma come un carezzevole soffio di vento moderato, dolce soffio sull'anima raccolta in Dio. E il soffio dello Spirito Santo è l'annuncio che viene l'ospite divino: dulcis hospes animae3, il dolce ospite dell'anima. Oh, santità, santità, eh? Fateci santi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 62/b (= cassetta 131/a). Per la datazione, cf PM: «E quest'oggi, in particolar modo. il "Veni creator"... Siamo nella novena di Pentecoste (...) che è anche conclusiva del vostro corso straordinario di Esercizi» (cf dAC e VV in c85). - dAS, 24/5/1963: «Alle ore 5 30 meditazione ai Discepoli. Subito dopo parte per Ariccia [il PM] (meditazione e ascolto delle suore)».

2 Cf At 1,5.

3 Cf At 1,4.

4 Per le indulgenze concesse per la novena di preghiere in preparazione alla Pentecoste, cf Ench. Indulgentiarum (Typis Polyglottis Vaticanis, 1952) n. 284, pag. 185. - Papa Leone XIII parla di queste indulgenze nella Lettera enciclica Divinum illud munus, del 9 maggio 1897. - DS (= Denzinger-Schönmetzer, Enchiridion symbolorum), 3325-3331. - Acta Leonis XIII, 17 (1898), pp. 125-148.

1 Cf At 4,19.

1 Cf Gv 15,26.

2 Cf Gv 20,19-23.

3 Ef 4,27.

1 Cf At 1,5.

2 Cf Gv 14,26.

1 1Re 19,11.

2 Cf Qo 3,7.

3 Sal 36,30-31.

1 Sal 24,7.

2 1Re 19,11.

3 Liber Usualis, In Festo Pentecostes, ad Missam, Sequentia «Veni Sancte Spiritus».