Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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43. CONFESSIONE E COMUNIONE: PRINCIPALI MEZZI PER LA SANTIFICAZIONE

Meditazione alla comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Fresno (USA), 12 settembre 19631

Chiedere questa grazia al Divino Maestro Gesù, e cioè, che abbiate presto due Centri Liturgici in California: uno può essere in questa città, altro in una città più grande.
Ma soprattutto domandiamo nella Messa, che adesso sarà celebrata, la santificazione.
Quando arrivate al mattino in chiesa, (tutti arriviamo in chiesa), dove abita Gesù: sancti estote, quoniam ego sanctus sum2, pensare che Gesù dal tabernacolo dice quelle parole che sono registrate nella Scrittura, Antico Testamento: siate santi perché io son santo, e cioè: quoniam ego sanctus sum, se siete qui alla mia presenza, ecco.
Purificazione da ciò che è male. E poi la vita in Cristo. La santità consta, infatti, di due parti, e cioè: togliere ciò che è male (...) e mettere ciò che è bene. E il bene qual è? È il Sommo Bene. «Voi, siete Bene infinito». È Dio. «Vi amo con tutto il cuore, Voi, Bene infinito». Dio nella nostra vita. Dio nella nostra mente, nel nostro cuore, nella nostra volontà. Ecco la santificazione. E, man mano che abbiamo i pensieri, i desideri, i discorsi, le attività conformate a Gesù Cristo, allora maggior santità. E siccome Iddio, Uno e Trino, tutto quel che ha fatto lo ha fatto a sua gloria, unificare i nostri pensieri ai pensieri di Dio creatore, di Dio redentore, di Dio santificatore; gli stessi fini, gli stessi desideri.
San Francesco di Sales dichiarò questo: che pochissime anime arrivano così. Però, tra le pochissime anime, quali sono? Dovrebbero essere tutte le anime consacrate a Dio. Fra i tre miliardi di uomini le suore sono circa un milione e mezzo, e poi ci sono tutte le altre anime consacrate a Dio. Ma un milione e mezzo di fronte a tre miliardi, pochissime. Allora tra queste anime, le "pochissime" dovreste essere voi, dovrei essere io, dovremmo essere tutti noi consacrati. Cosa abbiamo ancor da cercare sulla terra se non Dio solo? Cosa ci rimane? "Non ho questo, non ho quello; vorrei questo, vorrei quello". Non ci consacriamo se non facessimo precisamente quel che dice la consacrazione. Tutto, totalmente, di Dio e cercare Dio solo: «Tutto mi dono, offro, consacro»3, si dice nella formula di professione, «Tutto mi dono, offro, consacro».
Dunque, la prima parte della santificazione sta nella purificazione: togliere il male, e, dall'altra parte, mettere il bene: Dio Sommo Bene.
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Ora, per la santificazione ci sono molti mezzi. E i mezzi sono: le Costituzioni, le letture spirituali, specialmente della Bibbia; gli esami di coscienza, le preghiere varie, i propositi che si fanno; sono tanti mezzi; e poi le divozioni. Sì, tanti mezzi che sono utili e raccomandabili.
Ma vi sono due mezzi che sono i più eccellenti, ai quali bisogna dare la somma importanza. Son mezzi istituiti da Gesù Cristo, mezzi che la Chiesa ci propone, e mezzi che son descritti nelle Costituzioni, e cioè: confessione, comunione. I due capitoli delle Costituzioni sulla comunione e sulla confessione.
La confessione: purificazione: togliere il male.
La comunione: si mette Dio in noi.
Lo abbiamo allora, dopo questa comunione, Dio, Sommo Bene in noi, e che se la comunione è ben fatta, sentiremo certo un po' meglio: Mihi vivere Christus est1: la mia vita è Cristo. Consacrati a Dio fino alla punta dei capelli, totalmente, ecco.
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Purificazione. Dunque, il primo grande mezzo e che è sacramentale e in cui interviene l'azione di Gesù Cristo: la confessione.
Parlando poi della comunione, non c'è solamente il potere di azione di Gesù Cristo, ma c'è Gesù Cristo vivo e vero, corpo, sangue, anima e divinità.
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Purificazione. Lungo la settimana facciamo l'esame di coscienza e questo serve di preparazione alla confessione.
Sono, gli esami di coscienza ben fatti, sono come confessioni spirituali, come c'è la comunione spirituale. Confessione spirituale, e cioè, il nostro esame, il nostro dolore, il nostro proposito, l'accusa a Dio, a Gesù, quando si è in chiesa, senza intermezzo del ministro di Dio; far la confessione a Gesù Cristo perché l'esame di coscienza principale della giornata, è quello della Visita. Ci accusiamo e con tranquillità e sincerità si vede tutto, e gli diciamo: "Molte cose non le conosco, perdona anche quelle che non conosco o dei cattivi esempi che ho dato agli altri". È un'accusa (...). Si sa che, se c'è un vero dolore, l'assoluzione dei veniali, viene fatta. E poi, ci fossero anche peccati gravi, se c'è il dolore perfetto, allora vengono assolti, sebbene ci sia ancor l'obbligo di accusarli in confessione, e si può solamente fare la comunione dopo tale confessione, nei casi ordinari.
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Oh, allora, la confessione serve a togliere i peccati o gravi o veniali; ci aiuta a togliere i difetti, che ne abbiamo tanti. È vero che moriremo ancor con dei difetti, ma almeno detestarli e cercare di correggerli, quanto possiamo. Toglier le cattive abitudini nel parlare o nel pensare interiormente, o quello che non è propriamente conforme al volere di Dio; poi togliere quelle resistenze alla grazia: quando il Signore bussa al cuore e non diamo risposta. Egli bussa. È come se si suonasse cinque volte, dieci volte il campanello, e poi non si è andati ad aprire. E Gesù che aspetta, e tu lo fai aspettare.
Oh, togliere, quindi, tutto quel che è male, in primo luogo, quel che può essere di volontario; e poi tanta purificazione. Perché quando non c'è il peccato grave, c'è la veste bianca, però ci possono essere, su questa veste, qua e là, delle macchiette e anche degli strappi. Anime che sono, quindi, in grazia ma hanno qua e là degli strappi nella veste e qualche macchia o più macchie. E non andare poi a dover rimettere bene a posto la veste con l'attesa dell'entrata in cielo. L'attesa è il purgatorio.
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La confessione ben fatta. Non è il sacerdote che ci santifica, ma sono le nostre disposizioni; il sacerdote fa il ministero suo a nome di Gesù Cristo, ed è Gesù Cristo che assolve perché non c'è che Dio che possa perdonare1. Ma le disposizioni devono essere nostre: dolore e proposito, soprattutto. Dolore e proposito.
- Ho sbagliato: ecco il dolore.
- Non lo voglio fare più: ecco il proposito.
Aspettare con desiderio il giorno della confessione. E la preparazione remota e prossima. Remota, cioè, quella di ogni giorno con gli esami di coscienza. E prossima è poi quel tempo che precede la confessione sacramentale. E ci andrà un po' di più, un po' di meno, ma intanto il frutto dipende, da che cosa? Dipende dalle disposizioni, per parte nostra. Quindi prepararsi con molto dolore e con buon proposito. E poi non è finita la confessione perché si comincia di nuovo a rinnovare i propositi per non cadere più.
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Quindi dopo la confessione, la preghiera. Perché l'assoluzione non solo aumenta la grazia che già c'è nell'anima, se già è in grazia, ma la confessione, cioè il sacramento della penitenza conferisce la grazia di non cadere, di migliorare. E allora confrontare la settimana presente con la precedente se c'è stato un piccolo progresso, o almeno, alla fin del mese, nel ritiro mensile, confrontare lo stato dell'anima con lo stato dell'anima nel mese precedente, e così, in modo particolare, nel corso degli Esercizi, confrontare un anno con un altro se c'è stato un po' di progresso. «Progredire un tantino ogni giorno»1. Almeno possa progredire un tantino ogni settimana: più bontà, più spirito di fede, più amore a Dio.
L'amore a Dio. E il mezzo perché questo amore cresca, qual è? È la professione, cioè: povertà, castità, obbedienza, che sono mezzi per la santificazione, mezzi particolari per arrivare ad una maggior santificazione.
Poi, ecco, la confessione. E nella confessione particolarmente renderci conto: com'è lo stato dell'anima mia? Sono in stato di fervore? O sono in stato di tiepidezza? Ho buona volontà o svogliatezza? ecc. Farsi le domande. Più che i singoli casi, sono... (dei difetti ne avremo fino alla fine della vita. Tutti i santi), ma lo stato dell'anima, quando cerca proprio Dio, che è il fervore questo, che cerca proprio di vivere in Cristo, cioè Via, Verità e Vita; come Gesù è vissuto; quello che Gesù ha predicato nel Vangelo; e vita che ci viene da lui.
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Secondo mezzo: la comunione.
Ripulita l'anima, ecco, Gesù Cristo: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo»1. L'invito di Gesù. Quale cibo il Signore dà all'anima nostra! Chiediamo nel Pater noster: «Dà a noi il pane quotidiano»2. È l'alimento del corpo. Ma il Signore ha voluto dare anche un cibo all'anima, e quale cibo! Il più prezioso che si possa mai... non potevamo mai immaginare: Iddio stesso. «La mia carne è veramente cibo. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita»3. Che cibo! Cibo che entra in noi e nutre l'organismo spirituale, l'organismo spirituale che si è sovrapposto all'organismo fisico, quando siamo nati. L'organismo spirituale, ecco, allora ci ha infuso: fede, speranza e carità e, in ogni comunione dobbiamo alimentare questo organismo: fede, speranza e carità, cioè l'aumento interiore della fede, della speranza e della carità. Manducat Dominum, pauper servus et humilis4 : mangiamo il Signore. E chi è che lo mangia? Pauper, il povero, servo umile.
Che atti di fede dobbiam fare prima della comunione! Chi è che riceviamo?
Atti di speranza: porta un aumento di grazia e di santità e di fortezza, i doni dello Spirito Santo per praticar meglio le virtù teologali e cardinali. I doni. «Lo Spirito che vi manderò dal Padre»5.
E poi la santificazione positiva è lo spirito della grazia battesimale. Ora, ecco il nutrimento: l'uomo mangia di Dio stesso, spiritualmente. Oh, la grazia di poter fare la comunione ogni giorno!
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Se si vuol fare la comunione ogni giorno, ci vuole una preparazione remota e una prossima, e poi un buon ringraziamento.
Preparazione remota è la confessione, la prima cosa; secondo, son le comunioni spirituali. La confessione per ripulire l'anima e poi, dopo aver ripulito l'anima, fede, speranza e carità.
Prossima preparazione: da mezzodì, nel pomeriggio e fino all'indomani mattina: sitivit anima mea ad te, Domine1: l'anima mia ha sete di te; come Gesù ha sete di noi: Sitio2. Lo Sposo si unisce alla sposa, la sposa si unisce allo Sposo Divino. L'alimentazione.
Gesù ha detto: «Io son la vite, voi siete i tralci»3, cioè i rami. Se il ramo è unito alla vite, al tronco della vite, i rami producono e foglie e producono uva, perché c'è la linfa della vite. Ora, questa linfa è Gesù Cristo stesso, e allora noi, facendo buone comunioni, produrremo frutti di santità, frutti di virtù, umiltà, carità, bontà e fiducia in Dio, osservanza religiosa. E allora?
Costituzioni bene osservate e Adorazioni ben fatte assicurano la santità della Pia Discepola.
Costituzioni bene osservate e Adorazioni fervorose.
La preparazione e il ringraziamento alla comunione, in certo modo, è reale; però, l'Adorazione che fate, che è insieme preparazione e ringraziamento: preparazione sotto un aspetto, certi sentimenti, e ringraziamento, altri sentimenti di riconoscenza a Dio.
Sant'Alfonso dice: ci vuole un'ora di ringraziamento alla comunione; altri, una mezz'ora, dicono. Ma almeno un quarto d'ora. Fare bene il ringraziamento della Messa, e poi prolungare almeno quel pochino di tempo che forma un quarto d'ora dopo aver ricevuto Gesù. Ecco, dopo, anche per chi ha qualche occupazione particolarissima, può anche tramandarlo il ringraziamento, ma poi che ci sia davvero, ci sia davvero.
Oh, allora: Panem de coelo praestitisti eis. Omne delectamentum in se habentem4. Ci ha dato un pane celeste.
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Dunque, ci sono questi due mezzi sacramentali per progredire. Rileggete bene le Costituzioni nei due capitoli: comunione e confessione. Sono questi due mezzi che superano gli altri mezzi, sì.
Qualche volta sono entrato in chiesa, ho visto: c'era la statua di sant'Antonio, la statua di san Giuseppe e altri santi: 50 candele, 100 candele accese o lumini, e al tabernacolo c'era un lumicino che appena appena si scorgeva. Ma non... siamo cristiani e abbiam le idee... I santi sono intercessori. Ma Dio, Dio è la sorgente di tutto e di tutto il bene a quo omnia bona procedunt1. Quindi avete le divozioni centrali voi, la più centrale è l' Eucaristia e poi quel sacramento il quale prepara all'Eucaristia.
Quindi, nel santuario Regina Apostolorum, a Roma, si accendono i lumicini, ma davanti al tabernacolo, davanti all'altare, in primissimo luogo, e poi si può anche accendere qualche candela a un altro altare, come per esempio a san Paolo. Ma se la divozione dei fedeli non è perfetta, voi dovete avere una divozione perfetta: Gesù Cristo, il centro; la Messa il centro delle divozioni, il sole, anzi, delle divozioni, dice san Francesco di Sales. Quindi, la proporzione.
E perciò vi sono, in principio del mese, le divozioni, la settimana delle divozioni. Ma questi mezzi, queste divozioni, per prepararsi all'Eucaristia, che san Tommaso dice: comprende tutti gli altri sacramenti perché c'è lui, vivo e vero, e l'abbondanza della sua grazia2.
Perciò essere ben istruite:
- centro: Eucaristia;
- confessione: preparazione alla comunione;
- tutte le divozioni: preparazione all'Eucaristia;
- l'Eucaristia: preparazione al paradiso, quando saremo trasformati: Vivit vero in me Christus3, cioè i nostri pensieri, i nostri desideri, i nostri propositi e la nostra volontà.
Che sia Gesù Cristo che ci comanda e ci dirige come l'autista nostro. Quale autista? L'autista è colui che ci porta e ci conduce; così che sia Gesù Cristo l'autista nostro, l'autista che dirige la lingua e lo sguardo e la giornata in tutte le varie occupazioni che abbiamo. Che sia lui il nostro autista. La comunione.
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Allora, concludiamo adesso. Tutti i mezzi di purificazione e di santificazione sono da apprezzare. I mezzi centrali sono i due sacramenti. Sono mezzi sacramentali; quindi! Ci sono le preghiere nostre individuali, supponiamo una giaculatoria; ci sono le preghiere che son della Chiesa, supponiamo quello che ho già ricordato: Per ipsum, [et] cum ipso, et in ipso, ecc.1. Ma poi c'è la preghiera sacramentale che è la massima, dove chi prega è il Figlio di Dio stesso, Gesù Cristo.
Quindi orientarsi bene, e tutta la vita, in maniera che non ci sia un respiro, che non si muova un piede che non sia tutto indirizzato a Dio e alla nostra santificazione.
Perciò adesso raccolgo tutti i vostri desideri, li raccolgo spiritualmente. Formulate le intenzioni e io offro le stesse vostre intenzioni nel calice, al Padre celeste, sì, perché i vostri desideri santi si cambino in azioni, in opere; non solo desideri, ma opere, sì. Oh, questa è la santa, buona volontà che avete.
Ringrazio tanto il Signore delle grazie che avete ricevuto finora, qui. Ma il Signore vuol darvene ancora delle altre, molte altre. Sentire bene le voci del tabernacolo e operare secondo gli inviti di Dio, di Gesù Cristo.
Siete le Pie Discepole, ma Pie, e Discepole, cioè che sono seguaci, che ascoltano, che seguono cioè, Gesù Cristo, i suoi desideri.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 181/a (= cassetta 142/b). Per la datazione, cf PM: «Ma sopra tutto, domandiamo nella Messa, che adesso sarà celebrata, la santificazione» (cf PM in c1). - dAS (cf c354).

2 Lv 11,44.

3 Formula della Professione religiosa delle PD, Costituzioni (1960), art. 99.

1 Fil 1,21.

1 Cf Mc 2,7.

1 Proposito di Maggiorino Vigolungo, aspirante della PSSP (1904-1918).

1 Mt 26,26.

2 Cf Mt 6,10.

3 Cf Gv 6,54.55.

4 Liber Usualis, in Festo Corporis Christi, hymnus «Sacris solemnis», strofa «Panis Angelicus», ad Matutinum.

5 Cf Gv 14,26.

1 Cf Sal 41,3.

2 Gv 19,28.

3 Gv 15,5.

4 Rituale Romanum, tit. 5, cap. 2, n. 6.

1 Cf Gc 1,17.

2 S. TOMMASO D'AQUINO, Summa Theologiae III pars, q. LXV, a. 3.

3 Gal 2,20.

1 Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...