1. ANNO DI PARTICOLARE SANTIFICAZIONE
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Alba, Casa Madre, 11 gennaio 19631
Avete cominciato bene l'anno? E volete continuarlobene? Sì.
Questo è un anno di particolare impegno. E riceverete, fra qualche giorno, la circolare interna2 la quale parla dell'anno di particolare santificazione.
Quindi: l'anno che andrà dalla conversione di san Paolo, 25 gennaio 1963 fino al 25 gennaio, festa di nuovo della conversione, 19643.
Perché si inizia l'anno della particolare santificazione il 25 corrente mese, cioè il giorno della conversione di san Paolo? Questo perché s. Paolo convertendosi non fece le cose a metà misura, e cioè contentarsi di evitare il peccato. Evitare il peccato è già la santificazione negativa, la parte privativa: non far del male. Ma egli arrivò subito a quello che era l'altezza della parte positiva.
San Paolo, nel capitolo 22º degli Atti degli Apostoli parla della sua conversione, cioè, quando andando a Damasco per imprigionare i cristiani, ma là, vicino ormai alla città di Damasco, circa tre km dalla città, una luce meravigliosa lo avvolse e quasi lo accecò e cadde da cavallo. E allora domandò: «Chi sei, o Signore?». Il Signore rispose: «Io sono Gesù di Nazaret, colui che tu perseguiti. È cosa dura resistere alla grazia», gli disse il Signore. Allora, umiliato e illuminato: «Domine, quid vis ut faciam?»: Signore, che cosa vuoi che io faccia? Ecco. E Gesù rispose: «Entra in Damasco e là ti verrà detto cosa devi fare»4. In quella domanda: «Signore, che cosa vuoi che io faccia?», c'è la perfezione.
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La perfezione in che cosa consiste?
Consiste nel fare quel che vuole il Signore, fare la sua volontà: «Signore, che cosa vuoi che io faccia?». Non vi è altra santità che quella di far la volontà di Dio. La vera santità consiste nel conformarsi, accettare, conformarsi e vivere il volere di Dio, la volontà di Dio. Non c'è altra santità, ed è tutta compresa lì, la santità: fare il volere di Dio, conformità, cioè, alla volontà di Dio, e dimostrata, questa conformità, con l'esatto e continuo adempimento del dovere di stato, dei doveri di stato.
Parlando anche in una maniera più chiara, più pratica: che cosa deve fare l'aspirante per esser santa? Deve fare bene l'aspirandato, essere una buona aspirante. Allora i giorni son santi e, se son santi i giorni uno dopo l'altro, ecco la vita santa alla fine, la vita cioè passata nel compimento del volere santo di Dio. E in che cosa consiste la santità per chi è professo? Per chi è professo la santità sta nel progredire, nel progredire, perché quello è la prima volontà di Dio per il religioso, per la religiosa; perché è il primo articolo delle Costituzioni: perfezionarsi. E se progredisce ogni giorno, ecco la santificazione, perché si compie il primo dovere, la prima volontà di Dio, la principale volontà di Dio che il Signore ha sopra i religiosi, le religiose: progredire, cioè perfezionarsi.
Cosa vuol dire perfezionarsi?
Vuol dire migliorare, praticare di più le virtù. E cioè, man mano che passano gli anni, e saran cinque, saran dieci, saran quaranta dalla Professione, sempre più conforme al volere di Dio, sempre meglio la volontà del Signore. Allora ecco la santificazione. Che vuol dire: più umiltà, più amore di Dio, più docilità, più carità vicendevole, più zelo per l'apostolato. E vi son tanti propositi vaghi di santificazione: proponi di qua, proponi di là e poi non c'è né una cosa né l'altra. Il compimento preciso della volontà di Dio sopra chi ha fatto Professione è uno, il quale comprende tutto il resto: progredire, cioè, perfezionarsi: amare sempre di più il Signore, servirlo meglio e, se si vuole parlare anche più praticamente, crescere nella fede, nella speranza e nella carità. Se invece crescono i difetti,invece delle virtù, allora si fa il contrario, uno si disfà, non è più un religioso, perché non fa il dovere principale. Come se uno si fosse fatto medico e poi sempre meno pratica la sua professione, sempre meno esercita la sua professione, allora sempre meno medico.
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Religiose che si perfezionano in una conformità così profonda al volere di Dio, che è poi l'amore di Dio. Ecco in questo, la santificazione vera: profondità di amore al Signore, cioè, di adesione al volere di Dio quotidianamente, momento per momento: e quello che riguarda l'osservanza degli orari; e quello che riguarda la pietà; e quel che riguarda le occupazioni che si hanno; e quello che riguarda le relazioni con le sorelle e, in primo luogo poi, con gli altri; e quello che riguarda l'unione con Dio. Non espressioni vaghe, sentimentali. Ma è la testa che fa il merito o non lo fa, cioè la volontà, è la volontà di compiere la volontà di Dio.
Perché senza la volontà non si fa mai il peccato, cioè, se non c'è mai il consenso della volontà, non c'è mai peccato. Una persona può esser travagliata da mille tentazioni sensuali, oppure da spirito di invidia, ecc., se in tutte queste cose, tentazioni, in un senso o nell'altro, che possono essere la superbia, l'avarizia, l'invidia, la collera, ecc., e tutte poi le tentazioni sensuali che riguardano la pigrizia, che riguardano la lussuria, che riguardano la golosità, tutto questo, se la volontà non consente, non c'è peccato. Quindi, se viene la tentazione anche di notte, eh, se si dorme, non c'è il consenso, non c'è mai peccato. Ma per fare il bene è lo stesso, e cioè, ci vuole la volontà. Quale volontà? Volontà di far la volontà di Dio. La nostra volontà unita al volere del Signore. Il progresso, nel compiere sempre meglio il volere di Dio. Se invece crescono le idee proprie; se invece si cresce in desideri o capricci vani, vuoti, ecc., allora si perde la Professione. Come il medico che non esercita mai, o peggio, se non avendo più continuato gli studi, eh, magari rischia di far morir la gente coi rimedi che dà. E così, la professione di medico è stata la laurea; la professione della religiosa è la laurea: entrata nella professione, cioè, nel - diciamo - mestiere, nel lavoro da fare la religiosa, nel lavoro interiore di santificazione che sta precisamente in quello: volere di Dio adempito in continuità e in esattezza, dice il Papa1.
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Ora, ecco l'anno di perfezionamento - come ho detto - dal 25 gennaio. Lavoro particolare, interiore: pensieri, santificar la mente, e sentimenti. E aumentar la fede, la speranza, la carità, sì, allora si progredirà. Oh, progredire, non affastellare dei propositi grossi grossi, e molti molti. Pochini, ma praticarli. Se tu vuoi arrivare di qui al Duomo col desiderio di fare un salto di qui al Duomo, non ci riesci. Un passetto per volta, umilmente: "son buona a poco, ma voglio farlo con amore quel poco che posso fare, voglio farlo con esattezza e continuità". «Progredire un tantino ogni giorno»1. Un tantino, cioè, un passetto. E se di qui si deve andare al Duomo, un passo dopo l'altro e si arriva. Ma chi volesse fare un salto? dai tetti?
Oh, guardarsi dai grossi propositi, ma nella fede vivere, far le cose secondo la fede, cioè per Dio, per onorare, dar gloria a Dio e procurar la pace, cioè la grazia agli uomini2. Fede vera! Quella, sì, che costituisce un grande merito: "Io sono chiamata da Dio e sono chiamata per farmi santa e, se ogni giorno non progredisco, non corrispondo alla vocazione; e se invece progredisco, miglioro secondo il primo articolo delle Costituzioni". Allora, sì. La fede viva! Che conosciamo per che cosa siam creati e perché siam chiamati alla vita religiosa. Fede viva! Se si parte con la fede viva, si arriva alla speranza e si arriva alla carità e poi alle altre virtù. Fede viva: "Io credo fermamente le parole che ci son nel Credo, le parole che ci sono nell'Atto di fede"; e tutte le espressioni che indicano la fede, in noi. Ecco un atto di fede ben fatto: "Credo in Gesù, che nell'Ostia c'è Gesù; credo al paradiso, son sicura, perché lo ha rivelato Gesù Cristo e me lo insegna la santa Chiesa, sì. Ma credere, sentire di credere anche fermamente.
Quell'atto lì di fede vale più che vi si comparisse mille volte la Madonna o mille volte Gesù avanti agli occhi perché allora non c'è più la fede, si vede, si vede col senso, come si vede qui l'altare o una persona che sta davanti a noi. Ma un atto di fede ben fatto vale più che fossero state anche mille le visioni a santa Bernardetta o ai tre pastorelli di Fatima. Tenerlo presente perché il senso, cioè quel che gli occhi vedono o la voce ha sentito, quello è un apprendere coi sensi: perché sento, perché vedo. Ma invece l'atto di fede consiste nel credere ciò che non si vede. Non vedi che c'è Gesù nell'ostia, non vedi ancora il paradiso, ma lo credi; e [credi] la presenza reale di Gesù, e credi il paradiso che il Signore ti ha preparato e che il paradiso è la felicità eterna. Ecco, allora sì, la fede, questa vale, questo atto vale più, come ho detto.
Oh, approfondir la fede, non farsi delle fantasie e delle sentimentalità vaghe, indeterminate che poi non conchiudono niente. Realmente voler progredire. E si progredisce come? Un tantino ogni giorno. In che cosa, in primo luogo, progredire ogni giorno un tantino? Nella fede. Perché, se dopo si crede profondamente, si spera nella misericordia di Dio, in quel paradiso che il Signore ci ha preparato, e lo si ama Gesù e in Gesù, poi, si amano i fratelli, le sorelle, si amano tutti gli uomini, sì.
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Questo camminare vero, reale. Perché, se invece crescono gli attaccamenti, attaccamenti alla vita, i gusti nostri, le nostre idee e le nostre abitudini e le pretese che si hanno, e si diventa così un po' acerbi con tutti, difficili a trattare, quelle persone, allora tutto questo è l'impedimento all'amor di Dio. Dio e l'io sono sempre in opposizione. L'io vuol dir far centro a noi: quello che ci soddisfa, quello che soddisfa il nostro io sotto le varie forme. Oh, invece quando facciamo quel che soddisfa Dio, cioè, che piace a Gesù, ecco allora si cresce in questo amore al Signore che procede, però, sempre dalla fede, fede viva.
Si crede che la vocazione è un gran dono di Dio? Si crede che tutto quel che c'è nella giornata, dal primo segno della levata e fino di nuovo all'indomani mattina, che si possono aumentare i meriti? Si crede che la vita religiosa impegna il progresso e che è il dovere sostanziale?
Se l'esame di coscienza e, quindi di conseguenza poi, le confessioni sono attorno alle altre cose e non alla principale, l'esame di coscienza non c'è, o poi - diciamo - è sopra a delle conseguenze, ma non è sopra l'essenziale, sulla radice. E non vale tagliare la foglia, bisogna toglier la radice, se si vuole che quella gramigna muoia, bisogna toglierla e non lasciarne più nulla nel terreno altrimenti prende di nuovo vita e si riproduce.
Se si crede che è stato superiore, la vita religiosa, è stato di preferenza, è stato che importa il principale dovere della santificazione, allora l'esame di coscienza sopra quel punto: questa settimana ho progredito? non ho progredito? Almeno ogni settimana qualcosina. E se nel ritiro mensile si fa la domanda: ho progredito? non ho progredito? la risposta può essere positiva e potrà anche esser negativa. "Progredisco", allora, vero religioso, vera religiosa, progredisce, fa il suo lavoro, cioè il suo mestiere, diciamo. È il mestiere più nobile che si possa avere, ma per spiegarsi, è un mestiere che è il più bello, il più santo, il più spirituale, il più caro a Dio, ed è il dovere nostro. Se, passato un anno, si verifica nel corso degli Esercizi: si è progrediti, allora l'anno è ben speso. Se invece, col crescere degli anni crescono i difetti, e allora si va indietro, si finisce col disfare la Professione. Sempre, magari, c'è l'abito, ma non c'è la religiosa. Oh, guardarsi da questo, guardarsi (beh, non voglio dir l'estrema parola, ma sì, ma qui potest capere capiat1: chi può capirlo, lo capisca), guardarsi da questo: dovere ammettere: "Non cammino, non progredisco". Ma il più è ancora il danno che segue, cioè, siccome non si risponde alla grazia, non si approfitta delle grazie, realmente si va indietro; non si sta fermi nella via spirituale: o si procede o si retrocede.
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Ora il Signore ci benedica tanto. Anno di santificazione. Leggerete bene... Questo lavoro di santificazione può essere fatto specialmente guardando o la vita di Gesù, per vivere la vita di Gesù, come ci sarà sul primo numero che verrà fuori nella circolare interna, oppure sul secondo1.
Fondare il progresso sopra la fede, e quindi di conseguenza, speranza e carità. E noi misuriamo da questo se progrediamo o non progrediamo. Voi sapete col metro misurare la stoffa, ad esempio. Oh, misurarci noi spiritualmente. Quello che dice, spiegando questo pensiero, quell'ottimo autore: «un metro divino usare per noi», un metro divino. E cioè: Dio-metro: se ho camminato, se non ho camminato; o se, peggio, se sono andato indietro. Come faremo a prepararci al paradiso, che tutta la vita dev'esser purificazione e unione sempre più intensa con Gesù, con Dio? Prepariamoci!
Oh, avanti, molta fiducia! Che sia un anno di vero progresso, cioè, corrispondenza migliore alla vocazione. Professione per la perfezione. Il primo articolo delle Costituzioni che indica appunto il progresso, il perfezionamento.
E voi avete tanta buona volontà e avete il gran mezzo dell'Adorazione per cui lo spirito di fede si approfondisce sempre meglio e l'unione con Gesù si approfondisce sempre meglio e, di conseguenza, la vita migliora e passerà sempre meglio, sì. Così il vostro anno, che vi auguro tanto buono, passerà bene e alla fine sentirete: ho fatto il mio dovere. E quale? Il mio dovere è questo di perfezionarmi e sono più santa se ho compito il dovere del mio stato, cioè di perfezionamento, se l'ho compito con esattezza e con continuità. Esattezza: bene; e continuità: di ogni giorno. E certo molta grazia avrete e anche molta buona volontà che vi ha dato il Bambino. Avanti, dunque, con generosità. Ma, fede! Se si parte di lì si arriverà bene. Fede viva. E allora il conformarci al volere di Dio non sarà difficile, anzi sentiremo il bisogno di compiere esattamente e continuamente il dovere del nostro stato: perfezionamento.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 95/a (= cassetta 121/b). - Per la datazione ci riferiamo al PM stesso e al dAS. PM: «Avete cominciato bene l'anno? (...) l'anno che andrà dalla conversione di san Paolo, 25 gennaio 1963 fino al 25 gennaio, festa di nuovo della conversione, 1964... perché si inizia l'anno di "particolare" santificazione il 25 c.m.» (cf PM in c7, c30, c44, c198, c256, c354, c361, c392, c428, c467). - In dAS, in data 7/1/1963 si legge: «AIIe ore 9 [il PM] prende l'aereo per Torino. Giorno 10 è in Alba (ove si ferma per il processo di Maggiorino Vigolungo) fino al giorno 15».
2 Cf Divin Maestro, circolare interna delle Pie Discepole, n. 1, gennaio 1963.
3 L'Anno di particolare santificazione, indetto da don G. Alberione per la Famiglia Paolina, ebbe luogo dal 25 gennaio 1963 al 25 gennaio 1964. Se ne veda lo sviluppo in San Paolo, nell'anno 1963, o in CISP (= Carissimi in San Paolo..., EP, Roma 1971), pp. 1353-1403.
4 Cf At 22,1-21.
1 Più volte don Alberione ripete questa espressione, in altro luogo precisa: Benedetto XV.
1 Proposito di Maggiorino Vigolungo, aspirante ssp (1904 1918).
2 Cf Lc 2,14.
1 Mt 19,12.
1 Cf Divin Maestro, circolare interna delle Pie Discepole, n. 1, gennaio 1963.