31. DOMENICA VII DOPO PENTECOSTE
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 21 luglio 19631
Domenica VII dopo Pentecoste. Lezione del Vangelo: san Matteo, capo 7°.
In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: Guardatevi dai falsi profeti. Essi vengono a voi travestiti da pecore; ma nel loro animo sono dei lupi rapaci. Li conoscerete dai loro frutti. Si coglie forse dell'uva dalle spine, o dei fichi dai rovi? Così ogni albero buono dà buoni frutti ed ogni albero cattivo dà frutti cattivi: l'albero buono non può dare frutti cattivi, né l'albero cattivo può dare frutti buoni. Ogni pianta che non fa frutti buoni viene tagliata e gettata nel fuoco. Voi riconoscerete, dunque, i buoni dai falsi profeti dai loro frutti. Non coloro che mi dicono: Signore, Signore, entreranno nel regno dei cieli, ma soltanto coloro che fanno la volontà del Padre mio che è nei cieli2.
Dicendo i «falsi profeti» non s'intendono soltanto coloro che predicono o pretendono di predire il futuro. E vi sono sempre quelli che credono e che son presi così all'inganno. Qui s'intendono tutti coloro che insegnano il male e tuttavia insegnano o con le parole: con le conferenze, coi discorsi nelle conversazioni; o coi libri, giornali, riviste; le pellicole cinematografiche o con la radio o la televisione o i dischi, ecc., tutti i mezzi che si adoperano per insegnare, e possono venire usati in bene od in male. Noi abbiamo la missione di usare di questi mezzi in bene, per il Vangelo.
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Dice Gesù: Per conoscere quelli che sono veramente maestri buoni e distinguerli dai maestri cattivi, c'è un segno: la condotta, cioè i frutti della loro vita: se è buona, se è santa, si può allora fidarsi; se invece non è condotta buona, non è santa, anzi se è cattiva, ecco, non fidarsi. Scegliere sempre chi fa una vita santa e confidarsi e seguire. Chi invece fa una vita non buona, non fervorosa, lo si rispetta come immagine di Dio, sebbene sia un'immagine che è stata, in qualche maniera, un po' macchiata, e cioè dal peccato; si rispetta ma non si seguono.
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In quello che adesso abbiamo da ricavare, frutto, così: il Maestro buono è Gesù. E ringraziamo il Signore che ci ha predicato il Vangelo della perfezione, della santità. Basterebbero le Otto Beatitudini e le Sette parole di Gesù in croce per indicarci la via della santità e ce ne sarebbe da meditare tutta la vita. Egli è il santissimo, perciò quello che dice è verissimo; perché se uno dicesse quel che non è vero, eh, non sarebbe santo. Ma colui che è santo dice sempre la verità, e vuol soltanto aiutare, e vuol soltanto portare alla felicità nostra eterna. Ringraziare il Signore del Vangelo che ci ha predicato, e ringraziare san Paolo che lo ha esposto in maniera efficace il Vangelo. Quello che in san Paolo è predicato, scritto: il mistero di Cristo, cioè come vivere in Cristo.
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E ringraziare il Signore che ci ha dato la Chiesa, la quale è infallibile. Questa è, cioè, la grande fiducia che abbiamo: il Signore ci ha dato una Maestra, e la Maestra è la Chiesa. E la Chiesa, alle volte, insegna nel ministero ordinario o, alle volte, nel ministero straordinario, come sono le definizioni, come sono gli insegnamenti ex cattedra, come sono gli insegnamenti che vengono dai Concili Ecumenici, dopo che avranno avuto l'approvazione del Papa. Ringraziare. E ringraziare il Signore che fin da bambini abbiamo avuto una istruzione cristiana buona dai genitori, dai sacerdoti, dai parroci e da altri che ci hanno indirizzati bene.
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Ringraziare il Signore e benedirlo: lì è la verità, lì sempre dobbiamo fidarci e credere. E recitare spesso il Credo. Il Credo è l'atto di fede, è l'atto quindi di ossequio della mente. E il primo ossequio che possiamo dare a Dio è quello della mente. Quanti meriti si fanno allora recitando gli articoli del Credo (...) o il Credo apostolico o il Credo che recitiamo nella Messa, quando il Credo è prescritto dalle rubriche. Oh, recitare l'Atto di fede, e fare atti di fede quando leggiamo il Vangelo, quando leggiamo san Paolo, quando stiamo alla predica, quando attendiamo ispirazioni interiori. Non fa bisogno di aver molta scienza, ma di avere molta docilità di mente: io credo, io credo, io credo. Allora: chi crede in me salvus fierit1. Chi crede sarà salvo. Chi crede quindi, poi in pratica vive secondo il Credo, secondo l'insegnamento di Gesù Cristo, l'insegnamento della Chiesa la quale ci ammaestra per mezzo dei sacerdoti. Oh, allora abbiamo d'aver tanta riconoscenza. Quanta gente è fuori strada! Anche se l'Italia, si dice cattolica, ma si vede un po' dalle elezioni se son cattolici veri, se credono davvero.
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Distinguiamo sempre: il nostro Maestro è unico: unus est Magister vester, Christus1, il quale ha predicato, il quale ha lasciato la Chiesa, ecco, a interpretare il Vangelo. E noi dobbiamo leggere il Vangelo che è approvato dalla Chiesa, non quello che viene dato dai protestanti, ad esempio, nei commenti che non sono autorizzati dalla Chiesa, non approvati dalla Chiesa.
E preghiamo anche perché stiamo preparando una Bibbia proprio adatta al popolo, tradotta dai testi originali e commentata secondo la dottrina della Chiesa, come interpretato il Vangelo dalla Chiesa. Oh, questo sarà un buon passo.
Ringraziare il Signore perché tutto l'insieme, la Famiglia Paolina, insegna: e chi insegna più il dogma, e chi insegna più la morale, e chi insegna più la liturgia, il culto, ma formano una sola cosa: la religione, e cioè: dogma, morale e culto costituiscono il cristianesimo. E ringraziamo il Signore che ci ha dato questa grazia di insegnare quello che il Maestro Divino ha insegnato e che vuole che noi insegniamo.
Ricordo che il canonico Chiesa, in ultimo, prossimo a passare all'eterno riposo, diceva: "Ti ringrazio, o Signore, che mi hai dato la grazia di insegnare sempre la tua dottrina, o Gesù, la teologia, e con la scuola e con la predicazione e con lo scritto". E Dio sia benedetto, ecco. Poi abbiamo sempre la dottrina della perfezione che è applicata, la dottrina della perfezione, della santificazione, negli articoli delle Costituzioni.
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Perciò benediciamo molte volte il Signore che ci ha privilegiati. Siamo nati e subito abbiamo ricevuto il battesimo; siamo nati nella Chiesa cattolica, nella Chiesa della verità, ecco; e quindi abbiamo avuto la grazia di poter subito fare l'ossequio della mente a Dio: il Credo. Il Credo che poteva esser semplice quando le nostre mamme ci consacravano alla Madonna appena nati, o quando eravamo portati, guidati in chiesa e la mamma indicava il tabernacolo: "Dì una parola a Gesù, dando un bacio a Gesù". Il che vuol dire l'insegnamento: nell'Ostia c'è Gesù veramente. È un atto di fede ed è, insieme, un atto di amore.
Sempre considerare questo: che il primo atto meritorio è l'ossequio della mente: "Io credo, o Signore". E quando si fanno le rinnovazioni dei voti battesimali:
- E voi credete?
-Credo, si risponde, credo in Dio creatore; credo nel Figlio incarnato, morto sulla croce; credo nello Spirito Santo. Crediamo.
E questo atto di fede si può fare brevissimamente, ma efficacemente guardando il quadro della Madonna, ad esempio, guardando il Crocifisso, guardando Gesù in un'immagine, massimamente poi quando veniamo in chiesa, salutiamo Gesù. Il pulir la chiesa è tutto un atto di fede; è, cioè, l'abitazione di Gesù e vogliamo tenerla bene. Quindi è un atto di fede, come principio, poi viene l'applicazione, e cioè, oltre il credere interiormente, si mostra esteriormente col lavoro che si fa. Tutto. E così noi abbiamo subito al mattino: «Vi adoro, mio Dio». E perché? «Vi ringrazio di averci creati», cominciando l'atto di fede. Crediamo che l'anima nostra è creata e che tutto il mondo è creato. E allora: Dio autore di tutto, noi crediamo. E «credo in Dio Padre onnipotente», e «credo la vita eterna». E così il Credo comincia, e così il Credo finisce: la vita eterna. Così sia.
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Oh, allora prendiamo l'occasione di sempre più istruirci, quanto ci è possibile, specialmente la lettura del Vangelo, la lettura delle Epistole di san Paolo.
Vedete, il libro della Teologia della perfezione1 che abbiamo stampato e che è veramente conforme alla dottrina della Chiesa, dobbiamo dire quel che è letto in quel libro... il 90 su cento dei libri di ascetica non portano alla vera ascetica, alla vera perfezione. Allora bisogna leggere ciò che è puro. Se possiamo attinger l'acqua alla fonte proprio mentre che esce dalla terra limpida, ecco, sì. Ma poi l'acqua, quando scorre nei rigagnoli, quando esce nei fossi, non è più così limpida e così pura. E se vogliamo noi attingere all'acqua pura: «Io son la fonte». Ego fons aquae salientis in vitam aeternam2. Gesù è l'acqua pura che sale alla vita eterna, cioè che ci porta alla vita eterna. Quindi sempre più scegliere il meglio dei libri di ascetica e di mistica. Oh, perché molti scrivono per esser pagati, perché vengono pagati tanto alla riga o tanto per pagina. Ma Gesù non si è fatto pagare e ha predicato la sua dottrina, la dottrina della verità e della santità. Poi i commenti, quando sono approvati dalla Chiesa, allora siamo sulla via di Dio, sulla via che ci ha indicato il Maestro Divino.
Perciò una gran gioia deve venire da questo: abbiamo avuto la grazia di essere istruiti nella verità, nella Chiesa, Madre infallibile. Dio sia benedetto! Vuol dire che intanto noi facciamo gli atti più meritori che son gli atti di fede fatti di cuore, e poi dopo, seguire gli ammaestramenti, gli insegnamenti che ci servono a portarci alla santità: le Otto Beatitudini, le sette parole di Gesù in croce o la preghiera che dice il sacerdote quando arriva, nella Messa, poco prima del Padre nostro; il prete prende fra le sue dita l'ostia santa e fatti cinque segni di croce, tre sul calice e due sopra il corporale: Per ipsum, et cum ipso, et in ipso, est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor, et gloria3. La gloria e l'onore solo e tutto a Dio. Quella formula è il riassunto di tutta l'ascetica ed è il riassunto del Vangelo stesso, come possiamo esprimerci noi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 115/a (= cassetta 136/b). Per la datazione, cf PM: «E preghiamo anche perché stiamo preparando una Bibbia proprio adatta al popolo tradotta dai testi originali» (cf PM in c331 e c413). - dAS, 21/7/1963: «Celebra [il PM] alle 5,15 nella cappella di CG e tiene la meditazione alle PD (come le altre domeniche)».
2 Mt 7,15-21.
1 Cf Mc 16,16.
1 Mt 23,10.
1 Riferimento al libro di A. ROYO MARIN, O.P., Teologia della Perfezione cristiana, EP, Roma 1960, II edizione.
2 Cf Gv 4,14.
3 Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...