Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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51. L'APOSTOLATO LITURGICO

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 10 novembre 19631

Abbiamo ricordato che il centro della liturgia è la Santissima Eucaristia, e le altre parti del culto vanno in gradazione: quanto più sono vicine, tanto maggiore hanno il loro valore.
E allora ringraziare il Signore perché è venuto attraverso Maria, il Figlio di Dio, che prese carne in lei e quindi contribuì più di tutti al sacrificio dell'Eucaristia, cioè al sacrificio della Messa e a colui che abita con noi nel tabernacolo e a colui che è il nostro cibo spirituale. Maria. Perciò, mentre che Gesù è la Liturgia, è il Liturgo, Maria segue immediatamente.
La liturgia che voi avete come apostolato, questa liturgia, come primi atti: il contributo a preparare il sacerdote al sacrificio, nella maniera che è possibile. Ma è sempre un'imitazione della missione che ha compito Maria. Perciò grande riconoscenza al Signore che vi ha elette a questo apostolato.
Nella parte principale, è il contributo: formare, sostenere i sacerdoti; e, nella parte che poi è di sacrificio, che è il sacramento della Santissima Eucaristia: la preparazione, la materia del sacrificio.
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Maria dovette imparare due liturgie perché fino a che Gesù non arrivò ai 30 anni, seguiva la liturgia mosaica, la liturgia dell'Antico Testamento, e, secondo quella liturgia, vi erano le preghiere sette volte al giorno. E certamente Maria seguiva quello che era prescritto nella legge.
Maria volle che, secondo la legge antica, il bambino Gesù venisse circonciso; che il bambino Gesù fosse portato, ed ella stessa lo portò, al tempio per la purificazione, quando Gesù venne, il Padrone del mondo, a visitare la casa del Padre celeste sulla terra, cioè il tempio di Dio, il tempio di Gerusalemme.
Maria accompagnava Gesù al tempio nelle grandi solennità che gli Ebrei celebravano e, in [quelle] solennità, per quanto potevano, si recavano al tempio per offrire sacrifici; [per] pregare secondo che era scritto nella legge mosaica; e poi nelle regole che sono state date, in secondo luogo, nel tempo che precedeva la venuta di Gesù Cristo. Poi, quando Gesù si manifestò Messia, iniziando il suo ministero pubblico.
Da allora, ecco, essa seguì la legge nuova, la legge cristiana, cioè la legge che Gesù Cristo stesso stabiliva, in primo luogo, il battesimo.
Poi Maria assistette al grande sacrificio sul calvario, il sacrificio del Figlio, e quindi la prima Messa, la grande Messa, la Messa che è la vera, e, le altre sono ripetizioni, quella è la prima e da essa prendono valore, e hanno valore le altre Messe in quanto si ripete il sacrificio avvenuto a Gerusalemme.
E poi Maria, con gli Apostoli, celebrò la prima novena, la prima novena della cristianità. Poi certamente Maria assisteva alla Messa e riceveva la comunione da san Giovanni, il quale l'aveva presa con sé1, secondo i desideri di Gesù. La liturgia del Nuovo Testamento.
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Oh, la somiglianza, quindi, tra la missione vostra e la missione in cui già vi ha precedutea Maria. Riconoscenti della vocazione, entusiaste della vocazione, sempre, tutti i giorni. «D'averci condotte in questa Congregazione» è da dirsi con tanto sentimento. E amarla la vocazione, e viver la vocazione; e pregare perché siano tante le vocazioni, e pregare che cresca il numero delle persone e crescano le opere e crescano le case e, soprattutto, che cresca il fervore e la santità di ognuna.
Sentirvi bene unite. E l'unione ha i suoi due fondamenti: l'obbedienza e la carità.
E allora così unite a quello che è il pensiero della Chiesa, è la sollecitudine della Chiesa: per l'onore di Dio e per la salute delle anime.
Ecco, riconoscenza, e, nello stesso tempo, diventare sempre più delicate nel fare, e tuttavia ancora essere sempre più illuminate, sempre più conoscere quello che significa liturgia, che cosa comprende la liturgia, come si deve vivere la liturgia.
Oh, mentre che avete questa missione, vi è anche poi l'impegno, vi deve essere anche l'impegno di comunicare agli altri. Quindi zelare o con pubblicazioni o con le parole o con le opere o con le preghiere, sì.
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Stasera volevo ricordare qualche pensiero che sarà utile.
Il primo pensiero, questo: che si tenda a fare i canti di massa, come aveva già insegnato san Pio X1, e, per quanto era possibile, i canti fossero fatti da tutto il popolo, non così facilmente da pochi; per qualche solennità può essere anche eseguito, il canto, da poche persone, ma ordinariamente il canto [sia eseguito da tutti] perché allora tutti pregano; [diversamente] gli altri starebbero a sentire.
Sant'Agostino, nell'esame di coscienza che ci ha lasciato nel suo libro delle Confessioni, diceva: Ecco, io ho sempre una difficoltà, e cioè: stare ad ascoltare il canto, quindi seguire la musica invece che pensare alle parole, meditarle; per me, devo dire, è come una tentazione, tentazione quindi di più ascoltare il suono e il canto che meditare le parole e quello che si compie come cerimonia e il significato della cerimonia2.
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Un altro pensiero: che tutto sia vera bellezza nelle chiese, e non sontuosità. Non eccitare tanto l'ammirazione, quanto eccitare alla divozione. Così è per le costruzioni. E poi aggiunge, [- la Sacrosanctum Concilium -] così delle suppellettili e degli ornamenti, delle suppellettili che sono varie nella chiesa e che conoscete molto bene1.
Quando si costruisce la chiesa si curino le leggi liturgiche così che i fedeli trovino facilità a seguire le funzioni, e quindi tutto che sia disposto, per quanto è possibile, che si vedano perciò l'altare e il pulpito perché così si partecipa più facilmente all'azione e si seguono le varie cerimonie, le parole.
Quanto alle immagini nelle chiese è cosa lodevole, e non solo lodevole, ma inculcate dalla Chiesa, tuttavia con moderazione per numero e con ordine ragionevole, cioè secondo la importanza delle cose. Perciò, ad esempio, quello che deve precedere: prima vi sono le immagini di nostro Signore Gesù Cristo, le figure, i crocifissi, ecc., e poi seguono le immagini di Maria, dei Santi. E non ci siano troppe immagini e troppe statue, perché in fine finiscono col recare un certo disturbo e un'ammirazione.
E ciò che deve essere sempre più bello, più prezioso: l'altare del tabernacolo.
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La raccomandazione: che si abbiano delle iniziative per l'arte sacra, e quindi è necessario che vengano aperte le scuole secondo le regole, ad esempio, nei Seminari, negli Istituti religiosi; ma poi tutte le varie iniziative che riguardano l'arte sacra e tutto quello che serve per la liturgia.
Quanto alle pitture e all'architettura, [ci] si attenga alla tradizione. Vi è poi un'arte che è da escludersi dalle chiese, perché, o non sono capite, certe cose, oppure non edificano il popolo, non edificano la pietà; ad esempio, l'arte astratta che è assolutamente da escludersi. Oh! E come regola: non esser né nemici delle pitture e delle sculture, ma non sovrabbondare, affinché l'occhio del fedele, di chi entra in chiesa si posi, in primo luogo, sul tabernacolo e, in secondo luogo, poi, sulla Vergine e sul protettore della Chiesa, se per esempio, la chiesa è per la Regina Apostolorum.
[La Costituzione Conciliare] dice di camminare con discrezione in queste cose: né troppo ricche, né troppo povere. Perché vi sono due pareri: Per il Signore non c'è mai abbastanza. E altri dicono, il popolo almeno, il popolo dice: Potrebbero darli ai poveri quei soldi che spendono troppo abbondantemente nell'ornare i templi di Dio, nella eccessiva sontuosità. Però anche lì vi è chi ragiona in un modo e chi ragiona in un altro. Ma come norma generale. L'altare [- dice la Sacrosanctum Concilium - ] possibilmente non sia appoggiato alla parete di fondo, ma sia un po' distaccato, come è qui.
Anche nei cimiteri - dice - osservare tutto quel che richiede il rispetto del luogo sacro e niente che si ispiri alla mitologia o a segni profani lì, i quali non contribuirebbero a quello che deve essere il rispetto e l'invito alla preghiera, al cimitero stesso.
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Quanto poi alle forme dei paramenti, questo è affidato ai vescovi, quando si uniscono in una regione o in una nazione, definire la forma dei paramenti affinché non succeda che nella stessa chiesa, magari, o nella stessa città, che in una parrocchia si usino paramenti di una determinata forma e altri che siano paramenti di altre forme. Questo distrae i fedeli dal raccoglimento. Quindi sappiamo regolarci sempre meglio in queste cose.
Tuttavia verranno date norme, poi, più precise, ma questo è l'indirizzo generale che si ha da seguire. E anche negli oggetti che si adoperano o per la Messa, come i calici, e quello che si usa nelle varie altre cerimonie, si segua una norma comune, perché adesso, per essere ammirati o nelle pitture o nelle sculture o negli oggetti sacri che si adoperano per il culto, eh, vogliono mostrare la loro ingegnosità; ma la ingegnosità, se è bene impiegata e ben dimostrata, quando si segue ciò che la Chiesa insegna, ciò che la Chiesa vuole e ciò che serve a rendere il culto sempre più sacro, a contribuire al raccoglimento e alla pietà dei fedeli.
Non fare cose strane e diverse da altri. Cose che siano già conformate alla tradizione, pur essendoci il progresso. Oh, c'è tanto da progredire, sì, ma in generale seguire la tradizione. La Chiesa, in venti secoli ormai, si è posta sopra una linea di condotta, e quello che in generale è accettato dalle persone più distinte o più conformi alle disposizioni della Santa Sede, questo è da seguirsi.
Oh, più contribuiamo a rendere il culto di Dio degno di Dio... Dio, a lui onore e gloria, a lui solo l'onore e la gloria. Dio. Contribuire quindi.
È tanto delicato quello che state facendo. Si deve sempre operare dopo aver pregato. E vedere se quello che vien fatto è solo ammirato oppure se porta veramente alla pietà.
Sia lodato Gesù Cristo.
Iesu Magister, Via, Veritas et Vita.
Cara e tenera mia madre Maria...
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1 Nastro 70/b (= cassetta 146/b). - Per la datazione, cf PM: «Abbiamo ricordato che il centro della liturgia è la Santissima Eucaristia e le altre parti del culto vanno in gradazione» (cf PM in c436). - dAS, 10/11/1963 (domenica): «Pomeriggio andato [il PM] dalle PD, via Portuense, per una predica». - dAC, 10/11/ 1963: «Alle ore 17, dopo i Vespri, il PM tiene una predica in cappella alla comunità con accenni alla liturgia nel Concilio».

1 Cf Gv 19,27.

1 S. PIO X, Motu proprio Tra le sollecitudini, sulla musica sacra, del 22 novembre 1903. - ASS, 36 (1903-1904), pp. 329-339.

2 S. AGOSTINO, Le Confessioni, libro X, cap. 33. - ML 32,800.

1 Cf Cost. Conc. Sacrosanctum Concilium, sulla sacra Liturgia, cap. VII «Arte sacra e sacra suppellettile».