4. UMILTÀ E SILENZIOSITÀ IN SAN GIUSEPPE
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 17 febbraio 19631
Solamente un saluto, non la predica. Il saluto questo: incomincia il mese di san Giuseppe. Oh, allora si deve pregare san Giuseppe che rappresentò il Padre celeste nella Sacra Famiglia. San Giuseppe, sposo vero di Maria, padre putativo di Gesù, custode quindi della Sacra Famiglia e custode di tutte le famiglie religiose. «Uomo caro a Dio e caro agli uomini» - secondo l'Epistola della Messa - uomo caro a Dio e caro agli uomini2. Protettore degli agonizzanti, protettore dei lavoratori, protettore della Chiesa universale e protettore anche del Concilio Ecumenico, e quindi il Papa ha voluto che nel canone della Messa, dopo il nome di Maria si aggiungesse il nome di san Giuseppe3 onde ricordarlo subito dopo il nome della sua sposa santissima, Maria.
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Che cosa è che distingueva san Giuseppe?
L'umiltà, la silenziosità, il lavoro, soprattutto la pietà.
L'umiltà è il segreto delle grazie. E quanto ci faremo santi? Quanto c'è di umiltà, la quale umiltà poi è quella che costituisce la base della fede, quindi l'umiltà e la fede che si uniscono.
Umile, delicatissimo nelle sue cose, delicatissimo con Maria, umile.
E quando un'anima è umile il Signore l'adopera in tante cose. Il Signore potrebbe fare molte grazie a uno che è un po' superbo? No, non può farle. E che uno è un superbietto o c'è una superbietta, ricevono molte grazie? Non è possibile, perché il Signore tutto quel che fa (oh, questa è la ragione teologica; vedete, alcune la percepiscono subito e forse anche tutte, e la capite se siete umili), il Signore non può fare altro che quello che riguarda la sua gloria. Ora, il superbo si prende la gloria lui, l'onore lui, e allora chiude la porta, il Signore, e le grazie non le dà. Prega, prega, e vale niente. "Eh, ma oggi ho pregato tanto". Metti l'umiltà, se no, la porta è chiusa, è inutile. E se tu l'hai chiusa con due chiavi: una è la superbia del cuore e l'altra è la superbia della lingua o della volontà, e allora chiudi la porta e poi vuoi entrare. Ma! Il nemico dell'uomo è sempre, in particolare modo, il nemico dell'uomo è sempre con se stesso, è nemico di se stesso, è in contraddizione a se stesso: vuole ottenere e intanto mette gli impedimenti e chiude la strada alle grazie di Dio, stringe la mano a Dio che non conceda, non distribuisca le sue grazie. L'umiltà.
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Umiltà del cuore: «Imparate da me che son mansueto ed umile di cuore»1.
E san Giuseppe è il gran santo umile di cuore. Adesso è protettore della Chiesa universale. E un falegname era, poveretto, tutto il giorno a lavorare, è diventato il patrono della Chiesa universale, quindi del Papa, dei vescovi, ed è degno di avere un culto speciale fra i santi, si chiama culto protodulia, un culto speciale, sopra la generalità degli altri santi. E non immaginate quindi che il Signore guardi se uno è ministro o re, se è Papa o vescovo, se è sapiente o ignorante, se è un ammalato o se è uno sano e vigoroso. Il Signore guarda il cuore e l'umiltà.
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Umiltà della mente, poi, eh? Alcuni si difendono sempre, son pieni di se stessi. L'umiltà della mente nel riconoscere che abbiam da obbedire, e obbediamo a Dio perché: Non est potestas nisi [a] Deo1. Non ci son superiori che non dipendono da Dio, e cioè, i superiori son messi da Dio a compiere quell'ufficio e rappresentare Dio stesso. E poi umiltà con le persone uguali. E poi umiltà con le persone inferiori. Poi umiltà anche coi peccatori, coi bambini. Umiltà. E sentir bisogno delle grazie, sì.
E poi c'è l'umiltà di parole, per esempio, a confessarsi dir la verità, le cose come sono. Umiltà, non star lì a contare i propri meriti.
L'umiltà poi della volontà: sottomissione, docilità. L'umiltà dunque è quella che apre la porta a tutte le grazie. Chiederla a san Giuseppe.
Poi, siccome era umile, il Signore ha fatto di lui quel che voleva: gli ha dato a custodire, il Padre celeste, i due più grandi tesori che c'erano sulla terra, i più grandi tesori di Dio: Maria e Gesù. Vedete come lo ha innalzato. Ma voi direte: "Ma come? noi tutt'al più possiamo diventar suore". Certo. E credete che sia poco? E suore sante. E credete che sia poco? San Giuseppe ha continuato a rimanere falegname. E voi siete arrivate, o lo state aspirando, a fare un giorno la Professione. Ma sia una condizione o sia un'altra, se si raggiunge la santità vera, in paradiso ci sarà una gloria proporzionata all'umiltà che c'è stata, alla santità che c'è stata. Dunque a san Giuseppe chiedete quella grazia dell'umiltà e chiedere anche la silenziosità.
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Silenziosità, non è vero? Osservare il silenzio che è un gran rimedio a tante cose che potrebbero disturbare la comunità .
Ma quando uno parla poco e parla solo a tempo, parla di quel che si può parlare, avrà più grazia: pregar bene, avrà questa grazia di parlar più bene con Dio. Le vostre Visite saranno molto più belle, le Adorazioni, quanto la moderazione e la disciplina della lingua, la moderazione nel parlare e la disciplina della lingua. Il Signore dà la grazia di parlare a lui, dà la grazia di parlare a lui bene, e la Visita sarà un dolce colloquio con Gesù che ristorerà lo spirito e otterrà tutto quello che voi desiderate di ottenere, soprattutto la santità.
Ecco, dunque, questo nel mese di san Giuseppe ricordiamolo anche di più: l'umiltà, la silenziosità.
Vi dò la benedizione. Poi cantate bene il vostro Vespro e allora con Dio potete parlare quanto volete. Risparmiare la lingua a parlare con Dio.
Iesu Magister, Via, Veritas et Vita.
Regina Apostolorum.
Sancte Paule apostole.
Benedictio Dei omnipotentis, Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat super vos et maneat semper.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 56/c (= cassetta 123/a). Per la datazione, cf PM:«Incomincia il mese di san Giuseppe» (...). «Poi cantate bene il vostro Vespro». - dAS (nessun accenno). - VV (cf c17).
2 Cf Sir 45,1. - Cf Missale Romanum, die 19 martii, Sancti Ioseph.
3 Cf Missale Romanum, «Canon Missae», Communicantes...
1 Cf Mt 11,29.
1 Rm 13,1.