Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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45. CONFESSIONE E COMUNIONE: PRINCIPALI MEZZI PER LA SANTIFICAZIONE

Ritiro mensile alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 29 settembre 19631

Il Ritiro è una grazia che il Signore concede. E allora, prima parola, primo pensiero, è ringraziare il Signore. Tanto in paradiso sarà un continuato gloria: gloria al Padre creatore, al Figlio redentore, allo Spirito Santo santificatore.
E questo anno, in particolare, è dedicato alla santificazione.
Santificazione nostra, religiosa, particolare. Non è quella del semplice cristiano, ma è quella dell'anima consacrata al Signore. Perché, se gli altri devono attendere ut essemus sancti2, che ci sia la santità, ma per la religiosa è il mestiere, è il lavoro che deve fare, e cioè: perfezionarsi, il che significa santificarsi, e, perfezionarsi secondo è la professione, le parole della professione, cioè: «Tutto mi dono, offro e consacro»3, conformare la vita alle Costituzioni e emettere i voti che sono mezzi, mezzi per arrivare all'amor di Dio.
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I mezzi lavorano in questo senso, di togliere gli impedimenti all'amor di Dio affinché l'anima libera, e dalle cose terrene, e dalla propria famiglia, e dalla propria volontà, libera se ne va a Dio, cioè si concentra in Dio e vive in Gesù Cristo.
Vi sono molti mezzi per la santificazione; esempio: la lettura spirituale, l'esame di coscienza, le Costituzioni stesse sono un gran mezzo, anzi sono il gran mezzo.
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Ma tra i mezzi che sono molti: uso delle giaculatorie, propositi vari, ecc., tra i mezzi, ve ne sono due che sono i principali, due a cui si deve dare la massima importanza perché sono i mezzi più importanti, ecco. Allora darvi molta importanza perché sono i mezzi più importanti, sono i due sacramenti: confessione ben fatta, comunione ben fatta. Perché gli altri mezzi sono preghiere, poiché la gradazione delle preghiere è: preghiera individuale, preghiera con la Chiesa, e preghiera nei sacramenti. Perché nei sacramenti interviene Gesù a pregare, mentre che la preghiera con la Chiesa è l'unione con la Chiesa nell'orare. Ma nel sacramento della penitenza interviene Gesù. «Chi può rimettere il peccato se non Gesù, se non Dio solo?»1. E poi, quanto all'Eucaristia, vi è nel sacramento Gesù stesso: corpo, sangue, anima e divinità, lui, vivo e vero.
Oh, perché questi sono i due mezzi principali?
- Sono i due mezzi che ha dato Gesù Cristo alla religiosa, al religioso, in particolare;
- perché la Chiesa insiste su questi due mezzi: confessarsi bene e comunicarsi bene; - e perché è disposto nelle Costituzioni.
Quindi, anche in questo ritiro mensile, potete leggere bene, meditando, riflettendo sui due capitoli delle Costituzioni, cioè: la confessione, capitolo; la comunione, altro capitolo. Non smarrirsi in pratiche secondarie, no; centrare, dare l'importanza giusta a questa retta pratica del cristianesimo.
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Primo, la confessione.
Ora bisogna dire così: la santificazione consta di due parti: togliere il male: ecco la confessione, il mezzo; mettere il bene, cioè mettere in noi Gesù Cristo: ecco la comunione. Perché la parte positiva è vivere in Cristo, è vivere con Cristo, in ipso, in Cristo, per Christum, cum Christo, in Christo1. Ecco allora la santificazione.
Purificazione. Il sacramento della penitenza assolve dal peccato mortale; assolve dal peccato veniale; conferisce una grazia in aumento dell'organismo spirituale; perché la confessione comunica una grazia per evitare altre colpe in avvenire; perché la confessione aiuta a perdere abitudini, idee proprie, attaccamenti, e, in parte anche, almeno in parte, toglie la pena che abbiamo meritato coi nostri peccati da scontarsi su questa terra o al di là, cioè in attesa dell'entrata in paradiso. È il mezzo principale per la purificazione il sacramento, quindi, per la prima parte della santificazione.
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La confessione sacramentale può essere preparata dalle confessioni spirituali. Se vi sono ogni giorno le confessioni spirituali, ecco vi è, si può dire, già una preparazione remota alla confessione sacramentale; poi in attesa di accostarsi al confessionale, allora anche la preparazione immediata. La preparazione remota, dunque, sono le confessioni spirituali.
Cosa s'intende con questa parola? Perché si capisce più facilmente la comunione spirituale.
La confessione spirituale si fa nell'esame di coscienza, e si fa l'esame di coscienza, come principale, quello della Visita al Santissimo Sacramento; c'è tutta la calma, c'è tutto il tempo. E spirituale perché si comunica direttamente con Gesù, si fa la confessione a lui. E infatti la confessione spirituale richiede che si faccia l'esame di coscienza, si ecciti al dolore, si ecciti al pentimento, si faccia l'accusa a Gesù, diretta, senza l'intermezzo del confessore, si chiede perdono, e se il dolore è vivo e vero, poi si fanno i propositi, ecco; anche imporsi una penitenza di quello che abbiamo fatto di male.
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Però le due disposizioni più importanti sono sempre: il dolore: ho sbagliato; non voglio far più: il proposito. Sono le due disposizioni principali; perché potrebbe anche essere che uno non potesse più confessarsi, non potesse più accusarsi, ma se il dolore è vero, specialmente se è perfetto, ecco...
Allora l'esame di coscienza, sì, con calma; particolarmente sopra certe domande intime.
Come esame di coscienza: in che stato sono? Stato di buona volontà? Stato di fervore? Stato di tiepidezza? Nessuna volontà, volontà non efficace, volontà a salti, cioè, incerta? Esame di coscienza sullo stato dell'anima.
E quindi questo lo riconosciamo particolarmente dall'osservanza religiosa: gli articoli delle Costituzioni; e si verifica se c'è qualche progresso nella confessione. Questo si riconosce poi particolarmente da questo fatto: quando ci sono già state quattro confessioni in un mese, specialmente quando le confessioni son già state 52 in un anno, qualche pulizia l'avrem fatta, qualche difetto l'avran tolto, qualche progresso ci sarà stato. Se proprio non c'è nessun frutto, nessuno, anche lo stato spirituale, intimo dell'anima, possiamo dubitare se le nostre confessioni son buone o no, e se, cioè, ci sono state le disposizioni. E allora procurare le due disposizioni principali: il dolore e il proposito. Bene. Confessioni brevi, ma preparazione un po' più lunga, in generale, cioè sufficiente e anche un po' abbondante; ma è sempre abbondante quando un'anima fa il suo esame puntualmente ogni giornata, ecco.
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Allora non pensare che è il confessore che ci santifica; il confessore compie il rito, dà l'assoluzione; ma siamo noi che dobbiam santificarci; e cioè, se noi prendiam fervore; se c'è il pentimento vero, sentito di quelle mancanze particolari che ci sono state nella settimana, e un proposito fermo, sentito, forte, allora è segno che c'è una vera volontà.
Pensando sempre così, che la grazia principale di un'anima che si consacra a Dio, o si è consacrata o si prepara, la grazia più importante è avere l'orrore del peccato veniale. Perché, finché non si ha l'orrore del peccato veniale, deliberato, si capisce, il progresso non ci potrà mai essere.
Siccome il lavoro principale di un'anima consacrata a Dio è la santificazione, se, giorno per giorno, settimana per settimana, anno per anno, constatiamo qualche miglioramento, è segno che si compie il dovere primo per un'anima consacrata a Dio, sì, si compie il dovere primo. Perché se poi passando un anno, due, tre dalla Professione o passando anche un certo numero di anni, i difetti aumentano anziché togliersi, diminuire, alla fin della vita non abbiam vissuto la vita religiosa. Se, invece, si è man mano, gradatamente purificata, l'anima: più docilità, più delicatezza, più amore alla povertà, più dipendenza, anche nelle cose piccole; se si tolgono certe idee, certe preferenze, certi attaccamenti, ecc., ecco, a poco a poco, la grazia potrà farsi strada, entrare nell'anima.
Allora l'esame sopra le confessioni.
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Secondo mezzo sacramentale è la comunione.
Perché la seconda parte della santificazione è l'accrescimento dell'organismo spirituale in noi. Perché col battesimo si è formata in noi la seconda vita, e cioè, un organismo spirituale che è costituito dalla grazia dello Spirito Santo e ha gli effetti: nella mente, con la fede; e nella volontà, allora, c'è la speranza; e nel cuore, c'è la carità, sì. Quindi la infusione delle tre virtù teologali per mezzo del sacramento del battesimo.
Ora, quel bambinetto è piccolo, lungo qualche palmo; ma dopo 25 anni è diventato una persona adulta, sviluppata, magari robusta. Perché? Perché si è nutrita continuamente, giorno per giorno.
E il Signore ha insegnato a noi [a] domandare ogni giorno panem nostrum quotidianum1: dà a noi l'alimento.
Ora, se il corpo cresce e l'organismo spirituale non crescesse, cosa avverrebbe? E, forse, quella persona è già adulta, ha 25 anni, sviluppata fisicamente; ma se invece non avesse nutrito questo organismo spirituale, è ancora una bambinetta, un bambinino, se pure non è morto quell'organismo spirituale.
E come il Signore ha dato a noi il cibo «dà a noi il pane quotidiano» come alimentazione per il fisico nostro, così: Panem de caelo praestitisti eis2. Signore, ci hai dato un pane celeste. E Gesù: «Chi mangia la mia carne ha la vita. La mia carne è veramente cibo»3. E poi: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo»4. Allora, qual è il nutrimento?
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Il nutrimento è Dio stesso. L'uomo manducat Dominum1. L'uomo mangia il Signore, pauper servus et humilis2. Quando ci sono le comunioni ben fatte, la robustezza spirituale si va formando, perché quel seme di grazia si va sviluppando avanti avanti negli anni, e anche se, per caso, qualche tempo si è perduto, che non si è alimentato, ed anche se qualche momento si son prese delle malattie, cioè, o abitudini non buone, o cadute, ecc., si rimedia; e poi, tolto quello che è stato male, si continua a nutrire lo spirito, l'organismo spirituale. Perché? Perché la confessione, anche ci fossero stati dei peccati gravi, restituisce la grazia precedente, l'organismo come era già cresciuto, lo restituisce. E allora di nuovo: alimentazione, alimentazione. Son venuto a portar la vita - dice Gesù - ut abundantius habeant3. Che l'abbiano più abbondante. E se tutti i giorni la mangia, questa nutrizione, questa alimentazione entra nelle vostre anime, allora va crescendo, crescendo la vita spirituale, la grazia, e questa vita spirituale dà i suoi frutti: una fede più profonda, una speranza più ferma, una carità più ardente. Ecco il nutrimento spirituale. C'è al mattino, c'è la colazione, sarà alle otto, alle otto e mezza. E prima andate alla mensa celeste, prima della mensa che c'è in refettorio.
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Però bisogna ricordare come dice bene san Tommaso. Che il Signore ha dato l'Eucaristia sotto forma di alimento, di pane e ha gli effetti proporzionati, cioè: gli effetti che il pane fa sul nostro organismo, effetti simili lo fa il pane eucaristico sull'anima. Però ci vogliono le due condizioni perché il cibo faccia bene al corpo, perché il pane eucaristico faccia bene all'anima. E cioè: stomaco preparato [quanto al corpo]. Ci vuole la preparazione ben fatta alla comunione. E che si faccia la digestione perché il cibo preso si cambi in sangue e ossa, il tessuto, ecco, quanto al corpo. L'anima richiede, dopo la comunione, una digestione, cioè il ringraziamento. Allora Gesù assorbe l'anima nostra, sì, e alimenta l'anima nostra. Allora, ecco, quello che abbiamo da considerare: preparazione e ringraziamento.
Preparazione.
La remota, già detto, è la confessione. Ma poi c'è la preparazione per mezzo di comunioni spirituali. Nel pomeriggio qualche comunione spirituale, vero desiderio di Gesù: sitit anima mea1, di lui: l'anima mia ha sete di Dio. Sentir fame e sete. Perché se si va a tavola senza né fame né sete, come si prende il cibo? Occorre aver fame e sete di Dio, desiderio che Gesù si unisca a noi. Nel pomeriggio qualche comunione spirituale, qualche pensiero buono e desiderio buono nella serata, prima di riposare, magari, e poi desiderio vivo al mattino preparando l'anima nostra a ricevere Gesù. Il pentimento di nuovo e il desiderio di nuovo di avere Gesù, ricevere Gesù e quindi domandare al Signore che accresca in noi la grazia. Il crescere in Cristo, specialmente si dà con la comunione, si effettua con la comunione, sì. Ed è Dio stesso che ci vuole, che ci nutre. Allora la linfa che è in Gesù Cristo passa ai tralci che siamo noi2, e con la linfa che si comunica ai tralci fa sì che il tralcio può sopportare fiori e foglie e frutti.
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Il ringraziamento alla comunione.
La preparazione comunque si faccia deve sempre ridursi, in qualunque sia la formula o preghiera che facciamo: fede in Gesù Cristo; speranza in Gesù Cristo; amore a Gesù Cristo che dobbiamo andare a ricevere. E poi: fede in Gesù Cristo venuto; fiducia in Gesù Cristo venuto; Gesù Cristo amato che è in noi, che è unito a noi.
Ah, allora, quanto si fa di ringraziamento?
Sant'Alfonso diceva un'ora, lui; faceva un'ora. Molti santi, una mezz'ora; ma almeno un quarto d'ora dal momento in cui si è ricevuto l'ostia fino al momento di passare alle altre cose, ad altre occupazioni. Può essere che segua la meditazione o segua altra pratica di pietà, ma comunque, almeno un quarto d'ora occorre. Allora incominciare un colloquio con Gesù, un discorso con Gesù, possibilmente non con tante formule di preghiere che sono già presentate; queste valgono particolarmente per chi non è ancora abituato a trattare più intimamente con Gesù; ma chi è già abituato, allora incominciare il colloquio con Gesù, esporre i bisogni, ringraziare Gesù, e poi domandare quello che noi abbiamo bisogno di ricevere. E poi nella mattinata ricordarvi, qualche volta almeno, la comunione, ed operare, come ringraziamento, facendo bene le cose della mattinata. Oh, allora, la comunione ben fatta.
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Vi è in anime, che hanno già la grazia di far bene le Adorazioni, vi è molta facilità a trattare con Gesù.
E le ore di Adorazioni che avete, sono parte di ringraziamento e parte anche di preparamento alla comunione, perché durante la Visita si entra nelle comunicazioni con il Signore. Prima la parte che richiede il dolore dei peccati come preparazione alla comunione, e poi dopo [la] parte, supplica perché la comunione sia veramente il nostro alimento quotidiano. Non c'è l'obbligo di fare la comunione quotidiana, ma si esorta. E tuttavia: buon preparamento, buon ringraziamento.
A poco a poco entra in voi lo spirito di fede per cui si ragiona soprannaturalmente, si vedono le cose sotto la luce di Dio e, mentre che l'anima si umilia di più, confida di più, invece, in Gesù Cristo, la sua grazia. E i propositi. E poi l'amore sempre più intenso verso Gesù. E così, con le virtù teologali, ecco l'accrescimento.
Crescere in Cristo. Mirare: Mihi vivere Christus est: la mia vita è Cristo. Ah, questo stato felice di un'anima: Mihi vivere Christus est. Esempio san Paolo: la mia vita è Cristo. Può essere anche l'altra frase, questa è più completa: Mihi vivere Christus est1. Che serva pure.
Ora usare dunque questi due sacramenti santamente come i principali mezzi per la santificazione nostra.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 67/c (= cassetta 143/b). - Per la datazione, cf PM: «Il Ritiro è una grazia che il Signore concede». «E quest'anno, in particolare, è dedicato alla santificazione» (cf PM in c1). - dAS, 29/9/1963 (san Michele): «Nel pomeriggio tiene un Ritiro alle PD con due prediche». - dAC, 29/9/1963: «Ritiro predicato dal PM con tre meditazioni» (cf dAS in c413).

2 Ef 1,4.

3 Formula della Professione religiosa delle PD, Costituzioni (1960), art. 99.

1 Cf Mc 2,7.

1 Cf Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...

1 Mt 6,11.

2 Rituale Romanum, tit. 5, cap. 2, n. 6.

3 Gv 6,54.55.

4 Mt 26,26.

1 Liber Usualis, in Festo Corporis Christi, hymnus «Sacris solemnis», strofa «Panis Angelicus», ad Matutinum.

2 Liber Usualis, in Festo Corporis Christi, hymnus «Sacris solemnis», strofa «Panis Angelicus», ad Matutinum.

3 Gv 10,10.

1 Cf Sal 41,3.

2 Cf Gv 15,5.

1 Fil 1,21.