Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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3. UN MESE DI PREPARAZIONE ALLA PROFESSIONE PERPETUA
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Meditazione alle Pie Discepole del Divin Maestro, novizie del 2º anno.
Roma, Via Portuense 739, 17 febbraio 19631

Dal 25 di febbraio al 25 di marzo? Un mese di preparazione, sì. La preparazione sia fatta in unione di Maria. Maria ha fatto la sua Professione il giorno dell'Annunziata, 25 marzo, perché allora è entrata nella sua vocazione, nella sua missione. E allora, come si era preparata Maria? Maria si era preparata con la sua vita santissima. Tutta la sua vita era stata santissima, ma certamente che il Signore le avrà concesso, certamente ha concesso a lei, avvicinandosi il gran momento, concesse grazie particolari, perché anche se lei non sapeva ancora tutto ciò che doveva venire, tuttavia quando si tratta di cose così straordinarie, il Signore una certa illuminazione la dà.
E se siete preparate alla Professione, certamente che in questo tempo il Signore dà maggiori grazie, più lumi, e sentirete anche più attrattive da parte di Gesù. «Nessuno viene a me se il Padre non lo attira»2. Vuol dire che il Signore ci attira nei momenti che sono particolarmente importanti nella vita e, anche quando ci avviciniamo alla morte, vi sono dei presentimenti. Vi sono dei momenti in cui non sappiamo bene spiegarci quali siano le grazie, ma chi è docile al Signore, il Signore opera lui e prepara lui, opera e prepara per i grandi momenti della vita.
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Oh, vi è diversità fra la prima professione, cioè la professione annuale, prima volta, e la professione perpetua?
La diversità, così, canonicamente, esteriormente è questa: che la professione annuale vale per un anno ed è come una prova, perché ci sia un po' di garanzia se noi potremo portare il peso dei voti, se potremo portar la vita religiosa per sempre. Perché, la professione temporanea è perché ognuna provi se il peso non è troppo grave, se il peso è accompagnato anche dalla soavità, dalla gioia della vita religiosa perché finalmente si è raggiunto Gesù, l'anima ha raggiunto Gesù e si congiunge con lui. La professione temporanea è ancora come una prova, è un noviziato da continuarsi; e magari durante il noviziato già si comincia ad emettere dei voti temporanei, non solamente dei voti temporanei quando prima della Professione, della prima Professione si possono emettere i voti temporanei, e così allora già si provava per conoscere se le nostre forze sono sufficienti, se vi son le grazie. Adesso le prove devono essere finite, eh! e comincia la stabilità. Non si può mica sempre stare in attese. Certo, se uno sta sempre in attesa, vigila, sta più fervoroso.
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Quelle suore che ogni anno rinnova[no] la Professione, per tutta la vita rinnovano ogni anno, e cioè, alla fine dell'anno son di nuovo libere, per un giorno, di ripetere o non ripetere i voti. E credo che sia questo uno dei segreti del progresso che fanno quelle suore. Progresso. Progresso nelle opere, che sono conosciute da tutto il mondo; e progresso anche nel numero: sono 40 mila. Ogni anno i voti scadono; sì, sempre professione annuale.
Quel lì è il pericolo che c'è e che bisognerebbe evitare perché: "Tanto si è perpetue e basta, si può andar tranquille". Sì, ragionano alle volte. E chi non ha proprio lo spirito, il calore interiore, che cosa fa? Eh, qualche volta si mette lì in un'andatura così, molto fervorosa no, ma una vita tiepida, in sostanza. Oh, quello è uno dei pericoli della vita della suora quando è professa perpetua. Mettersi in guardia di quello, perché finché si pensa: "Se farò..." e anche "Se sarò ammessa di nuovo..." si sta sempre sull'attenti, non ci si addormenta.
Oh, voi le conoscete queste suore, no? Ah, sì, le conoscete. Vedete che apostolato hanno e come si moltiplicano di numero; e come... un numero così grande e sono unite; perché quando il numero è piccolo, tenere l'unione non è tanto difficile, ma quando il numero va crescendo, eh, vengono in mezzo tanti pareri, e allora chi la dice così e chi la dice cosà e quindi ci possono venire delle scissioni, o se non scissioni, tuttavia un po' di idee diverse fra un gruppo e l'altro...
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Oh, ecco il pericolo che volevo dire: il pericolo che, di lì a un po' di tempo, o ci stanca un po' la vita religiosa, sì, si sente un po' di stanchezza, oppure anche vengono fuori tentazioni maggiori, sia perché, alle volte, subentra un po' di tiepidezza; poi c'è anche l'altra ragione che andando in varie Case non c'è più così lo sguardo continuo della Maestra, della Madre. Oh, allora si possono incontrare tentazioni più forti, e il timore è sempre fra i 25, 35 anni, soprattutto. Può anche precedere e può anche seguire, venir dopo. Ma si risveglia allora, a quell'età lì, la sentimentalità e un poco lo spirito della maternità, perché, si capisce, che la donna è creata anche in ordine a quello, e la vita religiosa fa un sacrificio di questo e concentra il cuore nello sposo celeste, Gesù, e nell'apostolato per cui il cuore è abbastanza soddisfatto. Se c'è questo amore intenso a Gesù, questo amore all'apostolato, si superano le tentazioni allora, perché il cuore è abbastanza contento, soddisfatto così.
Inoltre, bisogna anche dire che, trovandovi in altre circostanze di vita in altre Case, non abbiate più tutti quegli aiuti che avete qui e qualche volta potete trovarvi in qualche pericolo. Poi nel vostro apostolato presso la Pia Società San Paolo o l'apostolato nei Centri, Centri Liturgici, e le relazioni che si possono avere con tante persone, supponiamo che vengono a farsi preparare gli abiti, il demonio può entrare. Entrare in che maniera? Entrare, non dico che subito subito entri nell'anima, ma dico avvicinarsi a tentare. Perciò vigilare proprio e tenersi bene in fervore nella vita che abbracciate. Amore molto vivo a Gesù.
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Adesso che vi avvicinate alla Professione, bisogna che la scelta della vita sia definitiva, e cioè, che quando si entra si siano già risolte tutte le difficoltà, e si sia aperto ogni problema, non che dobbiamo ancora un'altra volta rivedere il problema della vocazione, di nuovo capire, ripartire di lì, no, dev'essere definitiva questa risoluzione. Esporre le difficoltà in maniera che non si entri con nessun dubbio, con nessuna incertezza. Parlate a chi desiderate, soprattutto abbiate i lumi di Dio, e poi il problema della vocazione non deve più entrare.
Cosa si dovrà fare? Così che la tentazione contro la vocazione, la tentazione anche soltanto nei dubbi, ecco, come regolarsi? Bisogna considerare il dubbio sulla vocazione o lasciare che nell'animo si continui a ripensare alla vocazione o entri il pensiero: "Se fossi, se mi trovassi, se avessi saputo..."? È naturale che quando andrete avanti avrete delle difficoltà. Siccome dobbiamo farci santi, man mano che passano i giorni dobbiamo superare nuove difficoltà, quindi ne troverete di maggiori. Ma l'ammettere quei pensieri contrari alla vocazione è male più grave che l'ammettere pensieri brutti, contro la purezza, supponiamo. Alle volte, a un pensiero che era venuto e magari si è fermato un po' nella mente, un pensiero contro la purezza, l'anima, la persona, la suora si spaventa, ha paura. Ma quello sarebbe il timore di una tentazione che riguarda un atto, un consenso, una parola, uno sguardo, ecc. Ma quando viene un pensiero contrario alla vocazione, è tentazione più grave perché riguarda tutta la vita; non un atto, ma la vita, per cui uno potrebbe mettersi fuori della sua strada, della strada scelta. Perciò, se rimane qualche dubbio, qualche incertezza, non portatela alla Professione. Risolver tutto prima. "Ma se avessi saputo", allora si dice. E cosa risponde sant'Agostino? «Se non fossi anche stato chiamato fa, con la preghiera, che il Signore ti chiami adesso»1.
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Quando una figliuola è andata avanti e ha fatto volentieri la Professione ed è stata ammessa volentieri, la Professione c'è ed è valida. "Ma aveva la vocazione". E valida la vocazione, è confermata. E chi dà la vocazione? La Chiesa che, prima ha da esaminare se c'è l'idoneità, ma dopo è lei che chiama, la Chiesa, e quindi dà la vocazione. Perciò non può dirsi: "Ma forse non avevo, forse non sapevo, forse allora non mi ero aperto bene, mi sono illuso". Ma, l'hai fatta la Professione? Sì, la Chiesa ti ha chiamata, te l'ha data la vocazione: sei chiamata a entrar nella Chiesa e a operare così, e cioè, vivere santamente la vita religiosa e fare il tuo apostolato. Dunque la vocazione c'è sempre.
Ma sant'Agostino dice: «Se non sei chiamato, fa che sia chiamato». In primo luogo però, adesso come son le leggi canoniche, la vocazione vien data da chi guida, dalla Chiesa, in sostanza, da chi rappresenta la Chiesa, quindi la Chiesa. Ma allora «fac ut voceris»1. Allora che non c'era questo pensiero, sant'Agostino dice: «Se non avevi la vocazione, domanda di averla». E cioè, domanda di far che cosa? Di osservar la castità, povertà e obbedienza e far l'apostolato. Domanda la carità di far così e sarai una buona suora. Quindi mai possiamo dire: "Non c'è la vocazione". E se anche non ci fosse stata quella dottrina, che è stata spiegata meglio, c'era sempre: «fac ut voceris». Se non eri chiamata, fa in maniera di esser chiamata, cioè ottenere la grazia di vivere la vita religiosa bene. Quindi fermarsi ed escludere ogni dubbio, ogni incertezza e mai più, fino alla morte, sollevare il problema: "Chi sa se ero chiamata; chi sa se avevo vocazione; ma adesso è più pesante; ora non mi sento più di osservare i voti". "Non mi sento", perché non preghi. La vocazione c'è e c'è quindi anche la grazia se tu fai quel che devi fare, cioè: pregare per aver la grazia di osservarli.
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Oh, va bene. Adesso, dunque, tre cose: vi è diversità tra la prima Professione e la perpetua, non è vero? Cioè, tra la temporanea e la perpetua.
Secondo, potete aspettarvi maggiori difficoltà. Fortificarsi. Ma perché non si può mica sempre stare in casa, qui, tutte; vi manderà qualcuna fuori e bisogna pensare che troverete delle difficoltà, e bisogna vedere se le vostre forze sono sufficienti a portare il peso. Quindi, diversità; secondo, aspettarvi più difficoltà.
Terzo, risolver tutti i problemi prima, poi non mai lasciarli affacciare alla mente, i problemi della vocazione, mai più.
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Oh, adesso, la preparazione diretta poi la farete con tanta preghiera, ora, no? Fate il mese di preparazione all'Annunziazione di Maria per emetter la vostra Professione con Maria la quale proprio quel giorno è stata definitivamente postata nella sua vocazione, nella sua missione sublime e che ella ha vissuta. E delle prove ne ha avute tante, neh? Anche, per esempio, veder subito il Bambino cercato a morte appena nato, e: «La tua anima sarà trapassata dal dolore»1, Maria ai piedi della croce, vedere suo Figlio così accusato, condannato, agonizzante. E le prove nella vita poi s'incontrano, ecco. Adesso pregare perché si possano vincere tutte le prove che avete e dalle prove ricavare maggior merito e santificarvi.
E poi adesso pensare così: fatta la professione perpetua, entrate nel noviziato eterno e così si va di professione in professione, perché anche la perpetua è temporanea, perché tanto si muore, no? e quindi è temporanea la Professione, sempre, finché non si entra in paradiso. Ma allora sì che è eterna. Quindi, allora non è più da scadere quella Professione e non c'è più nessun timore che vengano dei dubbi, uscire dal paradiso, di cambiare vocazione, non vi verrà. Va bene.
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1 Nastro 56/b (= cassetta 122/b). - Per la datazione, cf PM «Dal 25 febbraio al 25 di marzo, un mese di preparazione» [alla professione perpetua]. - dAS (nessuno accenno). - VV: «17/2/1963, PM: 1) alle novizie del 2° anno: Professione religiosa. 2) alla comunità: Imitare san Giuseppe».

2 Cf Gv 6,44.

1 S. AGOSTINO, Padre e Dottore della Chiesa (354-430).

1 S. AGOSTINO (354-430).

1 Cf Lc 2,35.