28. IL SENSO SOCIALE
Corso straordinario di Esercizi Spirituali (12 maggio - 1 giugno 1963) 1
alle Superiore e Suore anziane delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 25 maggio 19631
Continuare le preghiere per il Santo Padre.
Oggi, si dice volgarmente, è la chiusa degli Esercizi, cioè, il giorno in cui si raccoglie il frutto. E veramente non è chiusa .
Ma quello che è utile, perché ci sia la funzione conveniente dopo questi giorni, tre atti: primo, rinnovare i voti battesimali; secondo, rinnovare i voti religiosi, cioè la professione religiosa; terzo, rinnovare e confermare i propositi particolari fatti. Tre cose. Nell'ora di Adorazione, almeno in una, si possono particolarmente compiere questi tre atti:
Primo: rinnovazione dei voti battesimali, quando cioè siamo entrati nella vita spirituale, quando è entrato in noi il germe della vita spirituale, col battesimo. E tutta la santificazione è lo sviluppo di quel piccolo seme che è diventato una pianta, se si è corrisposto, una pianta che ancora allarga i rami e ancora cresce fino al momento in cui chiuderemo la vita terrena.
Se si sta un po' osservando, meditando i voti battesimali, sostanzialmente sono questo: credo, spero, amo.
[1.] Le verità che son predicate: Dio, Gesù Cristo, la Chiesa: credo.
[2.] Poi, fiducia nei meriti, nel sangue di Gesù Cristo per crescer la vita spirituale e, nello stesso tempo, per arrivare ad una santità quale ci ha destinati il Signore, secondo le grazie ricevute. E non sappiamo mai se abbiamo veramente corrisposto a tutte, ma ripariamo; e cerchiamo, nell'umiltà e nella fede, di averne un aumento.
3. L'unione con Gesù Cristo, cioè vivere di carità. In Gesù Cristo: amore al Padre, amore alle anime; gloria a Dio, pace agli uomini2. Est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor et gloria3. Quindi, prima parte ben meditata.
E se i padrini han risposto per noi al battesimo, alle domande del sacerdote, adesso siamo noi che dobbiamo confermare ciò che i padrini hanno detto e dichiarato a nome nostro e che adesso dobbiamo fare noi; farlo nostro e sentirlo. Fede, speranza e carità.
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Secondo: rinnovare la professione religiosa compendiata nelle parole «Tutto mi dono, offro e consacro»1. Tutto, ma non in generale. Quella è la vita religiosa per tutti: «mi offro, dono e consacro» 2, ma in particolare, e cioè, di uniformare la vita alle presenti Costituzioni3. Le avete lì. E mentre che direte questo a Gesù esposto, nell'Adorazione, potete bene presentare il vostro libro: "Sono questi i pensieri, sono queste le cose, le disposizioni, i voleri sopra di me, o Signore". Uniformare del tutto la nostra vita alle presenti Costituzioni, cioè alle Costituzioni vostre particolari che avete ben meditate e vi sono state interpretate con sapienza e con amore, ecco. Conformare. Non conformar la vita alla nostra volontà. Dicevano di una suora, che metteva la mano sulla testa: "la mia, la volontà". Allora, conformare la vita alle Costituzioni.
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Terzo: i propositi in particolare. Conformare questa vita alle Costituzioni si fa poco a poco, sempre meglio, però. E però, con questo corso straordinario di Esercizi, un gran passo. Ma non è il primo, l'avete fatto in antecedenza. Ogni corso di Esercizi avete migliorato in qualche punto per vivere la vita della vera Pia Discepola. Stavolta, però, un miglioramento più radicale, più esteso che ciascheduna poi ha fissato in quello in cui si è più ispirate dal Signore, c'è stata più luce dal Signore e ci sono stati più consigli dai confessori, e ci sono stati di più insegnamenti nelle predicazioni. Ma soprattutto quelle comunicazioni intime di Gesù a ogni anima.
I propositi sono poi sempre diretti a vivere in Cristo, a esser vere Pie Discepole di Gesù Maestro. E, con audacia, diciamo, o meglio, con fede: voglio arrivare al più alto grado della perfezione, quando i miei pensieri, i miei sentimenti, desideri, il mio stato dell'anima sia conformato ai voleri di Dio, totalmente, e cioè: avere gli stessi fini, desideri, voleri che ebbe il Signore creando il mondo, creando noi stessi, cioè: per la sua gloria. Se arrivate a questo punto: omnia in gloriam Dei facite1: fate tutto per la gloria del Signore, quindi la pietà che poteva avere un colore, forse, un po' troppo egoistico, adesso arriverebbe alla pietà, invece, in piena carità: Dio, le anime.
Oh, questi, dunque, tre punti per la conclusione degli Esercizi, nel modo di parlare comune. Ma veramente nel parlare, che è più reale, è un altro.
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Gli Esercizi cominciano oggi, perché adesso si son fatti dei desideri, dei propositi; adesso esercitarli. Ecco il punto: cominciano oggi. Finora sono buoni desideri, sono preghiere, sono propositi che stanno nel libretto, ma stanno anche nel cuore. Ora si conforma la vita ai propositi, alla vita della Pia Discepola. Conformes fieri imaginis Filii sui1, cioè conformarsi a Gesù Cristo. Conformes fieri imaginis Filii sui2. E allora lavorare, lavorare e lavorare perché il Cristo viva totalmente in noi.
Donec formetur Christus in vobis3. Sono stati i primi appunti che ho stampato all'inizio della Famiglia Paolina, primi appunti che sono stati stampati da altri; ma l'avevano sentito nelle prediche. Donec formetur Christus in vobis. Il pensiero di Gesù Cristo: pensare come lui; i sentimenti di Gesù Cristo: quello che Gesù cerca e vuole, ama; e poi, i voleri di Gesù Cristo, la sua volontà.
Oh, ora incominciano allora gli Esercizi perché Gesù Cristo viva in noi, perché Gesù Cristo veramente domini. Sono due le espressioni: che io viva in Cristo. E questo è un desiderio. Ma: che Gesù Cristo viva in me, è più perfetto: Vivit vero in me Christus4. Che viva Gesù Cristo in me, è la via; ma la realtà e lo stato definitivo di santificazione, di perfezione: Vivit vero in me Christus, o quel che dice san Paolo: mihi vivere Christus est5. La mia vita è in Cristo, è Cristo la mia vita, è lui che vive, che guida, è lui: Vivit vero in me Christus o, meglio, sì, così la mia vita allora risulta, cioè: mihi vivere Christus est. E poi: mori lucrum6.
E suffragare la sorella vostra che è passata all'eternità7. Certo avete già cominciato, continuare.
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Oh, ho una cosa ancora da dire per conchiudere quello che ho detto nei giorni scorsi:
Acquistare più senso sociale. Che cosa significa?
[Primo,] amare la Congregazione in generale, e portarvi il contributo che vi è possibile, di preghiera, di buon esempio, di vocazioni, ecc. Amar la Congregazione; secondo, amare la casa dove ciascheduna è e vive, dove passa l'anno, un anno, un'altro, e ci sono le tali sorelle e c'è la tale madre, ci sono io in questo ufficio, nella tale casa, ecc., per contribuire al progresso di quella casa, progresso su tutti gli aspetti: di spirito, di sapere, di apostolato e di vita religiosa; [terzo,] quindi, senso sociale, la Chiesa. Vivere la Chiesa: in Christo et in Ecclesia1. Vuol dire: interessarci dei grandi problemi della Chiesa; conoscere sempre di più la Chiesa, sapere i suoi bisogni, sapere le battaglie che essa combatte, sapere i bisogni che essa ha, supponiamo, delle vocazioni. E in quante parti la Chiesa soffre: vescovi, sacerdoti che gemono in carcere ancora, altri son morti, altri cacciati, ecc. Quindi il senso sociale. Può essere che il cuore, la pietà si restringa a quelle piccole cose, veder solo noi stessi. Ma il cuore di Gesù è il cuore di amore, è il cuore largo: «Ecco quel cuore che ha [tanto] amato gli uomini e nulla ha risparmiato per essi»2. Perciò:
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Primo: amore alla Congregazione.
L'amore alla Congregazione si dimostra interessandosi quante case, quante novizie, quante professe, quante opere adesso si compiono, quante iniziative; la casa tale che si apre; quando è che arriviamo alle Province; quando è che arriviamo alle Regioni. La Congregazione che vive e cresce. Questo senso sociale. Vivere come la vostra famiglia, ma la famiglia religiosa. E tutti i beni della famiglia sono i beni di ciascheduna, e il bene di ciascheduna ha riflesso sui beni di tutte, di tutte le suore; parlando in generale, dei membri della Congregazione.
Quando si restringe così il cuore, pietà che è un po' troppo stretta, egoistica, pietà così un po' chiusa che non è il cuore largo di Gesù. Perché ha dato la vita Gesù? Per tutto il mondo. E se egli è venuto, il Figlio di Dio, incarnandosi: Gloria in excelsis Deo et in terra, al punto, ecco là il senso sociale: et in terra pax hominibus bonae voluntatis1. Il senso sociale. È vero che uno se si mette a contare le persone può farlo con vanità, e questo non piacerebbe; ma quando si fa per vedere il progresso che ha la Congregazione, perché si partecipa al bene della Congregazione, si vuol contribuire, allora non è più un atto di vanità, è un atto di carità. Amore alla Congregazione e, più di tutto, viver la Congregazione.
Il santo Cottolengo non voleva che si contassero i ricoverati, quanti letti, quanti orfani, ecc. E una volta gli è venuta la tentazione, dice. Ha visto che le bambine orfanelle erano in fila e formavano già una certa fila. Allora: "voglio contarle". E cominciò a contarle. E dice: "mi son sentito un pugno sullo stomaco e non mi è mai più venuta la tentazione. Sono del Signore e il Signore sa e basta, perché non mi venga la tentazione della vanità".
E paragonarsi all'Istituto tale, eh? superbietta... quello guasterebbe la Congregazione. Se si introduce la superbia sociale, la si paga in società. Non ci sia mai la superbia sociale e quindi non ci sia singolarmente in ognuna perché non ci sia in tutte.
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Secondo: collaborare nella casa in cui si è.
Ogni casa ha dei compiti secondo che è destinata a fare, a ottenere. Allora, che cosa c'è da dire? Ognuna in una casa ha un uffizio, accettarlo volentieri, sì. Contribuire nella maniera che si può. Se sei cuoca, a far bene la cucina; perché, se colei, coloro che si nutriranno potranno aver più forza e resistere di più alle fatiche e, forse alle volte, prolungare la vita. E quante volte, proprio anche quel punto che serve a prolungare la vita, anche dove siete nelle case presso la Pia Società San Paolo. Se c'è quel servizio alla Congregazione, della cucina; se c'è quell'altro servizio alla Congregazione che è nel Centro liturgico; se è nel servizio di conservare e migliorar la vita religiosa in casa. Oh, sì, il senso. Rivestirsi delle necessità di quella Casa e del fine a cui essa aspira per cooperare nella maniera migliore. Senso sociale di quella Casa. Ma anche negli uffici. E ci sono 4, 5, 6, magari 10 in un ufficio, come avviene in qualche Casa della Società San Paolo e, in quell'ufficio essere ordinate e collaborare perché il risultato sia migliore. Quindi conferire, conferire alla letizia della Casa; conferire al bene col buon esempio, con la diligenza. In una casa era proverbiale: quella suora è sempre alla coda. Perché arrivava da per tutto l'ultima. E la diligenza, il buon esempio ci vuole.
E proprio accompagnare chi guida quella Casa perché si viva la vita religiosa regolare, perché ci sia la pietà regolare e fervente, perché ci sia l'accordo, perché non ci siano discorsi vani, inutili, sciocchezze; non rompere il silenzio quando non vi è la necessità e nei limiti in cui voi avete già sentito spiegando le Costituzioni. Conferire a questo ordine della Casa. Si va in certe Case: "Tutto va bene. Siamo contente". Oh, Deo gratias! E c'è progresso e una impara dall'altra e una aiuta l'altra. Che pace, allora!
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[Terzo:] poi il senso sociale, la più grande società è la Chiesa, è la Chiesa società perfetta, soprannaturale di cui siamo membri. Noi siamo la Chiesa. Perché, che cos'è la Chiesa? È il complesso dei fedeli che sono guidati da un'autorità e adoperano gli stessi mezzi per la santificazione, per arrivare al paradiso in concordia, in partecipazione. La Chiesa poi è una società che, essendo di ordine soprannaturale ed avendo Cristo a capo, la Chiesa è il corpo mistico di Gesù Cristo. Pro Ecclesia, che è il corpo di Gesù Cristo. Amare la Chiesa, sì.
Giova sempre essere interessate sulle notizie generali della Chiesa. Avere anche in casa un periodico che porti le notizie della Chiesa è buono; ma non perdersi a leggere il giornale in quello che non interessa. Non avete da far la politica, la politica la facciamo un giorno, cioè, voi la fate un giorno, e cioè, quando date il voto. E bisogna maneggiarlo bene il voto perché contribuisce al benessere sociale, civile.
Ma la Chiesa, la Chiesa, la Chiesa di cosa ha bisogno? Pro libertate et exaltatione sanctae Matris Ecclesiae1. Per la libertà e l'esaltazione della Chiesa. La libertà. Che è perseguitata in tante maniere: dagli errori, da quelle pubblicazioni o proiezioni cinematografiche, televisioni, ecc., gli errori che si insegnano in tante scuole. La Chiesa soffre di più con questi mezzi pubblici e tecnici che non delle violenze, quando incarcerano, fanno morire in carcere vescovi e cardinali, quando perseguitano. Questi mezzi adoperati contro la Chiesa, e la stampa e il cinema e la radio, televisione, dischi e pitture, e tante maniere, sì. La Chiesa.
Pregare per la Chiesa, sentire le sue gioie e i suoi trionfi, i suoi successi; e pregare perché il Signore mandi sempre più abbondante lo Spirito Santo alla Chiesa e ci sia, quindi, la predicazione sempre più abbondante, il ministero dei missionari, di tutti i sacerdoti e di tutti gli scrittori e di tutti quelli che attendono all'apostolato coi mezzi tecnici audio-visivi, sì. La predicazione. E che ci sia la rettitudine nei cristiani e ritornino alla Chiesa le pecorelle smarrite. Saremmo circa 900 milioni, se non ci fossero questi scismi, queste eresie; invece siamo ridotti a 500 milioni di cattolici e non sempre i cattolici si conformano del tutto. Allora pregare sempre per la Chiesa. Interessarci e pregare.
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Far bene la liturgia della Chiesa; scrivere, divulgare, vivere la liturgia. La liturgia viverla nel contributo che portate ad essa, cominciando dalle confezioni, oggetti religiosi e di tutti quei mezzi che man mano si presentano e che sono indicati da chi guida la Congregazione e col suo consiglio. E poi un po' il cuore rivolto, da tutte le parti dove andate, alla chiesa di Gesù Maestro1, il cuore rivolto lì, lì. Che Gesù sparga le sue grazie su tutta la Chiesa e sulla Congregazione; e che Gesù Maestro li ispiri, chi deve guidare, a compiere la sua parte; e poi ispiri e sostenga tutte per vivere quello che viene indicato. Non tante sentenze, non tanti paragoni: chi va va, chi va là, chi ha un ufficio, chi ha un altro. La santificazione della Congregazione.
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Che sia una Congregazione veramente viva ed operante. Ma come fa a esser viva ed operante se non sono i singoli membri? I singoli membri. Come sta una bene? E sta bene quando sono sani i membri, sano il cuore, sana la testa, sani i piedi, sani i polmoni. Ecco, la sanità di una persona, la salute di una persona dipende dalla sanità, salute delle parti del corpo. Quindi non esser cosi piccoli. Vi sono delle donnette che riducono il cristianesimo, la loro pietà, a delle cose troppo ristrette e poi giudicano gli altri, magari condannano. Ma guardiamo noi, in primo luogo, ma l'impegno che abbiamo. Siamo membri della Chiesa. Ora, se il piede non può muoversi, si è rovinato, non interessa il resto della persona? E non puoi camminare. E se i polmoni stentano a funzionare, non interessa? Interessano anche i piedi e la testa, i polmoni, se no non si vive, e basta fermarsi per qualche minuto dal respirare... Quindi pensare questo: pietà sociale, vita sociale, pensieri sociali, sentimenti sociali: membrum de membro1; ognuno è un membro dell'altro membro, perché il piede serve a camminare, alla testa; e l'occhio serve a vedere dove si va, ecc. Allora senso sociale. È un merito. Non si pensi che sia solamente un vantaggio per gli altri, è merito per noi.
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1 Nastro 66/d (= cassetta 135/a). - Per la datazione, cf PM: «Oggi, si dice volgarmente, è la chiusa degli Esercizi». - dAS, 1/6/1963 (sabato): «Andato [il PM] ad Ariccia per una meditazione alle PD (per la chiusura)». - dAC e VV (cf c85).
2 Lc 2,14.
3 Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...
1 Formula della Professione religiosa delle PD, Costituzioni (1960), art. 99.
2 Formula della Professione religiosa delle PD, Costituzioni (1960), art. 99.
3 Costituzioni delle PD (1960), art. 507.
1 1Cor 10,31.
1 Rm 8,29.
2 Rm 8,29.
3 Gal 4,19.
4 Gal 2,20.
5 Fil 1,21.
6 Fil 1,21.
7 Sr. M. MARGHERITA IMPARATO pd, nata a Casale C. (CE) il 16/6/1906, entrata in Congregazione il 3/6/1934, emise la prima Professione il 20/1/1938, defunta a Roma, Casa Generalizia delle PD il 31/5/1963. Si distinse nella devozione alla SS. Eucaristia e per la sua generosa dedizione nell'apostolato del servizio sacerdotale. È sorella di Sr. M. Stefanina.
1 Ef 5,32.
2 Parole di Gesù a s. Margherita Maria Alacoque (1647-1690).
1 Lc 2,14.
1 Nel Missale Romanum (ediz. 1962) vi sono tra le Orationes diversae, quelle Pro libertate Ecclesiae.
1 Si riferisce alla costruenda chiesa a «Gesù Maestro» in Roma, via Portuense 739.
1 Cf 1Cor 12,27.