Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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44. CONFESSIONE E COMUNIONE: PRINCIPALI MEZZI PER LA SANTIFICAZIONE

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Alba, Casa Madre, 22 settembre 19631

Il Signore sia sempre con voi. Egli è sempre presente nella vostra Casa. Ma: Regnum Dei intra vos est2. Egli vuole regnare nel cuore, nell'intimo, e cioè, nella mente: pensieri santi, buoni; e nella volontà: il volere del Signore; e nel sentimento, nel cuore: come è il suo cuore, così che sia il nostro cuore. E cioè:
Cercare la gloria di Dio e cercare la pace agli uomini, cioè la salvezza.
Ecco, il punto più elevato o l'apice della perfezione è cercar la gloria di Dio e, nella gloria di Dio, cercare il bene alle anime. Pochine sono le anime che arrivano a immedesimarsi coi pensieri, coi desideri, coi voleri della Trinità, di Dio, perché lì si starebbe sull'apice. E tuttavia anche i santi sono arrivati soltanto dopo molto dominare, in se stessi, l'amor proprio.
L'amore perfetto a Dio è cercar solamente la gloria di Dio. Il mezzo è la santificazione, e il fine, la gloria di Dio.
Omnia in gloriam Dei facite3. Fate tutto alla gloria di Dio. Ho detto che son pochine le anime che arrivano qui.
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Oh, allora, servirsi dei due mezzi principali, servirsene bene di questi due mezzi che sono la confessione e la comunione.
Vi sono tanti mezzi per la santificazione: vi son le Costituzioni; vi sono le varie preghiere; vi è la lettura spirituale, l'esame di coscienza, ecc. Però, i due mezzi principali, più efficaci, sono i due sacramenti istituiti da Gesù Cristo per la santificazione nostra: confessione e comunione. A questi due sacramenti dare la massima importanza perché sono i due massimi mezzi, la massima importanza perché sono i due massimi mezzi.
Nel sacramento interviene Gesù. Confessione: egli che assolve: «Chi può rimettere i peccati se non Dio soltanto?»1. Soltanto lui può rimettere i peccati, togliere il nostro male. E poi, quanto all'Eucaristia: è Gesù vivo, vero, corpo, sangue, anima e divinità nell'ostia santa.
Perciò leggere bene di nuovo, come già avete molte volte letto, i due capitoli delle Costituzioni, l'uno parla della confessione, e l'altro della comunione. Considerare ogni espressione che fu ben studiata e ben veduta dalla Santa Sede; veduta, riveduta e come risulta, ecco, il modo di far la comunione, il modo di confessarsi.
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Perché sono i due mezzi principali per la santificazione? Perché la santificazione sta in due parti: togliere il male e mettere in noi Gesù Cristo, che è il Bene, sommo Bene.
Togliere ciò che è male, ed è la confessione; togliere il massimo male che è il peccato. E beato chi ha sempre in orrore il peccato.
Confessione: toglie il peccato o mortale o veniale; toglie anche, una parte almeno, della pena dovuta ai nostri peccati; toglie anche difetti, idee, abitudini; e dà la grazia per combattere il male, le tentazioni, il demonio, sì.
È il sacramento della misericordia, quindi, la confessione. E, da parte nostra, è il sacramento dell'umiltà e della fede: umiltà, perché siamo colpevoli; fede, perché abbiamo piena sicurezza che l'assoluzione data dal sacerdote a nome di Dio, e per la grazia del sacramento, valga a correggerci.
Però il grande sacramento ha da essere ricevuto bene. Le disposizioni le conoscete, i principali sono: il dolore e il proposito; per cui la preparazione può essere un po' più lunga, ma la confessione, assai breve. Perché non è il confessore che ci santifica, è la grazia di Dio, per cui, pregare; ed è la buona volontà di emendarsi: quando si detesta veramente il male, la incorrispondenza alla grazia; e quando si vuole veramente corrispondere alla grazia, ecco le due migliori e necessarie disposizioni per avere il frutto del sacramento.
Quando vi è un dolore superficiale, quando vi è un proposito che è espresso soltanto con le labbra, se ne faranno 52 confessioni in un anno, e si continuerà, magari, in seguito, altri anni, e si rimane lo stesso, con gli stessi difetti, magari con le stesse cadute, e magari andando indietro, ancora. Passando gli anni: più difetti, meno obbedienza, meno delicatezza, meno spirito di povertà, perché ci resta anche la responsabilità della grande grazia del sacramento se non ricaviamo frutto. Ricavando il frutto, rispondiamo alla grazia, togliendo il male, cioè purificandoci. E questa è la prima parte della santificazione. E dopo la confessione, il ringraziamento.
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Ma prima, perché sia preparata bene l'anima al sacramento della confessione, giovano le confessioni spirituali. Quali sono? E sono gli esami di coscienza quotidiani, specialmente quello della Visita, perché lì ci esaminiamo, detestiamo il male commesso, vogliamo evitarlo; e ci riconosciamo davanti a Gesù, e ci confessiamo a lui che è nel tabernacolo, confessione diretta a Gesù Cristo, non più attraverso al ministro di Dio.
Allora, se sette giorni della settimana si fa bene la Visita, e nella Visita si fa bene l'esame di coscienza, son tante confessioni spirituali che preparano una buona, santa, fruttuosa confessione sacramentale.
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Secondo mezzo: sostituire al nostro io, Dio. Dio in noi. Cioè, sostituire al nostro amor proprio, l'amore a Dio; sostituire il nostro egoismo, sostituirlo con Gesù Cristo. Se noi progrediamo arriviamo sino a quello che dice san Paolo di se stesso, e cioè: Vivit vero in me Christus1: Gesù Cristo vive in me. Anzi egli ha quell'altra espressione: la mia vita è Cristo. Mihi vivere Christus est2.
Allora abbiamo da prepararci bene alla comunione e da ricevere santamente la comunione e ringraziare santamente dopo che Gesù è venuto in noi.
Oh, preparazione alla comunione del giorno seguente può essere una comunione spirituale fatta alla sera antecedente o una comunione spirituale, un desiderio di ricevere Gesù allo svegliarsi al mattino. Le comunioni spirituali sono tanti desideri e sono tanti inviti a Gesù che prenda possesso del nostro essere: della mente, della volontà e del cuore.
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La comunione. Lì è la parte positiva, cioè: dopo la purificazione, la conquista della virtù, conquista di Gesù Cristo, cioè, stabilire la vita in Gesù Cristo. E, il mezzo grande: la comunione.
Perché il Signore ci ha dato come due vite: primo, siamo nati, eh, figli dei nostri genitori. Ma c'è un'altra vita in noi: è la vita soprannaturale per mezzo del battesimo. E allora diventiamo figli di Dio.
E come il Signore ha procurato il pane per sostentamento corporale, così ha preparato un pane per sostentamento spirituale. E il pane, cioè il cibo, l'alimento comunica le forze, fa crescere il corpo. Oh, e lo spirito?
Dopo il pane quotidiano: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo»1, l'alimento spirituale, il cibo spirituale. E se al mattino aspettate colazione, prima la colazione dell'anima, la comunione. Vi è la mensa in refettorio, e prima vi è la mensa alla balaustra: Manducat Dominum, pauper servus et humilis2: colui che è povero, che è servo e umile, mangerà il Signore. E quale cibo? Dio, il Figlio di Dio incarnato presente nell'Ostia: corpo, sangue, anima e divinità, cibo dell'anima: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, avrà la vita»3. E chi ne mangia tutti i giorni e fa bene la comunione: abundantius. Veni ut vitam habeant et abundantius habeant4. È venuto il Signore a darci la vita, ma ut abundantius habeant. Che cresca la vita spirituale, la vita soprannaturale in noi, cresca.
Se il bambino, se il fanciullo, se il giovane non si nutre o si nutre male, come crescerà? Come si svilupperà il suo corpo?
E se uno non fa la comunione e se non la facesse bene, ancorché la faccia, ma non la facesse bene, come crescerà la santità, la vita spirituale, interiore?
Se non mangia, quella persona, non mangia sufficientemente, eh, si indebolisce; e poi se non mangia affatto, muore.
E [si] viene a ragionare dello stesso modo per l'anima, come ragioniamo per il corpo. E per vivere e per star bene bisogna mangiare sufficientemente e cibo sano. E questo ragionamento vale per l'anima.
Ma il cibo è quanto mai divino, è Dio. L'uomo mangia il Signore, sì. Ma tocca a noi: che noi lo riceviamo e lo riceviamo bene.
Se lo stomaco non è preparato a prendere il cibo, anche il malato lo rifiuta, e lo stomaco non ne riceverebbe bene e non potrebbe arrivare alla digestione, quindi a rinforzare le forze. E poi bisogna digerirlo, il cibo che si è preso, se no non si converte in sangue e ossa, sostentamenti, in sostanza.
Oh, ecco lì: «La mia carne è veramente cibo»5. E: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo».
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Allora pensare al nutrimento, e al nutrimento e al cibo divino: l'Eucaristia.
Preparazione. La purgazione e la confessione sono la preparazione alla comunione; in primo luogo, togliere il male per ricevere bene Gesù; e, secondo, preparare a Gesù un cuore caldo, uno spirito di fede.
Sono sempre i tre atti, per far bene la preparazione, i tre atti uguali per il ringraziamento: e fede più viva, e speranza più viva, e amore, cioè carità più intensa, amore a Dio e carità verso il prossimo.
Oh, avete avuto la grazia di cibarvi così, di questo pane divino, dai sette anni, forse, circa. Questo nutrimento così, divino, ha portato i frutti in noi? C'era in noi quello che riguarda le disposizioni? E c'era in noi un buon ringraziamento?
Bisogna digerire Gesù, e cioè, che l'anima nostra sia assorbita da Gesù, che gli diamo tempo a comunicar la grazia. Quindi sant'Alfonso voleva un'ora di ringraziamento; ma altri dicono mezz'ora; e basta un quarto d'ora.
Però quello che prepara alla comunione e quello che forma il ringraziamento per voi, è l'Adorazione:
- l'Adorazione dove si purifica l'anima;
- l'Adorazione dove si fa la comunione spirituale;
- l'Adorazione dove si fa il ringraziamento della mattina, in modo particolare, così che la giornata viene, non solamente nutrita nella comunione sacramentale del mattino, ma nelle comunioni spirituali che seguono la comunione sacramentale. E allora l'anima si dona a Dio, fa la comunione spirituale donandosi a Dio e invocando Gesù che prenda possesso del nostro essere. La comunione spirituale.
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Ecco, dunque, questi sono i due mezzi principali: sono sacramenti. C'è la preghiera individuale, come è la Visita. Ma lì, chi opera è Gesù Cristo, interviene nell'assoluzione, nel comunicar la grazia, sia santificante e sia attuale; e interviene nella comunione lui stesso: corpo, sangue, anima e divinità. Dunque, dare la massima importanza a questi mezzi che sono i massimi per la nostra santificazione.
Oh, non prender l'abitudine e trascinarci avanti sempre coi nostri difetti, e così un po' stentatamente, vivere stentatamente la vita religiosa. No, veramente sempre più puri: la mente: pensieri più santi, non pensieri inutili, vaghi, pensieri contro la carità, contro lo spirito di umiltà, la fede; ma pensieri di carità, pensieri secondo la fede, secondo l'obbedienza. Questa purificazione, poi, della volontà, quando si fan le cose così, un po' tiepidamente. È il nutrimento, la comunione.
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È così che ci si prepara al cielo, sì. Sei tu, oggi, dopo 20 anni dalla professione, sei almeno fervorosa come eri al noviziato o sei cresciuta sempre di più nello spirito di perfezione, cioè di purificazione e di vita in Cristo, della vita in Cristo?
E come crescerai ad arrivare alla perfezione?
Primo mezzo: buone confessioni, 52 confessioni. Alla fine del mese o alla fine dell'anno: ho progredito? Son più purificata? Ecco, allora ci si prepara a dare tutto il nostro essere a Dio, vi preparate a darvi totalmente a Dio, a quel Gesù che si dà intieramente a noi nell'Ostia santa.
Il Signore vi benedica. Faccio questo augurio e questa preghiera per voi: che facciate bene le confessioni e le comunioni, ecco. Adesso non ho tempo a fermarmi perché, perché non posso. E ne ho detto abbastanza, però, adesso, neh? Se fate questo vi farete sante.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 95/b (= cassetta 143/a). - In PM, nessun accenno cronologico. - In dAS, in data 20 settembre 1963, si legge: [il PM] «parte per Torino. Ritorna a Roma il 22, ore 20,30».

2 Lc 17,21.

3 1Cor 10,31.

1 Cf Mc 2,7.

1 Gal 2,20.

2 Fil 1,21.

1 Cf Mt 26,26.

2 Liber Usualis, in Festo Corporis Christi, hymnus «Sacris solemnis», strofa «Panis Angelicus», ad Matutinum.

3 Cf Gv 6,54.

4 Gv 10,10.

5 Cf Gv 6,55.