22. I NOVE GRADI DELL'ORAZIONE
Corso straordinario di Esercizi Spirituali (12 maggio - 1 giugno 1963)
alle Superiore e Suore anziane delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 26 maggio 19631
Questa mattina chiediamo questa grazia: di migliorare l'orazione. Però occorre pensare quel che diceva san Pio X: «I gradi di orazione corrispondono all'ascesa spirituale di un'anima»1. Perciò la vera orazione continua nell'azione, cioè nelle attività, e dall'azione, dalle attività, l'anima passa facilmente all'orazione. Questa espressione: "Ora vado a pregare" è un po' infelice, questa espressione. Perché finora cos'hai fatto? Hai compiuto il tuo dovere, il tuo apostolato, hai atteso alle occupazioni tue proprie. E quello non era pregare? L'apostolato e le varie occupazioni sono orazione, se compiute santamente.
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Uno sguardo, quindi, ai gradi di orazione e perciò un po' conoscer lo stato dell'anima e quindi anche il segno di esser preparati all'ingresso in paradiso, cioè alla professione eterna.
Secondo i mistici (notar bene: quando si dice mistica non si parla di miracoli, di visioni, di apparizioni, di parlar lingue ignote, ecc.) la mistica è la più intima unione con Dio in quanto chi opera è lo Spirito Santo, interiormente.
Alla mistica, alla contemplazione tutte le anime son chiamate e tutte hanno le grazie per arrivarci e se non si arriva è per deficienza nostra, poiché la contemplazione è l'intelligenza del Vangelo, nei suoi vari capitoli e versetti.
La più alta contemplazione, la più alta preghiera è tutta espressa da Gesù Cristo, il quale non ha solamente invitato a osservare i comandamenti, ma ha invitato alla sua unione intima, all'unione dell'anima con sé, sì. E anche l'anima che arriva a un'unione semplice, ma sentita, avviene abbastanza spesso. È avvenuto abbastanza spesso che ho trovato anime molto semplici, ma vivono di contemplazione, vivono della spiritualità; ma generalmente, le anime più semplici, sì, semplici fra i cristiani veri. Qualche volta noi avrem da imparare dai veri cristiani, dalle anime semplici; da san Giuseppe, da Maria, ecco; le persone che spesso non hanno cultura speciale, ma hanno la comunicazione di Dio, di uno spirito di fede, di una fermezza, delicatezza, nessuna venialità deliberata. E poi l'unione con Dio. Come vive.
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I gradi di orazione, generalmente, sono indicati nove1. Tre sono per i gradi ascetici, vita ascetica e orazione ascetica. Poi vi sono altri gradi: cinque appartengono alla vita mistica, e in mezzo, fra i gradi di orazione ascetica e i gradi di orazione mistica, vi è un grado che è il quarto: orazione di semplicità che è come l'anello che passa tra i gradi di vita ascetica e i gradi di vita mistica.
Oh, che cosa sia la orazione vocale, è il primo grado, e tutti lo capiscono, primo grado di orazione, orazione vocale. Modello è il Padre nostro quale Gesù ci ha insegnato e tutte le orazioni che si dicono mattino e sera, rosario, i canti, ecc. L'orazione vocale.
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Secondo grado di preghiera che supera il primo: la meditazione.
Nella meditazione sono messe in moto le tre facoltà e cioè: la mente, la volontà, il sentimento. E queste tre facoltà sono mosse, sono applicate in un grado uguale.
Meditazione: si legge il tratto di un libro; esempio, si leggono le Beatitudini: la mente; poi la volontà: dovrei arrivarci allo spirito di povertà, alla mitezza, alla sete e fame della giustizia di Dio, ecc., la volontà che detesta il passato che non fu buono e, con l'esame si viene a conchiudere; quindi la preghiera, il movimento, il sentimento, allora, la preghiera.
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Poi, il terzo grado è orazione affettiva.
L'orazione affettiva si distingue dalle altre in quanto che, nella meditazione si applicano ugualmente le tre facoltà: mente, volontà e sentimento. Qui, nell'orazione affettiva è ancor la meditazione, ma in essa prevale l'affetto, il sentimento. Quindi, affettiva, il cuore. Anime che sentono di arrivar presto alla conclusione e ai propositi e poi all'orazione, così che il cuore è tutto orientato verso Dio. Perciò, c'è ancora l'esercizio di fede e di speranza, ma prevale l'esercizio dell'amore di Dio e l'amore al prossimo, quindi l'apostolato. L'affettiva.
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Tra questi tre gradi, che son di vita ascetica, e i cinque gradi di orazione mistica e anche vita mistica, vi è un punto, cioè, un grado di transizione, di passaggio: orazione di semplicità.
[Quarto.] L'orazione di semplicità - dice il Bossouet - è come una semplice visione o uno sguardo o una attenzione amorosa a qualche oggetto divino, sia Dio in se stesso o qualche sua perfezione, sia nostro Signore o qualche mistero, e siano altre verità cristiane; ad esempio, guardare il Crocifisso, e l'anima ha tutte le ispirazioni e tutta la luce che procede dal guardare il Crocifisso. Semplicità. Considerare il paradiso senza troppo studio, ma l'anima resta investita da quel pensiero, presa da quel pensiero, si ferma e già raccoglie il frutto dalla sua meditazione. Alle volte è l'orrore al peccato, orazione di semplicità, per cui si ha una detestazione viva e non si vuole l'imperfezione. Può esser che si consideri il mistero eucaristico, Gesù presente, Gesù che prende l'anima e la domina. Può essere l'Assunzione di Maria, può essere l'Immacolata, può essere più facilmente l'Annunziazione e può essere qualsiasi mistero del rosario. Orazione di semplicità, dove l'anima non sta a ragionare troppo e a cercare il metodo, ma è presa già, conquistata da Dio e l'anima già convive con Dio. Non, allora, disturbarsi col cercare il metodo perché si ottiene già il frutto del metodo.
Il metodo è sempre utile ai principianti perché col metodo si arriva ai gradi superiori di orazione e si arriva alla vera santificazione, cioè, di tutto l'essere: e la mente, la volontà e il cuore e il corpo stesso. Quindi orazione di semplicità. Anime che si turbano perché magari si credono di esser distratte mentre che sono raccolte; e viceversa avviene; allora l'assenza della semplicità.
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Poi vi sono i cinque gradi che son chiamati mistici e alla quale mistica tutte le anime son chiamate. Qui entriamo nella contemplazione.
La contemplazione è l'attenzione ad una cosa che ci conquista. Può essere che uno guardi il mare: che grandezza! Solleva il cuore a Dio. È contemplazione. L'altezza, l'imponenza dei monti: che grandezza, Dio! È già contemplazione. Ma contemplazione naturale.
Poi si può passare alla contemplazione soprannaturale. Gesù: «Sono il buon Pastore, do la vita per le mie pecorelle»1. Che bontà! Egli che va in cerca della pecorella smarrita. L'anima resta presa. E allora cosa abbiamo?
L'orazione di raccoglimento qui, [quinto] che è il primo grado della contemplazione.
L'orazione di raccoglimento infuso da Dio, caratterizzato anzitutto dall'unione dell'intelletto con Dio. Ad esempio, quello che si considera nelle parole del buon Pastore, Gesù. Con la sua bellezza e chiarezza infinita, Dio lo attrae e lo aderisce dal di fuori, ossia oggettivamente, mentre dal di dentro con la sua onnipotente virtù lo possiede, lo soggioga e conforta arricchendolo coi preziosi doni della scienza, dei quattro doni intellettuali che sono: sapienza e scienza, consiglio e intelletto, mediante i quali Dio lo fa penetrare d'un colpo in codesto mondo superiore dove risplendono le sue ineffabili meraviglie, di Dio. Quindi ammirazione di Dio: bontà; il Crocifisso, il quale serve per tutti, anche ai più alti gradi; l'Ostia che serve per tutti i gradi; ammirazione, godimento, pacificazione, purificazione; e più intensa e valida, l'applicazione e la conquista della fede e speranza e carità.
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Questo, forse, può spiegare un tantino quello che si legge nella vita del canonico Chiesa che penso abbiate letta. Quando era chierico, racconta di sé (e questo risulta dai taccuini, dai notes che sono 12 quelli che abbiamo, qualcheduno forse è andato perduto), parla di sé, quando era chierico. A Messa, nella cappella dei chierici, alla domenica continuava il vescovo a venir a celebrare la Messa ai chierici e faceva sempre la meditazione. Parlò della Sacra Famiglia, il vescovo, perché era quel giorno, secondo la liturgia. Fu così preso dal pensiero di quella Famiglia sacra: Gesù, Maria, Giuseppe, quella casa santa, quella convivenza santissima tutta in unione con Dio, in bontà. "Oh, come si sta bene in quella Famiglia! Signore, fatemi il quarto membro della vostra famiglia, conchiuse: voglio vivere con voi". E questo lo ha riempito così, l'animo, che, proposito e preghiera: "Accettatemi come membro, Gesù, Giuseppe e Maria, [come] quarto elemento, quarta persona della Sacra Famiglia". E quindi quali conversazioni, considerandosi il quarto membro della Famiglia; conversazioni con Gesù fanciullo, giovinotto, con Giuseppe, con Maria; considerare Giuseppe, come suo padre; Maria, come la madre; Gesù, come il fratello. Quindi, l'intimità. E questo orientò la sua vita. E stabilì poi che si celebrasse solennemente la Sacra Famiglia nel giorno dovuto, liturgico. E volle anche lasciare una somma con la quale,con gli interessi annuali, si continuasse a celebrare solennemente la festa della Sacra Famiglia nella parrocchia in cui egli era stato mandato. Quindi preso. È una svolta della sua vita, una determinazione, la scelta di una vita: vivere come quarto membro della sacra Famiglia. E allora, siccome si trovava felice quel giorno: "Ma mi venne il timore che un bel giorno poi, dimenticassi tutto e ricadessi nella tiepidezza". E domandò, espresse questo suo timore. E il Signore rispose: "No, continuerai". "Ma, che segno mi date? Son sicuro?". E domandò un segno che avrebbe potuto continuare così, vivere come il quarto membro della Famiglia santa. E nel taccuino dice: "E il segno mi venne dato", puntini, non dice quale. Ma fatto è che quella fu la divozione che ricordava in tutte le circostanze, quando era possibile.
Quello è un giorno in cui l'orazione di raccoglimento infuso [è] caratterizzato dall'unione dell'intelletto con Dio. E dopo l'intelletto viene tutto l'essere, cioè anche la volontà, il cuore.
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L'altro grado che è pure di contemplazione (sono quindi ancora quattro): l'orazione di quiete, sesto.
Il sesto consiste in un sentimento intimo della presenza di Dio che assorbe la volontà e riempie l'anima ed il corpo anche, di una soavità e diletto veramente ineffabili. Allora può accompagnare tutta l'attività. Qualche volta l'anima è così assorbita, la volontà è così riempita, l'anima, che si manifesta anche all'esterno, non con qualche cosa di straordinario, ma con una delicatezza e un'abituale unione con Dio che si dice: quella persona è sempre su se stessa, è sempre in uno stato di unione con Dio, domina le parole, domina i sensi. Frutti sono: libertà di spirito, timore filiale di disgustar Dio, amore alla mortificazione ed al lavoro, umiltà, disgusto del piacere, aumento di virtù.
Persone che chiedono delle penitenze fisiche, corporali. Ma prima bisogna che arrivino a questo grado, sesto, perché allora la mortificazione, e anche il cilicio, può diventare una tentazione di superbia, compiacenza di sé, come fosse già in alto grado perché fa qualche cosa di quel che facevano i santi. Ma le mortificazioni devono procedere da un grado distinto di orazione di quiete.
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Oh, poi gli altri tre gradi che son gradi di unione.
Il primo è l'orazione di unione [semplice (settimo)], è quel grado di contemplazione infusa in cui tutte le potenze interne sono prigioniere ed occupate in Dio. Contemplazione infusa. Le potenze dell'anima sono assorbite, quindi prigioniere di Dio. Segni sono: l'assenza di distrazioni, sicurezza di stare con Dio, e anche l'assenza di stanchezze. Ma si parla qui, non tanto della stanchezza fisica, ma della stanchezza delle potenze interiori.
Anche qui può giovare quello che è nella vita del canonico Chiesa1. Un giorno io avevo mandato da Casa Madre al canonico Chiesa, avevo mandato don Barbieri, che allora era chierico, a portare le bozze di un libro che si stampava (era suo). Va alla parrocchia, trova il canonico Chiesa solo in un banco vicino all'altare tutto intento alla sua ora di Adorazione. Allora egli, il chierico Barbieri, si avvicina e con rispetto, cercando di non disturbarlo troppo: "Canonico, vuol favorire di correggere queste bozze?". E le porge. Ma l'altro era tutto in Dio con gli occhi socchiusi. La preghiera. E allora dice un po' più forte: "Signor canonico, vuol favorire?". E non risponde. Allora lo tocca al braccio: "Vuol correggere queste bozze, per favore?". Allora ha una scossa, come se rientrasse in sé, così anche un po' disgustato di essere stato sorpreso e disturbato in quella unione pacifica, intima con Dio.
Ecco, qui siamo veramente all'orazione di unione. Questo è il grado semplice di unione.
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Ma poi vi è l'altro grado che sarebbe anche l'ottavo, nei gradi compresi. Questo grado estatico di orazione è costituito dall'unione estatica nella quale si verifica il fidanzamento spirituale. Qui sono descritti questi punti da san Tommaso: «Èun uscire fuori da sé medesima, l'anima». sant'Agostino chiama: Mentis alienatio a sensibus. E cioè, non si sente più, esteriormente, quello che avviene perché [l'anima] è assorbita, è presa da Dio e i sensi poco usano e poco si ode, poco si vede, poco si sente anche la fatica esterna. Siamo in quello che gli autori [chiamano] e si è verificato in tanti santi, come il fidanzamento spirituale; tutta viene assorbita [l'anima] già da Gesù. Ma non c'è ancora totalmente l'essere umano che si è donato1.
Se si facesse la professione, veramente professione, si sarebbe al fidanzamento. E se poi è fatta completamente nel senso completo, allora sarebbe:
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La trasformazione che è il più alto grado o matrimonio spirituale che sarebbe, questo, il nono1.
E cioè, san Giovanni della Croce2 lo definisce: una trasformazione totale dell'amato nell'amato, cioè in Gesù, nella quale, ambedue le parti si cedono a vicenda, cioè si trasferiscono l'una nell'altra; trasferendo, l'una, l'intero possesso di sé all'altra con una certa consumazione di unione amorosa in cui l'anima diventa divina, e Dio, per partecipazione, per quanto è possibile in questa vita. Effetti sono: la morte dell'egoismo; l'anima tesa alla gloria di Dio che è la preoccupazione dell'anima, allora, che Gesù sia amato, quindi frutto l'apostolato. Il desiderio allora di patire, proviene da un amore sempre più sentito (godere anche di esser perseguitati, malveduti); zelo ardente per le anime; l'ansia di silenzio e di solitudine, e una pace imperturbabile qualunque cosa succeda e dentro di noi e fuori di noi.
Allora, qual è l'espressione? L'espressione di questo grado è il vivit vero in me Christus4. La persona è ceduta tutta a Gesù, che faccia lui, e che fa lui. Èlui che fa, allora: Vivit vero in me Christus. Per il matrimonio l'una parte che cosa fa? Cede all'altra il dominio di tutto. Dio si unisce all'anima, l'anima cede tutta se stessa a Dio: "fa quello che vuoi". Allora è l'abbandono anche perfetto, se vogliamo. E si verifica quello che dice Gesù, ed è il grado, quindi, perfetto di orazione: «Io in essi» ego in eis3. Gesù dice: «Io sono in essi». Questo, siccome è nel Vangelo, è per tutte le anime. A questo grado, le anime dovrebbero arrivare. Allora si arriva alla preparazione completa per l'ingresso in paradiso: Vivit vero in me Christus. Una cosa sola col Padre e con Cristo.
Domande: Tutti possono arrivarci? Sì. Questo ideale è aperto a tutte le anime: Estote perfecti5, è completo. Oppure l'altro: Ego in eis.
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Conclusione: è il termine normale di ogni vita cristiana, religiosa, pienamente vissuta, quando saremo perfettamente cristiani, pienamente religiosi. Altro che pensare a cose straordinarie, è la professione che ci impegna. E impegna già la vita cristiana, ma qui in modo molto diverso. Svolgendosi infatti gradualmente e senza nostri ostacoli, cioè ostacoli da parte nostra, dovrebbe sfociare necessariamente nella unione trasformante che è per tutti il normale preludio della visione beatifica. Confusioni ce ne sono tante, sì, nelle cose.
E tra i libri di ascetica, quello che ci insegna le vie e quello che insieme ha la grazia, è il Vangelo. Cosa si vuol cercare? È il Vangelo, lì è il vino puro, mentre che i libri hanno molta acqua e poco vino e qualche volta solamente più un colore di vino.
La vita in Cristo, quindi: Vivit vero in me Christus1. Ma quando ci sono ancor tante cosette, ci son ancor tante idee, tanti gusti nostri, noi non finiamo di cedere tutto a Dio, tutto a Gesù, mentre che, se l'anima è tutta di Dio, ha ceduto tutto, Gesù cede all'anima se stesso, è tutto poi lui che vive nell'anima e la conquista fino a possederla tutta e a dominarla.
E cosa risulta? Una grande potenza della sua preghiera: "Io voglio questo". L'anima domanda sol più cose che piacciono a Dio, ciò che riguarda Dio e la salvezza delle anime. Allora l'anima domanda e ottiene. Qualche volta viene ardita: "Voglio questo". E Gesù ha ceduto se stesso all'anima in quelle cose che sono del volere di Dio, del Padre celeste.
Vi è qualche cosa in cui dobbiamo umiliarci, certamente, e tuttavia, mirare alle vette, alle altezze, sempre. Notando bene che qui sono i gradi di orazione, ma sono i gradi anche di santificazione. E si misura, quindi, la nostra più o meno alta santificazione dal grado di orazione che noi abbiamo raggiunto. Anime semplici, anime complicate. Semplici essere, non complicate, non tanti problemi: fede, speranza e carità nel più alto grado. Arrivare alla trasformazione, il nono grado.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 63/b (= cassetta 132/a). Per la datazione, cf PM: «Questa mattina chiediamo questa grazia (...). Uno sguardo, quindi, ai gradi di orazione» (cf PM in cl98). - dAS, 26/5/1963 (domenica): «Celebra [il PM] verso le ore 5. Alle ore 6 va ad Ariccia, dopo va all'Istituto «Regina.Apostolorum» per le vestizioni. Dopo ritorna ad Ariccia e rimane chiuso per il suo Ritiro (...). Fino alle ore 10, però, è a disposizione delle PD per la meditazione e per sentire le suore. Ritorna a Roma il 31/5, ore 17». - dAC e VV (cf c85).
2 S. PIO X, Sommo Pontefice dal 4 agosto 1903 al 20 agosto 1914.
1 Elenchiamo l'ordine dei nove gradi di orazione per facilitare il confronto con quanto espone il PM:
1) grado: orazione vocale.
2) grado: orazione mentale.
3) grado: orazione affettiva.
4) grado: orazione di semplicità.
5) grado: orazione di raccoglimento infuso.
6) grado: orazione di quiete.
7) grado: orazione di unione semplice.
8) grado: orazione di unione estatica.
9) grado: orazione di unione trasformante.
1 Gv 10,11.
1 Il sacerdote FRANCESCO CHIESA (1874-1946), è Servo di Dio.
1 Su questo «ottavo grado di orazione» si cf A. ROYO MARIN, O.P., Teologia della Perfezione Cristiana, II ed. (EP, Roma 1960), da pag. 881 a pag. 897. A pagina 883 si trovano le citazioni di s. Agostino e di s. Tommaso.
1 Sul «nono grado di orazione», si cf l'opera citata, da pag. 897 a pag. 912. (Il nono grado don Alberione lo completa nella meditazione seguente al n. 205).
2 S. GIOVANNI DELLA CROCE (1542-1591).
3 Cf Gv 17,23.
4 Cf Gv 17,23.
5 Mt 5,48.
1 Gal 2,20.