33. LA GLORIA DI DIO: FINE ULTIMO
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 26 luglio 19631
Nella santa Messa, dopo la consacrazione e dopo che il sacrificio viene offerto, primo alla Santissima Trinità, poi offerto per le anime purganti ed offerto nobis quoque peccatoribus, cioè per noi peccatori, e allora, dopo queste orazioni e prima del Pater noster vi è una cerimonia ed una preghiera di massimo valore, una preghiera la quale riassume, se considerata profondamente, riassume la teologia e l'ascetica e la mistica, preghiera alla quale noi abbiamo da considerare e penetrare nel suo senso intimo. E potrebbe essere la tesi, il pensiero dominante di una Visita al Santissimo Sacramento, oltre che nella Messa e nella stessa comunione.
Il sacerdote, quindi, scopre il calice, prende l'ostia santissima, consacrata, fra le dita della mano destra e forma cinque segni di croce: tre sopra il calice con l'ostia e poi ugualmente con l'ostia due segni di croce sul corporale. E il senso delle parole qual è? Per ipsum, et cum ipso, et in ipso2. E a ogni espressione, il segno di croce. Poi: est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti3, e le due croci sopra il corporale sempre con l'ostia santa. E la conclusione è: omnis honor et gloria4: ogni onore e gloria alla Santissima Trinità; a Dio Padre onnipotente, allo Spirito Santo, e con l'ostia, la Santissima Trinità, il Figlio di Dio incarnato, fatto uomo.
Ecco, è riassunta tutta l'ascetica e tutta la mistica, oltre che, se si considera più profondamente, tutta la teologia comprende.
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Omnis honor et gloria. Perché? Perché il Signore, la Santissima Trinità ha creato... Abbiam da considerare tre azioni della Santissima Trinità come opere ad extra, perché l'infinita gloria che la Santissima Trinità dà a se stessa, questo è immancabile: omnis honor, et gloria, perché il Signore ha creato il mondo, e ha voluto la redenzione, e opera la santificazione di coloro che seguono Gesù Cristo.
Però, tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, vi è una gloria infinita, eterna, per cui Dio non aveva bisogno di noi creature. Il Padre per generazione intellettuale produce il Figlio, e il Figlio ammira il Padre, e fra Padre e Figlio vi è come una linea che è lo Spirito Santo, il quale procede dal Padre e dal Figlio. Eterna gloria, infinita gloria. Non aveva bisogno di noi. Quindi è detto: non ci ha creato per indigenza, cioè perché aveva bisogno di qualche cosa, ma per sola bontà, affinché noi, creature intelligenti, comprendessimo qualche cosa di Dio, conoscessimo qualche cosa di Dio e adoperassimo tutte le creature in ordine a Dio. Quindi la gloria intrinseca è infinita, eterna nella Santissima Trinità.
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Ma poi c'è una gloria esterna. Il Signore creando tante cose e volendo che arrivasse, dalle creature, la sua gloria estrinseca, ecco, noi arriviamo a glorificar Dio e, in questa glorificazione della... portar quindi gloria esterna alla Santissima Trinità, una gloria estrinseca; abbiamo la nostra felicità nel glorificar Dio e Dio ha la sua gloria estrinseca.
Questo punto dell'altezza, questo pensiero, il quale dovrebbe essere il più intimo alla Santissima Trinità. Come consideriamo? Ecco, Iddio ha i suoi pensieri, la Santissima Trinità, per modo di esprimerci, e ha i suoi fini, la Santissima Trinità, sì. Allora, quando è che noi ci rassomigliamo a Dio? Quando abbiamo gli stessi pensieri, gli stessi desideri; quando l'anima, ripulita da ogni amor proprio, è arrivata a glorificare Dio in sé. Allora: Omnia in gloriam Dei facite1. E cioè: tutto quel che facciamo offrirlo alla gloria di Dio: omnia in gloriam Dei facite.
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Questo fine della glorificazione di Dio è il fine ultimo, assoluto della creazione, redenzione e santificazione, mentre che c'è un fine relativo, un fine che riguarda noi, cioè la santificazione, e cioè, dare a Dio la gloria estrinseca. E quindi ogni canto che fate, e il Magnificat, si dà alla Santissima Trinità una gloria esterna.
Quando l'anima è giunta a vincere tutto l'amor proprio, anche l'amor proprio che sembrerebbe più spirituale, allora entriamo nell'intimo della Trinità e accompagniamo Dio, rassomigliamo proprio a Dio nei suoi pensieri e nei suoi desideri, nei suoi fini. L'anima, allora, resta del tutto purificata e quindi, essendo così simile a Dio, ecco può essere immessa immediatamente in paradiso, dopo la morte.
Il fine ultimo. E anche la nostra santificazione, il nostro lavoro spirituale è ordinato alla gloria di Dio. E noi ci santifichiamo proprio per la gloria di Dio. Allora l'anima può arrivare alla perfezione quando veramente: omnia in gloriam Dei facite1.
Quanto si diceva di sant'Alfonso, e cioè: Quest'uomo non cerca che la gloria di Dio, il resto non gli importa nulla; quanto sant'Ignazio ha lasciato come ricordo ai suoi figli: Ad maiorem Dei gloriam, è la perfezione, l'apice. Solo due creatu... due Persone (non creature), due Persone hanno incominciato subito quella perfezione: l'Immacolata Concezione e l'Incarnazione: Fiat mihi secundum verbum tuum2. Et Verbum caro factum est3. Subito han raggiunto la perfezione, che tuttavia ha dei gradi, perché, come Maria, così Gesù proficiebat, progrediva in sapienza, età e grazia presso Dio e presso gli uomini4. Oh, anche i santi, arrivare a questo punto han tardato, tardato notevolmente nella vita, sebbene abbian lavorato con tanto impegno per la loro santificazione.
Ecco l'apice, il punto più alto di arrivo. Lì sta la santificazione.
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Se si domanda: in che cosa consiste la santificazione? Generalmente si danno tre risposte. E primo, la risposta: la vita in Cristo; l'altra risposta: l'unione con Dio; l'altra risposta: far la volontà di Dio in tutto. Ma è la prima risposta: la vita in Gesù Cristo.
Perché la perfezione è detta, quel che ho ricordato, ma la via unica per arrivare alla Trinità ed avere i pensieri della Trinità e i desideri e i fini della Trinità, è in Cristo, la configurazione nostra a Gesù Cristo, la conformità a Gesù Cristo: conformes fieri1. Qui è il gran mistero che predica san Paolo, il mistero del Cristo. Nessuna via arriva al Padre se non per Gesù Cristo: «Io son la Via»2. E si arriva al Padre, cioè alla Santissima Trinità «per me», ha detto Gesù Cristo3, io che son la Via. Perché gli chiedevano: Qual è la via? Son la via io, rispondeva agli Apostoli, Gesù Cristo.
Quindi vi è un'unica santità, vi è un'unica spiritualità, vi è un'unica via per cui noi possiamo arrivare alla perfetta santità, e cioè, quando c'è l'unione, attraverso Gesù Cristo, l'unione alla Santissima Trinità. Quindi: omnis honor et gloria4. Oh, poche anime capiscono! Ma quella santa che diceva: "Il mio cielo è unico, è il cielo della gloria di Dio". E san Giovanni della Croce: "Su quel monte non ci sta che la gloria di Dio" (cioè sul monte della perfezione).
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Così Gesù Cristo ha glorificato la Santissima Trinità, egli, il Figlio di Dio incarnato, e così abbiamo da unirci a lui, prima nelle intenzioni, nelle opere buone che facciamo.
Per ipsum, che vuol dire: per Gesù Cristo. E la Chiesa adopera spesso l'espressione: Per Christum Dominum nostrum. È tutta la morale.
Secondo: cum ipso, cioè con Cristo. E cioè: vivere in grazia e operare in grazia. Allora cum ipso, come Gesù operava, e da quando era bambinello che stava nella culla, quando era fanciulletto, quando era giovinotto, quando era uomo adulto, quando predicava, quando si è immolato sulla croce. Noi ci uniamo a lui, lui ci fa partecipi della sua grazia e noi, avendo la grazia nell'anima, operiamo con lui.
E allora in ipso. Questo poi è qualche cosa che - si direbbe - che va sui confini, sui limiti dell'infinito. In ipso. Le nostre opere buone non sono solamente fatte da noi e con la retta intenzione e con lo stato di grazia. Ma noi in ipso, cosa abbiamo? Noi e Gesù Cristo insieme, o come dice sant'Agostino: Il Cristo per esser completo risulta da: il Figlio di Dio incarnato e noi: noi con lui, lui in noi.
Il paragone che ha portato Gesù è da approfondirsi, da conoscersi bene, sempre meglio, almeno: «Io son la vite e voi i tralci»1. Dunque, considerate una vigna: vi è la vite e, attaccata alla vite, ci sono i rami, cioè i tralci e, alla stagione buona, vi è l'uva: questo è il frutto. Ora, come si produce questo frutto? Che cosa contribuisce a dare questo frutto? La vite che ha la linfa, il tralcio che ha la medesima linfa. E il frutto è di Gesù Cristo e nostro, che diventiamo due cooperatori, cooperatori di Gesù Cristo, e quindi il Cristo per intiero: il Figlio di Dio incarnato più noi, o, come dice sant'Agostino: Christus sumus2. Siamo Cristo noi.
Se noi capissimo che cosa siamo quando possediamo Gesù Cristo e operiamo «con Cristo» e, prima ancora «per Cristo» e poi in ipso, noi ci sentiremmo tanto elevati. Gesù Cristo che è il capo, noi le membra3. Il capo è la vite, le membra operano per la linfa che procede da Gesù Cristo, e le membra siamo noi: e le mani che operano e i piedi che camminano e il cuore che ama e la testa che pensa e la volontà che vuole. Vi è il mistero del Cristo, quello che è l'argomento che viene sempre fuori dalle Epistole di san Paolo, e si dice: secundum evangelium meum4, cioè, è lo stesso Vangelo capito meglio, non è un altro Vangelo, è il Vangelo capito meglio, compreso meglio e presentato a noi. È lì la base dello spirito paolino, è quella.
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Allora, siccome Gesù Cristo: Gloria in excelsis Deo, pax hominibus1, ecco tutto: il Figlio di Dio che glorifica il Padre, e noi, uniti a lui, glorifichiamo. E quanto più noi arriviamo veramente a dire: omnis honor et gloria2, mai un amor proprio, mai un'espressione, un'intenzione di amor proprio, neppure la santificazione, (ma non si scandolezzi qualcheduna perché non lo capisce) ma quello è poi la penetrazione, quando si arriva lì: omnis honor et gloria; non la nostra, in nessun modo.
E tuttavia Iddio ha ordinato le cose che, glorificando lui, lodando lui, siamo felici in paradiso, quando noi avremo completamente unificato il nostro essere, le nostre volontà, i nostri desideri, le nostre parole, la nostra attività alla Santissima Trinità: omnis honor et gloria.
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Adesso, questa preghiera di grande importanza, di grande valore, si può penetrare sempre meglio, e si può fare in modo più semplice: facendo bene la comunione, ascoltando bene la Messa e facendo bene le Visite al Santissimo Sacramento. Può essere anche più semplice: la lettura del Vangelo e di san Paolo, comprendere. Per ipsum, et cum ipso, et in ipso1, ogni onore e gloria a Dio.
Mirare a questa altezza, se ho detto, anche i santi han tardato a raggiungere questa purificazionea.
L'espressione della Teologia della Perfezione2 dice: Anche la santificazione non si opera che in ordine alla maggior gloria di Dio. Allora è la perfezione. Perciò chi passa da questa vita all'altra si ha da entrar subito in paradiso. Instaurare omnia in Christo sive quae in coelis, sive quae in terra sunt3: e gli angeli che hanno la loro glorificazione per Gesù Cristo e tutti gli uomini della terra.
Perciò camminare sempre con molta umiltà: sono ancor lontano. Quando si dice: fatevi santi, non si finisce lì; ma se si vuol raggiungere la vera santità, è questa immedesimazione dei pensieri e dei desideri e della volontà nostra alla Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Perciò ecco, ogni giorno un pochettino di più capire questa preghiera e farla sempre più di cuore, e quindi i segni di croce. Per ipsum, et cum ipso, et in ipso4; e poi ecco: omnis honor et gloria5 al Padre, allo Spirito Santo, alla Santissima Trinità. Oh, seguite pur la via semplice perché vi sono molte anime che non hanno molta cultura, ma hanno tanta luce di Dio. Se anche nell'assistere ai morenti noi li portiamo: omnis honor, et gloria, risparmiamo loro il purgatorio. Aiutare, aiutare, sì, perché si vuole il paradiso in premio, certamente. E questo sempre per ipsum, et cum ipso, et in ipso, ma che si arrivi: omnis honor, et gloria, perché in cielo è così, così la nostra beatitudine eterna.
La lode a Dio anche nelle minime cose: mangiare, dormire, bere, tutte le piccole cose: sive manducatis sive bibitis, omnia in gloriam Dei facite6.
Preghiamo un po' il Signore che ci dia questa grazia di mirare all'apice, pure nei diversi gradi. Preghiamo.
Sia lodato Gesù Cristo.
Cara e tenera mia madre, Maria....
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1 Nastro 67/b (= cassetta 137/b). - In PM, nessun indizio cronologico. - dAS, 26/7/1963: «Alle ore 5,30 [il PM] va in via Portuense nella Casa Generalizia delle PD per la celebrazione e meditazione». - dAC, 26/7/1963: «Il PM ha celebrato la Messa per la santificazione di Casa Generalizia e i suoi membri, e ha fatto meditazione».
2 Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...
3 Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...
4 Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...
1 1Cor 10,31.
1 1Cor 10,31.
2 Lc 1,38.
3 Gv 1,14.
4 Lc 2,52.
1 Rm 8,29.
2 Gv 14,6.
3 Gv 14,6b.
4 Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...
1 Gv 15,5.
2 S. AGOSTINO, In Ps enarr. 2,2; ML 36,200.
3 Cf 1Cor 12,27 et passim.
4 Rm 2,16.
1 Lc 2,14.
2 Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...
1 Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...
2 Si tratta del libro: La Teologia della Perfezione cristiana, già citato.
3 Ef 1,10.
4 Missale Romanum, canon Missae, Per ipsum...
5 Missale Romanum, canon Missae, Per ipsum...
6 1Cor 10,31.