Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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11. LO SPIRITO DI GESÙ: LE BEATITUDINI

Corso straordinario di Esercizi Spirituali (12 maggio - 1 giugno 1963) alle Superiore e Suore anziane delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 13 maggio 19631

Questa mattina abbiamo particolare bisogno della luce di Dio onde comprendere il fondamento della santificazione che è lo spirito di fede. Perché tutta la santificazione si appoggia sopra le tre virtù teologali o divine, dalle quali virtù procede tutta la santità, sia nella rinunzia di ciò che non piace a Dio e sia l'accettare il volere, ciò che piace a Dio. Ma se le tre virtù sono la base della santificazione, la carità e la speranza procedono già dalla fede, quindi, in primo luogo, la fede.
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Ora, comprendere sempre meglio quello che già tante volte avete meditato, e cioè: siamo nati dotati di mente, cioè della ragione e della volontà e del sentimento. così costituito l'uomo: anima e corpo.
Ma poi siamo nati una seconda volta1 - secondo dice il Maestro Divino - e cioè, un essere nuovo in noi che è l'abitazione di Gesù Cristo in noi, lo Spirito santo in noi, che abita nell'anima che è in grazia di Dio2. E allora, come in noi c'è la mente, così c'è la fede; l'uomo soprannaturale comincia lì; la grazia, cioè la vita di Dio in noi produce, nella mente, la fede. Poi in noi c'è la volontà, ed ecco che il Signore in noi produce la volontà di vivere di Dio e di praticare la volontà di Dio, fare il bene. E terzo, come noi abbiamo il sentimento che deriva dall'anima e dal corpo, così abbiamo la vita soprannaturale, la grazia, la carità. Abbiamo la carità. Ecco lì un essere nuovo in noi.
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L'uomo è un composto di anima e corpo, l'uomo naturale. Ma sopra vi è steso un organismo spirituale. Exue veterem hominem et indue novum hominem: svesti l'uomo vecchio, e rivestiti dell'uomo nuovo qui creatus est in iustitia et sanctitate veritatis1. E allora ecco, in questo nuovo organismo spirituale oportet nasci denuo2: è necessario che tu nasca una seconda volta, dice Gesù.
In questo organismo, ecco, si produce la fede, e la prima virtù che viene è la fede. Allora abbiamo, non solamente la ragione e la volontà e il sentimento, ma abbiamo la fede nella nostra mente; abbiamo la volontà che cerca Dio, cioè il suo volere; la volontà nostra non vuole le cose soltanto secondo la ragione, ma secondo la mente di Dio; e terzo, il nostro cuore ama, cerca, desidera non soltanto le cose umane, ancorché rette, ma le cose che sono di ordine soprannaturale, cioè vive in noi Gesù Cristo e produce i pensieri e i voleri nuovi, i sentimenti nuovi, così che, per lo Spirito che abita in noi, questo essere soprannaturale che è in noi, questo organismo soprannaturale, ecco, inizia con l'esercizio che produce, in primo luogo, la fede.
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La fede. Vi è certamente la fede nel cristiano, ma può avere tanti gradi, la fede, e si può arrivare allo spirito di fede, cioè: quando noi ragioniamo secondo Dio, e vogliamo ciò che vuole, allora; e amiamo ciò che Dio ama e desideriamo ciò che Dio desidera. Ecco, è Gesù che abita in noi e il suo programma è: «Gloria a Dio, pace agli uomini»1.
In questo organismo spirituale, soprannaturale [vi è] lo spirito di Dio. Vi è lo spirito mondano che desidera solamente piaceri, star bene, e ambizione, ricchezze, soddisfazioni, capricci. E vi è lo spirito di Dio che è lo spirito di Gesù Cristo, che noi impariamo da Gesù, da lui. E avete imparato. Non avete cercato la ricchezza, il vestir bene, ecc., ma la povertà. Non avete cercato la soddisfazione umana, la sensualità, neppure le consolazioni della famiglia, ma avete cercato in Gesù Cristo, ciò che Gesù Cristo ha voluto: vergine, Maria, da cui nacque; vergine, san Giuseppe, padre putativo; vergine lui. E poi volontà, cioè conformare la volontà al Padre celeste e agire secondo questa volontà di Dio cercando sempre il meglio, ciò che è più perfetto. E avete cercato il più perfetto per l'ispirazione dello Spirito Santo: «Se vuoi esser perfetto, vieni, lascia tutto e seguimi»2. Questo distacco e questa conquista, conquista di Gesù, in maniera che vive in noi Gesù Cristo. Questo è l'ideale.
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Per comprendere, così, un po', fino dal principio quello che dobbiam meditare:
Lo spirito di Gesù, qual è? Qual è lo spirito soprannaturale e quanto noi lo comprendiamo?
Ecco, se vogliamo capire lo spirito di Gesù:
«Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli»1.
Noi cerchiamo la povertà. Cercare la povertà, sì, voto, questo è proprio desiderare lo spirito di Gesù Cristo. Quindi, egli è nato in una grotta, e allora noi desideriamo la camera meno comoda, il vestito più povero e il cibo moderato, e preferire quello che è meno gustoso rispetto a quel che è gustoso. E non misurare la quantità del cibo che uno prende perché piace di più... Indifferenza. Piace se è necessario e conforme ai bisogni della salute, non lo spirito egoistico, quel che piace, ma quello che è necessario, che è secondo il volere di Dio, anche se è amaro e anche se è medicina. E questi che non vogliono la terra, vogliono il cielo: «ipsorum est regnum coelorum».
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Vi sono nazioni in cui farsi suore è conquistare una posizione migliore, una soddisfazione migliore perché in casa, perché nell'ambiente in cui vivevano: privazioni, vita disagiata. E allora si confonde la vocazione con la comodità, con lo spirito umano. Bisogna guardarsi sempre. In certe nazioni è una rinunzia seguire la vocazione, come lo è già in certi Paesi dove si conduce già un livello di vita più elevata naturalmente, e in altre, si confonde la vocazione con la ricerca della vita più comoda. Bisognerà in questo - tra parentesi - vedere quale sia lo spirito di un'aspirante, cioè, se è la ricerca di Dio o la ricerca di se stessa.
Lo spirito di Gesù: eccolo nella grotta, eccolo al lavoro di banco, falegname. E come? Se non ci fosse in noi lo spirito del lavoro, della fatica, che può essere intellettuale e può essere morale e può essere fisica...
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E «Beati i miti»1, cioè quelli che non si offendono e non si vendicano e sempre sopportano e sanno rimandare l'ira all'indomani, son mitigati nel parlare. Piuttosto tacere e lasciare che i pensieri di Dio e il riposo orientino le nostre parole. «Beati i miti», come Gesù. Veniva crocifisso, sicut agnus2: come un agnello guidato al macello. E taceva. Iustus pro iniustis3: lui, giusto, per noi peccatori. E desiderava, lo voleva, proprio di morire pei peccatori. Se noi fossimo capaci arrivare lì! Consumare i nostri giorni e le poche forze o le molte forze per le anime, per quelli che sono anche nemici della religione e quelli che noi desideriamo con noi in paradiso.
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«Beati quei che piangono perché saranno consolati»1
Voi sarete nel dolore, ma la vostra tristezza si cambierà in gaudio2, leggiamo in questi giorni nel Vangelo. E cioè: beati quelli che soffrono per i peccati che commette il mondo, peccati che offendono tanto Dio, e piangono, queste anime, son dolenti, come santa Caterina da Siena, come santa Gemma Galgani, come san Paolo e come Maria, in primo luogo. Qui lugent, che piangono i propri peccati. E saran consolati perché ci sarà il perdono, e saranno consolati in cielo; il gaudio.
Se vogliamo il gaudio con Gesù Cristo, ecco, noi vivere come Gesù Cristo, sì, anche se siamo disprezzati, malveduti, interpretati in male, cacciati in un angolo, né che nessuno conti su di noi o dia importanza, neppure che si parli. Non comparire quando ci sono le lodi, ma fare il bene e sfuggire l'apprezzamento del mondo. Come sono invertiti i ragionamenti quando c'è lo spirito di Gesù Cristo! E lui che ha fatto, predicato così. E fu consolato, risuscitato e ora [è] alla destra del Padre.
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«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia», quoniam ipsi saturabuntur1.
Beati coloro che hanno fame e sete della santità. Ma noi cerchiamo la santità o la sanità? Noi cerchiamo la santità oppure una vita conformata un po' ai nostri privati desideri personali, capricciosi? Alle volte vi sono ragionamenti e desideri e modi così umani! Fossero almeno cristiani! Ma qualche volta bisognerebbe dire così. E tuttavia, tanto meno arrivano ai sentimenti di una persona consacrata a Dio. Ma che cosa si vuole ancora se non si vuole Dio che è il bene infinito, eterna felicità, e non si trova la gioia in questo? E alle volte vi sono persone che si addolorano della famiglia: gli è capitata una disgrazia, è morta la mamma. Si addolorano al modo umano, non al modo cristiano, tanto meno al modo religioso. Come pensiamo? Ma se vive in noi Cristo, avere lo stesso cuore, cioè: in noi, il cuore di Gesù, i sentimenti. Arriviamo?
La morte all'uomo vecchio e viva l'uomo nuovo qui, che è Cristo, l'uomo, il quale è stato creato nella santità, nella giustizia. La sete! la sete! La preoccupazione dal mattino alla sera di far sempre meglio la giustizia, la santità: "Questo lo faccio meglio, oggi, di ieri; e se ieri ho scopato bene, oggi con più diligenza e con spirito soprannaturale come quando Gesù scopava la casetta e il laboratorio, metteva in ordine, la pulizia, ecc.". Questa fame e sete! Ma si sente proprio fame dentro? proprio sete di Dio? Oppure noi siam travagliati perché qualche volta non abbiam tutto quel che ci soddisfa, qualche volta ci sembra che in quella giornata il pasto sia posticipato di qualche mezz'ora? E abbiamo quella fame e sete di Dio! Sitivit anima mea te, Deus2: l'anima mia ha sete, sete di Dio. Questo.
Dice Gesù: Io cerco quel che vuole il Padre: Quae placita sunt ei facio semper3. E poi santificarsi per ottenere la salvezza alle anime, perché Gesù dice: Io mi santifico per loro, cioè per la salvezza di loro. Propter eos sanctifico meipsum4. E se siete sante edificherete attorno a voi. E, d'altra parte, la santità di un'anima è quella che influisce sulla santità delle anime, per mezzo della grazia.
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E «Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia»1. Giudicano in male, condannano il prossimo, criticano e rilevano i difetti degli altri. «Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia». «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori»2. Misericordia! Misericordia! Perché ci salviamo sol per la misericordia, non per la giustizia. E allora, se noi abbiamo un cuore tenero per tutte le miserie umane, spirituali, in primo luogo, poi anche fisiche...
Guardare quel mappamondo, la figura della Terra e smuovere, far girare - diciamo così - quel mappamondo e guardare le nazioni. Qui, guardate, per esempio, l'India: 450 milioni di abitanti, 4 milioni di cristiani. E tutti gli altri? In Cina: 700 milioni, e quelli che sono cristiani sono ancor distaccati, adesso, come scisma, da Roma; ma erano pochi i cristiani e questi sono aderenti, molti almeno, non tutti certamente, ma molti, alla chiesa nazionale, cioè, scismatica. Avere un cuore tenero, il cuore di Gesù.
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«Beati i pacifici perché essi saran chiamati figli di Dio»1. Quei che amano la pace.
E il Papa ha avuto il premio della pace. E l'ultima enciclica è «Pacem in terris»2. La pace! Le invidie e gli odii, i disprezzi del prossimo, la voracità, il voler dominare con l'orgoglio... È questo che mette in rovina la pace. Ci vuole una pace fondata sulla verità, sulla giustizia, sulla carità, sulla libertà umana.
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E Beati quelli che soffrono persecuzione «propter iustitiam quoniam ipsorum est regnum coelorum»1.
E cioè, quelli che soffrono per la fede, quelli che soffrono per il peccato che dilaga e soffrono perché si offende Dio, Gesù Cristo, la Chiesa, i sacramenti. E sono malveduti quelli che sono retti e vivono bene. E il disprezzo anche di chi porta l'abito religioso, di chi è consacrato a Dio. Abbiamo lo spirito di Gesù Cristo? È necessario conoscere lo spirito di Gesù Cristo.
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Allora la conclusione: la meditazione del Vangelo. Ma non solamente di quel che Gesù ha detto, ma quel che Gesù ha fatto; come è nato, come è stato bambino, come ha lavorato, come viveva nella casetta di Nazaret: nella silenziosità, nello spirito di orazione, nel lavoro continuato; nella vita pubblica, e nell'immolazione di se stesso per noi fino poi a dare la vita come conclusione.
La fede! Lo spirito di fede, che nasce dalla fede. Ma la fede può essere solamente la recitazione di un Credo che in quel momento vale. Ma questa fede che arrivi allo spirito di fede. Dallo spirito di fede si arriva alla contemplazione e, dalla contemplazione, alla visione eterna di Dio. I passi sono quelli. Esaminare, quindi, la nostra mente come ragiona, come pensa.
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Dopo le Costituzioni, che hanno il Vangelo applicato, andiamo alla fonte, al Vangelo stesso. E se vogliamo lo spirito di Gesù, vedere tutto in Dio, vedere tutto con la luce di Gesù Cristo e quello che poi è riassunto nelle otto Beatitudini. Oggi meditare le Beatitudini. Lì sta lo spirito di Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 57/a (= cassetta 126/b). Per la datazione, cf PM: «Questa mattina abbiamo particolare bisogno della luce di Dio onde comprendere il fondamento della santificazione (...). La santificazione si appoggia sopra le tre virtù teologali». - dAS 13/5/1963: «Dopo la meditazione in comune va [il PM] ad Ariccia per gli Esercizi delle PD». - dAC, «12 maggio-1 giugno: ad Ariccia, primo corso straordinario di Esercizi Spirituali. Il Rev.mo PM, che era fuori Roma, giunge in tempo per l'Introduzione» (cf dAS in c76). - VV: «12 maggio-1 giugno 1963: 1º corso straordinario di Esercizi (Madri)» (cf PM in c210). - La meditazione di introduzione non ci è pervenuta.

1 Cf Gv 3,3.7.

2 Cf 1Cor 3,16 et passim.

1 Cf Ef 4,24, cf pure Rituale (della vestizione religiosa e chiericale) Piae Societatis A s. Paulo apostolo, Albae Pompejae 1947.

2 Gv 3,7.

1 Lc 2,14.

2 Cf Mt 19,21.

1 Mt 5,3.

1 Mt 5,5.

2 At 8,32.

3 1Pt 3,18.

1 Mt 5,4.

2 Cf Gv 16,20.

1 Mt 5,6.

2 Sal 41,3.

3 Gv 8,29.

4 Gv 17,19.

1 Mt 5,7.

2 Mt 6,12.

1 Mt 5,9.

2 GIOVANNI XXIII, Lettera enciclica Pacem in terris, 11 aprile 1963.

1 Mt 5,10.