Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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48. LA FEDE

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Alba, Casa Madre, 20 ottobre 19631.

...è virtù fondamentale, e tutte le altre virtù sono in proporzione della fede. La fede è paragonata al fondamento di una casa, la base di una casa. Il fondamento non si vede, ma è quello che sostiene la casa: Domus Dei, credendo fundatur, e poi: sperando erigitur, e poi: amando perficitur2. Ma le due altre virtù sono in proporzione della fede.
È inutile dire: umiltà, obbedienza; e poi, carità e apostolato e vita comune. Ispirare maggior fede, perché quando c'è una fede debole, se pure c'è, si aspetta e si cerca la vita cristiana soltanto. Ma se la fede è più profonda, allora che sorgono le vocazioni, perché credono meglio; e cioè, se un fondamento è debole, si alzerà la casa di un piano, due, forse, ma non si arriverà a dieci piani perché cascherà la casa, cascherebbe la casa perché non c'è il fondamento proporzionato.
E così: se c'è la fede si arriva alla vocazione; se c'è la fede viva, si arriva a vivere la vita religiosa. Ma se si indebolisce la fede, la vita religiosa va scadendo e si conduce avanti una vita religiosa tiepida, poco osservante e quindi poca santificazione.
Quando si capisce che anche un atto minimo di obbedienza vale un merito e un premio eterno, allora si è pronti a fare; se invece non lo si capisce, non si ha questa fede, si trascura: trascuranza nelle parole, trascuranza negli orari, trascuranza nell'apostolato, e allora la vita di perfezione, l'osservanza, quindi, del primo articolo delle Costituzioni, non può venire realizzato, non viene realizzata la santificazione.
Molti avvisi, consigli, e anche molti propositi, secondo c'è la fede, perché dando certi avvisi non si capiscono nel loro valore soprannaturale, non si capisce l'obbedienza in tante cose, perché non c'è la fede. E così, se invece c'è questa fede, l'osservanza sarà costante, generosa; l'apostolato si capisce e si fa con costanza e generosità; e si amano le persone, le Sorelle; e si vede, in tutto quel che è disposto, si vede Dio, la sua volontà: o che Dio vuole o che Dio permette. Si vive una vita di pensieri soprannaturali.
Quanti discorsi inutili, quante notizie inutili. Sono pensieri, allora, che non procedono dalla fede, fanno perdere tempo, almeno, fan perdere quello che abbiamo di forza in noi, sì. Fede ci vuole! Poi verrà la speranza, verrà la carità; poi verrà la povertà, la castità, l'obbedienza; verrà l'umiltà, verrà la perseveranza, sì.
Molte cose non si hanno da dire, si ha da ispirare il principio di fede, e cioè: veder Dio in tutto; e poi sentire quel che è il valore di un'opera buona davanti a Dio, quel che serve un'opera buona davanti a Dio, cosa serve rispetto all'eternità; che cosa è l'apostolato o se viene ad essere soltanto un lavoro. E tanto è fare un servizio sacerdotale come se si facesse un servizio di una famiglia. Si comprende l'apostolato, allora, non un lavoro. Ma [per] questo, occorre che ci sia la fede.
Se questa fede si attinge dal tabernacolo, ed è il primo punto della Visita, riguarda la fede, se si attinge non si ha bisogno di molte esortazioni, l'anima stessa lo sente, capisce il valore di ogni momento della vita, che in ogni momento si possono guadagnare premi per un'eternità; un momento può valere un premio eterno. Credo la vita eterna, credo che Dio mi vede, credo che Dio mi sente, credo che tutto è notato nel libro della vita: quel che faccio, quel che dico, quel che penso. Allora si vive di fede.
Il Credo è la preghiera di fondamento. Quando al Concilio Ecumenico, dopo la Messa, viene processionalmente portato il Vangelo per esporlo in mezzo a tutti i Padri del Concilio, è un saluto al Vangelo con un grande - Credo, e se vi è la schola cantorum che lo intona, di lì a un momento la voce della "scuola" è coperta. Tutti con grande entusiasmo: «Credo in Dio Padre onnipotente, credo nel Figliuolo di Dio incarnato, credo nello Spirito Santo. Credo».
Come va? Come non va? Secondo la fede. Come perseveri? Come non perseveri? Secondo la fede. Sei una religiosa esemplare, sei una religiosa meno esemplare? Secondo la fede. E a molte anime si dovrebbe dire: hai fatto un elenco di propositi, ma ti manca il primo, quel che riguarda la mente, cioè la fede. E perciò, se dobbiam fare degli atti di virtù: fede; poi, speranza; poi, carità. Vengono dopo tutte le altre, di seguito, le virtù.
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Oggi è da pregare perché la fede si allarghi nel mondo, conquisti molte anime, tutte le anime, perché è giornata mondiale dedicata alla vita missionaria. E abbiamo da contribuire. Chi non può contribuire col denaro contribuirà con le preghiere, con qualche sacrificio, con qualche mortificazione. Tutti. Perché la Chiesa è missionaria, cioè tende ad estendersi, sì.
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Oh! D'altra parte, anche il Vangelo: quel regolo il quale aveva il figlio gravemente malato, e ricorre a Gesù Cristo e insiste perché Gesù lo guarisca. «Ma voi, se non vedete miracoli, non credete». Ma l'altro insisteva: «Vieni presto perché il figlio, se no, muore». E Gesù: «Va, il tuo figlio è guarito». E andò a casa e trovò che il figlio era guarito. Et credidit ipse et domus eius tota1: credette lui e, credette con lui, tutta la famiglia.
Oh, la fede, quindi, questa giornata della fede.
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D'altra parte, qualunque proposito si faccia, supponiamo, la povertà. Ma se non si capisce che cosa vale una mortificazione; se non si capisce come Gesù ha voluto vivere nella povertà, nel lavoro, Nazaret, e nascere in una grotta ed esser messo sopra la paglia e condurre una vita: il Figlio dell'Uomo non ha una pietra dove posar la testa per prendere sonno1, ecco. Si era anche addormentato sulla nave, appoggiato alla sponda della nave2. E morì. Come è morto? Eh, sepolto in un sepolcro non suo, prestato; non aveva nulla. Allora si capisce la povertà, che è una grande ricchezza, la povertà; porta all'anima una grande ricchezza.
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Così si capisce il dono, la grazia della verginità. Vivere santamente e delicatamente, interiormente, nei pensieri, perché Iddio li vede; nei sentimenti perché Dio li sente, sente i palpiti del cuore, le mire, le intenzioni, i desideri. E poi capisce, chi ha fede, la custodia dei sensi, perché custodire gli occhi, e l'udito e la lingua e la gola e il tatto e lo stesso odorato; si capisce.
Amare Dio ! Ma bisogna conoscerlo e credere che egli ci ha creati, egli ci ha santificati nel battesimo, egli che ci ha guidati, egli che ci aspetta in paradiso. Niente superbia perché Dio nella Scrittura dice: «La mia gloria non la cedo a nessuno»1. E se un'anima non mira soltanto alla gloria di Dio, non riceve i doni da Dio. E prega, prega, prega e non si mira alla gloria di Dio e alla santificazione, allora la grazia non viene data, non viene quell'aumento intimo di doni, di grazia di Dio. Ma se c'è la fede, ecco: Credis hoc? Utique2. E allora, sì, se credi, sia fatto come hai pensato, come hai creduto che io ti faccia. E se credi che Iddio ti dà la santità, te la darà.
Molte volte [ci] si appoggia di più a cose umane, si ha fiducia nella volontà che si è decisa. Ma ci vuole l'aiuto di Dio, perché non facciamo nessun merito senza Dio: sine me nihil potestis facere3. Mai il minimo merito senza Dio. Ci vuol la fede. Perché l'opera è come un corpo, ma se non c'è l'anima? Ecco, se facciamo una cosa, ma non c'è la grazia di Dio, non si unisce a noi la grazia di Dio, il merito non c'è. Quindi sopra la fede insistere, sempre, e questo dono della fede chiederlo ogni giorno.
Dire bene il Credo. Credo in Dio Padre creatore, signore del cielo e della terra, e nel Figliuolo e nello Spirito Santo, credo lo Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi. E credo il valore della vita, a che fine mi è stata data la vita, mi è stata data la vocazione. Credere.
E così, il primo punto, sempre da santificar la mente che vuol dire specialmente, pensare secondo la fede, una fede viva, sentita. E difatti, quando viene [ad] abitare nell'anima per mezzo del battesimo, primo frutto: fede, la virtù soprannaturale della fede; poi segue la virtù soprannaturale della speranza e quindi la virtù soprannaturale della carità. Credere.
Tante cose che alle volte non van bene si spiegano perché non c'è la fede viva. E tante cose che vanno bene e vanno sempre migliorando, è segno che c'è fede in quell'anima, in quella comunità. Iustus ex fide vivit4: il giusto vive di fede. E chi non ha fede non è giusto, non vive da giusto.
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E il Signore allora vi dia questo grande dono, vi comunichi questa grande virtù. Ma bisogna che la domandiamo: con gli atti di fede, poi il Credo e poi tutte le preghiere che portano e si ispirano alla fede. Credo. «Mi avete creato, fatto cristiano, conservato, condotto in questo Istituto, ecc.». Credere. Mettere, quindi, il Vi adoro in principio della giornata. Io credo in Dio Padre; credo e vi ringrazio. Sì, la base della giornata e la giornata passerà bene, sì.
Poi molte volte si pensa tanto alle grazie materiali, e se non viene, e quasi: - "Perdo la fede". Non hai perso la fede, non l'avevi. Non avevi la fede viva, non avevi la fede vera. Ci vuole la fede viva, vera, sì. E la prima condizione per essere esauditi è la fede.
Il «fateci santi» ha valore e ottiene grazie se poggia sulla fede, sempre e dappertutto. E la vita vostra è perché c'è stata una maggior fede a suo tempo: la chiamata di Dio, apprezzata la vita religiosa, e allora si è abbracciata.
Il Signore ci dia una fede sempre più viva: Credo, Domine, sed adiuva incredulitatem meam1. Signore, io credo già, ma fa che io creda di più perché poco credo, credo poco, ancora. Irrobustir la fede, irrobustir la fede. Sia una luce, allora, in tutto, la luce divina; la luce divina che porta all'orrore del peccato, e l'amore, il desiderio, la volontà di santificazione e l'apprezzamento dei mezzi di santificazione. Far le cose anche minime, che noi diciamo minime, ma sono grandi quando sono fatte per Dio, grandi, quanto al frutto e al merito. Credere. Regni la fede, regni la fede.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 95/c (= cassetta 145/a). - Per la datazione, cf PM: «Oggi è giornata mondiale dedicata alla vita missionaria». - Nel 1963, la giornata mondiale fu celebrata al 20 ottobre. In dAS, in data 18 ottobre 1963, si legge: «Dopo cena [il PM] parte per Torino con l'Alitalia; giorno 19: predica il Ritiro in Alba (sacerdoti); giorno 20 arriva a Roma alle ore 20,30».

2 L'argomento è svolto in S. TOMMASO D'AQUINO, Summa Theologiae, Secunda secundae, q. 4, a. 7.

1 Gv 4,46-53.

1 Mt 8,20.

2 Mc 4,38.

1 Is 42,8.

2 Cf Gv 11,26.

3 Gv 15,5c.

4 Rm 1,17.

1 Mc 9,23.