MEDITAZIONI VARIE 1957
Le Meditazioni varie raccolgono la predicazione rivolta da Don Alberione alle Figlie di San Paolo delle comunità di Roma, Albano, Napoli e Caracas (Venezuela), lungo l’anno 1957.
Le meditazioni sono giunte a noi in forma manoscritta o dattiloscritta, con o senza il nastro registrato di riferimento. Alcune meditazioni sono state stampate per favorire il pronto invio nelle diverse comunità italiane o estere.
È bene tener presente che l’anno 1957 è di particolare importanza per la Famiglia Paolina: si celebrano i primi Capitoli generali della Società San Paolo, delle Figlie di San Paolo e delle Pie Discepole, prescritti dal Diritto Canonico. Le assemblee capitolari favoriscono l’incontro e lo scambio tra sorelle e fratelli provenienti da varie nazioni, con esperienze e anche mentalità diverse, con valori culturali e religiosi che influiscono sulle tematiche che si vanno trattando.
Le meditazioni raccolte in questa sezione, sono trentadue e rappresentano interventi singoli o raggruppati in forma di ritiro. Gli argomenti sono dettati da circostanze occasionali, da celebrazioni proprie della Congregazione o dal tempo liturgico.
Il Fondatore usa quasi sempre uno stile immediato, familiare, incisivo ed esigente specialmente quando espone argomenti fondamentali riguardanti la vita religiosa paolina.
L’anno 1957 è da Don Alberione dedicato a S. Paolo perché: Si deve riconoscenza a S. Paolo che ha preparato e fondato l’Istituto e lo ha assistito,… lo assiste ora. Conoscere meglio S. Paolo,… imitarlo,… pregarlo;… e chiedere per sua intercessione una coscienza vera, religiosa, sacerdotale
~
(n. 1). La devozione a S. Paolo, è una devozione per anime grandi che comprendono lo spirito, che comprendono la sua dottrina, che comprendono l’apostolato, comprendono il suo gran cuore per le anime e per il mondo (n. 13).
Alla comunità di Napoli, dove sono presenti giovani professe, predica un ritiro sulla necessità di formarsi una coscienza retta, religiosa, paolina, apostolica (n 3). E indica i mezzi per lavorare positivamente su questo tema di fondamentale importanza. Tale argomento verrà completato nel ritiro del mese di maggio, nel quale sottolinea la necessità di fondare la santità sopra le tre virtù teologali, non solo perché sono le virtù che ci preparano alla vita eterna, ma ancora perché sono le virtù dalle quali procedono le virtù religiose (n. 11).
Nel ritiro ad Albano, del tempo quaresimale, si rivolge a un uditorio di religiose malate e quindi si sofferma su particolari stazioni della Via Crucis per favorire l’approfondimento del mistero della salvezza nel Cristo sofferente (nn. 7-8 ).
Di particolare interesse è la meditazione che Don Alberione offre a Roma il 29 giugno in occasione del 50° della sua prima Messa. Esprime riconoscenza per la grazia particolare con cui il Signore è intervenuto nella sua vita, volendolo sacerdote. E coglie l’occasione per ringraziare il Papa Pio XII per la lettera autografa e la Congregazione dei Religiosi, per il messaggio di ringraziamento inviato per la circostanza. Da questi scritti traspaiono parole davvero consolanti: tutto è approvazione, riconoscimento per la sodezza di spirito e di apostolato, conferma del cammino compiuto dalla Famiglia Paolina nella volontà di Dio: gli Istituti che formano la Famiglia Paolina… sono animati da buon spirito e le Costituzioni possono condurre le persone che vi corrispondono, alla santità (n. 12).
Tutto è invito a essere fedeli alla Chiesa, al Papa, a vivere sempre in Cristo e nella Chiesa, nel centro della strada, non ai margini (n. 13). In questo clima, Don Alberione ama sottolineare che la Chiesa non ha inteso lodare la sua persona, ma si è lodata la bontà delle Famiglie Paoline e si è notato che il loro indirizzo è tale, il loro spirito è tale che chi lo vive, certamente si santifica (n. 13).
~
Nella seconda metà di luglio, appare improvvisa la predicazione che il Fondatore tiene a Caracas (Venezuela) dove da poco (1956) è stata aperta la prima comunità delle Figlie di San Paolo. Incontra i membri della Famiglia Paolina suggerendo temi che spronano alla fiducia, al lavoro spirituale e all’apostolato (nn. 14-17).
Il 30 luglio, alla vigilia della memoria di S. Ignazio di Loyola, suggerisce al Primo Maestro il tema della meditazione che tiene ad Albano (n.18). Manifesta il suo apprezzamento per la vita, le opere e gli scritti del Fondatore della Compagnia di Gesù e dà consigli per fare con frutto gli Esercizi.
Il 6 settembre, è invitato a partecipare a una conferenza sugli studi: programma, metodo, difficoltà e progetti per il futuro in vista dell’apostolato. Nel dialogo con le insegnanti e superiore delle Figlie di San Paolo, il Primo Maestro sottolinea l’importanza della ruota dello studio perché il carro cammini bene nella linea della vocazione paolina e perché si utilizzino le materie di studio per la vita e l’apostolato (n. 19).
Il mese di ottobre è opportuno per raccomandare la preghiera del rosario e insieme ravvivare la fede e l’entusiasmo verso il cinema, considerato vero strumento di evangelizzazione. A questo riguardo invita a pregare perché intervenga Maria, illumini per la scelta dei soggetti, guidi la parte tecnica, intervenga nella parte di noleggio, di propaganda e di diffusione… assista nelle amministrazioni… dia la grazia di lavorare sempre «Innocens manibus et mundo corde: Con le mani pulite e con il cuore innocente» (n. 20).
Nella casa di cura di Albano, ravviva la devozione all’angelo custode (n. 21) e insiste sulla pratica della carità (32).
Alla comunità di Roma, dove sono presenti gruppi in formazione, propone la riflessione sul senso della vita religiosa, considerata come un atto continuo di amore verso Dio (n. 26).
Don Alberione esprime l’essenza della vita consacrata richiamando spesso il volume Culto dei voti di P. L. Colin del quale suggerisce la lettura. Si riferisce a questo testo specialmente nelle meditazioni che tiene ad Albano dove sono presenti alcune malate di diverse Congregazioni e dove sottolinea principi fondamentali comuni a tutti gli Istituti (nn. 23-24).
~
La meditazione Alla scuola del Divin Maestro Via Verità e Vita tenuta alla comunità di Roma, il 21 dicembre, gli offre l’occasione per illustrare con chiarezza il dono della spiritualità paolina come la sostanza della Congregazione, come condizione per essere o non essere paolini: non si farebbe una vera professione se non si acquistasse questo spirito. Noi avremmo un corpo, ma non l’anima della Congregazione (n. 30).
~