Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Roma, 27-29 aprile e 8 maggio 1957


I
PRIMO CAPITOLO GENERALE1
Introduzione


Dobbiamo anzitutto ringraziare il Signore per tutti i benefici ottenuti dal principio dell’Istituto. Ringraziamento, primo dovere.
Ecco, siete qui raccolte per un grande compito. Avete da fare un grande dovere in questi giorni. Dovere che è duplice: 1) Dare alla Congregazione un Governo conforme alle Costituzioni, scegliendo le persone che hanno le doti che sono indicate nei vari articoli delle Costituzioni. 2) Dovere di questi giorni è fare un esame sociale per vedere come cammina la Congregazione e studiare i mezzi, perché il suo cammino sia sempre più perfetto e sempre più efficace rispetto alle anime. E vedere insieme quali mezzi per migliorare. Vedere quali sistemi di propaganda e nello stesso tempo studiare se possiamo mettere mano ad altri apostolati, a quegli altri apostolati a cui non siete ancora arrivate. Ad esempio: oggi sarebbe molto bene che qualcuna passasse già alla radio.
Dunque è un grande dovere che avete da compiere in questi giorni e voi lo volete compiere bene, preparandovi negli Esercizi spirituali. Questo grande dovere, occorre dirlo, è accompagnato anche da molta grazia di Dio, perché il Signore proporziona sempre le sue grazie ai nostri bisogni. Ora sono bisogni molto grandi quelli che dobbiamo studiare e a cui dobbiamo provvedere in questi giorni. Si può dire che in tutte le
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parti, in tutte le nazioni dove sono arrivate le Figlie di San Paolo si prega. Quindi molti a intercedere. E se sono molti a intercedere, più abbondanza di grazie.
L’Istituto non ha ancora fatto un esame sociale, ossia come camminiamo, poiché voi vi siete sempre prestate con tanta docilità e avete seguito l’indirizzo che vi era dato con dedizione, e quasi senza chiedervi il perché. Oggi, arrivate a questa maturità, dovete fare le cose con maggiore consapevolezza e rendervi conto di quei mezzi che il Signore vi ha dato, e rendervi conto di quello che manca, e rendervi conto dei mezzi da adoperare per camminare meglio sia individualmente che socialmente. Questo dovere dunque ha annesse molte grazie.
Ma, se si compie bene, il Capitolo è anche un grande passo nella virtù. È l’ora in cui devono morire gli amor propri, l’amor proprio. E ciò vuol dire che non dobbiamo badare a noi medesimi, ma solo agli interessi delle anime per l’apostolato, e agli interessi delle persone della Congregazione, agli interessi della Congregazione stessa. Se si compie bene il Capitolo, possiamo dire che vi sarà una grande vittoria sopra il nostro io. Sì, sul nostro io.
E d’altra parte questa preparazione al Capitolo ha già dimostrato che la vera intenzione di tutte, la vera mira di tutte le suore, di tutte le Figlie di San Paolo è proprio questa: santificarsi meglio e progredire nell’apostolato. Infatti, che cosa si ha da compiere sostanzialmente in questo Capitolo? La pratica dei due primi articoli delle Costituzioni. Migliorarla.
Il primo articolo delle Costituzioni stabilisce che l’Istituto deve cercare la gloria di Dio come fine: «Gloria in excelsis Deo»2. E questo è il primo fine dell’Incarnazione del Figliuolo di Dio e noi dobbiamo avere le stesse intenzioni che ebbe Gesù nella sua vita, che ebbe Gesù nella sua morte di croce, e che ha Gesù nel santo Sacrificio della Messa: Gloria di Dio.
E secondo fine: la pace agli uomini. Il secondo fine è contenuto pure nel primo articolo: la perfezione religiosa, cioè siete venute per farvi sante. E non in qualsiasi maniera, ma secondo le Costituzioni e cioè mediante i tre voti e mediante la vita
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comune. Mediante i tre voti di povertà, castità, obbedienza e mediante la pratica della vita comune realizzare un’unione sempre più stretta, perché ce n’è bisogno.
Quando l’Istituto ha raggiunto un certo sviluppo è naturale che s’infiltrino, s’insinuino idee e ciascuna crede di avere una propria personalità o di cominciare a pensare un po’ come sente in se stessa. Certamente bisogna pensare e bisogna ragionare, ma vi dev’essere un’unione sempre e di pensiero e di sentimento e di attività.
Ognuna deve lavorare per il perfezionamento. E l’esame a questo riguardo si estenderà qui: Osserviamo la povertà? Osserviamo la delicatezza di coscienza? Osserviamo l’obbedienza? Vi è un’unione di spiriti, di sentimenti? Di intenzioni, di sforzo? Ecco.
Il Signore Gesù prima di andare a incominciare la sua passione, si è preoccupato specialmente dell’unione: «Ut unum sint»3. E pregò il Padre celeste che concedesse le grazie di questa unione agli apostoli fra di loro. Poi pregò il Padre celeste che concedesse questa grazia di unione a coloro che avrebbero creduto agli apostoli, cioè ai fedeli.
Naturalmente l’Istituto camminando deve avere delle suddivisioni, appunto perché arriva a tante nazioni, ma bisogna che l’unione di spirito non solo sia conservata, ma rinsaldata. La prova che si ama l’unità, si può dire che è già stata data, perché c’è un grande attaccamento alla Casa generalizia. Tuttavia è necessario vedere che questa unione non abbia mai da incrinarsi.
Poi la vita comune è ancor più difficile dell’osservanza dei voti stessi, cioè della povertà, castità, e obbedienza. La vita comune richiede continuati sacrifici, non molto grandi, ma continuati. Solamente in questi sacrifici continuati, sebbene non grandi, si trova l’unione e la pace.
Poi il secondo articolo delle Costituzioni. L’Istituto, in secondo luogo, è nato per l’apostolato. L’apostolato è sempre dare Gesù Cristo alle anime. Ma ciò che vi è di caratteristico e specifico nella Congregazione è questo: il nostro apostolato si
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compie con i mezzi di trasmissione del pensiero, quali ce li dà il progresso odierno. Abbiamo da adoperare i mezzi più celeri e più efficaci. Dare Gesù Cristo alle anime. Darlo com’è: Via, Verità e Vita. Il che significa portare le anime alla verità: credere affinché si salvino, portare le anime a una vita buona. Una vita cioè conformata ai comandamenti e, quando piace al Signore, anche ai consigli; una vita conformata agli esempi di Gesù Cristo stesso. E portare le anime a usare i mezzi della grazia e cioè a usare i sacramenti, frequentare la Messa, la Confessione, la Comunione. E poi ricevere tutti gli altri sacramenti che il catechismo e la teologia ci indicano. Portare le anime a pregare, portare le anime a fare il lavoro interiore di santificazione.
Che cosa significa dare Gesù Cristo Via, Verità e Vita? Maria ce lo ha dato così: ella è l’apostola. Le Figlie di San Paolo devono essere apostole. E allora ci sono tante cose da vedere nell’apostolato. Chissà se noi abbiamo sempre indovinato tutte le vie migliori? Chissà se noi l’abbiamo sempre fatto con retta intenzione? Chissà se il nostro apostolato è stato fatto in maniera gradita, accettevole e quindi efficace? D’altra parte i mezzi che noi abbiamo da adoperare sono diversi. E finora si tende piuttosto a fare ciò che è più facile e cioè la stampa. Nel 1914-1915 la stampa aveva le difficoltà che oggi si riscontrano per il cinema, ma per la stampa oggi la strada è fatta e si cammina come sopra una strada asfaltata. Non senza sforzi, si capisce, ma la strada è già fatta. Per il cinema invece bisogna ancora aprirsi una strada attraverso una foresta. Allora, essendo più difficile, siamo tentati di fare soltanto ciò che è più facile e di lasciare questo altro apostolato. E sarebbe un errore. Ma vi è poi da passare alla radio e verrà il tempo per la televisione. È vero che qualcosa si è già fatto e bisogna camminare sopra quelle vie che già si sono tentate.
Ecco, portare all’attuazione i due primi articoli delle Costituzioni. Un’attuazione sempre più perfetta. Cosicché ora avete alcuni giorni in cui attendete a voi stesse. E mentre si fa l’esame su voi stesse, già aprire uno spiraglio e guardare anche se oltre noi le altre persone, gli altri membri della Congregazione fanno bene, e che cosa si possa fare di meglio. Il Capitolo,
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dunque, deve concludersi con due sorta di propositi: fare meglio noi e poi, per quanto è possibile, portare l’Istituto ad un perfezionamento sempre maggiore.
Ritornando al pensiero di prima: per questi due compiti vi sono molte grazie, molti aiuti da Dio. Abbiamo fiducia. Fiducia, perché Gesù è con noi, perché la nostra Regina ci stende il suo manto sopra, in protezione, e perché S. Paolo intende farci crescere fino alla età matura, perfetta. Fiducia nelle sorelle che sono già passate all’eternità, e che nella Congregazione si sono santificate. Di lassù adesso pensano alle sorelle che stanno ancora qui, a noi che siamo nella Chiesa militante. Raccomandiamoci a loro e raccomandiamoci insieme a S. Giuseppe, e raccomandiamoci insieme alle anime del purgatorio.
I nostri propositi per questi giorni siano: molta preghiera in primo luogo. Secondo: molto raccoglimento. Terzo: riflettere sulla responsabilità che si ha, anche per il movimento che ha portato il Capitolo: spese, viaggi, compiti e problemi che vi hanno dato da studiare. Responsabilità: sentirla, ma sopra il sentimento del timore domini sempre il sentimento dell’amore, il sentimento della fiducia. Le grazie sono sempre proporzionate alle necessità. Per quanto sta da noi cerchiamo di purificarci bene, che per causa nostra non venga a mancare nessuna grazia alla Congregazione. Per quanto sta da noi che portiamo tutto il contributo alla Congregazione stessa e nello stesso tempo, per quanto sta da noi, procuriamo anche che le persone che sono nell’Istituto si rendano sempre più capaci.
Certamente il nostro lavoro è molto, è sproporzionato alle nostre forze, quindi confidare nel Signore. Confidare nel Signore! Da me nulla posso e con Dio posso tutto, dica ognuna.
Con Dio posso tutto e vivere in questi giorni un po’ il Segreto o Patto per la riuscita4 che ci farà un gran bene. Umiltà da parte nostra e fiducia serena nel Signore.
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1 Predica tenuta il 27 aprile 1957 in occasione degli Esercizi spirituali alle Figlie di San Paolo partecipanti al Primo Capitolo Generale ordinario a Roma. Trascrizione manoscritta di Maestra Redenta Commentucci (1912-2007), fogli 5 (fotocopia); non esiste più la registrazione. Alcuni punti della meditazione sono pubblicati in RA, 4, 5, 6 (1957) 1-2. RA introduce così il testo: “Pensiamo di fare cosa gradita a tutte pubblicando alcuni punti delle prediche tenute dal Rev.mo Primo Maestro durante gli Esercizi che hanno preceduto il Capitolo”. Essendo più completi, le curatrici hanno tenuto come testo originale gli appunti manoscritti.

2 Cf Lc 2,14: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli».

3 Cf Gv 17,11: «… perché siano una cosa sola».

4 Cf Le preghiere della Famiglia Paolina (LP), ed. 1985, p. 24, 193.