Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II
COOPERATORI – MODO DI GOVERNARE1


[Dobbiamo] farci un’idea esatta sopra l’ufficio dei Cooperatori. I Cooperatori nell’apostolato delle edizioni sono una famiglia di secolari che imitano la vita religiosa dei paolini, secondo la loro condizione, e pure nell’apostolato. Contribuiscono all’apostolato delle edizioni con le opere, la preghiera, le offerte. Formano quindi una famiglia sul tipo di un terzo ordine moderno.
Perciò mediante istruzioni, esortazioni e funzioni si hanno da formare ad una vita cristiana elevata nello spirito paolino e praticheranno lo spirito di povertà, castità, obbedienza e lo zelo secondo il loro stato particolare. Inoltre incoraggiarli a collaborare alle edizioni con la preghiera, specialmente con la Comunione, meditazione e adorazione nella prima domenica del mese. Collaborare con le opere, con il dare, ad esempio, vocazioni; contribuire alla redazione, traduzioni, propaganda, ecc. E cooperare con le offerte, per esempio: pensioni, doni in natura, in denaro, lavori e contribuzioni di qualsiasi genere.
S’intende che sono sempre iscritti alla partecipazione delle duemilaquattrocento sante Messe che si celebrano ogni anno per i Cooperatori. Questo in ricompensa di quello che essi danno alla Famiglia Paolina. Incominciano a parteciparvi il giorno in cui arrivano alla Casa generalizia i nomi degli iscritti e le contribuzioni, come stabilito. Sono sempre iscritti tra i Cooperatori e partecipano alle duemilaquattrocento sante Messe in vita e dopo morte i genitori e i parroci che hanno mandato figliuoli o figliuole alla Famiglia Paolina.
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È bene che in ogni casa vi sia qualche persona, una delle suore che sappia tenere le relazioni in modo prudente, amare, istruire i Cooperatori e farli cooperare all’apostolato delle edizioni. Il bollettino Il Cooperatore Paolino2 è l’organo ufficiale. Su questo modello si possono nelle altre nazioni e province avere edizioni simili o periodiche o occasionali.
La cosa principale, o meglio la lettura principale da farsi nel corso di questi Esercizi riguarda la terza parte delle regole e cioè: il Governo della Pia Società delle Figlie di San Paolo. Sia nel leggere le Costituzioni e nel riflettere ai bisogni della Congregazione, tenere sempre presenti quattro cose: prima la parte spirituale; seconda la parte degli studi; terza la parte dell’apostolato e quarta la parte della formazione umana-religiosa, particolarmente nella povertà.
Considerando il Governo della Congregazione, occorre in primo luogo dire che siete venute per la santificazione, e cioè per attendere alla perfezione non in qualsiasi maniera, ma mediante i voti e uniformando la vita alle Costituzioni secondo la formula della professione. Questo vuol dire, in fondo, consacrarsi a Dio, consacrare a Dio tutto il nostro essere: la mente, la volontà, il cuore, il corpo. Consacrare a Dio tutti i nostri giorni, tutte le nostre parole, tutta la nostra salute.
Una volta, fino al 1200, nella storia ecclesiastica non si dicevano: povertà, castità, obbedienza, ma si diceva semplicemente Consacrazione che comprendeva tutto. Consacrazione in quella determinata istituzione, onde uniformare la vita all’istituzione medesima. Occorre pensare che per raggiungere il fine della santificazione le Costituzioni, le regole, sono la via sicura, la via necessaria e la via facile.
C’è una certa tendenza a cercare spiritualità o modi di operare; c’è anche una certa difficoltà, perché si sentono prediche varie e perché avete qua e là confessori i quali hanno una propria spiritualità e tendono ad infonderla nei loro penitenti, nel-
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le loro penitenti. La regola giusta sarebbe che chi predica alle suore o chi confessa le suore o le consiglia in qualche maniera, non proceda secondo il suo spirito, ma esamini le Costituzioni dell’Istituto e indirizzi le suore nello spirito, a santificarsi nello spirito della loro Istituzione. Perché altro è lo spirito delle Benedettine, altro è lo spirito delle Salesiane, altro è lo spirito delle Paoline. Tutte le Istituzioni che la Chiesa approva sono certamente sante nelle loro Costituzioni, però il modo con cui si vive il Vangelo e lo spirito delle Congregazioni, degli Istituti è alquanto diverso.
Lo spirito paolino è precisamente indirizzato a questo: Vivere interamente il Vangelo interpretato secondo S. Paolo e poi predicato secondo S. Paolo, sotto la protezione della Regina degli Apostoli. Quindi, integralmente la vita di Gesù Cristo: povertà, obbedienza, castità, apostolato, sacrificio, immolazione, finché noi, quando avremo esaurito le nostre forze di lavoro, avremo ancora qualcosa da dare al Signore, cioè il sacrificio delle nostre vite da unire al sacrificio che Gesù ha fatto di se stesso sul Calvario. Allora la nostra vita diverrà veramente «in Christo»: «Vivit vero in me Christus»3.
Attualmente, nel presente Capitolo occorre fare queste osservazioni: siete vissute di spiritualità. E questo è il fondamento. Il vostro Governo è stato un Governo di famiglia. Tutto secondo e sotto la guida di una Madre, la chiamiamo Maestra4, e Maestra comprende tutto: comprende l’autorità, comprende nello stesso tempo la maternità, comprende l’ufficio di santificare le figliuole e l’ufficio di esercitare l’apostolato convenientemente. Ora, particolarmente, questo Capitolo è destinato a stabilire ancor più profondamente questo spirito di famiglia, questo spirito di unione e questo modo di governare e di lasciarsi governare con principi soprannaturali, eterni. Aggiungere però la terza parte delle Costituzioni. Il Governo
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formato anche secondo le leggi canoniche. Non che prima non si osservassero le leggi canoniche, ma ora applicarle più largamente e intervenire nelle necessità varie. Dato il numero delle persone, il numero che si è raggiunto, vi è sempre più bisogno di tenere presenti le regole canoniche. Senza studiare il Diritto Canonico, quello che occorre a voi è riportato qui, nelle Costituzioni. Allora ci vuole questo ideale di Governo: il consiglio generalizio con la Prima Maestra docilissime all’indirizzo della Santa Sede e osservantissime delle Costituzioni. Sotto di loro, sotto la Prima Maestra, obbedientissime e docilissime le provinciali, poiché è bene dividere l’Istituto in alcune Province5. Le superiore locali docilissime e obbedientissime a seguire l’indirizzo della provinciale. E poi, a loro volta, tutte le suore che sono membri e che in termine canonico si dicono suddite (ma non sono suddite nel modo che si pensa nel governo civile) docilissime e obbedientissime alla loro superiora locale. Così si ha come una piramide, il cui vertice è il Papa, il quale nella sua azione ordinaria riguardo ai religiosi si serve della Congregazione dei Religiosi.
Parlando in generale del Governo della Congregazione, il primo articolo dice che: L’Istituto avrà la sua forza e la sua vita tanto più intensa quanto più vi è l’unità di pensiero e di sentimento e di azione6. E tuttavia sempre docili alla gerarchia ecclesiastica e all’autorità della Congregazione. Le Figlie di San Paolo dipendono tutte dal Sommo Pontefice come loro Superiore supremo. Per sentire meglio questa autorità pontificia nelle nostre Famiglie, questo anno passato si è fatto questo passo: nella Pia Società San Paolo, oltre ai tre voti consueti, si aggiunge un quarto voto cioè di Fedeltà al Papa in quanto all’apostolato. Questo non aggiunge forza alla nostra obbedienza al Papa come Superiore, ma aggiunge più amore e docilità. Considerare il Papa non solamente come Superiore, ma ancora come Padre e assecondarlo nei suoi indirizzi, nei suoi desideri come figli. Vi sono i comandamenti, per portare un
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esempio, e vi sono i consigli. Riguardo al Papa vi è l’obbedienza e vi è ancora l’amore, la docilità condotta fino alle ultime conseguenze. Questo è il voto di fedeltà al Papa: la docilità al Papa quanto all’apostolato, docilità come al Padre. E amore intenso e cooperazione fedele in tutto quello che indica e desidera. L’autorità poi dell’Ordinario si estende a quelle cose che già sapete. E all’Ordinario si deve sempre docilità nei punti in cui l’Ordinario ha autorità. Tuttavia sempre venerare i ministri di Dio come coloro che sono destinati dal Signore a predicare la divina parola, a guidare e reggere le anime e a santificarle mediante i Sacramenti.
Quanto poi al Governo interno. Il Governo è esercitato come autorità suprema dalla Superiora generale che noi chiamiamo Prima Maestra, la quale viene eletta dal Capitolo Generale a norma delle Costituzioni e governa per dodici anni. Poi vi può essere la conferma. Quando l’ufficio della Superiora generale è già stato esercitato oltre un certo punto, le elezioni si fanno per rogazione, non per elezione, cioè si elegge e si prega la Santa Sede di confermare l’elezione. Con essa il Governo è esercitato da quattro consigliere e si elegge pure la segretaria e l’economa generale nel Capitolo. Quando la Superiora generale è assente o impossibilitata a compiere il suo ufficio, vi è la Vicaria generale la quale la sostituisce. La Vicaria generale è la prima consigliera. Quando però si raduna il Capitolo, è il Capitolo che governa l’Istituto. In questi giorni, l’ufficio della Superiora generale termina solamente nell’atto dell’elezione di chi le succede. E se succede la medesima Superiora generale, ha solo da continuare.
Le superiore si dividono in due specie: vi sono le superiore che hanno la potestà ordinaria e quelle che hanno la potestà delegata. L’ordinaria procede dalle Costituzioni, la delegata procede dall’ufficio che assegna la Superiora generale. Così le superiore provinciali governano una provincia con potestà ordinaria secondo le Costituzioni. Invece una superiora regionale delegata ha i poteri che le concede la Superiora generale. Quando si deve compiere l’ufficio di superiore, si hanno da fare due cose. La prima cosa è di precedere sempre per essere prime, e cioè per essere superiore bisogna essere superiori, e
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cioè non tanto di nome quanto di qualità e di vita. Superiore per spirito, superiore, per quanto si può, anche nel sapere. E con il nome di sapere non s’intende solamente quello che riguarda le materie civili o anche materie sacre, ma sapere: conoscere Dio e avere una spiritualità ben definita e conformata alle Costituzioni.
Saper governare è una grande arte e governare vuol dire amare. E per essere superiore, occorre maggiore virtù, occorre maggior zelo. Non tanto il precedere, quanto il giovare forma la superiora. Giovare alle suore che sono sottomesse, soggette. Una delle difficoltà maggiori che si incontrano sempre negli Istituti e s’incontrano attualmente nei nostri Istituti è l’elezione delle superiore. Perciò è importante che si preghi sempre il Signore perché l’elezione delle superiore sia fatta bene. Non solo con cura, ma soprattutto che la Congregazione abbia della gente capace di fare la superiora, abbia persone così preparate, così osservanti, così pie, così generose nell’apostolato, così equilibrate nella formazione e nella povertà che possano governare una casa. Sempre pregare perché le superiore possano compiere bene i loro uffici, ma che in primo luogo la Congregazione produca e formi suore capaci di venire elette a tale ufficio.
Una cosa importante per le superiore è di sapere conservare i segreti. Molte volte si ricevono lettere in cui si dice: Non abbiamo confidenza. Troviamo difficoltà a parlare, perché quel che viene detto non è custodito nel segreto e forse una confidenza fatta, di lì a pochi giorni si sa che quella confidenza non è stata praticamente conservata come tale. Vi sono i segreti di ufficio che sono segreti naturali da una parte, e dall’altra sono segreti di ufficio. Certo che è peccato sia che si violino certi segreti quando una suora è nell’ufficio di superiora, sia che questi segreti li violi dopo. Perciò sempre esortare le figliuole ad avere fiducia ed aprirsi con le loro superiore, ma essere anche caute, prudenti nell’esigerlo troppo. Perché la fiducia, l’apertura di cuore da parte delle suore non è cosa che s’impone, come dire: Adesso vai a comperare al mercato la verdura. È una cosa che si guadagna perché la superiora è prudente, è delicata. La superiora è premurosa del bene delle sue figliuole, e le
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confidenze che riceve sono custodite, conservate segretamente. Si dirà che qualche volta il segreto può avere qualche conseguenza spiacevole, ma senza entrare precisamente adesso in tutta la suddivisione della teologia, la regola generale è questa: è meglio che domini la carità. È meglio che domini la carità! È vero che la carità in primo luogo va verso l’Istituto e in secondo luogo verso le persone. Ma sempre domini la carità.
Vi è anche attualmente da ricordare questo. Il confessore ha il segreto sacramentale per le cose che sente. Il segreto sacramentale si estende a tutto ciò che è nell’interesse vero del penitente, della penitente. Non confondere però quello che non riguarda la Confessione, anche se è stato detto in confessionale, con quello che invece è da conservarsi sotto il segreto sacramentale. Poi può succedere questo abuso: la penitente esige che il confessore abbia il segreto e lo conservi. Ed è giusto, ha diritto. Ma anch’essa è legata da un segreto per i consigli che ha ricevuto, il quale non è sacramentale, ma è segreto naturale. È il segreto dovuto come penitente. Il segreto che è tenuta a osservare come penitente. Quindi, in generale, avere cura di non parlare di Confessioni e di confessori così facilmente. Vi sono persone che non hanno l’equilibrio: pensano di mettere in piazza e di parlare in qualunque maniera, come credono, dei confessori e dei predicatori. Abituate tutte le vostre suore ad essere veramente prudenti, sagge, saper conservare anche loro i segreti e invece pregare sia per chi ha da predicare, sia per chi ha da confessare.
Il Capitolo generale che ufficio ha? Il Capitolo generale è l’adunanza delle suore convocate a norma delle presenti Costituzioni per procedere autorevolmente all’elezione della Superiora generale, delle consigliere, della segretaria e dell’economa, e per trattare le cose generali più importanti della Congregazione.
È utile il Capitolo generale oppure bastava che dalla Casa generalizia fosse eletto un governo? È utile per conservare l’unione di pensiero, e l’unione di sentimenti, di affetto, di carità, e poi perché si possa tutte assieme studiare quali cose sono ancora da farsi o da farsi meglio per il progresso delle suore, per il progresso delle persone, e per il progresso dell’aposto-
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lato. La convocazione del Capitolo è stata fatta regolarmente, cioè nel tempo debito e nella maniera debita. Non essendo ancora l’Istituto fino ad ora diviso in province, si sono dovute seguire le norme che ha stabilito la Congregazione dei Religiosi. Ma le norme erano buone e sagge e le elezioni delle delegate sono state fatte bene. Avete proceduto bene fino ad ora. Vi sono le persone che al Capitolo generale prendono parte per diritto. Vi sono la Superiora generale, le consigliere generali, la segretaria, l’economa, le ex Superiore generali e le superiore provinciali e altre che vengono nominate e sono chiamate delegate al capitolo.
Il pensiero che si ha da ritenere in questo ufficio di delegate o di partecipanti per diritto al Capitolo generale è questo: Che cosa dobbiamo ancora fare perché l’Istituto migliori nel governo e nei membri, perché ci sia sempre un progresso nella base, cioè nelle suore o nella loro formazione o nella loro vita religiosa? E che cosa dobbiamo ancora fare perché l’apostolato sia compiuto sempre di più nello spirito paolino? Perciò ieri sera ho detto: l’esame va esteso, oltre che sopra la nostra vita individuale, perché dobbiamo sempre partire dalla riforma di noi stessi, ai bisogni sociali della Congregazione. Noi non dobbiamo dire solo: Qui vi sono questi inconvenienti, vi sono questi bisogni, ma dobbiamo dire prima: I miei bisogni quali sono? Cosa devo fare io per essere un membro vivo ed operante nella Congregazione? Sempre partire dalla riforma di noi stessi. Questo è l’ufficio delle superiore, dei superiori. Al mattino devono sempre esaminarsi come passare la giornata, perché sia di edificazione e sia di vantaggio per l’Istituto. Al mattino andare a Gesù e guardare quel tabernacolo, e domandare a Gesù che è il Maestro e che ci parla certamente, e che dal tabernacolo ispira. Domandare a lui: Che cosa devo ancora fare per piacere di più a te? E se è superiora, per governare come tu governavi gli apostoli? Come devo fare ancora? E Gesù ci parlerà. La superiora si metta bene in Cristo, in Gesù: Non sono io che vivo, come superiora nel mio ufficio, ma sei tu che devi vivere. L’autorità l’hai tu. Io devo essere colei che comunica i tuoi desideri, i tuoi desideri non i miei, e quei desideri che hai tu per la santificazione di queste persone, di queste suore che
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collaborano con me e delle quali io ho la responsabilità davanti a Dio. Perché comunichi bene e abbia tanta pietà da ottenere le grazie e possano eseguire bene tutto quello che dovrò dire per la loro santificazione e per il loro apostolato.
La superiora ha sempre bisogno di avere un tempo suo per trattare con Gesù, un tempo in cui si isola nella giornata. Quindi più preghiera delle suore che le sono sottomesse, un tempo in cui parla a Gesù non tanto di sé quanto delle persone, delle suore che sono a lei sottomesse. Si isoli. C’è sempre la tentazione, come superiora, perché ha più uffici, ha più incarichi, ha più preoccupazioni, la tentazione allora di condurre una vita un po’ esteriore. Allora perderebbe per sé e perderebbe per le sue suore. La mamma se non si nutre bene non avrà robustezza e non potrà dare il latte al suo bambino. Bisogna che mangi per sé e per la sua creatura. Si nutra bene. Questo sia come principio fondamentale per tutte le superiore che nominerete.
Vi è poi una prudenza che conviene ricordare in questa occasione. Per conservare l’unione di spirito, di pensiero e di attività e anche conservare lo stesso metodo nel governare, per un certo tempo siano incaricate del governo le suore che hanno comunicato di più con Casa Madre. Hanno bevuto di più lo spirito della Congregazione e hanno preso l’acqua salutare proprio dalla fonte che è Casa Madre, Casa generalizia. E allora lo spirito si conserverà maggiormente unito e si diffonderà con più efficacia. E allora anche il governo si eserciterà nella maniera che si è imparato dalla Casa generalizia, che si è imparato dalla Casa Madre.
Dunque, in conclusione ricordare: l’osservanza totale delle Costituzioni è il modo facile, è la via necessaria, è la via sicura per la propria santificazione e per il progresso dell’Istituto. Guardate di non sbandarvi nello spirito, perché avrete molti maestri, molte maestre, chi vi consiglierà una cosa, chi ve ne consiglierà un’altra, ma è la Casa Madre che vi ha generate. Una sola madre. Molti maestri, ma una è la vostra madre, quella madre da cui siete nate e ha avuto da Dio l’incarico di formarvi gradatamente e di prepararvi alla vita paolina.
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1 Predica tenuta alle Capitolari durante gli Esercizi spirituali a Roma il 28 aprile 1957. Trascrizione manoscritta, di cui non c’è più il nastro, fogli 9. Nella prima parte tratta dei Cooperatori; nella seconda commenta gli articoli delle Costituzioni riguardanti il governo (art. 151ss.). Alcuni punti sono pubblicati in RA, 8 (1957) 3-4. Riteniamo come originale la trascrizione manoscritta.

2 Il Cooperatore paolino, periodico dapprima mensile poi bimestrale della Famiglia Paolina. Sorse ad Alba come Unione cooperatori buona stampa nell’ottobre 1918 e ne fu direttore responsabile Don Alberione. Il titolo nel corso del tempo fu modificato. Dal 1952 porta l’attuale denominazione. Cf Damino A., Bibliografia di Don Giacomo Alberione, EASG FP, Roma 1994, pp. 147-182.

3 Cf Gal 2,20: «Cristo vive in me».

4 “Per le prime suore il nome di professione era preceduto dal titolo «Maestra», in onore di Gesù Maestro; la superiora generale era chiamata «Prima Maestra». Con il passare degli anni, il titolo fu riservato alle superiore e alle sorelle incaricate della redazione e della formazione. A partire dal Capitolo speciale (1969-1971) il titolo cadde in disuso”. Cf Martini C.A., Le Figlie di San Paolo..., o. c., p. 13.

5 La Congregazione per il numero delle comunità locali raggiunte nel 1957 comincia a sentire la necessità di suddividersi in province e in delegazioni.

6 Cf Cost’53, art. 320.