Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Roma, 8-9 settembre 1957

I
VEDERE TUTTO IN DIO
E PREGARE CON FIDUCIA - FEDE1


(...)2 \La parte principale degli Esercizi sta nel meditare pregando. Gli Esercizi sono un lungo incontro con Gesù: un incontro che si può paragonare a quello più breve della Comunione e della Visita. Incontro, perché abbiamo da trattare con Gesù di quello che riguarda la nostra anima, la nostra santificazione, la nostra vocazione, il nostro apostolato. Dobbiamo sentire Gesù e dirgli tante cose, chiedere la sua luce, perché illumini la nostra anima e ci faccia scoprire fino in fondo il nostro stato spirituale. Poi chiedergli tante grazie, domandargli perdono, esporgli i nostri buoni desideri, fare dei propositi, ecc.
Quindi gli Esercizi si possono fare anche senza predicatore, senza libro, ma non si possono fare senza meditare e senza pregare. Quando S. Ignazio fece gli Esercizi spirituali non adoperò molti libri e non ebbe molti predicatori. Parlò a lungo con Dio nella sua anima e ci lasciò poi il suo libro degli Esercizi spirituali. Dunque, riflettere, meditare, pregare.
Quanto alla nostra santificazione la base principale è sempre la fede, Radix omnis justificationis3. In una pianta la radice è la parte principale, sebbene rimanga nascosta. «La fede è la radice di ogni santità». Sempre chiedere lo spirito di fede. Oggi, domenica XIII dopo Pentecoste, la Chiesa ci fa chiedere nell’Oremus: Da nobis augmentum fidei, spei et caritatis: Dacci aumento di fede, di speranza e di carità.
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Si incomincia dalla fede, la quale è la radice della speranza e della carità. Noi crediamo Dio sommo bene e allora lo desideriamo, lo speriamo, speriamo la salvezza e le grazie necessarie per conseguirla. Conosciamo Dio come sommo bene, eterna felicità/4 e allora lo amiamo con tutto il cuore, volendo raggiungere il Signore, contemplarlo e goderlo in paradiso.
Secondo S. Paolo la fede è: «Sperandarum substantia rerum, argumentum non apparentium»5. È la sostanza di cose sperate: speriamo il dono della sapienza, della scienza, speriamo la grazia di Dio, speriamo le virtù, speriamo la pietà, speriamo la santità, la corrispondenza alla vocazione, il paradiso, ecco: «Sperandarum substantia rerum, argumentum non apparentium». Crediamo quello che non vediamo. Il motivo per cui crediamo, non è che lo capiamo il mistero della Trinità, ma per noi, la ragione di credere è la rivelazione di Dio. Iddio ce l’ha rivelato, la Chiesa ce lo insegna e noi crediamo.
Ma adesso parliamo della fede solamente riguardo a due punti: primo, vedere tutto in Dio, e secondo pregare con fiducia, con fede. Vedere tutto in Dio, le verità che il Signore ci ha rivelato. Perché viviamo questa verità, dev’essere quella che noi dobbiamo considerare di più: vengo da Dio, sono ordinato a Dio. Perché vivo? Il Signore mi ha messo qui sulla terra per una prova. Vi sono quelli che subiscono la prova bene e la superano, e vi sono quelli che subiscono la prova male e non la superano, come avviene ad un esame. La prova è triplice: prova di fede, prova d’amore e prova di fedeltà.
Credere alla parola di Dio, prova di fede. Amare Iddio: prova d’amore. Essere fedeli alle parole di Dio, cioè ai comandamenti e ai consigli evangelici: prova di fedeltà. Superata la prova, paradiso eterno. E il Signore ci lascia passare tra tante vicende sulla terra, alcune sono gaudiose, altre sono dolorose. Chi deve far una strada e chi un’altra; chi ha più doni e chi ne ha meno; chi è più inclinato ad una passione predominante e chi è più inclinato ad un’altra passione predominante; chi ha
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da compiere un ufficio e chi un altro, ma tutto è per la salvezza eterna. Ora siamo sereni, domani vengono delle nubi; ora siamo in pace, domani tentazioni; ora si sta bene e ora si sta male; ora si è ben veduti, e ora non si è ben veduti; vi è chi è ricco e vi è chi è povero; vi è chi si trova ben stimato e chi è trascurato, chi non è compreso, ma tutto è disposto e permesso dalla sapienza di Dio, perché noi ci facciamo santi.
Tutto, quello che piace e quello che dispiace. Tutto è disposto o permesso da Dio a un fine solo, che raggiungiamo il paradiso. Allora non stiamo lì a giudicare tante cose, a condannare tante cose, a desiderare tante cose nel nostro modo di vedere: abbandoniamoci in Dio e al suo volere. Non importa che una abbia un ufficio più alto o più basso, niente: ciò che importa è fare la volontà di Dio con amore. E questa può farla una bambina e può farla una professoressa, può farla una suora e può farla una madre di famiglia, e la volontà di Dio può non farla la bambina, e non farla la madre, e non farla la professoressa e non farla la suora.
Noi prendiamo tutto dalla mano di Dio, anche le vicende che sembrano più penose. A volte viene a mancare una persona cara, a volte l’ufficio che ci assegnano non sembra quello che noi avremmo desiderato e preferito, a volte sentiamo i disturbi delle tentazioni e qualche volta i disturbi e le pene delle stagioni varie. Tutto, anche il muoversi di una sedia forse a qualcuno può far venire il nervoso. Anche quando a tavola capita qualche cosa che non è gradita al nostro gusto, anche la persona con cui dovete fare l’apostolato può essere di gradimento a voi e può non essere di gradimento. Andare alle cose minime.
L’aver fatto quel determinato corso di studi ha i suoi motivi nell’ordine della Provvidenza, ha il perché. E che tu ti trovi con una vita più travagliata, più agitata, ha i suoi motivi nell’ordine di Dio. I santi sono passati attraverso molte passioni e tentazioni, e allora? Si sono fatti santi e hanno progredito: Transierunt et perficierunt et profiterunt6. Allora abbiamo
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da tenere ben presente che il Signore tutto dispone in carità e in sapienza per noi.
Adesso fare l’esame su queste cose che alle volte sono più importanti e alle volte sembrano molto piccole, ma sono sempre disposte per quel fine che si è prefisso Iddio: «Elegit nos ante constitutionem mundi ut essemus sancti»7; «Haec est voluntas Dei: sanctificatio vestra»8. Questa è la volontà di Dio. Ti sei fatta suora per esser santa. Lascia che il Signore ti dia le occasioni, ti faccia passare per quelle strade in cui puoi guadagnare più meriti, tu adattati a quello che egli vuole e a quello che dispone. Allora il tuo cammino nella santità sarà sicuro.
Sì, vedere tutto in Dio; serenamente accettare la volontà di Dio sempre. Amorosamente fare la volontà di Dio sempre, anche quando la volontà di Dio è in contrasto con quello che noi desidereremmo. Se non avessimo certe occasioni difficili, come potremmo fare grandi meriti? E quando le occasioni sono più difficili, se prendiamo bene quel che vuole il Signore, allora ci facciamo più santi e i meriti saranno più grandi.
Consideriamo poi la fede in ordine alla preghiera. La preghiera deve avere tre condizioni, cioè: la fede, l’umiltà e poi la perseveranza. Consideriamo solo la fede. Però, parlando di fede nella preghiera, noi intendiamo piuttosto fiducia, perché noi conosciamo che Dio è onnipotente, che Dio è buono, che Gesù Cristo ci ha acquistato le grazie mediante la sua passione e morte. Ecco, noi crediamo questo. Poi, pensando a noi: Dio è onnipotente, dunque può farmi questa grazia ancorché sia una grazia grande; Dio è buono, dunque posso sperare che il suo cuore si muova a pietà di me e adoperi la sua onnipotenza con misericordia. Gesù Cristo ha acquistato a noi la grazia mediante la sua passione e morte: allora sebbene io non abbia dei meriti, sebbene non abbia alcun merito, mi appoggio ai meriti di Gesù Cristo e domando: Per Christum Dominum nostrum. Domando le grazie: Per Cristo nostro Signore, per i meriti della sua passione e morte. Quindi abbiamo la fiducia che è
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parte dalla fede e parte dalla speranza e forma come una virtù a sé: la fiducia nel pregare, o fede nel pregare, speranza nel pregare. Il senso è quello.
Abbiamo ragione di sperare il paradiso? Certamente. Dio ci ha creati per il paradiso. Da parte di Dio mancherà qualche cosa? No. Se ci ha creati per questo fine, ci ha dato i mezzi e ce li dà sempre. Nessuno manca mai delle grazie necessarie per la salvezza. Se vuole corrispondere, sì, se vuole corrispondere. Dio vuole e mi dà i mezzi, rimane solo che io metta il mio consenso e lo voglia anch’io; e voglia seguire la strada che il Signore mi ha insegnato, e voglia percorrerla bene questa strada. Allora se prego non posso dubitare che otterrò le grazie necessarie, e otterrò anche la grazia della buona volontà per corrispondere, e allora otterrò il cielo mediante le buone opere che io voglio e debbo fare. Perché è Dio che dà il volere, è Dio che dà il potere, è Dio che dà i buoni pensieri e le buone ispirazioni. Domandiamo questo volere: «Qui dat velle»9, Dio che dà il volere, ci dia questa volontà. Perché, se la grazia non manca, noi però tante volte manchiamo, perché non corrispondiamo. A volte manchiamo di buona volontà, altre volte non preghiamo sufficientemente, altre volte ci mettiamo nell’occasione non buona, ecc. E dobbiamo sempre dire, se c’è veramente il peccato: Mea culpa.
Tante volte però, uno sbaglia e non ha commesso peccato o perché non vi ha badato o perché in quel momento non vi è stato abbastanza consenso, ecc. Vi può essere anche ignoranza e vi può essere che non ci sia stata volontà. Ma una persona scrupolosa, può vedere peccato grave dove è solo leggero e può vedere peccato leggero dove non c’è nessun peccato; anzi qualche volta vi è proprio stato il merito, l’opera buona. Lo scrupolo può guastarti la coscienza e può perfino portare a giudicare malamente le nostre cose.
Dunque fiducia nel pregare. Dio è onnipotente. Nella Scrittura c’è: «Dio ha fatto l’occhio»10 forse che non possa guarirlo se ammalato? Il crearlo è più che guarirlo. Così di tutto. Dio
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ci ha creati, e non potrebbe dare la sanità a uno che è infermo? Certamente. Dio è onnipotente, Dio è misericordioso! Chiamiamolo sempre Padre. Non guardiamo a Dio come a un giudice che continuamente abbia da sorprenderci in fallo. Dio vuole salvarci, vuole farci santi; quindi Dio conoscendo le nostre debolezze, tratterà con noi come un Padre. D’altra parte, Gesù Cristo ha sborsato il prezzo delle grazie mediante la sua passione e morte! Il suo sangue è di prezzo infinito! E che cosa potremmo chiedere di più? Potremmo forse chiedere qualche cosa che non sia stata meritata mediante la passione e morte di Gesù Cristo? Fiducia in Dio.
Sempre però tener presente che abbiamo da chiedere grazie al Signore, spirituali in primo luogo. Il Signore quali grazie dà? Il Signore dà sempre le grazie che sono ordinate a compiere la sua volontà. Non a seguire la nostra volontà, no: a compiere la sua. Se tu hai vocazione e chiedi le grazie per corrispondere, quelle sono le grazie che Dio dà. Se tutti siamo chiamati a salvarci, se tu chiedi ora la grazia di evitare il peccato, di essere virtuosa, queste sono le grazie che dà il Signore. Se il Signore ci vuol santi, il Signore quando chiediamo l’umiltà, la carità, lo zelo, ce lo darà.
Le grazie sicure sono quelle che sono ordinate e servono a compiere il volere di Dio. Qualche volta noi sbagliamo, crediamo che per essere santi occorra quella determinata grazia, che siamo messi in quelle circostanze, che siamo esenti da quel pericolo, che non ci troviamo più in quel luogo, e invece il Signore che è sapiente e ci ama, dispone le cose sempre sapientemente e con grande carità verso di noi. Quindi, in generale chiedere la grazia della santità e il compimento, la corrispondenza alla vocazione. Permettendo poi, diciamo così, o meglio, abbandonandoci nelle mani di Dio, perché Dio esaudisca la nostra preghiera secondo la sua misericordia, secondo la sua sapienza. Il Signore ne sa più di noi e ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi.
Allora diciamogli: Buon Padre, a me pare di aver bisogno di questa cosa; ma tu opera ed esaudiscimi secondo la tua sapienza e secondo il tuo amore. Lasciar fare a Dio, perché a volte sembra che abbiamo bisogno di una virtù, invece abbia-
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mo bisogno più urgente di un’altra. Il Signore ci esaudirà se noi preghiamo, secondo la sua sapienza e la sua carità.
Poi ci sono le grazie materiali. Anche queste sono concesse in ordine al compimento della sua volontà. Se avete pregato per anni ed anni che si costruisse la chiesa di cui c’era bisogno, il Signore ha dato a noi la grazia di costruirla, ha mandato il necessario, perché questo era di sua volontà e di nostro vantaggio spirituale. Ma non bisognava pretendere che se questa sera domandiamo la grazia di avere la chiesa, il santuario Regina Apostolorum, domani mattina ci svegliamo con la chiesa fatta. Oh, poco per volta, in un modo umano e divino assieme, ci viene dato quello che è della nostra povera umanità, e quello che è della onnipotenza, della misericordia e della bontà di Dio. Allora, ecco le grazie materiali, se sono in ordine alla nostra santificazione, al conseguimento della vocazione e se sono nel volere di Dio. Se quella figliola, ogni volta che la mamma si ammala, si mette a piangere e strepitare con Dio che la guarisca, un bel giorno il Signore non ascolterà più la sua domanda. In paradiso non ci andrebbe più nessuno, se quando si è malati tutti pensano e desiderano di guarire. Ma il Signore ci ha creati per il paradiso, la sua volontà è che ci arriviamo.
Poi, distinguere se pregate per voi o pregate per gli altri. Nella parola di Gesù si dice: «Qualunque cosa voi domanderete al Padre, egli ve la darà»11: a voi, sì. Domandi la santità? Domandi il perdono dei peccati? Domandi la grazia di conoscere meglio la vocazione? A voi, a te la dà. E agli altri? Quanto agli altri, le grazie non sono più così sicure. Cioè, la preghiera ha sempre effetto: se non ottiene una grazia, ne ottiene un’altra. Però, se quel malato non vuole ricevere i sacramenti e tu preghi perché abbia dal Signore luce sul suo stato e abbia luce sul passo che sta per fare e il giudizio che l’attende, può essere che il Signore ascolti la tua preghiera. Ma può essere che l’altro rifiuti la grazia e quando il parroco viene ad amministrare i sacramenti lui rifiuti il parroco. Così in tanti casi.
Però non pretendiamo di chiedere la santità oggi ed averla intiera domani, avere già grande fede, grande speranza, gran-
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de carità; avere molta prudenza, molta giustizia, fortezza e temperanza; avere umiltà, obbedienza, castità, ecc. La santità si opera un po’ secondo le leggi naturali, e cioè a poco a poco, crescendo: «Gesù proficiebat in sapienza, età e grazia»12. Allora noi progredire un tantino ogni giorno in sapienza, età e grazia. Se Gesù stesso progrediva, egli che era Dio e come uomo progrediva, noi che siamo uomini, vorremmo fare in altro modo? Vorremmo ottenere tutto in un giorno? No. Preghiamo oggi per avere le grazie oggi e santificare la nostra giornata; pregheremo domani, faremo le pratiche di pietà prescritte dalle Costituzioni, per star buone domani. Come oggi abbiamo mangiato per stare in vita oggi, sentirci in forza per i nostri doveri, e domani di nuovo si mangerà per vivere e avere forza per fare i nostri doveri. «Proficiebat», non solo in età, ma in fortezza, e «proficiebat in sapientia, proficiebat gratia apud Deum et homines», innanzi a Dio, era sempre più caro al Padre celeste, e innanzi agli uomini appariva sempre più virtuoso e santo.
Questa è la maniera di farci santi, non stancarci mai, non andare a sbalzi, un giorno tutto fervore e l’altro giorno per terra, sfiduciati. Sempre piccoli passi, ma continui passi. Per fare una casa i muratori aggiungono mattone a mattone; la nostra santificazione è da paragonarsi alla costruzione di una casa, a un edificio. Quindi pregare con fiducia assoluta per le nostre necessità spirituali; essere persuasi che pregando sempre, otterremo sempre. Chi prega si salva, e chi prega molto si fa santo13.
Dunque abbiamo considerato la fede sotto due aspetti, primo: vedere tutto in Dio, e secondo: pregare con fiducia serena. Abbiamo da fare con un buon Padre. E allora diciamo adagio quello che è l’introduzione alla preghiera del Signore: Padre nostro, che sei nei cieli. Pensiamo che cosa significa Padre, e nostro, e che abita nei cieli. Parola per parola. Queste parole sono messe all’inizio appunto per ispirarci la fiducia e domandare, presentare a Dio le sette domande seguenti con fiducia, confidando nel Signore, nel Padre nostro, che è nei cieli.
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1 Predica tenuta a Roma l’8 settembre 1957 durante un corso di Esercizi spirituali. Trascrizione da nastro A6/an 33a = ac 55b. I contenuti richiamano la predica fatta durante gli Esercizi spirituali ad Alba il 29 agosto 1957.

2 Vuoto di registrazione all’inizio.

3 “La fede è la radice di ogni giustificazione”. Formula dottrinale basata sulla prima parte della lettera ai Romani che parla della salvezza mediante la fede. Cf Concilio di Trento, Sessione VI, c. 8.

4 Questa prima parte è ricavata da una trascrizione precedente.

5 Cf Eb 11,1: «La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non

si vede».

6 Cf Imitazione di Cristo, I, XIII, 1: “I santi passarono tutti per molte tribolazioni e progredirono”.

7 Cf Ef 1,4: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi».

8 Cf 1Ts 4,3: «Questa infatti è la volontà di Dio, la vostra santificazione».

9 Cf Fil 2,13: «È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare».

10 Cf Pr 20,12.

11 Cf Gv 16,23.

12 Cf Lc 2,52: «E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia».

13 S. Alfonso M. de’ Liguori, Del gran mezzo della preghiera, I, 1. La frase esatta è: “Chi prega si salva, chi non prega si danna”. Don Alberione assume la prima parte, cambiando la seconda.