20. IL ROSARIO E IL CINEMA1
Questa sera è utile che noi prendiamo questo indirizzo o questa risoluzione: celebrare il mese del rosario per il cinema. Ecco tutto. Perché? Tre fini:
Primo, conoscere sempre meglio l’apostolato del cinema, secondo l’indirizzo e la spiegazione che ne ha dato il Santo Padre nell’enciclica sopra il cinema, la radio, la televisione2.
Secondo, abbracciare questo apostolato con tanta fede e con tanto entusiasmo.
Terzo, non solo compierlo, ma costantemente pregare perché la nostra Madre, Maestra e Regina venga in soccorso.
È un fatto che vi sono oggi delle condizioni nell’umanità e nella Chiesa, e delle difficoltà che superano le difficoltà che vi erano al tempo del maomettismo, cioè quando i turchi avanzavano verso l’Italia e avevano già conquistato gran parte dei Balcani, non solo, ma anche l’Ungheria e l’Austria3. Andavano dicendo che volevano arrivare a Roma e nella basilica di S. Pietro dare da mangiare, dare la biada ai loro cavalli. Le parole erano molto orgogliose, i propositi erano veramente sacrileghi, ma erano d’altra parte ubriacati di superbia e di orgoglio per le loro vittorie contro i cristiani e in generale contro tutto l’occidente.
Ecco, noi, considerando che oggi i tempi sono più difficili, la battaglia è più difficile, abbiamo bisogno di nuovo dell’in-
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tervento di Maria, come l’intervento di Maria è stato visibile e sensibile a Lepanto e a Vienna4, per le vittorie decisive che hanno riportato i cristiani sui turchi nella battaglia navale e poi nella battaglia di terra. La loro potenza fu fiaccata.
Adoperare il rosario come un’arma di battaglia. Le nostre armi sono pacifiche. Noi non costruiamo né i missili, né costruiamo le bombe atomiche, no; ma abbiamo delle armi che sono potenti della potenza di Dio, in quanto bastano per il potere di Dio a vincere il nemico. E quando Davide andava contro il gigante Golia, e Golia lo disprezzava e lo guardava con alterigia avvicinarsi, Davide disse: «Tu vieni contro di me con le tue armi; e io vengo verso di te nel nome del Signore»5, cioè nel nome della potenza di Dio. E sappiamo che ha atterrato il nemico.
Il Santo Padre allora descrive bene la difficoltà che vi è in questi tre mezzi di comunicazione del pensiero, in questi tre mezzi per cui si danno anche i principi morali, i principi fondamentali del culto. Tuttavia la difficoltà deve essere positivamente considerata, perché si tratta proprio di andare come Davide con cinque sassi e una fionda contro un gigante che è armato dalla testa ai piedi. Ho visto a Firenze il Davide6, la scultura, il grande monumento che ha reso celebre il suo autore.
Ora considerare in primo luogo l’apostolato del cinema. Occorre che noi abbiamo nel cuore un grande amore di Dio e un grande amore alle anime. Ecco tutto. Allora sentiamo che abbiamo da difendere l’onore di Dio e difendere le anime dal peccato e dal male anche con questo mezzo. Sì, con questo mezzo. Purtroppo quelli che ne parlano sovente ne parlano in modo commerciale e industriale del cinema, e così anche della radio e della televisione, ma in modo particolare del cinema. Ma per noi il cinema è da considerarsi, come accenna anche
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il Santo Padre, mezzo di apostolato, sia per allontanare tante anime dal male, dal peccato, sia per portarle al bene, e cioè infondere in loro i principi sani, tanto dottrinali, quanto pratici, quanto morali.
L’apostolato del cinema. Passati altri cinquant’anni molti arriveranno all’apostolato e ne useranno anche i cattolici. Ne useranno come mezzo di guadagno, perché allora sarà già entrato nello spirito del popolo. Dal cinema ci si può aspettare un sollievo, una specie di divertimento, ma aspettarsi specialmente un mezzo di trasmissione di pensieri, di verità e di princìpi di morale cristiana. Tempo fa era così del giornale ed era così del libro e non lo si considerava facilmente come apostolato. Ma ho visto stamattina che è uscito un libro, il quale è intitolato: Il libro ausiliare necessario della predicazione. Ausiliare necessario! Oh, considerare l’apostolato. Certamente tutti noi, stando negli uffici e stando nelle sale dove si compie il lavoro tecnico, siamo alle volte preoccupati dei fastidi che accompagnano l’apostolato, e siamo anche preoccupati del lavoro tecnico, perché riesca bene, e siamo preoccupati dell’amministrazione, e qualche volta, facilmente, non andiamo più tanto in alto con il pensiero. Tante volte non consideriamo subito lo spirito che vi è, ma nel mese del rosario acquistiamo fede, consideriamo i principi su cui si fonda questo apostolato, i principi soprannaturali. Che cosa deve contenere, a chi si deve dare, quale efficacia abbia nell’operare sopra gli spettatori.
Certamente, considerato in sé il cinema, sebbene nostro, sembrerebbe avere una parte industriale e una parte commerciale. Certamente. Nelle cose che si compiono dagli uomini, anche le più sante, ci sono due elementi, come l’uomo stesso è composto di corpo, un corpo il quale è dotato delle materie di cui è fatto anche il corpo della scimmia, è un corpo sì, ma ha un’anima ragionevole, immortale, spirituale. E così al battistero c’è l’acqua, che è acqua comune e deve essere acqua naturale, anzi l’acqua più naturale che ci possa essere. Nello stesso tempo in quell’acqua è immessa la virtù dello Spirito Santo, per cui dicendo le parole battesimali, ecco che l’anima del bambino resta mondata e quel figlio dell’uomo diviene figlio di Dio.
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Considerare le cose in alto, secondo i principi di fede. Altrimenti restiamo come chiusi e il lavoro si fa magari con tristezza, e si vede solamente più la parte di fatica o la parte della preoccupazione. Vivere di fede nell’apostolato del cinema. Ecco la conclusione, quello che dobbiamo chiedere alla Madonna santissima: avere in noi una fede viva, una fede che diriga tutti i nostri passi e tutti i nostri ragionamenti, e ci faccia sembrare meno pesanti le fatiche e le preoccupazioni quotidiane.
Vivere di fede! Diversamente noi ci smarriamo e diventiamo più infelici dei produttori, dei noleggiatori, degli amministratori e dei tecnici del cinema, perché essi almeno hanno ancora la consolazione umana, la gloria, il denaro, o la soddisfazione naturale. Ma noi che cosa cerchiamo, se non Dio! Chi ama Iddio, si attacca tutto a lui, per lui Dio è tutto: Dio mi basta diceva S. Teresa7. Deus meus et omnia 8. Allora, quando si sa che con tutti questi mezzi mostriamo l’amore a Dio e l’amore alle anime, queste fatiche e preoccupazioni, questi viaggi e questo parlare, questo correggersi in mezzo agli sbagli che sovente avvengono, questi mezzi prendono un senso grande. Allora infine diciamo: Dio solo mi basta. All’uomo basta attaccarsi a quasi niente, perché si allontani da Dio. Attaccarsi a Dio, allora il distacco dalle cose è facile, perché se noi abbracciamo Dio con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze, con tutto il cuore, allora sì…
Leggevamo stamattina nella meditazione, perché quest’anno facciamo la meditazione sul Culto dei voti9, che alle volte senza accorgersi ci attacchiamo a delle sciocchezze: il mio posto, il mio onore, la mia posizione. Diceva il libro: Per far cambiare posto a una persona alle volte ci vogliono mille ragionamenti e mille agitazioni. E concludeva: Segno che non faceva le cose per Dio. Alle volte noi ci attacchiamo anche a delle cose più miserabili: un taccuino, un’immagine, un ricor-
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dino e... va a sapere. Una superiora era stata cambiata e non ha voluto consegnare la chiave all’altra che succedeva. Bel modo! Dover andare dal meccanico a farsene fare un’altra. Siamo attaccati. Noi superiori è più facile che ci attacchiamo. Oh, vedere Iddio, attaccati a Dio!
Secondo: allora ne segue che faremo l’apostolato bene, faremo cioè l’apostolato con slancio. Non ci faremo dell’apostolato un’idea strana. L’apostolato del cinema in cosa consiste? Nell’avere davanti a noi un grande telone, e poi dopo sedersi in un seggiolone e vedere scorrere davanti a noi la scena, il dramma, in sostanza la vicenda che rappresenta? Oppure la parte che possiamo dire sussidiaria della scienza, dell’insegnamento scientifico?
Oh, l’apostolato è cosa che si deve considerare nello spirito di S. Paolo, le sue fatiche per l’apostolato, le sue fatiche! Egli che andava di città in città, di nazione in nazione e non con i mezzi moderni. Egli che doveva lavorare di giorno per poter cibarsi e predicare la notte. Egli che era contraddetto in mille maniere. L’apostolato costa sacrificio. O non dedicarsi all’apostolato o fare i sacrifici. Uno può anche in un certo modo cercare sempre quello che è più comodo, ma quello che è più comodo per vivere, non è sempre più comodo per morire.
Allora abbracciare con senso soprannaturale, in spirito soprannaturale il sacrificio, il lavoro quotidiano. Il lavoro quotidiano abbracciarlo com’è, secondo quello che ci riserva, anche se noi ci accorgiamo che abbiamo da farci strada in un mondo che si può chiamare una foresta. Come quei missionari che avanzano, per esempio, nel Mato Grosso10 e devono portarsi le scuri, portarsi le seghe e le zappe e abbattono le piante, e a poco a poco avanzano e vanno riempiendo degli avvallamenti, dei fossi con i loro badili, ecc. E a fare dei chilometri non è semplice, ogni giorno non fanno nemmeno un chilometro di strada.
Così è in questo mondo, in questo ginepraio, in questa febbre di lavoro per il cinema in tutte le parti. Dobbiamo farci
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strada. È sempre difficile fare il bene, è sempre difficile. Per questo ci vuole la mortificazione, la mortificazione appropriata al nostro apostolato: non vedere le pellicole che non bisogna vedere; non leggere ciò che non si deve leggere; non udire alla radio ciò che non si deve udire; non ascoltare le trasmissioni televisive quando è passato il tempo del notiziario, come dice la Congregazione dei Religiosi nella comunicazione dataci11. Quindi mortificazione.
Poi le mortificazioni sono altre: proprio quel lavoro attorno alla pellicola, proprio il tenere quella contabilità e tenerla con precisione, con intelligenza, con amore e con dedizione. Proprio lavorare nel noleggio e passare in mezzo alle difficoltà, come uno che dovesse arrivare a casa mentre piove e cerca di passare tra una goccia e l’altra, perché si è sempre in pericolo di essere bagnati o a destra o a sinistra. Bagnati qui vorrebbe dire ingannati, oppure trovare incomprensioni, ostacoli, opposizioni anche da coloro che crediamo dovrebbero essere i nostri aiuti, che dovrebbero considerare il nostro apostolato come un soccorso, un ausiliario forte del loro ministero, della loro predicazione. Quante volte «Inimici hominis domestici eius»12, i nemici sono le persone care, tante volte, quelle che stanno nella casa di Dio. Perché vi sono i nemici spiegati che ci contrastano pubblicamente, e vi sono invece i nemici che si presentano sotto aspetto ben diverso, come agnelli, ma la loro pelle tante volte copre delle intenzioni, dei sentimenti e delle aspirazioni che non sono soprannaturali. Tutt’altro! Non c’è che il lucro, il guadagno. Non c’è che il posto e l’onore, non c’è che la soddisfazione, a volte artistica, a volte anche sensuale.
Tuttavia vedere di camminare tutti i giorni facendo la nostra parte senza pretendere soddisfazioni sulla terra. Il premio è lassù. Voi non vedrete il bene che si fa giorno per giorno, settimana per settimana. No. Non potete conoscere a quale anima avete portato un po’ di luce, né quale anima avete tirato indietro dal peccato, impedendo che quella persona andasse a
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divertimenti nocivi, per andare almeno a divertimenti innocui. Non si conosce. Il nostro apostolato è così. Il sacerdote che predica e dopo va in confessionale sente il frutto della predica, perché quelle persone vengono magari picchiandosi il petto: Ha proprio ragione come diceva; io non facevo bene e mancavo in quelle cose che lei ricordava. Ebbene, noi non abbiamo questa soddisfazione. La soddisfazione sarà al giorno del giudizio universale quando si vedrà la eco che ogni nostra rappresentazione ha avuto nelle anime; si vedrà la reazione che le anime avranno avuto alla nostra trasmissione positiva. Sacrificio quotidiano, per conseguenza, e per che cosa? In spirito di penitenza dei nostri peccati, in prova di amore verso Iddio, per acquistare i meriti per la nostra vita eterna. «Ad quid venisti?»13. Ma la Congregazione è fatta per questo: l’apostolato con i mezzi moderni. Per che cosa siamo venuti? Il Papa ha ricordato con tanta forza ai Gesuiti14 di ricordare sempre il fine che il loro istituto si propone. Allora sempre presente [il fine] e camminare sempre nello spirito proprio dell’Istituto.
In terzo luogo, pregare. Pregare perché intervenga Maria, illumini per la scelta dei soggetti, guidi la parte tecnica, intervenga nella parte di noleggio, di propaganda e di diffusione. Poi, Maria ci assista nelle amministrazioni e perché Maria ci dia la grazia di lavorare sempre «Innocens manibus et mundo corde: Con le mani pulite e con il cuore innocente»15.
Sì, fare come una lega di preghiere e di rosari. Rosari, molti in questo mese, assieme, unendovi tutti. È questa la ragione per cui stasera ci tratteniamo tutti assieme, per una volta soltanto però. Unirci tutti in una quantità di preghiere e di rosari a Maria: rosari molti e rosari ben detti, perché si possa un po’ sfondare quello che costituisce il complesso delle difficoltà che incontriamo sotto ogni aspetto. E il primo aspetto è quello personale. Pregare e meditare bene i misteri del rosario, bene.
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Adesso, dicendo una cosa generica, poi se ne parlerà in particolare, nei misteri gaudiosi chiedere l’osservanza del voto di povertà, nei misteri dolorosi chiedere la grazia di osservare il voto di castità, nei misteri gloriosi chiedere la grazia di osservare il voto e la virtù dell’obbedienza. E in tutti insieme [tenere vivo] lo spirito dell’apostolato paolino, e parlando di noi, dell’apostolato cinematografico. Meditarli bene i misteri, fare delle belle adorazioni. Nel mese di ottobre vi sono anche indulgenze particolari per il rosario che viene detto durante la Messa o davanti al Santissimo esposto. Questo può incoraggiarci. Però unirci tutti per supplicare Maria che intervenga in questo grande apostolato, che lo benedica così che possa progredire di giorno in giorno e arrivare proprio alle anime, arrivare alle anime.
Si dirà che molti non lo comprendono, e noi aspettiamo che gli uomini comprendano per fare le cose? Gli uomini non comprenderebbero, in generale, così facilmente la vita religiosa: lasciare il mondo e consacrarsi a Dio, lasciare un avvenire, forse felice e fortunato per sottomettersi a un’obbedienza e a una mortificazione religiosa continuata. Ma basta che ci comprenda Iddio, che veda Iddio. Unione: io metterò tutti i rosari, li metto fin da adesso per questa intenzione che è triplice. Mettetela anche tutti voi e cercate molte persone che preghino in unione con voi il rosario per il cinema in questo mese, per l’apostolato in sé e per chi lavora in questo apostolato. Cercare preghiere. E nelle Visite al SS.mo Sacramento, e nelle Messe e Comunioni sempre ricordarlo, sempre. Avrete molto aumento di grazia, perché è di volontà di Dio. E quando noi domandiamo al Signore la grazia per fare la sua volontà, come non ci esaudirebbe? Sono proprio quelle le grazie che il Signore concede, le preghiere che il Signore ascolta, quelle che facciamo per compiere la sua volontà: «Non come voglio io, ma come vuoi tu, Padre»16. E il Padre ha mandato l’angelo a consolare Gesù nel Getzemani. E il Padre per mezzo dello Spirito Santo ha infuso nel nostro Maestro divino quella grazia che lo ha sostenuto durante la sua dolorissima passione.
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Io aspetto tanto. E se dovessi dire ancora una cosa: vengano vocazioni proprio per questo, per il cinema. Si dirà che è sempre cosa difficile. Il bene è sempre difficile. Allora, o rinunciarvi, oppure con coraggio e con molta grazia di Dio andare incontro alle difficoltà e fortemente lavorare, fortemente combattere fino alla fine. Poi: «Corona justitiae»17, la corona di gloria in paradiso. Unione dunque in questo mese innanzi alla Madonna, tutti uniti.
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1 Predica tenuta a Roma in Cripta del Santuario Regina Apostolorum il 1° ottobre 1957 alla Famiglia Paolina. Trascrizione da nastro A6/an 35a = ac 58a. Stampata nel 1964 in un ottavo e in Strumenti della comunicazione sociale nel pensiero del Primo Maestro, Figlie di San Paolo, Roma 1964, pp. 41-44. Si segue come originale la trascrizione.
2 Cf Pio XII, Enciclica Miranda prorsus, Cinema, Radio e Televisione, 8 settembre 1957.3 Nella battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 le forze della Lega Santa, voluta da Pio V (1504-1572), sconfissero la flotta turca per difendere l’Europa dal potere dell’Impero Ottomano. San Pio V affidò all’intercessione della Madonna del Rosario la battaglia della flotta cristiana. In ringraziamento e per perpetuarne il ricordo istituì la festa della Madonna del Rosario.
4 La battaglia di Vienna (11-12 settembre 1683), combattuta dall’esercito polacco-austro-germanico comandato dal re polacco Jan III Sobieski (1624-1696), mise fine a due mesi di assedio della città da parte dell’esercito turco.
5 Cf 1Sam 17,45.6 Statua del David di Michelangelo (1475-1564) datata attorno al 1501/1504, collocata in piazza della Signoria a Firenze.
7 Teresa d’Avila (1515-1582), carmelitana spagnola, maestra di vita spirituale, Dottore della Chiesa. Riportò l’Ordine Carmelitano alla regola primitiva. Tra i suoi scritti ricordiamo: Il libro della mia vita, Castello interiore, Cammino di perfezione, Fondazioni.
8 Cf Imitazione di Cristo, III, XXXIV, 1: “Mio Dio e mio tutto”.9 Cf Colin L., Culto dei voti, Padri Redentoristi Editori, Roma 1954, 2° ed.
10 Stato del Brasile situato nella parte occidentale del Paese. Il nome dello stato significa “giungla fitta”.
11 Cf med. IV del corso di Esercizi, Roma 9 settembre 1957, “Fede e zelo nell’apostolato”, nota 14.
12 Cf Mt 10,36: «Nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa».
13 Cf med. 17, nota 4.
14 Il discorso tenuto il 10 settembre 1957 alla XXX Congregazione generale dei Gesuiti è pubblicato in San Paolo ottobre 1957 e RA, 10 (1957) 3-4 con questo motivo: “… vi sono princìpi e direttive che si applicano a tutti i religiosi”.15 Cf Sal 24,4.
16 Cf Mt 26,39.
17 Cf 2Tm 4,8: «Ora mi resta soltanto la corona di giustizia».