Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25. LA VOCAZIONE RELIGIOSA1

Lo stato religioso è il genere di vita che in se stesso maggiormente promuove la gloria di Dio, anche fatta astrazione dall’apostolato. Perché con il voto di povertà si riconosce il Signore come il sommo bene, l’unico bene che abbiamo da desiderare sopra tutti i beni, e desiderare tutte le altre cose e usarle in quanto servono a farci conquistare Dio, sommo bene. Poi il voto di castità serve ad onorare Iddio come il sommo amore, la somma bellezza, il gaudio eterno. E allora si cerca veramente questo amore con tutto il cuore, sopra ogni cosa nella vita del religioso. E con il voto di obbedienza si onora Iddio come sovrana maestà, il principio di tutto, il fine di tutto, il nostro padrone, il nostro Padre provvido celeste. Quindi, la vita religiosa è un continuo canto di lode a Dio, sommo bene, sommo amore, sommo padrone, principio e fine di tutto.
E poi la vita religiosa è anche il noviziato del cielo, poiché nella vita religiosa si apprende a glorificare Iddio, dargli la somma gloria che è possibile da una creatura. Perciò, dopo la Messa, dopo il martirio è il più grande sacrificio che viene fatto al Signore: Hostia laudis perpetua2. Noviziato, perché si apprende a fare sulla terra quello che sarà continuato in cielo, è come apprendere il mestiere che poi sarà continuato per tutta l’eternità in paradiso: glorificare Iddio, amarlo come sommo bene, come eterna felicità.
Per questo è tanto importante che noi abbiamo sempre riconoscenza al Signore per la vocazione: Vi ringrazio non solo per la creazione e di essere stati fatti cristiani, ma di essere stati condotti nella Congregazione. Inoltre vivere la vita religiosa in una santa letizia. Il Signore a me ha dato l’ottima parte: sempre, e pensare così, e quindi con generosità.
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Vi è poi l’altro vantaggio grande dell’apostolato, perché chi ama il Signore veramente con tutto il cuore, sopra ogni cosa, vorrà adempiere anche il secondo precetto: «Amare il prossimo come te stesso»3. Nella vita religiosa ci deve sempre essere l’apostolato. Anche nella vita della trappista, nella vita detta contemplativa, perché c’è l’apostolato della preghiera, l’apostolato della sofferenza, l’apostolato dell’esempio, la vita stessa è un apostolato poiché ricorda sempre a tutti che siamo destinati al paradiso, che quello che abbiamo sulla terra, la vita presente, è solo un mezzo per conquistare Dio che è la somma eterna felicità.
Per questo lavorare ancora per le vocazioni. Il problema dell’avvenire vi è in fondo ad ogni anima, e ancorché alle volte nella fanciullezza, nella gioventù questo problema non venga ad essere esaminato o considerato tanto, in fondo all’anima in qualche maniera si sente. E allora aiutare i giovani, le giovani a farsi la domanda: E tu, che farai?4 , quindi il catechismo vocazionario. Farsi questa domanda. Non si tratta di una carriera o di un’altra, e una figliola, potrebbe, ad esempio, studiare e mirare ad una laurea: filosofia, supponiamo, psicologia, storia; potrebbe mirare ad una vita, a un mestiere. Ma non è quello che adesso interessa: il problema capitale che dev’essere risolto in primo luogo è la scelta dello stato. Cioè, vita cristiana o vita religiosa? E ci può anche essere la terza condizione della donna, come eccezione: celibato nel mondo.
Allora aiutare i giovani, le giovani a studiare questo problema, a risolvere questo problema. Pregare per la buona soluzione di questo problema è grande cosa. È aiutare proprio la gioventù nella scelta del suo stato. D’altra parte poi, quando si tratta dei giovani, allora vi è anche il contributo che si dà alla Chiesa, poiché la Chiesa non può stare senza il sacerdozio. Nessuna religione è mai stata senza il suo ministro, il suo sacerdote, poiché ci vuole sempre chi, a nome del popolo, offra a Dio il sacrificio, specialmente il sacrificio della preghiera, gli atti ufficiali del culto che per noi è il sacrificio della Messa.
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Quindi, curarsi delle vocazioni è proprio amare la Chiesa, amare cioè tutte le anime, amare tutti gli uomini ed avere il desiderio vivo di dare alla Chiesa coloro che devono servirla, che devono cooperare alla salvezza delle anime. Nello stesso tempo è dare all’umanità persone che si occupino delle cose spirituali ed eterne, non solamente delle cose della vita presente. Vi sono nel mondo quelli che si occupano di tante cose, che riguardano l’educazione o il corpo, la salute, o che riguardano le questioni sociali o le questioni internazionali e non sempre bene. Ma chi deve pensare alle anime? Chi deve pensare a quello che veramente è il grande problema, l’unum necessarium, la salvezza? Sono le apostole, gli apostoli, le persone che si dedicano alla salute spirituale degli uomini, alla loro salvezza. È questo veramente amare la Chiesa e amare l’umanità, amare Iddio.
Per questo problema vi sono state molte pubblicazioni; la più diretta attualmente è quella che è uscita recentemente, che avete scritto: E tu, che farai? catechismo vocazionario, a questo poi seguirà il Catechismo mariano5 .
Si è pensato di fare anche in Italia quello che si fa già in altre nazioni, per esempio all’Università di Ottawa in Canada6, un corso di studio vocazionario per corrispondenza7. Vi sono corsi di studio, vi sono scuole per corrispondenza, per esempio per preparare agli esami, per lo studio di una lingua, oppure di una scienza. Ma lo studio fondamentale della vita è quello che riguarda lo stato da scegliere.
Per questo si farà così: si manderanno delle lezioni fatte sopra il modello già seguito in altre nazioni. Generalmente, siccome questo studio è indirizzato ai grandi, e specialmente
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agli studenti dei corsi superiori e universitari, generalmente il corso è breve: dieci lezioni, per lo più dodici. Noi questo corso lo faremo in una ventina di lezioni circa. Consiste nel mandare una lezione per volta a coloro che hanno desiderio di partecipare al corso, di fare questo studio. A chi? Tanto a chi ha da indirizzare la gioventù verso una buona scelta dello stato, come alla gioventù stessa che deve scegliersi lo stato: ai parroci, ai maestri, ai genitori, poi alle giovani e ai giovani che possono essere un po’ più avanti negli studi o possono anche non aver fatto studi speciali o solamente le classi ordinarie.
Dopo la lezione, supponiamo Che cosa sia la vocazione, vi saranno delle domande a cui il giovane o la giovane può rispondere. Supponiamo: Che cos’è una vocazione?. Quanti sono gli stati di vita che si possono scegliere?. Quali sono i vantaggi di uno stato, quali sono le difficoltà, ecc.?. Chi riceve può rispondere. Generalmente le risposte sono facilitate, perché, come si fa nel catechismo, la risposta è già quasi suggerita dalla domanda. E poi questa risposta viene mandata al Centro, e questo Centro corregge il lavoro e può restituirlo corretto, può approvarlo e può suggerire qualche miglioramento.
Vediamo se possiamo indurre coloro che sono responsabili e coloro che hanno da scegliere lo stato, ad esaminare profondamente, almeno per quanto è possibile, con lezioni così semplici, a esaminare questo grande problema della vita. È il [problema] principale per ogni uomo, per ogni persona ed è il principale per la Chiesa, perché il più grande problema attuale della Chiesa è il problema vocazionario.
Dalla statistica risulta che in Italia le suore sono 152.000. Ma certamente sono ancora più di metà le parrocchie che non hanno le suore. E così molte volte mancano le catechiste. Il numero dei sacerdoti poi, è inferiore assai. E allora noi, se vogliamo veramente contribuire alla Chiesa nella maniera più adatta e secondo i suoi maggiori bisogni, cerchiamo di aiutare le giovani e i giovani a scegliere bene lo stato. Studiando e pregando, le vocazioni saranno molto più numerose e più scelte.
Alla fine del corso poi si può dare una Dichiarazione che la giovane o il giovane ha seguito il corso. Quindi coloro che poi li riceveranno sanno già che queste giovani, questi giovani sono
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più preparati, sanno perché scelgono quello stato, oppure perché devono prendere la vita del semplice cristiano, la vita di famiglia, per volontà di Dio. E allora ogni persona, ogni giovane, ogni fanciullo che si avvia per una strada, sa che nella sua vita compie il volere di Dio. E quando in tutta la vita si compie il volere di Dio, si è da Dio aiutati con la sua grazia, perché il Signore aiuta sempre chi compie la sua volontà. E poi si sa di sicuro che dopo si va al premio, perché si è compiuta la sua volontà.
Che se uno sbaglia e prende un’altra strada, non ha gli aiuti necessari o sovrabbondanti per compiere bene il suo dovere nella vita; e quando poi non ha fatto in tutta la sua vita quel che voleva Iddio, ciò che Dio ha ordinato, come potrà presentarsi a ricevere la ricompensa, la paga? Avverrà come se un operaio andasse per esser pagato da un signore, per il quale ha prestato nessun servizio, ha fatto nessun lavoro. E così avviene anche per quelli che tradiscono la vocazione, che non compiono il volere di Dio. Che cosa ne sarà di loro al giudizio?
Adesso volevo dire semplicemente questo per conclusione: se avete conoscenza di qualche sacerdote che in modo speciale si dedica a coltivare le vocazioni, o anche di qualche maestra, maestro o di qualche altra persona che ad esempio, conoscete nella parrocchia o conoscete dalla propaganda; e se avete conoscenza di qualche giovane, di qualche figlia alla quale può interessare conoscere questo problema vocazionario, potete dare l’indirizzo, e sarà spedita gratuitamente la prima lezione. Così chi si vuole abbonare, si abboni poi al corso, e chi non vuole, non si spedirà più.
Per ora, se avete di questi indirizzi, li consegnate a don Panebianco8. E possono essere anche giovani che avete conosciuto nelle parrocchie, o anche giovani tra la vostra stessa parentela.
Più di tutto importa pregare, poi quando avete dato l’indirizzo, basta, è finito il vostro compito. Ma più di tutto, ho detto,
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pregare, perché è sempre vero, e dolorosamente sembra sempre più vero, che «la messe è molta, e gli operai sono pochi»9. Quindi occorre pregare il Signore che mandi operai alla sua messe, ma non solo pregare con le mani giunte, pregare anche con l’attività, con il cooperare alle vocazioni in questa maniera. Avrete un grande merito presso il Signore, e contribuirete al bene della Chiesa e al bene della società.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 21 novembre 1957. Trascrizione da nastro A6/ an 39b = ac 66b. Stampata in ottavo con il titolo: “Meditazione del Primo Maestro (per le vocazioni)”.

2 “Sacrificio perpetuo di lode”.

3 Cf Mt 22,39.

4 Il catechismo vocazionale preparato da sr Lucina Bianchini (1913-1993) fu pubblicato con il titolo E tu, che farai?, Edizioni Paoline, Centro catechistico, Roma 1957.

5 Bianchini L., Catechismo mariano, Edizioni Paoline, Roma 1958.

6 L’Università di Ottawa è stata fondata nel 1848 dai padri Oblati di Maria Immacolata (OMI).

7 L’Istituto Regina Apostolorum per le vocazioni nel mese di dicembre 1957 ha aperto un corso per corrispondenza di orientamento per la vita. Don Alberione esorta alla cooperazione di tutti. Cf CISP pp. 184-185. Le Apostoline attestano che il corso di orientamento vocazionale per corrispondenza (C.O.V.) è stato attuato e seguito con impegno dal loro Istituto per diversi anni raggiungendo un certo numero di persone. Il Primo Maestro lo ricorda in alcune meditazioni a loro rivolte nel 1958 (AP 1958/1, p. 145; AP 1958/2, p. 23) e anche nel mese di Esercizi spirituali tenuto alla SSP nell’aprile 1960 (cf UPS, I, 378).

8 Don Carmelo Panebianco (1926-2010) sacerdote della Società San Paolo. Dal necrologio si ricavano queste notizie: dal 1956, dopo l’ordinazione sacerdotale, il suo primo impegno è stato quello di vocazionista della SSP. Don Alberione gli chiese anche di seguire più da vicino la nascente Congregazione delle Apostoline e la loro principale attività editoriale, la rivista Se vuoi.

9 Cf Lc 10,2.