Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III
VOTO DI FEDELTÀ AL PAPA1


Dovrei dire tre cose: lasciamo da parte la prima e l’ultima. Servono solo per introduzione e chiusa. La prima è ringraziamento. Il ringraziamento va sempre dato in primo luogo alla bontà di Dio, in secondo luogo a chi si fa strumento della bontà di Dio, in questo caso siete voi.
La prima cosa che ho da dire riguarda il voto di fedeltà al Papa circa l’apostolato. Da principio la Famiglia Paolina emetteva questo voto da aggiungersi agli altri tre voti consueti. Dopo vi è stato un certo tempo di silenzio, perché l’indirizzo era che le famiglie religiose emettessero i soliti tre voti senza aggiungerne uno particolare. Poi, passato un certo tempo questo indirizzo è stato un poco modificato e quindi il nostro desiderio di metterci totalmente a servizio della S. Sede in quanto all’apostolato è venuto ad essere esaudito. Veramente tutti i religiosi e le religiose hanno già come supremo superiore il Papa a cui sono tenuti ad obbedire nella formula espressa molto bene in senso canonico nelle Costituzioni. Tuttavia vi passa una certa differenza fra quello che è obbligo canonico strettamente preso e quello che invece è obbedienza filiale.
L’obbedienza filiale comprende questi doveri verso il Santo Padre: un interessamento per tutto quello che interessa lui, un desiderio di accompagnarlo in tutti i suoi programmi, in tutto quello che egli indica come utile per la cristianità. Prima c’è l’obbedienza canonica, quindi c’è l’affetto filiale, l’obbedienza di
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figlioli che amano il padre e considerano nel Papa il vero padre dell’Istituto e considerano nel Papa colui che rappresenta il Maestro divino, colui che nel suo cuore ha le premure per tutta la Chiesa universale. Perché la Chiesa sia perfettamente unita occorrerebbe che tutti i figli della Chiesa, quindi tutti quelli che dipendono direttamente o indirettamente dal Papa, lo amassero, lo seguissero con affetto e si facessero voce sua, quasi come altoparlanti per ripetere la sua parola. Ora, questo noi dovremmo fare e intendiamo fare con il proposito e il voto di fedeltà al Papa. Per ora questo non è ancora stato concesso alle Figlie di San Paolo e occorrerà ancora un po’ di tempo, forse non molto tempo. Le pratiche sono sempre lunghe. Ma intanto è stato bene ricordarlo adesso, perché ciascuno può farlo da sé privatamente.
Qual è l’indirizzo del Papa riguardo all’apostolato? Questo indirizzo: che noi predichiamo al popolo le verità più necessarie per salvarsi, le predichiamo in conformità ai suoi desideri e collaboriamo di cuore con lui. Ora questo può farsi da ognuna come proposito e anche come voto privato. È necessario ricordarsi che nella Chiesa il Papa è stato stabilito vicario di Gesù Cristo, quindi è interprete dei pensieri di nostro Signore Gesù Cristo, egli vede le cose che oggi sono necessarie dare alle popolazioni affinché raggiungano la loro salvezza. Ecco, noi vogliamo con affetto dire le stesse cose che il Papa dice, con amore come egli le dice, con riconoscenza per quanto egli ci dice e con la preghiera, perché i suoi voti, i suoi desideri siano soddisfatti. Quindi, non sudditi soltanto, ma figlie. Volete essere vere Figlie di San Paolo? Essere vere Figlie del Papa.
Questo quanto all’apostolato, perché la Famiglia Paolina è nata quando il Santo Padre, allora regnante2, era poco assecondato nell’indirizzo circa la stampa e allora si interveniva. La famiglia nasceva anche per questo: rimediare a quel complesso di persone le quali lasciavano che il Papa parlasse e insegnavano
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come vedevano loro, secondo le loro convinzioni, nel modo che esse giudicavano meglio, senza tenere conto di colui che aveva l’obbligo, il dovere e il potere di indirizzare i cattolici sulla vera via dell’apostolato. Quindi è fedeltà circa l’apostolato.
La seconda cosa che è utile dire stasera è questa: formarsi una coscienza giusta quanto all’apostolato del cinema. Non vi è diversità tra l’apostolato delle edizioni fatte con la stampa e quelle edizioni fatte invece con il cinema, e dell’apostolato fatto con la stampa e dell’apostolato fatto con il cinema. Vi può essere una certa distinzione che dipende dai tempi, ma non può essere una distinzione di sostanza, solamente distinzione di circostanze.
All’apostolato del cinema dedicare le persone necessarie e compierlo in vero spirito di figlie devote della Chiesa, del Papa. Si nota oggi che moltiplicandosi i mezzi più moderni nell’apostolato, altri mezzi sono meno usati e così, con l’estendersi della televisione è diminuito un po’ il lavoro della radio, ma è anche diminuito il lavoro del cinema e più ancora diminuisce l’apostolato della stampa. È necessario che noi al cinema diamo grande importanza. Sentire la responsabilità. Quando noi constatiamo che in chiesa a sentire la parola di Dio il numero dei fedeli è relativamente scarso, e pensiamo invece che i cinematografi sono aperti, rigurgitanti di gente e le proiezioni si prolungano magari dalle dieci del mattino fino all’una dopo mezzanotte. Là vi entra una quantità di persone di ogni ceto e di ogni età, non escluse le persone giovani, e noi predichiamo e noi stampiamo, ma il cinema esercita sopra la psicologia delle persone, specialmente dei giovani, un influsso più grande sia in bene e sia in male.
Allora importanza particolare nel 1957, e vogliamo dire fino a un’altra festa di S. Giuseppe, al cinematografo. Persone intelligenti, persone capaci, persone industriose, zelanti; locali per quanto si può adatti, una propaganda sempre più intensa e poi un’amministrazione saggia, ben regolata, perché lì quasi più che nella stampa si corre il rischio. D’altra parte, vedete, adesso si tende più facilmente alla stampa. È buono. Tanto che avete aumentato di parecchio la propaganda secondo il conto che mi avete presentato circa un mese fa. Sì, si è fatto lodevolmente e ringraziamo il Signore e pensiamo ai molti sacrifici
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delle propagandiste. Però, vedete, nel 1914 e fino al 1920, ’25, ’30, ’35, ecc., fare l’apostolato della stampa era molto difficile, oggi invece fare l’apostolato della stampa è come camminare sopra una strada asfaltata, mentre per il cinema è come aprirsi la strada in mezzo a un bosco. Pensiamo quale diversità! Quindi molto più sacrificio, e d’altra parte noi siamo fatti così: dove c’è più sacrificio, secondo la natura, meno diamo, quindi occorre proprio forza, energia, sacrifico. E chi più è generoso…
Ecco, molto si può fare oggi anche con il 35 millimetri3. Certamente le difficoltà non sono poche, ma queste difficoltà che oggi si verificano per il 35 millimetri, anni fa si verificavano anche per il passo ridotto4 e le Figlie di San Paolo sono già abituate a farsi strada e promuovere iniziative nuove5. Anche le iniziative che avete accennato nella lettera6 sono tutte lodevoli: giornate mariane, giornate del Vangelo, giornate della stampa, e poi parleremo, quando avrete finito il calcolo o meglio il rendiconto, sopra il lavoro fatto per il cinema. Intanto che non manchino mai le persone, per quanto è possibile, perché siamo sempre limitati. Per noi la difficoltà è sempre quella del personale, ma voi provvedete con l’aumentare delle vocazioni.

7 Ora alcune parole per le suore che faranno la professione perpetua. Fare la professione perpetua vuol dire acquistare una nuova responsabilità verso la Congregazione. Vuol dire entrare definitivamente in una famiglia e fare gli interessi propri di questa famiglia. Si acquista una responsabilità, ma anche una nuova posizione, e quindi un aumento di merito per tutto quello che si
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fa, perché si fa in un amore perpetuo. Sentire in sé la responsabilità nelle cose, va bene quanto allo spirito: essere esemplari e sapere anche dire parole buone, incoraggianti alle sorelle, portare il calore spirituale dove si va, l’entusiasmo per la pietà.
Secondo: sentire la responsabilità anche per quello che riguarda lo studio. Preparate diligentemente ai voti perpetui, avete certamente acquistato cognizioni da diffondere, che servano per edificazione alle case dove andrete e negli uffici e reparti a cui sarete destinate.
Terzo: responsabilità quanto all’apostolato. Si può dire che la Congregazione delle Figlie di San Paolo ogni anno fa un progresso notevole; sempre ha fatto progressi notevoli. Far sì che quelle che vengono dalle case vedano le nuove iniziative, i nuovi pensieri, gli indirizzi che vengono dati e come vengono compiute le cose, l’apostolato in sostanza, come progredisce nella redazione, tecnica e propaganda. Imparare a portare tutto il bene è responsabilità, come pure portare le energie nuove alle case dove andrete aggiungendo le vostre forze a quelle che già vi erano.
Poi sentire anche la responsabilità nella ricerca delle vocazioni, la responsabilità nella formazione delle vocazioni, la responsabilità di dare buon esempio dove si va, la responsabilità di comportarsi sempre bene. Dovremmo essere capaci di capire le cose nel loro giusto limite. Vorrei dire: nelle case dove andrete, dovreste essere le più umili e le più zelanti nel bene. Se vi è un pericolo, un inconveniente, umiltà nel giudicare. Ma se i fatti dimostrano che il pericolo c’è, si intervenga nella maniera che è possibile, che è prudente, che è ispirata dall’umiltà, dall’amore alla Congregazione. Su questo punto ho notato nei due, tre ultimi anni una necessità speciale.
Sentire la responsabilità, il bisogno e il dovere di portare il contributo proprio di energie, di spiritualità, di sapere, di apostolato, di formazione, di orazione. Così la Congregazione si allieta della professione perpetua. E le suore che faranno domani la professione perpetua sanno che sono accompagnate all’altare dagli auguri e dalle preghiere di tutte le sorelle.
E questa professione perpetua prelude la professione eterna alle porte del cielo.
Auguri!
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1 Conferenza tenuta a Roma il 18 marzo 1957 alle neo professe perpetue. Dattiloscritto, carta vergata, copia, fogli 4 (22x28) con la semplice indicazione: “Conferenza Primo Maestro-San Giuseppe 1957”. Al dattiloscritto va unito un foglietto a stampa, bianca e volta, dal titolo: “Parole del Primo Maestro alle neoprofesse perpetue”, che riporta in calce la data: “Roma 18 marzo 1957”. Esiste un dattiloscritto successivo, in cui i due testi sono fusi, che ha come titolo: “Voto di fedeltà al Papa”. Il Diario Sp. riporta: “Il Primo Maestro va in santuario per una meditazione alle Figlie di San Paolo esercitanti che ha come tema: Voto di fedeltà al Papa” (p. 1471).

2 Benedetto XV, Giacomo Della Chiesa (1854-1922), papa dal 1914. Soffrì e denunciò “l’inutile strage” della prima guerra mondiale. Promulgò nel 1917 il Codex Juris Canonici. Nel 1915, con una lettera a firma dell’allora segretario di Stato card. Pietro Gasparri, approva lo statuto dell’Opera nazionale per la Buona Stampa voluta dal card. Pietro Maffi. Con questo ed altri scritti Benedetto XV intende affermare l’opinione pubblica cattolica nella società. Nel 1920 con l’enciclica Pacem Dei munus indica il compito pacificatore dei pubblicisti.

3 Formato normale delle pellicole cinematografiche per la proiezione nelle sale pubbliche.

4 Si riferisce al 16 millimetri, cioè il formato delle pellicole ad uso amatoriale.

5 Dal 1947 le Figlie di San Paolo, in collaborazione con la Società San Paolo, aprono agenzie per la distribuzione dei film in 16 millimetri nelle sale cinematografiche parrocchiali, nelle scuole e in seguito nelle famiglie. È di quegli anni l’iniziativa della redazione delle schede cinematografiche a corredo della pellicola. Cf Borrano L., Le Figlie di San Paolo e il cinema. Memorie e documenti dal 1947 al 1970, Figlie di San Paolo, Roma 2009.

6 Nel giorno dell’onomastico del Primo Maestro al biglietto di auguri si allegava il prospetto delle attività apostoliche dell’anno. Cf Martini C. A., Le Figlie di San Paolo..., o.c., pp. 295-296.

7 Questa parte è stampata.