Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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5. LA PASSIONE1



[I. Passione di Gesù]

La domenica ultima è stata di Settuagesima cioè la settima domenica prima della domenica di Passione. Poi vengono le domeniche di: Sessagesima, Quinquagesima, le domeniche di Quaresima, di Passione, fino ad arrivare a quella di Pasqua. In questo tempo, le nostre meditazioni è bene che particolarmente prendano il loro carattere dalla Passione. Si possono considerare tre passioni: quella di Gesù, della Madonna, e di S. Paolo. La sofferenza continuata di S. Paolo: «Io gli mostrerò quanto dovrà patire per il mio nome»2. Soffrì tutta la vita e specialmente nell’ultimo tempo, per chiuderla con il martirio. Le meditazioni possono essere varie, ma sempre intonate alla Passione di Gesù, di Maria, e di S. Paolo, affinché ci portino la grazia di cancellare tutte le pene del purgatorio e riparare le nostre colpe; poi riparare per i peccati di stampa, cinema, radio. Pregare per la conversione di tutti quelli che offendono Gesù, specialmente per quelli che si oppongono a Gesù Maestro.
Considerare l’agonia, il sudore di sangue di Gesù nell’orto; poi considerare la Via Crucis, i misteri dolorosi, ecc. Le anime più perfette e amanti di Gesù, hanno una istintiva sete di seguire, imitare Gesù nell’ultimo periodo della sua vita, la passione, ed hanno grande devozione alla S. Messa e all’Eucaristia.
La devozione a Gesù eucaristico va considerata nel suo triplice aspetto di sacrificio, di presenza reale, di Comunione o cibo delle anime nostre. Nella passione di Gesù, si possono considerare due aspetti: la passione interiore o del cuore, la
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più dolorosa; poi quella del corpo. Egli era arrivato a dire per bocca del profeta: «Dalla testa ai piedi, non c’è parte sana in me»3. Ma Gesù aveva preso su di sé tutti i peccati, i debiti che l’umanità aveva contratto con Dio da Adamo fino alla fine del mondo. Egli, il Figlio di Dio, che non aveva peccato prese su di sé i nostri peccati, le nostre mancanze.
Nel considerare Gesù nel Getsemani, dobbiamo considerare la sua preghiera: «Padre non la mia volontà, ma la tua sia fatta»4, la qualità della sua preghiera e poi la consolazione avuta dal Padre. Il Padre celeste gli mandò un angelo a consolarlo. D’altra parte egli sudò sangue nell’accettare il calice, e la sua sofferenza cominciò proprio dall’indifferenza dei suoi: «Non avete potuto vegliare neppure un’ora con me?»5. E se Giuda era andato in cerca di uomini per catturarlo, gli altri, gli apostoli, i suoi dormivano indifferenti. Passione del cuore! Ecco l’abbandono, il martirio del cuore. Anche noi in quella notte abbiamo pesato, abbiamo oppresso il suo cuore e più della croce di legno. Le nostre freddezze, le nostre indifferenze gli erano presenti, e se tutti i peccati pesavano su di lui, però gli davano tanta pena i peccati, le indifferenze, le mancanze di noi consacrati a Dio. Ciascuna di noi guardando il Salvatore, là nella semioscurità di quella notte, lo vede bagnato del sudore sanguigno, e gemere, come dice S. Paolo: «Cum clamore valido»6.
E Gesù vedeva tutte le iniquità degli uomini e riparava le grandi offese al Padre. E mentre egli è la Sapienza, l’uomo con il frutto dell’ingegno umano ha creato i mezzi per offendere Dio e adopera proprio la scienza e se ne fa un mezzo per combatterla. Eh, la stampa! Gesù soffriva e vedeva nei secoli che si sarebbero commessi tanti peccati. Sì, la notte serve per compiere le maggiori iniquità quali rappresentazioni cinematografiche, oscene radioaudizioni, brutte trasmissioni televisive, e le edizioni di stampa. Macchine velocissime, e quante cose si stampano contro Gesù Cristo, la sua Chiesa: tutte cattedre contro la cattedra di Gesù Cristo! Riparare i peccati odierni, tutto quello
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che si prepara e si attua durante la notte che sono proprio come gli organi che noi usiamo per offendere il Signore. Ciò che si fa personalmente così si fa collettivamente. Di che cosa abusa l’uomo? Di tutto! Riparare i peccati di tutta l’umanità con questo spirito di pazienza, in questo periodo di Passione. Chiedere la grazia di consolare Gesù crocifisso sopportando qualche cosa insieme a lui agonizzante nel Getsemani. E questo vostro apostolato di sofferenza offrirlo per assistere quelli che lavorano nell’apostolato di azione. Chiediamo la grazia che il nostro apostolato illumini le anime, affinché si ricordino che vengono da Dio e devono tornare a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Gesù è la via al Padre: venuto dal Padre, torna al Padre. Via di comunicazione e non solo come esempio, ma di comunicazione che parte dal Padre per venire a noi, e da noi torna al Padre. Domandiamo la grazia che Dio benedica tutto l’apostolato delle Famiglie Paoline. Che sia sempre più sapiente il nostro apostolato, specialmente quello fondamentale dell’opera catechistica e dell’opera biblica, come viene dato e insegnato dalla Chiesa. Fare sempre con mani pure e con cuore puro il nostro apostolato, così che da parte nostra non manchi nulla alle anime.
Passiamo questo tempo in queste considerazioni. Ci sarà chi preferisce meditare i misteri dolorosi, ed è bene fermarsi specialmente all’ultimo mistero e meditare come Gesù chiuse la sua vita: «Nelle tue mani, o Padre, raccomando lo spirito mio»7. Così sul suo esempio dire: Come tu, o Padre, mi hai creato e sei il mio principio, così torno a te, o Padre, mio ultimo fine. Considerare nel sacerdote che ci prepara al passaggio, colui che ci riconsegna al Padre celeste. Oppure si possono considerare le stazioni della Via Crucis; oppure considerare la passione interna, intima di Gesù, come faceva Gemma Galgani8. Ella considerava specialmente le sofferenze intime di Gesù. Oh, le umiliazioni di Gesù! La vista dei peccati degli uomini di cui si sentiva ricoperto!
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La passione di Gesù potrà sembrarci una meditazione che ci porta alla tristezza, invece no. Non ci porta tristezza, ma conforto: Passio Christi, conforta me9 , ci deve portare a scoprire le nostre mancanze interne della mente, della volontà, del cuore. Ci comunica il dolore interno del nostro orgoglio, degli atti di invidia, delle resistenze alla volontà di Dio, delle mancanze di docilità. È proprio importante che veniamo a chiedere perdono delle mancanze interne che maggiormente ci sfuggono, mentre quelle esterne si notano facilmente. Cantate dunque l’Anima Christi e passiamo questo tempo in compagnia di Gesù che soffre, animati da questi pensieri che abbiamo meditato.


[II. Impegno per la gloria di Dio e per le anime]

Questa mattina chiediamo per intercessione della nostra Regina, la grazia di operare sempre per la gloria di Dio e per il bene delle anime: «Gloria Deo, pax hominibus»10, cioè con le intenzioni di Gesù. Egli ebbe queste intenzioni nella nascita, in tutta la vita e specialmente nel morire. E le ha nell’offrirsi ogni mattina al Padre celeste nella santa Messa. Escludere dalle nostre intenzioni il pretendere la riconoscenza, che ci stimino, che parlino bene di noi, che ci rispettino per quel che abbiamo fatto. Quando abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare: «Siamo servi inutili»11, come dice il Vangelo. Vedete nella passione di Gesù: Giuda era un apostolo tanto beneficato, ed aveva avuto segni di particolare fiducia, fino a essere economo del sacro collegio. E come corrispose? È lui che fa il contratto di vendita, va ad invitare i nemici, si mette a capo degli sgherri che devono catturare il Maestro divino. Arrivato al Getsemani si fa avanti per baciare il Maestro, perché aveva dato il segno: «Colui che bacerò è Gesù, prendetelo»12, e questo perché non si confondessero. E si accostò a Gesù, fece segno di baciarlo e
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Gesù lo avverte: «Amico, con un bacio tradisci il Maestro?»13, ma non si arrestò a questo avvertimento e baciò Gesù!
Gesù aveva beneficato anche gli altri undici, specie Pietro, Giacomo, Giovanni. E cosa avviene? Tutti lo abbandonano. Lo lasciano solo, senza conforto umano ad incontrare la passione, le sofferenze, la morte. E fuggono tutti! Sembrò che Pietro, ad un certo momento riprendesse coraggio e seguiva da lontano il Maestro, un po’ per vedere come andavano a finire le cose riguardo a Gesù, e un po’ per curiosità. Entrò nell’atrio, dove Gesù era stato condotto presso Anna per venire giudicato. Pietro si avvicinò ai nemici di Gesù, e un po’ per sospetto e un po’ riconosciuto, venne indicato come discepolo di Gesù, e per tre volte lo rinnegò. Dichiarò di non conoscere quell’uomo!, mentre gli altri accertano d’averlo visto nell’orto con lui.
Gesù accettò il bacio di Giuda, sebbene fosse il bacio traditore; difese gli apostoli: «Se cercate me, lasciate liberi costoro»; guardò Pietro: «Respexit Petrum». Gli diede uno sguardo, sguardo che era invito, rimprovero e richiamo insieme. Così per la luce interiore che l’accompagnava Pietro si pentì e pianse amaramente14. Gesù continuò a fare del bene a quelli che gli cagionavano pena.
Maria sul Calvario ci accettò tutti per figli, nonostante i tanti peccati che gli uomini avevano commesso, anche i manigoldi che erano sul Calvario e avevano crocifisso Gesù e che lo insultavano. Refugium peccatorum! E ci accettò! S. Agostino dice: In luogo del suo Figlio, Figlio di Dio, accettò Giovanni, figlio di Zebedeo15. S. Paolo a un certo punto delle lettere dice: «Continuerò ad amarvi, anche se amandovi di più, sarò da voi meno amato»16. C’è gente che più riceve benefici, e più è ingrata. Non guardiamo gli uomini, che mai ci ricompensano, oppure, potranno dirci grazie e dimostrarci qualche riconoscenza. È dovere dimostrare riconoscenza, ma chi fa il bene, non deve cercarla, deve fare il bene per Gesù, come Gesù dirà
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alla fine: «Ero infermo e mi avete visitato, ecc...»17. Noi dobbiamo cercare la gloria di Dio e il bene dei fratelli, che vuol dire osservare i due grandi comandamenti della carità: carità verso Dio e carità verso il prossimo, nei quali è contenuta tutta la legge e la santità. Non lasciamoci ingannare dal pretesto che siamo contenti e soddisfatti. A volte più si fa del bene a uno, e più uno è riluttante. Vedere Gesù nei fratelli e quindi farlo come si facesse a Gesù che dirà: «Tutto quello che avete fatto ai fratelli, l’avete fatto a me»18. Tuttavia questa tentazione di guardare se uno si mostra riconoscente o no, può prendere, ma noi vediamo di operare sempre più con retta intenzione. È difficile operare solo per Gesù, e per i fratelli in quanto ci rappresentano Gesù, ma è il perfetto amore. Tendiamoci sempre. La ricompensa nostra è in cielo, continuiamo a fare il bene anche se gli altri sono meno riconoscenti. E quando Giuda tradiva il Maestro, e gli Apostoli lo abbandonavano, Gesù andava a morire per essi.
Questa tenacia a fare il bene a chi non se lo merita è amore, è perseveranza nell’amore, è grande virtù. Oh, se potessimo arrivare a fare il bene che ci è possibile, ad essere più gentili, più buoni con chi ci fa il broncio, cercare occasioni per servirlo meglio, aiutarlo di più, allora arriveremmo al perfetto amore di Dio! Certo non in modo perfetto, ma in quanto è possibile alla nostra capacità. Fermarci molto qui sopra: amore di Dio, amore al prossimo, senza perderci in tante cosucce, parole vane, metodi, ecc. Il metodo è di amare il Signore con tutta la mente, tutto il cuore, tutta la volontà, e amare il prossimo per amore di Gesù. Si riduce qui tutta la perfezione religiosa: amore di Dio, cercare la sua gloria; amore al prossimo, quindi in quanto è possibile fare opere di zelo, di bene: pace agli uomini. Oh, se osservassimo i due precetti della carità, avremmo fatto tutto, avremmo raggiunto la santità, perché da questi due precetti derivano tutti gli altri e nell’applicazione di questi due sono applicati tutti gli altri!
Gesù ci benedica tanto! Operare per il Signore, e vedere l’immagine di Gesù nelle persone a cui facciamo il bene.
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1 Prediche tenute ad Albano il 23-24 febbraio 1957 in occasione del ritiro mensile. Dattiloscritti, carta vergata, copia, fogli 2+2 (22x2). Per la prima meditazione non vi è la data, ma con diversa macchina è scritto “23.2.57”. Il Diario Sp. annota il giorno 23: “Dopo la meditazione [del mattino, il Primo Maestro] va ad Albano nella Casa di cura dove detta la meditazione alle suore per il ritiro”. All’inizio della “II meditazione” c’è la data “24.2.57”.

2 Cf At 9,16.

3 Cf Sal 38,8.

4 Cf Lc 22,42.

5 Cf Mt 26,40.

6 Cf Eb 5,7: «…con forti grida».

7 Cf Lc 23,46.

8 S. Gemma Galgani (1878-1903), nativa di Lucca. Rimasta orfana e di salute malferma fu accolta in casa Giannini. Partecipe delle sofferenze del Crocifisso, fu favorita da doni mistici straordinari.

9 Passione di Cristo, confortami. Da Anima Christi, preghiera composta da autore sconosciuto del secolo XIV.

10 Cf Lc 2,14.

11 Cf Lc 17,10.

12 Cf Mt 26,48.

13 Cf Lc 22,48..

14 Cf Lc 22,54-62.

15 Cf Commento al Vangelo di S. Giovanni, Omelia 119.

16 Cf 2Cor 12,15.

17 Cf Mt 25,36.

18 Cf Mt 25,45.