13. CINQUANTESIMO - SAN PAOLO1
La giornata di oggi è la giornata del nostro Padre S. Paolo: egli ci ha custoditi, ci ha alimentati sempre e tutte le opere di apostolato che si stanno compiendo o che si sono compiute, sempre hanno avuto e hanno la forza, l’ispirazione da lui. E allora, sebbene la devozione a S. Paolo trovi difficoltà a penetrare in molte anime, appunto perché è una devozione da anime grandi, tuttavia è la devozione che noi continuamente alimentiamo. Anime grandi, cioè che comprendono lo spirito, che comprendono la sua dottrina, che comprendono l’apostolato, comprendono il suo gran cuore per le anime, per il mondo. Perciò non vi è da meravigliarsi che tale devozione possa essere meno facilmente compresa dal popolo in generale.
Noi sappiamo questo, che nella teologia Paolo ebbe una grande influenza nel precisare la dottrina e nell’interpretare la dottrina del Maestro divino. Secondo, ebbe una grande influenza nell’organizzazione della Chiesa, delle Chiese in generale, tanto nella parte che possiamo già chiamare Asia come nella parte che chiamiamo Europa. Sappiamo che egli ha una dottrina morale altissima confermata in tutto dall’insegnamento del Vangelo, ma non solo, e quanto egli è delicato nell’insegnamento ascetico e particolarmente ancora nell’insegnamento della dottrina mistica. Egli ebbe una vita veramente mistica per l’unione sua particolare, per doni particolari e per le visioni particolari che ebbe da Dio. Perciò il primo pensiero quest’oggi è questo: sempre invocare S. Paolo. Anche questa casa stessa2, quando si è pensato di costruirla la si è affidata a lui, si è raccomandata a lui, a S. Paolo, il quale avendo sempre una salute de-
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bole, si faceva accompagnare da S. Luca, lo chiamava «medico carissimo»3, ed era medico. Avendo egli provato le debolezze della salute, le debolezze della carne, era naturale che l’opera che si fa adesso qui, che si compie adesso qui, fosse messa sotto la sua protezione. Quindi se in tutte le case onoriamo S. Paolo, oggi, particolarmente ricordiamolo in questa casa.
Secondo pensiero che devo dire è questo: vivere sempre in Cristo e nella Chiesa. Non basta dire con Cristo e con la Chiesa, ma in Cristo e nella Chiesa. Perciò ho anche voluto che il titolo del periodico delle Pie Discepole fosse questo: La vita in Cristo e nella Chiesa4. Non è lo stesso? No. Abbiamo sempre da camminare nel centro della strada, non ai margini. Quindi non dobbiamo mai azzardarci a insegnamenti che non siano del tutto sicuri; non dobbiamo mai azzardarci a sentimentalità e tendenze ascetiche, a pratiche di pietà che non siano nel centro della Chiesa. Mai azzardarci a una vita religiosa fatta di praticucce o di formalità, no. La vita in Cristo: dottrina quale viene da Cristo e dalla Chiesa; sentimento e pietà quale è nel centro della Chiesa. Quindi devozioni sicure e i due amori che devono riempire il nostro cuore: l’amor di Dio e l’amore al prossimo, l’apostolato. Le piccole pratiche accessorie dobbiamo lasciarle a quelle persone che non hanno quelle grazie che abbiamo avuto noi.
In terzo luogo: la vita religiosa vissuta in semplicità, ma con la sostanza della vita religiosa. «Se vuoi esser perfetto», questa tensione al perfetto; «lascia tutto», questo amore alla povertà; «vieni»: questo amore alla castità, gli affetti tutti in Gesù; «seguimi»5: l’obbedienza completa, non delle formalità, ma la sostanza.
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Nelle lettere che ho ricevuto in questi giorni, specialmente la Santa Sede nota questa sodezza di spirito e di apostolato. Il che significa, che non c’è mai stata difficoltà per l’approvazione dei nostri Istituti presso la Santa Sede, perché si è sempre nel centro. Supponiamo, la devozione all’Eucaristia, l’amore al Vangelo e la predicazione del Vangelo e la diffusione del Vangelo; supponiamo, la cura delle anime che devono avere le Pastorelle nelle parrocchie, oppure lo spirito liturgico [delle Pie Discepole] e tutta l’azione delle Figlie di San Paolo, azione di cultura religiosa, azione catechistica, azione per il Vangelo. Per questo sempre nell’Istituto si è voluto camminare nel centro. La macchina quando va sulla strada può stare un po’ ai margini, a destra o a sinistra. L’Istituto deve stare sempre nel centro della strada: nell’insegnamento, nella pratica della vita religiosa, nella direzione della pietà oppure nell’apostolato, sempre.
Perciò fin da principio si è chiesto il voto, che si desse il voto di obbedienza al Papa6. E vi sono state allora delle cose che hanno fatto ritardare, ma forse adesso è uno dei pochi Istituti che ha il voto di obbedienza al Papa. Non solo di obbedienza a cui son tutti tenuti, ma di assecondare il Papa nei desideri, nell’azione, nell’indirizzo. Vedete, è lo stesso come dire: tutti i religiosi devono obbedire al Papa, però occorre distinguere: tutti devono osservare i comandamenti, per esempio la povertà, distacco dalle cose comuni, ma voi fate il voto, quindi andare più avanti; tutti devono vivere castamente, ma voi fate il voto per andare più avanti; tutti devono osservare il settimo comandamento, devono tutti obbedire, tutti vivere castamente e tutti devono osservare la povertà, ma si fa il voto per andare più avanti. Così tutti devono obbedire al Papa, ma per l’affetto, volendolo considerare non solo come superiore ma anche come padre: ecco il voto di fedeltà. Considerarlo cioè, non soltanto nelle cose in cui strettamente si è tenuti ad obbedire, ma con-
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siderarlo e seguirlo anche in ciò che sono i desideri, i semplici desideri. Quindi un’obbedienza che sia più perfetta, un’obbedienza che comprenda tutto l’essere: l’indirizzo, la dottrina e i piccoli desideri e le disposizioni, quello che man mano va mostrando come cosa gradita a lui e gradita a Gesù Cristo.
Ecco, per questo il compiacimento così profondo del Papa nella lettera di ieri7, l’altro ieri. In queste varie circostanze, specialmente nella circostanza presente, non si è lodato tanto la persona che ebbe l’incarico da Dio di fare questo complesso di cose, ma si è lodata la bontà delle Famiglie Paoline, e si è notato che il loro indirizzo è tale, il loro spirito è tale che chi lo vive, certamente si santifica. E secondo, che l’apostolato delle Figlie e della Società San Paolo, delle Pastorelle e delle Discepole e dell’altro Istituto che muove soltanto i primi passi sono nel centro della Chiesa: In Christo et in Ecclesia. Questo bisogna tener ben presente.
Ci possono essere delle imperfezioni, si può certamente migliorare; di difetti è pieno il mondo e siamo pieni anche noi. Lo spirito è buono, la via seguita buona e tanto la lettera del Papa come la lettera della Sacra Congregazione dei Religiosi sono intenti a esprimere questo pensiero. Avendo celebrato i tre Capitoli e avendo presentato la domanda di approvazione alta, dopo la prima approvazione e la seconda per le Pastorelle8, già esaminato, non manca più che il tempo perché si finiscano le pratiche e facciano il loro giro, ecco, questo hanno detto le nostre massime autorità, il che ha un valore eccezionale, eccezionale. Hanno esaminato, hanno sentito, hanno veduto e hanno lodato e approvato. Specialmente padre Larraona9 poi, a nome anche del cardinal Valeri che aveva già scritto, ha notato questa bontà di spirito che vi è fra le Figlie di San Paolo,
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nella Società San Paolo e negli altri istituti affini. Quindi, liete in avanti, sempre liete, avanti sempre! Non impressionatevi di nulla. Però quando ci correggono, accettiamo le correzioni. Tuttavia quando ci correggono, se è l’Istituto, si deve sempre guardare se la correzione è giusta, perché andando nel mondo e trovando persone diverse… Specialmente questo va detto delle Pastorelle che hanno tante comunicazioni con il clero, e chi le spinge più di qua e chi le spinge di là. Parlando dell’Istituto, sempre esaminare: Questo è conforme? Questo piace a Dio? Questo non è con Cristo e con la Chiesa, ma in Cristo e nella Chiesa? Ecco, bisogna essere: In Cristo e nella Chiesa. Solamente dire: Con Cristo e con la Chiesa, uno potrebbe stare un po’ a lato, a fianco. No: In Cristo e nella Chiesa; «Vivit vero in me Christus»10, proprio Cristo in noi. Sempre gli stessi pensieri che ci ispira, ci comunica la Chiesa e che vengono da Gesù Cristo, perché l’interprete è la Chiesa.
Sempre la stessa pietà e lo stesso ordinamento dei nostri sentimenti; e tutta la sentimentalità in Cristo e nella Chiesa; le stesse pratiche di pietà, le stesse devozioni fondamentali: Gesù Maestro eucaristico, Regina degli Apostoli per tutti gli apostolati, S. Paolo, il più fedele e il più profondo interprete del Maestro divino. Sempre in questa via!
Dunque, vi è da allietarsi? Certamente dovete allietarvi per questo: il Signore vi ha tanto benedetto! Adesso concludo anch’io con l’augurio che ha fatto ieri il Vicario dell’Istituto11: che da qui a dieci anni siate moltiplicate per dieci. Volete farlo? Offrite le vostre sofferenze, vivete nella letizia e portate dovunque il vostro spirito. E sono stati oltre la metà i Cardinali che hanno telegrafato ieri, oltre la metà dei Cardinali, persino quello della Polonia, il quale purtroppo non ha il beneficio che si riprometteva di avere andando le Pie Discepole [in Polonia], perché hanno da tenersi nei limiti imposti dalle leggi attuali12.
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Dunque il Signore vi benedica sempre di più. Siate serene, camminate avanti, in umiltà. Però il Signore ci esaudisce secondo la fede: «Fiat tibi sicut credidisti»13. Se aveste fede un po’ più profonda, questo augurio si potrebbe realizzare: umiltà e fede profonda, umiltà e fede profonda, perché il Signore ci esaudisce secondo che abbiamo fede. Allora se le cose non vanno proprio bene, faremo così: ci picchieremo il petto mea culpa e diremo tre volte: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Gesù vi benedica tanto, tutte! E avanti sempre! Non deflettere di qua o di là. Costituzioni, quali sono: Costituzioni!
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1 Meditazione tenuta ad Albano il 30 giugno 1957. Trascrizione da nastro A6an/31b = ac 53a.
2 La casa di Albano è stata aperta il 2 settembre 1948 con la finalità di diventare casa di cura per le Figlie di S. Paolo ammalate e degenti in vari sanatori. In seguito sono state accolte anche religiose di altri istituti (cf Martini C. A., Le Figlie di San Paolo…, o.c., p. 253).
3 Cf Col 4,14.
4 La rivista liturgica La vita in Cristo e nella Chiesa, voluta da Don Alberione e diretta dalle Pie Discepole del Divin Maestro, iniziò la sua pubblicazione nel gennaio 1952. Nella meditazione tenuta alle Pie Discepole a Roma il 30 giugno 1957 dice: “La Vita in Cristo e nella Chiesa, si poteva dire anche: con Cristo e con la Chiesa. E sarebbe anche giusto. Tuttavia si è messo: “…in Cristo e nella Chiesa” per indicare che non avete da camminare soltanto con la Chiesa e con Cristo, ma camminare nel centro della Chiesa, camminare nel centro del Vangelo. Si può camminare ai lati della strada e se uno sta attento può anche esser sicuro di fare bene il suo viaggio” (cf APD 1957, p. 250).5 Cf Mt 19,21.
6 Cf art. 133 Costituzioni della Pia Società San Paolo, ed. 1957: “Oltre ai tre voti comuni di obbedienza, castità e povertà, tutti i membri della Società, per consolidare e rafforzare la propria speciale devozione e quella di tutta la Società verso la persona del Romano Pontefice e il suo supremo magistero, emettono un quarto voto di fedeltà, cioè al Romano Pontefice circa l’apostolato”.
7 Cf med. 12, nota 3.
8 Le Suore di Gesù Buon Pastore, fondate il 7 ottobre 1938, ebbero l’approvazione diocesana nel 1953, da parte dell’Ordinario di Albano Laziale, card. Giuseppe Pizzardo (1877-1970). Nel 1959 hanno avuto il Decretum laudis e l’approvazione temporanea delle Costituzioni.9 Arcadio Maria Larraona (1887-1973), spagnolo, religioso claretiano, segretario della S. Congregazione dei Religiosi, cardinale. Costituito protettore degli Istituti della Famiglia Paolina da Papa Giovanni XXIII, con decreto del 23 gennaio 1960. Dal 1962 al 1968 fu prefetto della Congregazione dei riti.
10 Cf Gal 2,20: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me».
11 Don Luigi Damaso Zanoni (1912-1995), sacerdote paolino, primo successore del Beato Alberione (1969-1975).12 Le Pie Discepole erano presenti in Polonia dal 1935. Dopo la seconda guerra mondiale la Polonia entra a far parte del “Patto di Varsavia”, diventando quindi uno stato satellite comunista. Nel 1948 una svolta verso lo “stalinismo” rese ancora più opprimente il governo totalitario per la popolazione e per la Chiesa.
13 Cf Mt 8,13: «Avvenga per te come hai creduto».