II
IL CINEMA1
[...] Gli spettatori cinematografici si sono andati moltiplicando in questi ultimi anni e il loro numero è impressionante. Il Papa ha fatto finora Due discorsi sul cinema ideale2 , promettendo che ne avrebbe fatto presto un terzo per dare le norme onde i buoni sappiano adoperare bene la pellicola e sappiano fare una produzione onesta e decente. Egli ha poi stabilito in Vaticano una commissione che si occupi del cinema, della radio e della televisione3, onde questi mezzi che il progresso ha fornito all’umanità vengano adoperati per il bene e non per il male.
La fotografia, per esempio, di per sé è una cosa indifferente, e c’è chi l’adopera per il bene, per esempio quando ci sono vestizioni, vi fate fotografare in tutti i sensi e in tutti i versi. Ma quando si adopera la fotografia nel male, quante rovine morali! Fotografie che si conservano e si contemplano fino ad eccitare le passioni oltre un giusto limite. Qualche volta una fotografia può diventare pericolosa anche per le anime consacrate a Dio, con il destare nella memoria fatti o persone o condizioni di cose che non edificano e anzi possono essere così impressionanti da destare il desiderio cattivo. La fotografia può essere occasione di male e il cinema ugualmente.
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Allora, che cosa fare? Il cinema sia adoperato santamente. È un mezzo, una ricchezza che ci ha dato Iddio: sta a noi saperla sfruttare per il bene. Come vi è il vino buono e si può adoperare per celebrare la santa Messa o viceversa per ubriacarsi, così è del cinema. Da evitarsi è sempre il mal uso, l’abuso.
Riguardo al cinema, ecco alcune cose. Primo: coloro che vanno al cinema, generalmente vogliono prendersi un sollievo ed ecco che essi non cercano tanto di istruirsi o di vedere un fatto edificante, quanto di divertirsi. Perciò si danno pellicole che portano solamente sollievo, con lo scopo di allontanare tale genere di spettatori da pellicole pericolose, dannose. Quindi il lavoro è pressappoco uguale a quello della suora che dà un romanzo alle villeggianti sulla spiaggia o in montagna o nelle colonie, affinché mentre leggono quello, non leggano di peggio, non leggano cose dove vi è l’offesa di Dio. E si dà il romanzo in queste località, appunto perché un altro libro non lo leggerebbero e mentre leggono quello che date voi, che almeno è indifferente se non buono, non peccano, non offendono Dio. Impedire un peccato è già un gran bene! S. Giuseppe Cafasso diceva: Io offro volentieri la vita al Signore, pur di impedire un peccato, un’offesa a Dio. Il peccato è un attentato alla vita di Dio, attentato balordo, ma attentato. E allora è meglio, diceva, che muoia io, la mia vita conta così poco!.
Ecco è un gran bene fare evitare un peccato; se poi si può passare più avanti e portare una pellicola buona, tanto meglio. La pellicola buona può essere di vario grado e vario argomento. Se la pellicola è buona si fa un lavoro positivo che eccita alla virtù, al bene. Quindi abbiamo due qualità di pellicole: le istruttive e le educative.
La pellicola istruttiva è adoperata per tanti motivi: per esempio per istruire i medici sulle varie malattie, i tecnici sui vari usi industriali: chimica, fisica, agricoltura, ecc. Altre pellicole istruiscono sulla storia, sulla geografia, sulle invenzioni moderne, sul modo di coltivare il grano, il riso, la vite, ecc. Ecco pellicole istruttive. A uno scolaro a scuola mostrare le regioni d’Italia, illustrandole con quanto di meglio si ha. Questo vale più che fargliele studiare una settimana direttamente sul libro.
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Poi vi sono le pellicole direttamente educative, per esempio la vita di Gesù, la vita dei santi, le pellicole catechistiche, liturgiche, morali, pellicole cioè che insegnano il dogma, la morale o il culto, che insegnano i comandamenti, che insegnano la virtù, che illustrano i sacramenti e portano alla preghiera. Le pellicole di questo genere sono innumerevoli, quella centrale illustra la santa Messa. Poi vi sono pellicole che parlano delle missioni, delle vocazioni, della vita del sacerdote, della suora infermiera o che lavora nelle opere di beneficenza. Vi sono anche le pellicole sociali che illustrano ciò che serve alla sociologia cristiana, e possiamo dire che anche queste sono tantissime. Quando si può arrivare a dare la parte positiva, allora non solo si fa evitare il peccato, ma si porta un vantaggio positivo agli spettatori.
Adesso, venendo a parlare del cinema rispetto a noi, possiamo dire che fra noi i più si dedicano volentieri alla stampa, redazione, tecnica o propaganda, perché è più facile. Noi amiamo sempre fare le cose più facili, per pigrizia, non per zelo, e quindi sfuggiamo da quelle che costano più fatica, più lavoro o più pericoli. Cinquant’anni fa s’incontravano per la stampa le difficoltà che oggi s’incontrano nel cinema, e cento anni fa ancora di più. Anche quando si è aperta la nostra istituzione era ancora così, finché molti istituti hanno preso la stampa come mezzo di vita e come mezzo di apostolato. Ora il cinema è nato dopo e ha due difficoltà: primo, le difficoltà che s’incontrano in ogni iniziativa nuova; secondo, difficoltà finanziarie. Non ho ancora potuto convincere le suore a parlare alla radio, perché è iniziativa nuova e devono vincere difficoltà, mentre invece le suore già parlano nelle conferenze e già scrivono e fanno volentieri l’apostolato tecnico.
La pellicola costa di più sia per la redazione, che per la produzione tecnica e la propaganda. Costa di più per spese in denaro e per l’opera di più persone. Lavorare attorno alle pellicole vi sono più pericoli morali e allora ci vuole maggiore virtù, maggior sacrificio, maggiore grazia e vi è anche maggiore merito.
Ora bisogna aggiungere qualche cosa: tutte preghino per l’apostolato del cinema, sia per evitare i pericoli morali e per-
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ché non si corrano rischi finanziari. Io ho visto tante case editrici cattoliche che hanno cominciato con zelo e poi hanno chiuso per il problema economico.
Riguardo al cinema italiano, proprio oggi si parla di varie case [cinematografiche], e case importanti, che hanno chiuso per difficoltà economiche. Quindi tutte impegnate a pregare per questi fini e anche perché siano molti quelli che si dedicano e accettano il sacrificio, il compito di questo apostolato, e possano farlo con sapienza e amore, cioè per amore di Dio e delle anime. Sovente non si ha neppure la consolazione e la soddisfazione di riuscire a far qualcosa, e allora il premio sarà tutto in cielo, il premio preparato dal Signore a chi è generoso e fedele.
Inoltre pregare perché le pellicole buone siano più numerose. Su cento pellicole, in Italia, almeno ottanta sono da escludersi, perché la produzione è in mano a gente che non ha scopi morali e non pensa all’influenza di prim’ordine che la pellicola ha sull’animo degli spettatori. Perché influenza di prim’ordine? Perché la pellicola opera sugli occhi, sull’orecchio, sulla fantasia, sul cuore, sull’intelligenza, insomma su tutti i sensi e facoltà dell’uomo e lo eccita al bene o al male.
Coloro che non vanno al cinema quasi giudici [di ciò che vedono], ma solo per divertirsi, subiscono la pellicola, si lasciano assorbire dalla vicenda narrata, si lasciano quasi trascinare, e molte volte ne ricavano danno non solo morale ma anche fisico, perché la pellicola pur non essendo cattiva è troppo impressionante e vivace. In una importante città d’Italia ho fatto visita a un ingegnere la cui signora è un’abile dottoressa dei fanciulli. L’ingegnere ha tre figli. Ho domandato loro: Avete veduto il cinema?. No, papà non ci porta. Perché non vi porta?. La mamma rispose: Perché si impressionano e ne hanno danno!. Allora vigilare molto su questo mezzo che abbiamo per fare del bene.
Poi essere precise nei conti. Se una pellicola ha fatto quattro passaggi, non bisogna dichiararne tre: ciò sarebbe contro la giustizia. Sapere poi adattare, indicare le pellicole secondo le persone che interverranno allo spettacolo e adattarle all’ambiente. Ci vuole molta intelligenza per questo e molta prudenza
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per trattare con i vari tipi di persone. Vi sarà più merito, ma occorre maggiore vigilanza.
Che il Signore benedica voi e benedica tutte quelle suore che sono occupate in questo apostolato e benedica tutto l’insieme dell’iniziativa.
Attualmente chi corre più pericolo in questo, dal lato materiale, è la Società San Paolo, perché il Centro cinematografico4 ha delle rimesse forti e dei debiti notevoli, ma se Dio vuole questa missione, fidiamoci di lui. Ma fidarsi di Dio vuol dire adoperare tutte le prudenze, le attenzioni e impiegare tutte le forze naturali che sono in nostro potere per raggiungere lo scopo prefisso, pur pregando e chiedendo aiuto al Signore, per ciò che supera le nostre possibilità.
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1 Predica tenuta a Roma nel mese di luglio 1957 durante un corso di Esercizi spirituali alle superiore. Trascrizione dattiloscritta su carta di manifesto del cinema, di cui non è stata conservata la registrazione, fogli 6 (17,5x27). Manca l’introduzione. Esiste un dattiloscritto successivo.
2 Pio XII, Esortazioni apostoliche ai rappresentanti del mondo cinematografico. Il primo discorso del 21 giugno 1957 è indirizzato ai rappresentanti dell’industria cinematografica italiana. Il secondo discorso del 28 ottobre 1957 è per i rappresentanti dell’unione internazionale degli esercenti cinema e dei distributori dei film.3 Pontificia commissione per la cinematografia, radio e televisione (19541957). Questa ha preceduto il Pontificio Consiglio della comunicazione sociale, voluto dal Concilio Vaticano II.
4 A Roma, in via Portuense, Villa S. Giuseppe, dal 1955 c’era la sede della San Paolo film, dove si svolgevano le varie attività dell’apostolato cinema: la produzione cinematografica, la scelta dei film per la riduzione delle pellicole da 35mm a 16mm, l’apostolato tecnico, la direzione delle agenzie, l’amministrazione, ecc. Le Figlie di San Paolo cooperavano a queste attività a vari livelli. La responsabilità ultima era della Società San Paolo.