Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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7. LA VIA CRUCIS1



Non tutti possono venire in chiesa per fare la Via Crucis e tuttavia molti desiderano farla con le indulgenze: allora si può avere un crocifisso benedetto con le indulgenze che possono venire applicate dal sacerdote che è fornito del potere e che sono le stesse indulgenze della Via Crucis fatta in chiesa. E sapete che le indulgenze annesse alla Via Crucis sono molte, come è scritto nel libro delle preghiere.
La prima stazione della Via Crucis ci rappresenta la condanna a morte di Gesù e come Gesù accettò questa condanna e accettò la croce baciandola.
Abbiamo già tante volte meditato come anche noi abbiamo da accettare le nostre croci che sono minime rispetto a quella di Gesù. Il Signore che è molto sapiente e buono, proporziona sempre le croci alle spalle di chi deve portarle. E chi non è molto santo non merita molte croci, perché non può portarle.
Quando il prete si veste per dire la Messa dice una preghiera che a prima vista farebbe stupire: Merear, Domine, portare manipulum fletus et doloris ut cum exultatione recipiam mercedem laboris, che vuol dire: Signore, che io abbia la grazia di portare la croce con pazienza al fine di ricevere il premio di chi avrà sofferto, mercedem laboris. È una grande grazia questa! Tuttavia la croce non serve a noi solo di merito, di merito personale, ma l’abbracciare la nostra croce è apostolato quando intendiamo offrire la nostra piccola sofferenza unita alle sofferenze e alle intenzioni di Gesù Crocifisso. Allora oltre il merito nostro si compie l’apostolato: l’apostolato detto della sofferenza.
Quando si offre la nostra vita al Signore sempre si ha da avere questa intenzione: non solo la nostra salvezza, la nostra santificazione, ma ancora l’apostolato, e cioè quello che fac-
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ciamo serva alle anime del purgatorio. Il nostro apostolato si estende quindi al di là, alla Chiesa purgante. Il nostro apostolato può estendersi a tutta la Chiesa militante, a tutti i membri della Chiesa militante: dal Capo, Vicario di Gesù Cristo, fino all’ultimo fedele, fino al bambino che forse viene battezzato in questo momento o in Italia o in Australia o in qualunque luogo. L’apostolato della sofferenza si può estendere a tutti i peccatori, si può estendere anche a tutte le anime, a tutte le persone che vivono nel mondo. Avere cioè le intenzioni di Gesù: «Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis et ego reficiam vos»2. Gesù chiama tutti a sé. L’intenzione nostra può estendersi a tutte quelle persone che Gesù desidera vengano a lui.
Andando avanti nelle stazioni della Via Crucis, senza seguire proprio l’ordine, sono ricordate tre cadute in tre stazioni diverse: tre cadute di Gesù sotto la croce. Interpretate misticamente, queste cadute possono significare: la prima caduta i peccati di fragilità, la seconda caduta i peccati di malizia e la terza caduta i peccati a cui è anche unito lo scandalo, il danno alle altre anime.
I peccati di fragilità possono essere volontari e moltissime volte, il più delle volte per voi, sono involontari, sono imperfezioni, sono movimenti così improvvisi che non offendono il Signore: una parola detta senza riflessione, un momento di nervoso che non è controllato, le distrazioni che molte volte ci seguono, nonostante che abbiamo intenzione di pregare bene, tutte queste cose sono movimenti primo primi3 o movimenti della nostra natura fragile. Ma con il nome di peccati di fragilità intendiamo quelli in cui entra il volontario, quando la violenza della passione viene ascoltata a volte forse con poca responsabilità, a volte con più responsabilità.
E se una si accorge proprio che dice una bugia e continua a dirla, allora c’è il volontario. Così se una si accorge che al mattino comincia ad alzarsi con un certo presentimento, perché è
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triste, scoraggiata, e la giornata incomincia sotto certe impressioni di veder torbido ed essere un po’ agitate, si sa che si può prevedere poi una giornata un po’ fosca. Allora mettere subito a posto il cuore, perché non divengano volontarie le imperfezioni, quegli atti di impazienza, quegli sgarbi, quelle parole con cui si può far soffrire gli altri, oppure quel mancare alle piccole norme, ai piccoli avvisi che sono dati e che sono necessari per il buon ordine della casa. Prevedendo quello che rende le giornate torbide, al mattino mettersi a posto, perché non siano poi volontarie le nostre mancanze. Si offre a Dio tutto il giorno, si domanda la pazienza, si domanda la grazia di controllare sempre i pensieri, i sentimenti dell’animo, i sentimenti di amarezza, di invidia o di rancore, si domanda la grazia di vivere nella serenità. Nella giornata ci si fa accompagnare dagli angeli custodi affinché le debolezze non siano volontarie. Vi sono quindi mancanze di fragilità che si possono dire volontarie e possono qualche volta anche essere gravi in sé. Quanto poi alla gravità soggettiva è molto più difficile secondo i casi.
La seconda caduta di Gesù ricorda i peccati di malizia, quando il peccato è commesso con piena avvertenza, con pieno consenso e con intensità. Se un odio è portato con piena avvertenza, specialmente se una persona già se ne è accorta e se ne è confessata, ma ritorna l’odio portato con piena avvertenza, magari con desiderio di vendetta, e l’odio è coltivato e porta sino a non dare più i segni comuni di rispetto che si dovrebbero dare, allora abbiamo proprio la vera malizia. La vera malizia si ha quindi quando c’è piena avvertenza, pieno consenso e specialmente quando la cosa è continuata. Allora la persona resta come in uno stato abituale di peccato, non è un atto di un momento, come potrebbe essere un atto di pigrizia, un atto di golosità, un atto improvviso di sensualità, ecc. Allora quando il peccato è continuato, la persona vive in stato di offesa di Dio, distaccata da Dio, non sempre grave tuttavia, o in stato di venialità continuata o anche in stato di peccato mortale continuato.
La terza caduta di Gesù può ricordarci invece i peccati in cui vi è anche lo scandalo e cioè si dà occasione agli altri di
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male. Può essere che si dia occasione con parole: si introduce un discorso che non va bene, un discorso che può portare lo scoraggiamento, può portare dei sospetti, delle malevolenze, può portare a un’abituale diffidenza dei superiori e allora si dà scandalo alle persone che sentono e che possono essere numerose o anche poche, può essere anche solamente una. Questo poi è sempre da considerare: se chi sente è giovane e chi fa il discorso è anziano, perché una persona giovane e semplice potrebbe averne maggior danno. Così i discorsi, così le abitudini di simpatie o antipatie possono essere causa di peccato e quindi c’è anche lo scandalo. Ora è necessario che in questi casi si sappia interrompere.
Vi possono essere, oltre le abitudini, anche degli atti singolari, come far vedere una cosa che non va bene: figura, pellicola, libro, o fotografia. È un atto il quale può portare esempio cattivo e quindi dare anche scandalo. Alle volte è una lettera che è stata scritta con troppa sentimentalità. Chi la riceve può averne una impressione non buona. Quindi sempre le lettere vanno scritte con riguardo e più sono brevi, più generalmente vi è saggezza. Dire il necessario, occorre dirlo, dire quello che non è necessario, in generale, è meglio non dirlo. Piuttosto dire un’Ave Maria per quella persona a cui si sarebbe inclinati e portati a dire e a scrivere tante parole. Un’Ave Maria, un Angelo di Dio per quella persona, appunto perché ci è cara.
Evitare sempre lo scandalo, che può essere: un detto, una abitudine, un fatto, un oggetto, il quale porta altre persone al male. E il male può essere più o meno. Se una persona con le sue abitudini, con le sue inosservanze introduce certi abusi in comunità, con le sue negligenze, con la sua vita tiepida abbassa il livello morale, spirituale della comunità, allora si fa danno agli altri. La mancanza di vero spirito religioso in una comunità religiosa è sempre di nocumento, perché è difficile che si operi da soli, in una comunità siamo veduti. E anche quando operiamo soli e non veduti, e fosse mezzanotte anche quando tutti riposano, un poco di danno agli altri lo portiamo, perché se in una comunità vi è più grazia, tutta la comunità senza accorgersene ne ha un beneficio. Come questa casa è costruita qui, in un luogo sano, salubre, dove l’aria è buona, l’aria
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penetra dappertutto e tutti ne godono senza accorgersene, ma se entra il peccato, anche tutti senza accorgersene ritengono e risentono danno spirituale. Perché le anime fervorose ottengono sempre grazie alle persone che stanno vicine e danno buon esempio, mentre le anime tiepide portano sempre un po’ di nocumento a chi sta vicino, tanto più poi se sono peccati volontari si allontanano molto le grazie.
Ma le altre non ne hanno colpa! No, non ne hanno colpa, ma se il Signore non si trova bene in casa, perché è maltrattato da qualcuna, l’abbondanza delle grazie sarà minore, sarà minima, almeno per quello che sta da noi. È certo che il Signore ha poi tante altre vie, perché le sue grazie non le ha legate a un solo mezzo. Ma intanto chi fosse responsabile della diminuzione delle grazie, occorre dire che disgusta il Signore, perché danneggia anche le anime, danneggia le persone, per quanto sta da sé. Perché ho detto che il Signore ha tante vie per abbondare e distribuire la sua grazia, la sua misericordia per coloro che sono retti, che hanno buona volontà.
Dunque, le tre cadute possono raffigurare tre specie di peccati: fragilità, malizia e scandalo. In questo tempo di Quaresima ripariamo allora i nostri peccati e i peccati dell’umanità, i peccati commessi da tutti i cristiani. Ripariamo per quanto ci è possibile. E domandiamo per i meriti di Gesù Cristo, per le sofferenze che Gesù ha sofferto in quelle tre cadute, di evitare le fragilità, specialmente se acconsentite in qualche misura; di evitare i peccati di malizia commessi proprio con piena conoscenza e con pieno consenso, e forse resi più gravi per l’abitudine; ripariamo per i peccati che avessero portato scandalo o avessero danneggiato in qualche maniera le anime.
Facciamo buoni propositi e nella giornata vi si potrà ritornare.
O Gesù Pastore eterno delle anime nostre, manda buoni operai alla tua messe.
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1 Meditazione tenuta ad Albano il 22 marzo 1957. Trascrizione dattiloscritta di cui non è conservato il nastro, carta comune, fogli 4 (22x31). Il titolo è stato aggiunto a mano. In realtà si tratta del commento ad alcune stazioni della Via Crucis: la prima e le tre cadute. Esiste un dattiloscritto successivo. L’argomento è continuato il giorno 28 marzo con il commento di altre tre stazioni (cf meditazione n. 8).

2 Cf Mt 11,28: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro».

3 Secondo il linguaggio scolastico il “motus primo primi” è ciò che si fa impulsivamente.