Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IV
FEDE E ZELO NELL’APOSTOLATO1


...2 Lo spirito di fede va specialmente applicato in due punti: vedere in tutto il Signore il quale o dispone o permette le cose per la nostra santificazione, poi lo spirito di fede che ci accompagni nella preghiera: «Creditis in Deum, et in me credite»3. Credere a Dio e credere a Gesù: «Qualunque cosa voi chiederete al Padre in nome mio, a voi la darà...»4. «Domandate e otterrete, picchiate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato. Forse che se un figliolo domanda a suo padre un pane per sfamarsi, il padre gli offrirà invece un sasso? Forse che se gli chiede un pesce da consumare con il pane, il padre gli darà uno scorpione? E se voi che siete cattivi, tuttavia arrivate a dare al vostro figliolo quello che è buono, quanto più il vostro Padre celeste darà a quelli che chiedono, quanto desiderano»5.
Adesso, andando avanti, vediamo lo spirito di fede nella propaganda. Lo spirito di fede qui, come si applica? Occorre pensare che il nostro apostolato ha la parte materiale ed ha lo spirito. Del resto così in tutto: vi è nel sacramento del Battesimo l’acqua, e vi è nell’acqua la virtù dello Spirito Santo, per cui l’acqua, versata sul capo del bambino e accompagnata dalla formula, lava l’anima del bambino e le infonde una vita nuova, la vita di Cristo con le virtù che seguono, specialmente le virtù teologali, la tendenza a credere, a sperare e amare il Signore. Noi abbiamo le tipografie come le hanno gli indu-
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striali comuni, i quali sono forniti di macchinari, di caratteri, di mobilio e di mezzi di produzione, di mezzi di stampa tante volte migliori dei nostri, più grandi dei nostri. E hanno da parte di chi li sostiene forti organizzazioni di denaro. Poi vi sono librerie che sono più fornite delle nostre, anche più belle. E vi sono anche quelli che hanno mezzi di propaganda più ricchi dei nostri, molti mezzi di propaganda: le inserzioni sui periodici, sui giornali di grande tiratura, che hanno magari sei-sette milioni di copie, e hanno anche cataloghi e fogli di propaganda in abbondanza. Una sola casa a Milano ha sessanta macchine, macchine uso libreria ambulante. E ho visto in una città, proprio recentemente, il lavoro che fanno nei giorni di fiera o di festività. Macchine che arrivando sul posto si aprono ed ecco una libreria con le sue vetrine. Quindi lo sguardo delle persone viene facilmente attirato. E vi è anche un’altra casa editrice che ha ordinato tali macchine recentemente e sono ben fatte. Sono stato ad esaminarle.
Allora, se noi adoperiamo le tipografie come gli altri, i macchinari come gli industriali, se adoperiamo le librerie e anche le macchine per la diffusione come gli altri propagandisti, il nostro lavoro è commerciale, è industriale? No. Quello che ci differenzia è lo spirito. Noi non facciamo un lavoro industriale, ma riproduciamo la Parola di Dio e si fa con spirito apostolico. Noi diffondiamo, ma non a scopo commerciale, per il denaro, il denaro ci deve essere in quella misura che è stabilita dalle Costituzioni al terzo articolo, ma vi è lo spirito: far conoscere la Parola di Dio, la Parola che salva. Altri possono anche diffondere il Vangelo, i crocifissi, le medaglie, i catechismi, magari sono ebrei, ma non fanno apostolato; fanno il loro commercio, fanno la loro industria. È lo spirito! La Congregazione deve conservare questo spirito, diversamente si abbasserebbe al grado di un’industria, di una tipografia comune, ad esempio, e si abbasserebbe al grado dei commercianti, dei librai. Spirito di fede!
Che cosa significa considerando le cose praticamente? Primo, pensare che si è mandati per far conoscere la dottrina di Gesù Cristo con i mezzi moderni, adoperando i mezzi che adoperano anche gli altri, ma con altro fine, perché acqua ce n’è
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una quantità e ce n’è un po’ dappertutto, ma quella che è adoperata per il Battesimo produce il suo frutto soprannaturale, e per il suo uso viene consacrata ad un fine particolare. Così del pane ce n’è tanto, ma si adopera quel pane, perché avvenga la consacrazione. E del vino ce n’è tanto e adoperiamo quel vino per la consacrazione. Pane e vino che è destinato a cambiarsi nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo. Ed ecco che si riceve il pane consacrato. È anche pane, \ma sotto le specie del pane vi è il Corpo di Gesù Cristo/6, e sotto le specie del vino vi è il Sangue di Gesù Cristo.
Il fine è sempre questo, ispirato alla fede: Vado a portare la Parola di Dio, lavoro perché sia diffusa la dottrina di Gesù Cristo. È sempre il fine quello che dà la forma, il valore allo strumento che si adopera. Il fine. Può essere che costruiamo una casa, la quale è destinata all’apostolato e diventa come una chiesa da cui si diffonde la Parola di Dio; e invece possono costruire delle case commerciali, per uso di commercio, oppure costruire delle case che sono destinate alle varie industrie. Il fine anzitutto!
Secondo, oltre il fine, trattare le cose con fede. Fede nel fine e modo di operare nella fede, cioè lavorare: «Innocens manibus et mundo corde: Avere le mani innocenti, avere il cuore mondo»7, perché tocchiamo roba sacra, trattiamo roba sacra. Quanto più il cuore è innocente e le mani sono monde, tanto più il frutto sarà abbondante. Anche se le mani sono sporche d’inchiostro, ma sono innocenti, cioè non hanno toccato cose nocive, quando il cuore è innocente, cioè non ama cose nocive, allora viene la benedizione di Dio. Fede nella grazia, perché, operando con mani innocenti e cuore puro, noi otterremo più frutto spirituale alle anime che profitteranno del nostro apostolato.
È necessario che ci sia anche il denaro, certamente. Ci vuole il denaro per costruire la chiesa e il pulpito, perché venga diffusa la dottrina di Gesù Cristo a voce, perché si facciano i catechismi. Le Costituzioni dicono appunto che le offerte
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che si chiederanno, che possiamo chiamare impropriamente prezzo, le offerte che si chiederanno dovranno essere limitate dalle necessità di vita e dalle necessità di fornire i mezzi di apostolato8. Le necessità di vita, perché se muore l’apostola è finito il suo lavoro. Le necessità dell’apostolato, perché se non si può ristampare, ad esempio, perché se non si può fare un’altra pellicola o acquistare un’altra pellicola, muore l’apostolato. Quindi l’offerta non solo è lecito chiederla, ma è doveroso, e ognuna sarà anche vigilante perché lo sconto e i regali e gli omaggi non siano soverchi. Occorre seguire nell’obbedienza l’indirizzo che è dato, quello che è determinato. E d’altra parte, tenuto conto dell’insieme delle cose, è chiaro che le offerte o i prezzi che si stabiliscono sono inferiori a [quelli di] coloro che operano come industriali o come commercianti.
Ma ci dicono che siamo commercianti. Però commercianti di bene! «Vi prego di far bene il vostro negozio», dice la Scrittura. Che cosa vuol dire? Siccome avete da acquistare il paradiso e arrivarci, sborsare il prezzo che sono gli atti buoni, che sono i sacrifici, che sono le obbedienze, che sono gli apostolati. Bisogna preparare il denaro per acquistare quel gran bene che è il paradiso. Poiché: «Un uomo andava in cerca di tesori e ne scoprì uno che era in un campo altrui. E allora andò a casa, radunò tutto quanto aveva, vendette quanto aveva e mise insieme la somma per acquistare quel campo e quindi fece suo il tesoro»9. Così è la vergine apostola. La parabola del Vangelo dice che il regno dei cieli somiglia a un uomo che ha operato in quel modo, la vergine apostola, conoscendo quale tesoro sia il cielo, che cosa voglia dire salvarsi o perdersi, dà tutta se stessa a Dio e consuma la sua vita nell’apostolato, perché non vuole andare in paradiso da sola, vuole che con lei in paradiso vi siano tante anime. Perché avete una doppia vocazione: c’è la vocazione religiosa, che è la vocazione delle suore chiamate a vita contemplativa; e vi è la vocazione apostolica per quelle suore che si dedicano all’attività. Voi avete due vocazioni: religiosa e apostolica. Vivere la propria duplice vocazione: sante
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religiose, zelanti apostole. Perciò fate la propaganda con fede. Quando si fa la propaganda con fede, allora i meriti che si guadagnano sono più grandi e più numerosi.
Ora è necessario che noi abbiamo il cuore di S. Paolo che era poi il cuore di Gesù Cristo. Ho visto che in una casa hanno dipinto molto bene, ma l’ho trovato solo in una casa, il cuore di Gesù il quale è in comunicazione con il cuore di Paolo, e sopra il cuore di Gesù: Cor Christi, cor Pauli10, il cuore di Cristo era il cuore di Paolo, perché comunicavano. Avere il cuore di S. Paolo che dice: «Io mi sento debitore a tutti»11, mi sento cioè obbligato a tutti. Obbligato a che cosa, debitore a chi? Obbligati a lavorare per le anime, debitori perché abbiamo ricevuto questo tesoro che è il Vangelo di Dio, il Vangelo di Gesù Cristo. Lo abbiamo ricevuto per darlo, comunicarlo. Non deve restare soltanto a noi. Dobbiamo comunicarlo agli altri: siamo debitori per questo fine. Il Signore ha voluto la Congregazione affinché portasse la Parola di Dio dappertutto, quindi siamo obbligati. E coloro che incontriamo per strada dobbiamo considerarli tutti come nostri creditori, creditori non di soldi, qualche volta anche, ma creditori dei beni spirituali, creditori della verità. Supponiamo, se tutti ci sono creditori, siete quasi tutte italiane qui, a quanti, a tutti gli italiani, abbiamo già pagato il nostro debito?
L’anno scorso, dalla statistica, resoconto, formulata mi pare che su ventisettemila parrocchie che ci sono in Italia, e sono cresciute di un certo numero, si sono visitate seimila parrocchie. Dunque, sei per quattro sono ventiquattromila, e sei per cinque farebbero trentamila: bisogna considerare quante [in proporzione]? E nelle stesse parrocchie si è arrivati a molta gente, a tutta la gente? Per esempio, di libri scolastici, [se ne sono diffusi] pochissimi, un minimo ancora. Così per tante qualità di libri e di periodici. Abbiamo ancora da tenderci, protenderci in avanti. In due anni la produzione totale dei libri in
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Italia è aumentata di duemilacinquecento titoli per anno, cioè di cinquemila titoli in due anni. Eravamo arrivati a novemila titoli di libri pubblicati in Italia, esclusi sempre i libri con meno di cento pagine che non sono calcolati; eravamo arrivati a novemila titoli. L’anno scorso, nel 1956, il calcolo, il resoconto dava quattordicimila titoli pubblicati. E diffuse in quante migliaia di copie? La Società San Paolo figura per circa quattrocento titoli: la Società San Paolo e la SAIE12. Come stiamo? Quattrocento su quattordicimila. Vuol dire che la nostra propaganda, di conseguenza, è in quello stato, in quella condizione. Naturalmente dei molti libri che si diffondono tanti sono buoni: le geografie, le grammatiche, per esempio, quelli che hanno lo scopo di istruzione o di notiziario, scopo scientifico, scopo letterario, ma intanto anche attraverso le lettere e attraverso la scienza possono comunicare principi buoni.
Allora ecco la necessità di ricorrere anche a qualche altro mezzo, specialmente organizzare propagandiste, organizzare propagandisti. Sì. Un grande passo si è fatto con la propaganda collettiva13 e si vede che con la vostra generosità e la vostra industria si migliora sempre più. Tuttavia, anche in Italia, con il numero di persone che siamo e con la quantità di produzione, possiamo stabilire precisamente la nostra posizione? Certo, a tante anime non arriviamo. Eppure in Italia ci sono quasi quattro milioni e mezzo di studenti elementari, i ragazzi che fanno le elementari, e poi ci sono tutti quelli delle scuole medie, e ci sono tutti quelli delle scuole superiori. Quanti? Questo per dare un’idea.
Per concludere: molta umiltà dappertutto. Quando noi abbiamo fatto qualche cosa o per mezzo della libreria, oppure abbiamo fatto qualche cosa per mezzo della propaganda collettiva, pensiamo a quello che non è fatto, a quello che manca. Quando Pietro si è veduta la barca piena di pesci, aveva pau-
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ra che affondasse, allora chiamò aiuto. Cioè chiamiamo aiuto. Cerchiamo di organizzare la propaganda collettiva chiamando al lavoro non solo vocazioni nuove, ma anche persone che abbiano un po’ di spirito di apostolato.
Secondo, ogni propagandista consideri il suo lavoro come una cooperazione a Dio. Dio vuole salvare le anime e noi siamo cooperatori. Aiutiamo Iddio a salvare le anime, cooperatrici di Dio. La Chiesa vuole fare arrivare il Vangelo di Gesù Cristo a tutti, e voi fate questo lavoro come postine di Dio, postine della Chiesa. Le anime hanno bisogno di aiuto, sono insidiate da tanto male, da tante dottrine false, da tante pubblicazioni corrompitrici. Serviamo queste anime, soccorriamo queste anime, diamo aiuto, perché non si lascino penetrare dagli errori e condurre sulla strada del male.
La Congregazione dei Religiosi in questi ultimi giorni ha mandato una circolare14 per istruire gli istituti e richiamare tutti gli istituti sopra l’uso della radio e della televisione. Si nota che non solo è andata diffondendosi la stampa corrompitrice dei costumi e delle menti, specialmente la stampa comunista e protestante, e più frequentemente la stampa immorale, ma anche in Italia la televisione non trasmette sempre cose passabili. La radio poi si trova nelle medesime condizioni. La radio fa sentire la sua voce per tante ore della giornata, e quella voce è udita da quanti milioni di persone? La televisione poi associa il potere del cinema e della radio assieme; quindi ha un’efficacia ancora maggiore. E anche la televisione tante volte trasmette cose che in un istituto religioso non si possono vedere, e non si possono anche vedere dai cattolici, né sentire da tutti i cattolici. Quindi limita l’uso e rende responsabili i superiori dell’uso della radio e della televisione.
Notiamo però che ancora chi diffonde il maggior bene è la stampa, e ciò che diffonde maggior male è la stampa. Amarlo l’apostolato! Costa tanto sacrificio specialmente per le propagandiste; il Signore conta i loro passi apostolici, li conta tutti, li pagherà tutti. Quindi con fede il servizio alle anime, il ser-
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vizio alla Chiesa, il servizio a Dio che: «Vult omnes homines salvos fieri et ad agnitionem veritatis venire: Dio vuole tutti gli uomini salvi, Dio vuole che tutti arrivino alla cognizione, alla conoscenza della verità»15. Ora, il bene che si fa con la propaganda in gran parte è sconosciuto, perché si potrà contare il denaro che si porta a casa dalla libreria o dalla propaganda alla sera o alla fine della settimana, o dall’agenzia delle pellicole; ma quello è tutto superficiale. Ciò che importa è il bilancio delle idee giuste che si sono diffuse, il bilancio delle verità che si sono seminate, il bilancio del bene che è penetrato nelle anime. E non lo conosceremo mai? Sì, al giorno del giudizio si conoscerà precisamente tutto il bene che si è fatto e seguirà il premio.
Come voi avete zelo nell’osservanza religiosa, così avrete il premio di buone religiose; e come avete zelo per la propaganda e per tutto l’apostolato tecnico e anche redazionale, così avrete il premio per chi ha ben insegnato, il premio come apostole: Chi avrà fatto bene e insegnato bene, avrà una doppia corona in cielo.
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1 Predica tenuta a Roma, il 9 settembre 1957 durante un corso di Esercizi spirituali. Trascrizione da nastro A6/an 34a = ac 57a. Nella trascrizione dopo il titolo è stato aggiunto: “Norme di apostolato”. Ci sono riferimenti fatti anche negli Esercizi spirituali ad Alba il 29 agosto.

2 Rumore di fondo: manca la prima parte.

3 Cf Gv 14,1: «Abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me».

4 Cf Gv 14,13.

5 Cf Mt 7,7-11.

6 Registrazione interrotta. Testo preso da trascrizione precedente.

7 Cf Sal 24,4.

8 Cf Cost’53, art. 3.

9 Cf Mt 13,44-46.

10 “Cor Pauli, cor Christi: Il cuore di Paolo era il cuore di Cristo”. Frase attribuita a S. Giovanni Crisostomo (347-407), arcivescovo di Costantinopoli, uno dei quattro maggiori Padri della Chiesa orientale, grande oratore, autore di trattati e numerosi commentari biblici. Fu un grande interprete di S. Paolo.

11 Cf Rm 1,14.

12 L’Editrice SAIE (Società Azionaria Internazionale Editrice) è voluta da Don Alberione e iniziata da don Gabriele Piazzo, ssp (1906-1983) nel 1954. La sua sede è a Torino. La sua missione è per la vendita rateale di grandi opere. Don Alberione diceva ai collaboratori cui affidava l’opera: “Non parlare solo di religione, ma di tutto parlare cristianamente”.

13 Cf Martini C. A., Le Figlie di San Paolo…, o.c., pp. 295-296.

14 Sacra Congregazione dei Religiosi, Lettera ai Superiori circa l’uso della radio e della televisione, 23 maggio 1957. Pubblicata in RA, 9 (1957) 1-2.

15 Cf 1Tm 2,4.