Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II
VIRTÙ TEOLOGALI E APOSTOLATO1


Prima cosa da ricordare è questa: nella vita bisogna anche rassegnarsi a vedersi con tanti difetti, però senza mai perdersi d’animo. Perché se ci scoraggiamo, cessiamo di usare quella energia che dobbiamo [usare], ed entriamo nella tiepidezza. Quindi si lotta sempre. Volontà di offendere il Signore, mai!
In secondo luogo il nostro lavoro spirituale è ordinato a crescere nelle virtù e, come abbiamo visto questa mattina, nelle tre virtù teologali. Come un candeliere si poggia su tre piedi per rimanere diritto, così la vita religiosa e la vita cristiana si appoggiano sopra le tre virtù teologali.
La fede ci porta all’obbedienza, all’obbedienza cristiana e se vogliamo essere più perfetti all’obbedienza in voto. Il voto è ordinato alla virtù, cioè a migliorare l’obbedienza. E la speranza ci porta alla povertà, perché chi desidera e spera i beni eterni non si ferma a desiderare i beni temporali. Si viene allora a una certa indifferenza per tutto quel che è terra. Si viene allora a desiderare la santità, il merito. Si viene allora a desiderare una gloria maggiore in cielo e quindi all’indifferenza per le cose del tempo, della vita presente.
Usare tutto quello che abbiamo, la stessa salute, solo per aumento di meriti. I giorni sono per crescere nei meriti. Le stesse case, le stesse librerie, le stesse cose che abbiamo in uso sono soltanto per quello, per accrescere i meriti. Anche il cibo, per mantenerci nel servizio di Dio. E di conseguenza il voto di povertà, al fine di essere sempre più distaccati dalle cose della terra e desiderare sempre più i beni spirituali: la grazia, i doni dello Spirito Santo, i frutti dello Spirito Santo, l’intimità con Gesù, la perfezione religiosa, il bel paradiso.
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E così il voto di castità nasce dalla carità, dall’amore di Dio. Quando questo amore è debole può portare l’anima a vivere bene la vita cristiana. Un amore vero, però. Quando invece questo amore è più intenso può portare all’offerta di tutto noi stessi a Dio, quindi al voto di castità. Amare Dio solo, amarlo intensamente e in lui tutto il prossimo. Amare il prossimo come noi stessi. Per questo il grande mezzo è la preghiera. Il principio è qui: «Omne donum perfectum de sursum est, descendens a Patre luminum»2. Ogni dono celeste viene da Dio. Ogni bene viene di là, non soltanto perché se non ci fosse Dio non esisteremmo, non saremmo stati creati. Invece tutto quello che abbiamo e che siamo è di Dio, anche le cose soprannaturali. La vocazione, i buoni desideri, i propositi santi, l’amore alla pietà, il desiderio della santità, la vocazione stessa e lo stesso apostolato, tutto questo viene da Dio. Perciò più sappiamo attingere da Dio e più possiamo progredire nella santificazione. È chiaro allora che, come quando uno vuol dell’acqua e va al rubinetto e lo apre e più a lungo lo tiene aperto, è naturale che più acquista. È così che noi dobbiamo andare alla fonte dell’acqua viva: «Haurietis aquas in gaudio de fontibus Salvatoris»3. La fonte è il Cuore di Gesù, è l’Eucaristia.
Quindi le Messe, quindi le Comunioni, quindi le Visite al SS. Sacramento sempre in fervore; quindi le letture, le meditazioni, gli esami di coscienza, le Confessioni, tutto in ordine alla santificazione, tutto. «Oportet semper orare et nunquam deficere: È necessario pregare sempre e non sospendere mai»4, dice Gesù. Ma se Gesù parla così possiamo limitarlo? Dovremo sentire invece quel che dicono i mondani che capiscono poco di questa materia? Solo il Signore che ci amò è veramente competente ad ammaestrarci in questo. Perciò Gesù ha detto: «Il
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vostro Maestro è uno solo»5. E questo Maestro è precisamente Gesù. A lui dobbiamo credere. Lui dobbiamo sentire e seguire.
Pregare ‘semper’. Il ‘semper’ non vuol dire che tutto il giorno si debba stare inginocchiati. Non è possibile. Abbiamo anche da dormire, abbiamo anche da nutrirci. ‘Semper’ significa: ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno. Pregare a sbalzi, essere un giorno un po’ più fervorosi, un altro un po’ meno, interrompe un po’ la corrente dell’acqua che discende da Gesù a noi.
Quasi i tre quarti delle risposte che si devono dare alle persone che si lamentano per cose interiori, per difficoltà di spirito, i tre quarti delle risposte dovrebbero essere queste: Non preghi abbastanza. Prega di più. Le risposte sarebbero queste. Ma noi sovente vogliamo sentire dagli uomini dei mezzi, vogliamo avere delle spiegazioni, vorremmo che ci togliessero le tentazioni. Vorremmo non sentire quelle passioni. Ma quelle ci accompagneranno fino alla morte. La vita è lotta! L’arma è la preghiera ed è un’arma che vince tutto. Il giorno che cessiamo di pregare noi ci troveremo sulla china, quindi verso la rovina. A quante anime quindi bisogna rispondere così: Prega di più!
Un altro punto che è utile toccare stasera è questo: l’intenzione del Santo Padre, il Papa, perché in questo tempo si rimanga in Italia e non si vada così facilmente all’estero. Occorrono cioè per le italiane condizioni e casi eccezionali per avere il permesso di andare all’estero. L’intenzione è che si lavori in Italia portando la divina parola, organizzando il bene, ciascun Istituto secondo la sua missione6.
E parlando di voi: le belle Giornate catechistiche, le belle Giornate mariane, le belle Giornate e Settimane del Vangelo, la bella propaganda collettiva, la diffusione sempre più ampia delle pellicole nostre e la penetrazione della parola di Dio in tutte le famiglie, in tutti gli italiani. L’Italia, come nazione, ha una vocazione missionaria, e cioè è la prima che deve fornire l’elemento
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missionario alle altre nazioni. E d’altra parte in Italia vi è il Papa, vi è il centro della fede. Ora per questo è necessario, che proprio l’Italia sia cattolica e tutta la vita sociale, la vita della scuola, la vita pubblica, la vita dei costumi, la vita delle famiglie, tutto sia cattolico, perché non si può portare il fuoco altrove se si è freddi e se vengono a mancare i missionari. «Come crederanno, dice S. Paolo, se nessuno predicherà loro?». Parlando degli altri popoli. «E come potranno predicare se nessuno li manda? E come possono essere mandati quando non vi sono persone da mandare?»7. Allora questa nostra patria, illuminarla con la verità per mezzo dei nostri apostolati. Arrivare a tutti gli angoli. Arrivare cioè a tutte le famiglie, a tutte le anime.
Eppure le statistiche ci dicono che molto si è fatto. Molto avete fatto nella propaganda, lavoro che è stato in gran parte capillare e anche collettivo, ma a quante persone non si arriva ancora? Oppure si arriva soltanto di sfuggita, perché non vi è tempo per fermarsi. Quelle anime, quelle persone neppure hanno quasi tempo per sentirci e neppure forse prendono la Parola che noi porgiamo. E quanto seme cade sulla strada e gli uccelli se lo beccano e i passanti lo calpestano. E quanto seme cade tra le spine o cade in terra sabbiosa, ghiaiosa... Evangelizzare l’Italia, gli italiani con l’opera dei catechismi che è la fondamentale. Poi con l’opera delle Scritture e poi con tutta la cultura religiosa, specialmente con il diffondere la parola del Papa che procede nella direzione vera dal nostro UfficioEdizioni8. Poiché la predicazione della Parola di Dio è affidata al sacerdote e nella Pia Società S. Paolo si svolge specialmente per mezzo dell’Ufficio-Edizioni. Non che faccia tutto, ma incoraggia, illumina e sostiene tutto, e serve anche ad assicurare che quello che si diffonde è conforme agli insegnamenti della Chiesa, conforme al S.Vangelo. Allora le collane, e i libri e i periodici possono essere molti, ma intanto tutto viene rischiarato e tutto viene guidato sotto un’alta direzione, da un Uffi-
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cio Centrale il quale dev’essere composto da sacerdoti, i quali devono essere guidati dalla Direzione della Società S. Paolo. E quello che avviene in Italia deve essere ripetuto, tradotto, adottato nelle varie altre nazioni. Seguire così sempre, ossequientissimi le direttive del Papa. L’Ufficio-Edizioni sempre e coloro che lavorano in Italia ossequienti sempre alla Direzione in questo campo dell’insegnamento religioso.
«Andate e predicate»9 che è detto agli apostoli, è detto pure ai sacerdoti. E conformandosi poi le altre nazioni, noi siamo sicuri di diffondere veramente quello che piace a Dio. Ciò che è conforme alla Chiesa portarlo nelle altre nazioni. Si ha l’unità di indirizzo, l’unità di insegnamento. E quando qualche cosa si deve aggiungere o qualche cosa si deve migliorare da tutte le parti, da tutte le nazioni possono segnalarcelo. E specialmente può essere segnalato dalle Figlie di S. Paolo e da tutti quelli che lavorano o nella libreria, o nella propaganda che sentono i bisogni del popolo e le voci dei vescovi. Arrivare a tutti.
Facendo un esame di coscienza sull’apostolato, diciamo: Noi abbiamo dei settori larghissimi che non tocchiamo. Ci sono quattro milioni e mezzo di scolari delle elementari: noi non arriviamo neppure a centomila. Si dirà: I catechismi. Sì, questo è un passo buono, ma questo dipende più dai parroci e non dallo scolaro, dalle maestre. Quindi, è proprio dell’apostolato parrocchiale. Ma se non arriviamo ai piccoli non abbiamo fatto bene tutto quello che il Signore vuole da noi. Poi vi sono campi larghissimi che non tocchiamo. Su ventisettemila parrocchie che adesso ci sono in Italia, poiché sono cresciute, quante se ne fanno in un anno? Cioè, a quante si arriva? A visitare tutte le famiglie della parrocchia? Il numero della statistica che abbiamo ci dà la risposta: quanto manchiamo! A quante parrocchie manchiamo! E poi nelle stesse parrocchie le classi sociali più elevate sentono poco la nostra influenza, le classi colte, le persone che dirigono in generale le masse.
Ci sono trecentoundicimila insegnanti in Italia, tra elementari, liceali, universitari, scuole commerciali, tecniche, ecc. A quanti arriviamo? Così il numero dei medici, il numero degli
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avvocati, il numero delle persone che nelle aziende hanno influenza, è grande. E a noi è facile andare in una famiglia, a noi è facile avvicinare una persona semplice, non sempre invece arriviamo a tutte le persone, particolarmente a quelle che forse hanno più bisogno.
Ecco l’intenzione da portare quest’anno nelle preghiere. Già ho detto in un altro corso di Esercizi di tenere presente l’Africa nelle preghiere, perché questa è una delle intenzioni che sono racchiuse in quell’espressione che dite: Secondo le intenzioni del Primo Maestro. Ma seconda intenzione è di arrivare a tutti i settori.
In Italia ci sono circa sei milioni di biblioteche: a quante arriviamo? A seimila? Parlo delle biblioteche grandi e delle piccole: familiari, aziendali, scolastiche, professionali, religiose, ascetiche, ecc. Dunque, intenzione di arrivare a tutti i settori. Perciò dobbiamo muoverci con altri mezzi. Dobbiamo dire che le Figlie di S. Paolo hanno fatto dei prodigi nella propaganda. Ma dobbiamo ancora muoverci con altri mezzi, perché non giungiamo ancora a tutti. Troppa gente resta ancora fuori della nostra influenza. Eppure il mondo si regola secondo l’idea. Se c’è un’idea comunista, seguono il comunismo. Se c’è un’idea liberale, seguono i liberali. Ma se c’è un’idea cattolica allora si procede secondo i principi dell’insegnamento cattolico nelle scuole e in tutte le pubblicazioni.
Le manifestazioni della vita che si vedono in pubblico, sono sempre veramente cristiane? E voi siete testimoni che non sono sempre cristiane! Tutt’altro! A questa Italia bisogna arrivare, a tutte le famiglie, a tutte le anime, in primo luogo ai piccoli, perché quelli sono piante che si possono raddrizzare, si possono crescere bene. Ma quando noi ci troviamo davanti a malati che sono già gravi spiritualmente le difficoltà aumentano. Preghiamo per poter arrivare a tutti. E in questo tempo cerchiamo ancora altri mezzi per arrivare a tutti.
Soprattutto ci vuole preghiera. Sì. E tutti i passi e tutte le parole che si spendono per la propaganda, siano dirette al Signore come una domanda, che possiamo giungere a tutte le anime, perché per tutte le anime ha versato il suo sangue ed è morto sulla croce.
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1 Predica tenuta a Roma il 25 giugno 1957, alle ore 16,00 durante il corso di Esercizi spirituali alle novizie. Trascrizione dattiloscritta, di cui non c’è più il nastro, carta comune, fogli 4 (22x31). Il titolo è aggiunto a mano.

2 Cf Gc 1,17: «Ogni buon regalo e dono perfetto, vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce».

3 Cf Is 12,3 (Volgata): «Attingerete acque dalle fonti del Salvatore».

4 Cf Lc 18,1. Già “nel 1934 i sacerdoti prima e poi i chierici della Pia Società San Paolo fecero gli Esercizi spirituali sulla preghiera predicati dal Primo Maestro. Le meditazioni con le istruzioni dei primi quattro giorni, rivedute diligentemente, vennero raccolte nel volume: Alberione G., Oportet orare, Pia Società San Paolo, Alba 1937” (cf Damino A., Bibliografia di Don Giacomo Alberione, p. 40).

5 Cf Mt 23,8.

6 Don Alberione mette in rilievo ciò che si fa in Italia per l’evangelizzazione. Il riferimento alla “intenzione del Santo Padre” non è documentato. È evidente però la volontà di organizzare il bene in Italia per poter essere poi missionari efficaci nel mondo.

7 Cf Rm 10,14-15.

8 L’Ufficio-Edizioni era il Centro editoriale delle Edizioni Paoline con sede in via Alessandro Severo diretto da don Valentino Gambi (1913-2002) dal 1952 al 1983. Vi collaboravano anche le Figlie di San Paolo, guidate da sr. Assunta Bassi (1915-2012), responsabile del Centro editoriale delle FSP.

9 Cf Mc 16,15.