IV
METTERE TUTTO IL CUORE IN CONGREGAZIONE1
Questo argomento, mettere tutto il cuore in Congregazione, significa, spiegando un po’ più largamente: i pensieri, la mente, il cuore, l’attività, le forze, i doni naturali, i doni soprannaturali, tutto è consacrato a Dio ed è consacrato a Dio nella Congregazione. Di conseguenza impegnare tutti questi beni, questi doni celesti per il Signore attraverso la Congregazione. Suore per intero: Tutta mi dono, offro e consacro, dice colei che fa la professione. Tutto, senza riserva. Tutto, non che qualcosa che in noi c’è di bene: qualità, doni, attitudini, venga speso per il nostro io, in egoismo, no. La mente, il cuore, l’attività tutto solo per il Signore. Per ottenere questo occorre un grande lavoro interiore: togliere l’egoismo. E oltre all’egoismo, dobbiamo togliere l’affetto, i desideri che sono inutili oppure sono contrari allo spirito religioso. Perciò, questa sera, dirò alcune cose come indirizzo.
Vi sono due pericoli, oltre a quelli che dipendono da noi, oltre alle tentazioni che vengono dal demonio: sentire tante cose e avere relazioni che è meglio non tenere. Si sentono tante cose e poi quelle cose, a volte fanno impressione, specialmente se vengono da persone che hanno una certa posizione. Queste cose si possono sentire in propaganda, nelle librerie, nelle agenzie del cinema, si possono sentire anche nelle prediche e a volte anche in comunicazioni più intime. Cose che a volte servono allo sbandamento, alla deviazione.
Incominciando la Congregazione non siamo partiti senza sapere dove andavamo, senza un programma ben chiaro e
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determinato, senza la certezza di camminare in Gesù Cristo e nella Chiesa, senza la sicurezza di aver scelto il meglio, sempre sicuri che il pane dato in casa era il pane più adatto per il nutrimento spirituale. Si possono sentire tante cose e si possono anche leggere, a volte, ma non seguirle. Lo spirito di cui si deve vivere, lo spirito da conservare nell’apostolato è uno solo, lo spirito paolino, quello appreso in Casa.
Non è ancora tempo per cui esso vada cambiato, o si devono guardare coloro che camminano nel vero spirito quasi con un senso di compassione. Allora era così, adesso non è più così. È sempre così. Solamente le applicazioni possono essere diverse, perché se prima si abitava in una casetta adesso abitate in una casa più grande. Ma la povertà, la castità. l’obbedienza, l’apostolato, la pietà, gli studi sono sempre così. Non va bene che le giovani guardino le anziane come zitelle, e non va bene che le zitelle guardino le giovani come quelle bambine che non sanno niente, non conoscono la vita. Camminare nello spirito! E nello spirito nostro vi è da impegnare tutte le forze.
Crediamo che il nostro apostolato debba fermarsi? Oggi, e già lo dicevano in principio: Ma quando lei ne avrà raccolte dieci cosa fa fare alle altre? Perché chiamarne ancora delle altre?. E invece adesso chiedete sempre suore. Lo spirito è sempre lo stesso. Le applicazioni sono richieste dalle diverse circostanze e dalle condizioni di tempo, di luogo, di persona, di salute e anche di attitudini. Stare nel vostro spirito, vivere la vita paolina, vivere sempre più la vita paolina. Solo lì vi fate sante perché, quando una ha abbracciato uno spirito, se dopo lo rifiuta, praticamente non vive lo spirito dell’Istituto. E siccome lo spirito dell’Istituto è la più larga obbedienza che c’è nell’Istituto vivrebbe fuori dell’obbedienza. Non si è membri degli Istituti Secolari, nel qual caso si dovrebbe pensare così: avere un certo spirito è uguale, ma ognuno dei membri degli Istituti Secolari ha un suo apostolato, una sua maniera di fare, non c’è la vita comune. Eppure sono consacrati a Dio, ma ognuno deve vivere secondo lo spirito del suo Istituto.
Quanto alle relazioni, guardarsi bene: prima, non tenere relazioni che non sono convenienti, e poi non lasciar contrarre
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relazioni non convenienti. Quante conversazioni che realmente non sono necessarie, quante lettere che non sono necessarie, quante parole, a volte, che non sono necessarie nella libreria o nella propaganda o nelle agenzie. Evitare, evitare. Brevi sempre, cuore a posto, attendere al proprio ufficio per la gloria di Dio e per il bene delle anime. «Est, est, non, non»2, è così oppure non è così. Questo piacerà al Signore e questo servirà a conservare lo spirito, il raccoglimento interiore. E quanto a relazioni, vedere che le relazioni non siano troppo strette fra due persone, neppure per motivo soprannaturale o pretesto soprannaturale. Queste relazioni devono essere tolte. S. Francesco di Sales ne parla bene. Tuttavia altra è la condizione dei secolari, altra è la condizione di chi vive in comunità, di chi fa vita comune. Perciò, vedere che non ci siano in Congregazione, nelle case né simpatie né antipatie. È tanto importante.
La carità e la pace in una casa sono beni così grandi che meritano che noi facciamo anche qualche sacrificio per procurarli. Sì, la pace, la serenità in casa. Questo è anche uno degli uffici delle superiore: sapere conservare la pace e la serenità in casa. Non divisioni, mai. Non fare mai gruppetti. La superiora che permettesse in casa dei partiti o dei gruppi vari, e una per un gruppo, un’altra per un altro gruppo, commetterebbe una mancanza notevolmente seria. Perché? Perché allora la carità se ne va, le critiche iniziano e poi l’apostolato ne perde, e lo spirito di ciascuna ne soffre.
La Congregazione è una società. Società vuol dire: i soci si vogliono bene, dividono i medesimi pesi e i medesimi vantaggi, ma collaborano tutti insieme senza distinzione. Certamente vi sono sempre diversità di carattere e anche diversità di istruzione, di età, ecc. Ma per la pace passare sopra a tante cose. È legge naturale questa: conservare lo spirito di società. La socievolezza venga promossa, il trattamento uguale verso tutte e l’amore uguale verso tutte. Questo è secondo la legge naturale. Quando poi si tratta di Istituto religioso, allora c’è anche la legge soprannaturale, la legge evangelica. Sacrificare tante piccole cose, accontentare a volte anche dei capricci, pur di ottenere il
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grande bene della concordia, della pace, della collaborazione, della letizia in casa. A volte si possono permettere anche cose che si direbbero inutili, non si può però mai permettere il peccato. Si capisce, si direbbero inutili, ma sono utili in un altro senso. Non utili in sé, ma in quanto portano quella letizia buona che rende la vita religiosa serena, che rende la comunità unita.
Mettere il cuore in casa, avere a cuore gli interessi dell’Istituto: gli interessi intellettuali, spirituali, apostolici, gli interessi economici, amministrativi, la formazione delle aspiranti e in modo particolare la cura, la ricerca delle vocazioni. Quando si fanno i voti, vi è nella stessa professione l’impegno di amare la Congregazione. Con la professione c’è l’impegno della ricerca delle vocazioni. Anzi, questo è un impegno eminente, di grande valore: ricerca delle vocazioni, e vocazioni ben scelte. Ricerca delle vocazioni con la preghiera, con qualche mortificazione, perché se non c’è la mortificazione la nostra preghiera non è così efficace. Operare, cioè cercare e tenere quelle relazioni che sembrano utili e che possono concludersi con qualche vocazione. Ma sempre relazioni che siano ragionevoli e convenienti per la suora.
Il Signore poi ha voluto completare la Famiglia Paolina con gli Istituti Secolari3. Questa non è una cosa nuova nella Chiesa, poiché gli Istituti Secolari sono già numerosi. E questa non è neppure una cosa nuova nel pensiero con cui è nata la Famiglia Paolina. Primo concetto: le anime totalmente consacrate a Dio in vita comune e nell’apostolato. Poi vengono le anime consacrate a Dio nella vita fuori dell’Istituto e cioè la vita nel mondo, ma vita da trasformare tutta nell’apostolato. E poi vi sono i Cooperatori4, i quali finora non sono ancora abbastanza accuditi. Ricordarsi di essi solo quando si tratta di offerte, non va bene. In primo luogo dobbiamo pregare per la loro santificazione, per la loro salvezza, poi dobbiamo chiedere a loro l’aiuto delle preghiere. Abbiamo anche da ricevere offerte in quanto le nuove iniziative dell’Istituto si dovrebbero fare, appunto, con le offerte che si cercano. Accudire tutte le
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vocazioni, formarsi attorno un gruppo di anime, accendere delle candele a Gesù sacramentato. Anime che lo amano, che si offrono a lui, che sentono i suoi desideri e per quanto possono lavorano perché questi desideri di Gesù siano soddisfatti. E allora si andrà in paradiso con un bel gruppo di anime.
Ma il mezzo principale per ottenere vocazioni è quello di amare l’Istituto e vivere bene da religiosi, da paoline. Quando si vive bene la vita paolina, quasi senza accorgersene, la si propaganda. E poi vi è la grazia di Dio. Per il merito di una vita religiosa, santamente vissuta, il Signore manderà altri membri all’Istituto.
Il progresso che avete fatto è notevole. Oggi vi sono difficoltà nuove, ma maggiori difficoltà vi erano da principio. Oggi cerchiamo di superare le difficoltà di oggi come da principio si cercava di superare le difficoltà dell’inizio. Non stancarsi. Nella propaganda si possono adocchiare quelle figliuole che forse possiedono dei doni spirituali, dei doni celesti e che forse sono fatte per consacrarsi a Dio.
Ancora un’altra cosa: mettere il cuore nell’Istituto, mettere tutta la persona, l’attività nell’Istituto è grande mezzo per regolare gli affetti. Si ameranno allora le cose dell’Istituto, le pratiche di pietà, le opere, la vita dell’Istituto, ecc. E poi, per quanto riguarda la famiglia, i parenti, si terrà con loro una relazione e si porterà a loro un affetto, quale è da portarsi da chi è consacrato a Dio. Che cosa vuol dire consacrarsi a Dio? Tutto solo e per sempre ci offriamo: Tutto mi offro e consacro. Ma se si continua a dividere il cuore, se si continua a prendersi premura di tante cose, e magari si indirizzano anche offerte per una via e a una meta alla quale non dovrebbero arrivare, e questo disturbo e questa preoccupazione… Ecco, preghiera! Amare le loro anime, amarle santamente, ma ognuno ha la sua strada. Voi avete preso la via di Dio, loro hanno preso la via della famiglia, ecco la distinzione. «Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti», disse Gesù a quel giovane che chiedeva prima di seguirlo di andare ancora a casa a seppellire suo padre che era defunto5.
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Vi è qualche cosa da dire su questo. Questo affetto in qualche quantità va diventando un affetto un po’ disordinato. Che non è più l’affetto della persona consacrata a Dio, ma è l’affetto di una persona che non avendo famiglia sua si preoccupa di tutta la famiglia e dei nipoti, ecc. Distinguere bene, essere intieramente di Gesù. Non tagliuzzare il cuore, non distribuire i pezzetti del cuore. Ma non siamo obbligati? Obbligati in quello che si è obbligati, perché il quarto comandamento prima di consecrarvi a Dio dovevate osservarlo in un modo, ma dopo si deve osservare in un altro. Se una vostra sorella si è sposata, prima osservava il quarto comandamento in un modo, dopo sposata osserva il quarto comandamento in un altro. Si lavora, si mette il cuore, si prendono veramente a cuore gli interessi della Congregazione e tutto il cuore si concentra lì in una famiglia maggiore, in un apostolato, in un’attività che è tutta indirizzata a Dio. Vedere che non si trovino pericoli riguardo all’obbedienza, né riguardo alla castità, alla riservatezza almeno, né riguardo alla povertà. Le suore sono di Gesù, non hanno bisogno di baciucchiamenti o di dimostrazione di affetti non adatti al loro stato né con i parenti né con gli altri, tanto meno con altri che non sono parenti. La suora è sempre suora, non vive al modo del mondo, vive in un’altra atmosfera, con altri pensieri, il suo cuore è di Dio.
Allora vi sarà ancora da richiamare un momentino questo: bando alle invidie, alle mormorazioni, ai giudizi temerari, ai sospetti. Guardare sempre noi stessi. Tutti impegnati nel progresso spirituale, poiché si è venuti \in Congregazione/ per camminare avanti nella strada della perfezione, per acquistare tanti meriti, per ottenere un paradiso più bello. E perciò sempre rivolti a togliere ciò che non va ancora bene e mettere ciò che va bene, ciò che piace al Signore, costantemente.
Allora, la conclusione: mettere tutto il cuore, mettere tutti noi stessi nell’Istituto.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 7 aprile 1959 in occasione del corso di Esercizi spirituali alle superiore. A6/an 64a = ac 109b. Stampata in trentaduesimo con altre tre meditazioni del medesimo corso di Esercizi.
2 Cf Mt 5,37: «[Il vostro parlare sia] “Sì, sì”, “No, no”».
3 Nel 1958 Don Alberione fonda l’Istituto San Gabriele Arcangelo e l’Istituto Maria Santissima Annunziata, Istituti Secolari aggregati alla Società San Paolo.
4 L’associazione dei Cooperatori Paolini, è stata fondata da Don Giacomo Alberione nel 1917.
5 Cf Lc 9,60.