Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III
CASE AD IMITAZIONE DELLA CASA GENERALIZIA1


State per raccogliere il frutto di questi santi Esercizi. Credo che questi frutti siano molto abbondanti. Su quattro punti, ho detto l’altro giorno, su cui dovevamo fermarci: primo, sulla vita religiosa; secondo, sulla vita paolina; terzo, su quello che si ha da fare nelle case singole, eccettuata la Casa generalizia e la casa di noviziato, che sono particolari e di cui bisognerebbe parlare in altre occasioni; e poi l’ufficio proprio che ognuna ha in una casa.
In primo luogo, questa sera, parliamo di quello che si ha da compiere nelle singole case. Nelle singole case vi è questo da ritenere costantemente: le case singole rispecchino e siano come copia della Casa Madre, della Casa generalizia. Nella Casa generalizia si fa la prima copia della vita paolina. Questa prima copia si cerca di renderla bella, quanto più si può, come si cerca che il primo foglio di un libro che si ha da stampare, e il primo foglio di un periodico si cerca che sia ben fatto, che gli articoli siano buoni, il contenuto sia buono, adatto, e questo richiede parecchio lavoro. Poi \si cura/ che la parte tecnica sia buona: ben corretta, ben stampata, e che la confezione sia buona. Così è il compito della Casa generalizia, della Casa Madre.
Le altre case sono copie, cioè devono riprodurre, in ambiente più piccolo, la Casa generalizia, la Casa Madre. Voi sapete, ad esempio, si è stampata la Bibbia in formato grande, poi si è fotografata e si è ridotta a formato medio, poi con la fotografia è stata ridotta a formato piccolo, minimo, tascabi-
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le. Così la Casa generalizia, la Casa Madre è come quella, in formato grande, poi viene la serie delle case di tipo medio e poi vengono le case minori che sono come fotografie riprodotte in formato minimo. Queste case, poi, potranno svilupparsi, giacché, per esempio, in Giappone, in Brasile, in Argentina, negli Stati Uniti si sono già sviluppate notevolmente e sono già diventate di formato medio. Altre sono ancora di formato minimo. Però, vedete, è solo fotografato il formato minimo, ma non è un’altra composizione, un altro contenuto, un’altra stampa o un’altra tecnica: è uguale, è fotografata. La fotografia non cambia né il contenuto, né la parte tecnica, né la parte di confezione, è solo in formato minimo. Le case piccole e le case medie, dunque, devono riprodurre la Casa generalizia.
Ora, in che cosa si deve guardare la Casa generalizia? In che cosa si deve riprodurre? Si deve riprodurre nello spirito, e poi nel contenuto. Si deve riprodurre nella tecnica della casa, si deve riprodurre ancora nelle piccole azioni, nelle piccole abitudini. L’abitudine, per esempio, che la pietà sia composta di tre adoratrici, mentre in Casa Madre potranno essere trecento! Ma lo spirito è uguale, l’orario uguale, la pietà uguale. Sempre fermissime e non sbaglierete mai! Primo, conoscere, amare e seguire Gesù Maestro. Conoscere, amare e seguire la Regina. Conoscere e amare e seguire S. Paolo: S. Paolo che ha ricopiato il Maestro, la Regina che stende la sua mano benedicente su chi lavora in questo spirito, perché vede che si riproduce il suo figliuolo Gesù. Nessuno può sperare più grazie da Maria di colei, di colui che vuole riprodurre in se stesso Gesù Maestro. D’altra parte la vita paolina è così: uno o si fa santo nello spirito di queste tre devozioni oppure mai. Non si trova altra via più facile, più sicura dove si possa correre con maggiore velocità e con la grazia e la benedizione del Signore.
I libri di lettura, di meditazione, di cultura dominanti sono quelli che parlano di Gesù, specialmente considerato come Maestro, che parlano della Madonna, specialmente considerata come Regina, Maestra e Madre e di S. Paolo considerato come il padre della Congregazione, il padre di ognuno di noi. È il protettore, il difensore, è colui che nello stesso tempo ispira il
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contenuto che si deve dare con il nostro apostolato, ne ispira il modo e allarga il cuore.
In quest’anno si deve fare la commemorazione della Lettera di S. Paolo ai Romani2, scritta alla fine dell’anno 58 e arrivata a Roma, si dice, nel 59, al principio del 59, portata, arrivata forse nel mese di febbraio. Per ricordare questa lettera che è il principale e fondamentale trattato dell’insegnamento di S. Paolo, ad Alba, \nel tempio San Paolo/ avevano messo sopra l’altare maggiore, una rappresentazione che la ricordava3. Vi è rappresentata la città di Corinto dove S. Paolo l’ha scritta e, in lontananza, la città di Roma a cui quella lettera era indirizzata.
Non spaventatevi se S. Paolo è un po’ duro. Il Signore vi darà il suo premio se vivrete nello spirito della Congregazione, allora scriverete bene Via Verità e Vita4, scriverete bene e meglio Così5, scriverete bene tutto, e il Signore benedirà la vostra diffusione6. Non siano queste parole di secondo ordine, non siano propositi soltanto individuali, ma il proposito della Congregazione, il proposito di ogni casa, specialmente di chi è a capo della casa. Noi che siamo a capo abbiamo una grande
responsabilità, tremenda, avvicinandosi il giudizio di Dio.
Chi va in una casa deve portare questo spirito, e tutte le altre assecondino. Quando vedo tanta varietà di libri in chiesa...
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Mi capita qualche volta di arrivare in qualche casa, e magari sono lì che attendo, e guardo un po’ i libri che ci sono per la preghiera, per la meditazione, e per la lettura. Si distingue da lì lo spirito della Congregazione, come è vissuto in quella casa. L’ambizione di fare bella una casa sia questa: si viva la Casa Madre e il suo spirito quale risulta dalle Costituzioni.
Ecco questo. Poi, messa bene la base di queste tre devozioni, che non sono solamente preghiere o Via Crucis, oppure altre pratiche come: vado in pellegrinaggio o celebro la tale solennità... No. Sono lo spirito della Congregazione, sono lo spirito di ogni anima. Perché la Congregazione non è fatta con i muri, i muri li fanno i muratori. La Congregazione non è fatta dall’abito diverso, l’abito lo fa il sarto, ma è fatta da quello che abbiamo nell’animo, da quelli che sono i nostri pensieri, i nostri sentimenti, dal nostro parlare, da quello che è la pratica della nostra vita. È la pratica della nostra vita: ogni casa riproduca Casa Madre nello spirito.
In secondo luogo ogni casa ha poi delle particolarità. Come la Casa generalizia ha lo scopo di governare e di formare, formare tutta la Congregazione, formare le aspiranti, le novizie, ecc. In qualche modo quest’obbligo l’hanno anche le case di media grandezza, come ho detto, quelle che hanno già un noviziato un po’ considerevole, come supponiamo in Giappone. Quelle devono dare la formazione come la Casa generalizia. Formare nello spirito.
E così anche le case minime devono formare con l’esempio, vivendo bene la vita paolina attireranno le vocazioni. Quando in una casa si vive bene la vita paolina, per grazia del Signore e per l’impressione che si dà, si hanno più facilmente le vocazioni. Non che sia uguale in tutti i paesi il numero delle vocazioni! Ci sono luoghi che sono più preparati, perché le famiglie sono buone, in parrocchia la gioventù è ben avviata, perché le scuole sono tenute secondo lo spirito cristiano, ecc. In altri posti, no. Ma, in fondo in fondo, voi, vivendo lo spirito paolino attirate le vocazioni, come la calamita attira a sé il ferro. Non si vede ad occhio nudo quale forza faccia la calamita, ma l’effetto si vede. Non si vede l’effetto che produce l’esempio e la pietà che c’è in quelle case dove la vita paolina
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è ben vissuta, non si vede esteriormente, ma c’è un’attrattiva. E siccome: «Nemo venit ad me nisi Pater meus traxerit eum»7, nessuno viene a consacrarsi a Dio se non ha la grazia del Padre celeste. Con la pietà delle case paoline, se questa vita è vissuta bene, si attirano le vocazioni.
In secondo luogo poi per l’esempio che si dà. Paoline perfette attirano le vocazioni più belle. Vere paoline! Non quelle di scarto o vecchie che non si possono più adattare alla vita comune, oppure quelle persone che hanno già una psicologia disorientata. Vocazioni, le più belle! E quindi, anche nelle case piccole questa attrattiva si esercita. D’altra parte è molto saggio quello che è stato disposto: quando ci sono vocazioni si tengano un po’ nelle case filiali, perché da una parte si conoscono meglio le aspiranti, e d’altra parte loro conoscono meglio dove vogliono entrare. E così si possono fare le cose con maggiore coscienza, cioè conoscenza di quello che si sta per fare.
Poi l’ufficio particolare di ogni casa può essere il cinema, può essere la propaganda collettiva, la propaganda capillare, può essere la libreria, o un altro impegno, per esempio quello di questa casa8.
Allora, entrando in una casa o \facendo/ alcuni giorni di Esercizi, capire perché mi hanno mandata qui, che cosa devo fare? Qual è il mio compito? Per santificare questi miei anni o giorni che passerò qui, che cosa devo fare? Corrisponde al fine per cui la Casa generalizia, studiando bene, ha aperto questa casa? Questa è la pratica che tengono altri ordini: arrivati in una casa, si fa un ritiro, che può essere di un giorno e può essere di otto giorni, per studiare bene i nuovi doveri. Perché sono qui? Per che cosa mi hanno mandata? La volontà di Dio attuale sopra di me, qual è? Che contributo io devo portare a questa casa? Come devo mettere al servizio di Dio la salute, l’intelligenza, le forze? Perché amare e servire il Signore non è qualcosa in generale, ma sopra di me vi è una cosa particolare, e in quella casa io ho qualche ufficio particolare. Come devo
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contribuire perché questa casa corrisponda alle intenzioni per cui venne aperta, in che cosa posso contribuire? Ognuna deve mettere al servizio di Dio le sue forze nella Congregazione, in quella casa della Congregazione. Ecco, metterci anzitutto il cuore.
Sono stati molto saggi i consigli, i rilievi che si sono fatti nella Circolare interna9 sull’amore alla Congregazione. Ora si verifica questo: mentre in principio tutti attiravano10 alla Congregazione, se c’era una vestizione, se c’era una professione, se c’era l’entrata in noviziato, ecc., tutti attiravano vocazioni, denaro, offerte, ecc. Adesso piuttosto si tende a dare fuori. Diminuisce l’amore alla Congregazione. Avete letto bene? È oggetto di esame.
L’amore alla famiglia va conservato, ma da religiose! Lasciare una famiglia che sarà composta di due, tre, quattro persone per avere... Io ho trentacinque nipoti, mi diceva una, e pensava più a quei trentacinque che non ai suoi uffici. E se il cuore è lì, se la mente è lì, se le attività, le raccomandazioni, i pianti e le sofferenze perché vanno male, e le gioie perché vanno bene... Ma questo non è essere religiose! Questo, a volte, è peggio di chi conserva la vita solo per la famiglia, quindi non si consacra a Dio. È peggio, perché quelli hanno cominciato con un sacramento e devono mettere lì il cuore, in maniera che tutto attirino lì per il vantaggio della famiglia. Voi tutte attirare lì: l’interesse, la gioia, la gloria. Tutte devono essere orientate a un fine particolare. E sarà molto bene non finire gli Esercizi senza aver riletto quella Circolare, in quei determinati punti per cui fu preparata abbastanza a lungo.
E poi tutti i momenti si vuole andare a casa: c’è la nonna, e c’è il nonno, c’è il nipote, c’è il matrimonio, c’è il Battesimo... Va’ sapere cosa ci sia! La Congregazione! La gioia è nella Congregazione, le pene sono nella Congregazione, l’attività, i pensieri, il cuore, tutto è nella Congregazione. Non si disfaccia una Figlia, non si disfaccia11 da suora! Perché poi, quando sono
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così, si porta una certa tiepidezza, un certo disinteresse per la Congregazione che favorisce... Sapete che cosa favorisce? Favorisce le deviazioni, le uscite dalla Congregazione. E le conseguenze da principio sono quasi non notate, ma in seguito... Meno merito, meno apostolato e conseguenze anche che non sono solamente meno bene, possono essere anche male.
Rinnovare la professione. Ma dare davvero il cuore a Dio, e cioè i pensieri a Dio e alla Congregazione; i sentimenti, i desideri a Dio e dare alla Congregazione la volontà, l’attività, la salute e tutte le industrie che avete. Avete tante industrie per fare l’apostolato. Tutte le industrie rivolte al fine della Congregazione, santificazione e apostolato. Vedete un po’ di rivedere quella Circolare.
In ogni casa, poi, corrispondere alla propria funzione, e cioè vedere che la casa corrisponda alla sua funzione che ha nella Congregazione. Ecco, allora lo studio, l’impegno, il desiderio, e poi la giornata impegnata lì, le preghiere orientate lì, i discorsi orientati lì, i consigli della casa tutti radunati lì, per sviluppare questo \fine della casa/.
E l’obbligo di radunare con conferenze, di tanto in tanto, anche quelle che sono più responsabili. Nelle case dove vi è una Maestra sufficiente12 tenga anche la meditazione: non una meditazione che sia una correzione, una sgridata, che gridi forte perché così ha torto. No. Una meditazione ben ispirata, tutta soprannaturale. Se c’è poi qualche avviso, aspettate a darlo quando il tempo è opportuno. Il tempo degli avvisi non è la meditazione. La meditazione ben fatta guida la casa, se c’è una Maestra o anche la vice Maestra che può farla… La Maestra può essere molto saggia e molto istruita e non essere adatta a fare la meditazione. Chi è adatto, o secondo la persona che indicherà la Prima Maestra. Ma di tanto in tanto ci vogliono queste parole vive, tuttavia ci sono già le Costituzioni che provvedono sufficientemente. Ma questo è intendersi, non ognuna a fare da sé! Mettere insieme tutti i talenti che ognuna ha a servizio della Congregazione, a servizio della casa particolare in cui si è.
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Adesso, quando si ha un ufficio, come ha questa casa in particolare, il pensiero è questo: ci si fa sante tutte in carità, cioè l’unione di carità, e l’apostolato fiorisce. E se qui c’è l’apostolato che fiorisce, la Congregazione si sviluppa e la casa corrisponde alle sue finalità. E se non corrisponde? Ma, e la volontà di Dio, e l’impiego delle forze? Si prega? Si propone? E se si manca, ci si confessa? Quante volte si parla di cose accessorie anche nella direzione spirituale. Si vada a quello che è sostanziale.
La casa è bella quando raggiunge il suo fine: santità in quella casa, in carità, in accordo perfetto e in attività tesa verso quel fine che dalla Superiora generale è stato assegnato a quella casa. Non tanti commenti. Tutto il parlare, tutto il pregare e tutto il fare orientato a quel fine. Non distrarsi. Cosa fa qui? Cosa fanno là? Perché qui? Perché là? Questa difficoltà e quest’altra.... Sono tutte cose che diminuiscono il fervore. Quanti discorsi, a volte, diminuiscono il fervore in una casa! E quanti discorsi santi! Vi sono anche Superiore che sembrano di poche attitudini, ma santificano! E si cammina verso quel fine con risultati ottimi. Qualche volta questi risultati vengono a risolversi anche in cifre, ma quel che più conta è davanti a Dio.
Da qui aspettavamo un’opera grande per il Catechismo. In tutte le manifestazioni di quest’opera e nelle attività varie, per esempio: un catechismo per adulti molto pratico, molto sviluppato. Anzi, pareva che si fosse incominciato. Ma vi è il tempo per farlo. Guardate un po’ quante cose ci sono da fare: dalle filmine, alle pitture, ecc; e poi se non si fa, se non ci si industria, si vanno a spendere i soldi fuori, mentre tante cose sapete farle, purché ci si metta d’accordo e ci si consigli insieme. Io credo che la buona volontà ci sia in tutte. In tutte, voglio dire.
Allora due conseguenze: primo, che ognuna preghi bene, che lavori spiritualmente e si santifichi. E si santifichi, perché quando la vita è vissuta santamente piace a Dio, c’è la luce di Dio, c’è il conforto di Dio, c’è la benedizione di Dio su tutto: ognuna si santifichi.
Secondo, che ci si accordi nel lavoro di apostolato e nel progresso che si fa nella casa, in maniera che dia risultato buono. Poi naturalmente bisogna sopportarsi. Tutti, entrando in
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Congregazione, entrando in una casa portiamo i nostri difetti e ne troviamo anche. Allora essere di cuore largo, piene di carità, piene di bontà, sempre in aiuto, e sempre ottimiste, mai pessimiste, mai giudicare, condannare, criticare; mai domandare tante spiegazioni, ma rilevare il bene, considerare quello che si può fare con le difficoltà che ci sono in questo ambiente. Ma qui ho trovato le tali sorelle, ho trovato la tale maestra.... Vuol dire che devi sopportare le sorelle che trovi, e le altre hanno da sopportare te. E tu vieni ad obbedire a questa Maestra e la Maestra ha da aiutare te. Tutte e due dovete farvi sante in questo ambiente, in queste circostanze, in queste difficoltà che si trovano. Lì una si fa santa! Perché cambiare tanto spesso le suore? Non è perché mancano bontà, carità, compatimento? E se si va sempre a girare: Qui saepe vagantur, raro sanctificantur, dice l’Imitazione di Cristo13. Non obbligare sempre a cambiamenti. E qui c’è la tale difficoltà... Ma là ne trovi altre! Le difficoltà le portiamo con noi.
Noi abbiamo i sette vizi capitali, ne abbiamo un po’, e li portiamo con noi. Non basta che dalla Sicilia una sia trasferita nel Veneto o viceversa. Non basta che una dall’Italia venga trasferita negli Stati Uniti d’America o vada in Oriente. Li portiamo con noi. Allora, ne portiamo e ne troviamo, e in queste circostanze di vita santificarci.
Nelle case poi è necessario anche l’obbligo della correzione, e soprattutto il buon esempio di vita religiosa. Così il Signore si compiacerà di voi certamente. Si compiacerà sempre di più. La vostra Congregazione è bella, cammina bene. Non è ancora il tempo di inorgoglirvi e neppure di deprimervi, perché vi sono degli inconvenienti. Avanti! In principio c’erano difficoltà e mezzi; ora ci sono difficoltà e mezzi, e andando avanti si troveranno sempre difficoltà e mezzi per superarle, per camminare secondo la vita paolina. Allora vi benedica il Signore tanto, ogni giorno. Sante e apostole!
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1 Meditazione tenuta a Grottaferrata il [21] gennaio 1959 in occasione degli Esercizi spirituali alle superiore. Trascrizione da nastro: A6/an 60b = ac102a. La registrazione non indica il giorno. Dal Diario Sp. si ricava che il Fondatore fu a Grottaferrata il 21 gennaio di pomeriggio e vi tenne due meditazioni alle suore che facevano gli Esercizi spirituali.

2 Cf med. 3, nota 5.
3 Riferimento ad una delle ventidue vetrate del Tempio San Paolo di Alba che ricordano episodi della vita di S. Paolo. Prima della seconda guerra mondiale la vetrata in oggetto era collocata in corrispondenza dell’altare maggiore. Durante la guerra le vetrate erano state tolte per timore dei bombardamenti. Finita la guerra furono ricollocate. La vetrata della Lettera ai Romani fu sistemata sopra la cappella della Regina degli Apostoli, a sinistra guardando il presbiterio. Sopra l’altare maggiore fu messa quella della gloria di S. Paolo.
4 Rivista catechistica mensile per la conoscenza e l’insegnamento della dottrina cristiana secondo il metodo via e verità e vita indicato dallo stesso Fondatore. La pubblicazione da parte delle Figlie di San Paolo inizia a Grottaferrata nell’ottobre 1952 sotto la direzione di suor Giovannina Boffa (1914-2004).
5 Settimanale femminile per le giovani, a carattere formativo, diretto, redatto dalle Figlie di San Paolo e collaboratori. La pubblicazione inizia nel dicembre 1955 e termina alla fine del 1966. Cf Boffa G., Gli studi e la redazione delle Figlie di San Paolo, Casa generalizia Figlie di San Paolo, Roma 2011, pp. 242-251.
6 Nell’originale: “Non spaventatevi se S. Paolo è un po’ duro: scriverete bene Via Verità e Vita; scriverete bene e meglio Così, scriverete bene tutto; e il Signore benedirà la vostra diffusione; e il Signore vi darà il suo premio, perché vivrete nello spirito della Congregazione”.

7 Cf Gv 6,44: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato».
8 Cf Esercizi a Grottaferrata 19 gennaio 1959, II med., nota 2.

9 Cf RA, dicembre 1958.
10 Cercavano di portare in Congregazione.
11 Cioè: Non rinunci al suo spirito, non rinunci di fatto alla professione religiosa.

12 Preparata. Che sia in grado.

13 La citazione esatta è: “Sic et qui multum peregrinantur, raro sanctificantur: “Sono pochi quelli che per il fatto di andare frequentemente in pellegrinaggio, diventano più santi”. Cf Imitazione di Cristo, I, XXIII, 2, Edizioni Paoline, Milano 1992, p. 82.