Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Grottaferrata, \19 e 21/ gennaio 1959

I
VIVERE LA VITA RELIGIOSA PAOLINA1


Direte così, che negli Esercizi, per le meditazioni, cioè al mattino e alla sera, si canta il Veni Creator2, e per le istruzioni, una al mattino e l’altra alla sera, si cantano delle lodi. In principio si cantano particolarmente le lodi che portano alla compunzione del cuore, cioè al dolore della vita passata; poi, a metà, si cantano le lodi che portano ai buoni propositi; in ultimo, le lodi che ci uniscono a Maria, a S. Paolo, a Gesù Maestro, al Signore.
Inoltre si desidera che lo spirito della Messa liturgica sia vissuto bene. Se si vuole sentire la Messa liturgica, allora il pensiero centrale è il sacrificio. Quindi, non qualsiasi lode in qualsiasi momento, ma tutte \le lodi/ portino a preparare l’animo, la mente, lo spirito ad assistere al sacrificio del Calvario che viene ripetuto sull’altare, poi all’offerta di questo sacrificio a Dio, per le anime purganti e per tutti noi peccatori. Quando poi si arriva al Padre nostro, e il Padre nostro è l’inizio della preparazione alla Comunione, quindi preparazione e ringraziamento dopo la Comunione.
Il senso della Messa liturgica si ha quando ci si addentra, quanto è possibile, con la mente, con il sentimento del cuore, con la parola, con il canto e con le cerimonie in quello che è
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il sacrificio. Dopo questo, la partecipazione al sacrificio è la Comunione.
Abbiamo considerato la vita religiosa con i doveri che comporta. Nella Chiesa ci sono tante istituzioni di suore. Queste varie istituzioni non sono per contentare l’ambizione di un abito diverso, ma sono per uno spirito diverso e un apostolato diverso. Perciò la Paolina non può vivere come le Salesiane; la Paolina non può vivere come le Benedettine; non può vivere come le Pastorelle. No! Ciascuna ha cose proprie, cioè il proprio spirito e il proprio apostolato. Anzi, generalmente, non si può erigere una Congregazione quando ce n’è già un’altra che compie lo stesso apostolato e ha lo stesso spirito.
Quand’è che una si può fare santa? Fatti i voti, c’è solo una via per farsi santi: la via religiosa paolina. Non ce ne sono altre. Non si pensi né a spiritualità diverse, né a ciò che vengono a consigliare a destra o a sinistra chi non ha autorità. Si è fatta la professione in questo Istituto: bisogna uniformare ad esso spirito, cuore, pensiero, attività, iniziative, tutto. Supponiamo che una faccia altre cose, che siano anche mirabili: non è santa, non si fa santa! Anche qui ripetiamo: grandi passi, ma fuori strada, fuori strada. E così quando uno volesse abbracciare un’altra spiritualità, o altri pensieri, andare a prendere fuori, di qua o di là, altre cose che possono essere o attività, o spirito, ecc. Questo è proprio sbagliato.
Neppure si vada a frequentare altre scuole. Lì può essere che noi troviamo delle belle cose, ma sono quelle belle cose che sono insegnate per altre. La Congregazione paolina si è fatta così: si è studiato nella storia delle istituzioni religiose il meglio che c’era, poi si è cercato di riassumere e di mettere questo nella vostra Famiglia Paolina. Se ci fosse stato qualcosa di molto bello fuori o in altri, lo si sarebbe messo. Si è fatto come un riassunto e si è scelto fior da fiore. Questo in particolare si vede nell’ora di adorazione che sostituisce l’ufficiatura, e in questo si vede che la devozione centrale è Gesù Maestro. Uniformare il pensiero, i sentimenti, e la vita a Gesù Maestro.
Allora le quattro regole fondamentali dello spirito sono: la pietà secondo la devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita; secondo, lo studio secondo la devozione a Gesù Maestro
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Via, Verità e Vita; l’apostolato secondo la devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita; e la vita quotidiana, l’osservanza religiosa, diciamo la tecnica della vita religiosa paolina, è conformata alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Questo forma ciò che è lo spirito proprio. Lo spirito comune è che la suora si consacra a Dio, primo articolo. Poi vengono le cose proprie che sono l’apostolato e tutto quel che si fa: parte spirituale, parte intellettuale, parte apostolica, parte economica e osservanza in Gesù Maestro Via, Verità e Vita3.
Oh, non si può sentire qualcun altro? Non si può qualche volta andare a scuola da un altro? Sì, ma per apprendere per voi, per vivere meglio la vostra vita. Non per accettare un’altra tendenza, un altro apostolato, un altro modo di pensare, un altro modo di vivere. No! Si possono prendere tante cose, ma solo per quello, per vivere meglio la vostra vita. Così vi fate sante, tuttavia quello che si può prendere di qua e di là, crediamo meglio sia preso in dipendenza dalla Superiora generale con il suo consiglio, dalla direzione generale. In una parola, sì.
Oh, si può solo migliorare il vostro, ma non cambiarlo in altro. E non mescolare! Che ci sia una fiamma che arde, ma non con tanto fumo! Una fiamma che ascende pura al Signore: la fiamma del vostro amore a Dio, la fiamma del vostro cuore che è uniformata alle fiamme del cuore di Gesù, del cuore del Maestro. Oh, ma questo è buono, e quell’altro è buono!, sì, ma anzitutto il vostro è buonissimo! Non è solamente buono. Inoltre, è la volontà di Dio che avete abbracciata volontariamente facendo la professione nella Congregazione.
Quindi la Pastorella deve fare la Pastorella, la Salesiana deve far la Salesiana, la Benedettina farà la Benedettina. Le cose che nascono, supponiamo: Congregazioni o altre iniziative, certo, sovvengono a qualche bisogno della Chiesa, a qualche bisogno delle anime, e questo sta bene, perché la Chiesa è un giardino fiorito, e i fiori che sono in questo giardino sono tanti, sono belli, e sono profumati. Ma anzitutto il vostro è bellissimo e, secondo, è nel volere di Dio coltivare questo fiore.
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Si può magari prendere un trattato di teologia che ci venga da fuori, ma per imparare meglio la teologia nello spirito paolino, e cioè la teologia uniformata alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita, completamente, nel suo senso pieno. Quindi, ora avere personalità religiosa paolina.
Adesso, spieghiamo un momentino che cosa vuol dire uniformare la nostra pietà alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita. La nostra pietà secondo le Costituzioni! Quindi non è più da scegliere, non avete più da cercare vari libri, non avete da sentire molti predicatori. No, è scelta.
Quando voi fate, supponiamo, un proposito, sulla carità, e sentite la predica sulla fede, sentite la predica sulla prudenza, ogni volta dovete cambiare proposito? No. Da quella predica sulla fede prendere quello che è utile per praticare la carità: la fede mi insegna che io negli altri devo vedere Gesù Cristo, mi rappresentano Gesù; immagini di Dio sono le anime. Quindi mi rafforzo nella carità. E se la predica è sulla prudenza: io devo trattare bene, devo trattare con rispetto, né troppo amici né troppo distanti, né gelosie né particolarità. Carità giusta! Prudenza! Non mi metterò nei pericoli, perché se mi metto nei pericoli, guasto gli altri e guasto me. Io voglio vivere in carità. Si riduce sempre al proprio proposito. Ma si sentono tante cose in questa predica sulla prudenza. Sarà istruzione. Però alla fine occorre fermarsi e rinnovare, con buon animo e quindi rafforzare, il proposito già preso negli Esercizi, preso nell’ultimo ritiro mensile o nell’ultima Confessione.
Questo è così quanto a spirito, non è vero? Quindi non si va a prendere spiritualità salesiana, spiritualità benedettina, spiritualità, supponiamo, francescana, sono diverse, o spiritualità dei gesuiti. No! Da tutto ricavare quello che rinforza, quello che maggiormente ci fa praticare la nostra vita, il nostro apostolato: la volontà di Dio è chiara.
Non si arrivi alla fine della vita senza aver acquistato i meriti connessi con la vocazione, connessi con la vostra professione. Mai deviazioni! Ferme! Ne sentirete tante: chi vuol dare un consiglio e chi ne dà un altro; chi invita qua e chi invita là. È facile, siccome fate bene, che siate invitate di qua o di là. Certo, perché vorrebbero utilizzare le vostre forze ad altri fini.
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Ma voi potete deviare dal vostro fine? Sono da confessare certe cose, perché quelle a volte sono più che sciupare il denaro o dar fuoco ai biglietti di banca. Non lasciatevi mai tirar fuori dal vostro spirito.
Dunque, parlando della pietà, voi avete le istruzioni. La meditazione si fa secondo Gesù Maestro Via, Verità e Vita: c’è l’introduzione nel Libro delle Preghiere che spiega4. Prima si considera la verità, poi si fa l’applicazione, e si prega per osservare il proposito dopo averlo rinnovato. Così l’esame di coscienza si fa di nuovo secondo questa maniera.
E la Messa si sente secondo Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Prima c’è la parte di istruzione, poi la parte del sacrificio, c’è la parte di partecipazione alla Vittima che è partecipazione sacramentale, se si fa la Comunione, o partecipazione spirituale, se si fa soltanto la comunione spirituale.
Così il ritiro mensile. Nel ritiro mensile la prima meditazione è sempre sulle verità, la seconda sugli esempi di Gesù Cristo, sui comandamenti, sui doveri, sulle virtù, e la terza dev’essere sulla preghiera per aumentare la fede, aumentare in noi la virtù. Così sono gli Esercizi spirituali: credo, comandamenti, virtù, preghiera.
Tutto è così nella pietà. Leggere e rileggere quello che c’è scritto nel Libro delle Preghiere come introduzione. Siccome questa devozione si innesta in Gesù Cristo, noi tanto siamo perfetti quanto viviamo Gesù Cristo, viviamo di Gesù Cristo, preghiamo per Gesù Cristo, ringraziamo per Gesù Cristo, chiediamo il perdono per Gesù Cristo, chiediamo le grazie per Gesù Cristo5. Sempre, in tutto! Entra nell’intimità della preghiera, del tabernacolo, nella vita intima di Gesù nel tabernacolo! E vieni ad acquistare quella familiarità di amicizia fra te e Gesù con lo scambio di doni: tu ti dai tutta a lui, perché lui si dà tutto a te nella Comunione. Lui ti ha presa, accettata: sei sua! E lui si è dato a te: lui, Gesù, è tuo! È tuo! Tuo, individualmente tuo!
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Quanto poi allo studio. Il nostro studio deve uniformarsi a Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Bisogna che il nostro studio ci porti all’aumento di fede e a conoscere le cose che sono necessarie per il nostro apostolato. Ora, quando si è studiato il catechismo, quando si è studiata la teologia, quando si ha una certa cultura religiosa che viene dalle prediche, dalle letture o da altri mezzi, sempre allora lo studio deve portarci alla fede, a migliorare la vita, a pregare meglio.
Ognuno deve utilizzare tutto per la vita: tutto quello che impara, che apprende in varie maniere, e anche ciò che può essere di ispirazione interna della luce divina. Utilizzare tutto. Lo studio non è fine a se stesso. Che cosa varrebbe poter dire: So questo... so quello…. Lo studio ottiene il suo fine quando si consuma nell’apostolato, altrimenti è meglio se non l’avessi, perché allora è il caso di dire: «Scientia inflat: La scienza gonfia e insuperbisce, lo spirito vivifica»6.
Può essere vero quello che dice S. Francesco di Sales e che è riportato anche nel Vangelo: Vi sono stati grandi sapienti, teologi profondi i quali sapevano discutere delle più alte dottrine e non sapevano amare il Signore, non sapevano essere umili, non sapevano obbedire7.
Mentre ci sono anime che forse hanno fatto poco studio, ma hanno imparato lo spirito di Gesù Cristo, in quello che è la scienza delle scienze, cioè la scienza della santificazione, sono più avanti per la luce di Dio, perché meditano bene, perché riflettono. Quindi S. Francesco di Sales applica questo nella riflessione messa nel Breviario a commento nella festa di S. Margherita Maria Alacoque8, che è della Visitazione, cioè una sua figlia spirituale. Guardarsi dalla scienza inutile. È come un uomo che è pieno di salute e, nell’occasione di fare tanto bene, se ne sta lì ozioso. Guardarsi dalle cose che sono inutilizzate. Metterle in attività, usarle poi in tante maniere. Il fine dello studio non è solo il sapere. Noi: Non scholae, sed vitae disci-
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mus9. Non impariamo per la scuola o per fare bella mostra: Io so psicologia, io so pedagogia, io so cosmologia, io so la morale, io so la liturgia... Guardati dal gonfiarti!
È obbligo di coscienza adoperare tutto, con sforzo, a favore degli altri. Si accumula durante il tempo degli studi, si accumula nell’aspirandato, nel noviziato, nel tempo della professione temporanea e anche in seguito, ma i talenti che non sono sfruttati non sono spesi per Dio. Dice il Vangelo: Colui che aveva avuto solamente un talento e l’aveva ancora nascosto, è stato riprovato e condannato10.
Dunque, tutto vedere in Gesù Cristo Via, Verità e Vita. Anche il modo di studiare una cosa o studiarne un’altra. Sempre. La religione è dogma, morale e culto. E per essere religiose, sempre questo: dogma, fede viva; morale, virtuose; culto, pietà. In tutto le tre cose, se no, non si è religiosi. Oltre il religioso, vi è poi il buon cristiano che si chiama anche buon religioso. Ma vi è la buona religiosa, vi è il buon religioso che praticano la fede e la virtù, e la pietà in modo più elevato essendo consacrati a Dio.
Così l’apostolato. Non qualunque cosa, ma quello che ci porta a dare al mondo Gesù Cristo Via, Verità e Vita, cioè le verità della fede, la morale, ossia la pratica delle virtù e dei comandamenti, e lo spirito di pietà, la liturgia, affinché si viva di fede, si viva la vita cristiana, la vita religiosa, e si stabilisca l’anima nell’unione con Dio, unione sempre più stretta che prepara al cielo. Apostolato!
Ugualmente si deve dire dell’osservanza quotidiana. L’osservanza quotidiana, che è la vita abituale, deve essere vissuta così, in spirito di fede: le virtù di Gesù Cristo nella vita nascosta, il mistero della vita nascosta. Nella vita pubblica, l’apostolato vostro. Nella passione e morte, il mistero della sua passione e morte, e poi nella vita gloriosa in cielo dove siete aspettate, il mistero della glorificazione.
Vediamo un po’ se nell’apostolato vi è quello slancio di dare Gesù Cristo Via, Verità e Vita. Se si pensa, se si studia,
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diciamo, di notte e di giorno; se ne fa oggetto delle nostre preghiere; se ci sono invenzioni; se mettiamo tutto al servizio di Dio, di Gesù Cristo. La nostra vita si consuma per Dio oppure in una fiacchezza, in una tiepidezza, in mezzo a scoraggiamenti, nel pessimismo. Vedono solo il male! Che ci sia il male nel mondo, non c’è cosa più comune, perché tutte le cose sono finite e quindi non possono essere perfette. Ottimismo! Sempre avanti, sempre più in Dio! La vita nostra in Dio per mezzo di Gesù Cristo.
Questi quattro articoli sono fondamentali11! Se uno non li osserva, non osserva lo spirito dell’Istituto. Se non segue questo è uno sbandato che non sa dove va, perché uno può fare tanti passi, ad esempio, passeggiando su e giù, ma facendo tanti passi non fa della strada. Non è che faccia dei chilometri. E quando ci fermiamo solo a vedere il male, o scoraggiamenti o tiepidezza, ecc., noi passeggiamo su e giù. E tanto eri l’anno scorso come quest’anno, e quest’anno di nuovo come l’anno scorso... Che vita fiacca, che vita mezza inutile! Se non si accontenta Dio, non si accontenta neppure noi stessi e non si accontentano gli altri.
Questa in Cristo è la vita più bella! È il centro della tua vita. Non si può dare di più. Allora avete il meglio. Apprezzare la Congregazione, amarla e collaborare adesso nel suo vero spirito: Vivere in Cristo, ognuna, perché la Congregazione viva in Gesù Cristo!
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1 Meditazione tenuta a Grottaferrata il [19] gennaio 1959 in occasione degli Esercizi spirituali alle superiore. Trascrizione da nastro: A6/an 59b = ac101a. “Nel pomeriggio [il Primo Maestro] va a Grottaferrata, nella casa delle FSP scrittrici, per dettare due meditazioni per gli Esercizi che hanno in corso”. Cf Diario Sp., 19 gennaio 1959, p. 1867. Sembra trattarsi di un corso alle superiore. La prima trascrizione riportava questo titolo: “Lo spirito paolino e la sua applicazione pratica alla pietà–studio–apostolato e osservanza religiosa”.
2 Vieni Spirito Creatore, inno liturgico dedicato allo Spirito Santo, attribuito aRabano Mauro (IX sec.) benedettino, (784-856) Magonza.

3 Cf Cost’53, artt. 1-2.

4 Cf Libro delle preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1985, pp. 65-66.
5 Questo modo di esprimersi richiama la dossologia: Per Cristo, con Cristo e in Cristo.

6 Cf 1Cor 8,1.
7 Cf Breviarium Romanum, 17 ottobre, memoria di S. Margherita Maria Alacoque, Omelia di S. Francesco di Sales, III nocturno.
8 Margherita Maria Alacoque (1647-1690), monaca della Visitazione di Paray le Monial, mistica francese, apostola della devozione al Sacro Cuore di Gesù.

9 Cf Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, Ep. CVI, 12.
10 Cf Mt 25,24-30.

11 Cf Cost’53, artt. 1-2; 163; 196; 242; 251.