Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II
LE PRATICHE DI PIETÀ E IL PROGRESSO1


Si potrebbe scrivere sulla lavagna quello che avviene dopo la professione. Vi sono due sorta di persone: alcune prendono la via ascendente, e si possono vedere, rappresentare come quelle vie che salgono. A volte subiscono anche dei rallentamenti, forse qualche volta arrivano anche a indietreggiare, ma poi si riprendono con energia e con la preghiera. Ecco ricominciano la salita verso la vetta. E vi sono, in numero più o meno grande, coloro che fanno la professione e fino alla professione sono andate avanti salendo di fervore in fervore. Ed ecco che dopo un po’ di tempo cominciano la discesa. Arrivate a cinquant’anni, forse anche meno o più, supponiamo cinquant’anni, vi è tanta diversità fra suora e suora, cioè fra coloro che hanno preso il cammino verso la vetta e lo hanno seguito costantemente, sebbene forse anche con qualche caduta, e quelle che gradatamente hanno perso lo spirito religioso.
Queste nella vita religiosa vogliono trovare solamente la comodità. Il sacrificio non c’è. Si fanno un programma per evitare tutto quello che è penoso, faticoso, e nella vita religiosa cercano tutto quello che soddisfa, fino a che è possibile. Suore che dopo il noviziato si completano e suore che si disfano. È una constatazione che fanno pressappoco tutti gli Istituti e l’abbiamo fatta anche noi più volte. La regola è progredire, fare sempre tutto lo stesso, ma tutto meglio, ecco il progresso. Cioè, fare sempre tutte le pratiche di pietà, fare sempre tutto quello che comporta lo studio, l’apostolato, la povertà, ma sempre meglio: il progresso.
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In primo luogo fare sempre tutta la pietà, ma farla sempre meglio. L’esame di coscienza, la Visita e la meditazione servono a mantenere il proposito di progredire. Servono sempre ad alimentare la lampada di olio. L’esame di coscienza per chi vuole progredire, diviene sempre più attento. Per chi non progredisce, dopo un po’ di tempo, diviene uno sguardo superficiale, e temono quasi di penetrare nella loro anima e di vedervi delle pagine non buone, non belle.
L’esame di coscienza fatto sempre meglio, significa che esso è sempre la preparazione alla Confessione, preparazione anche remota, perché la Confessione può essere fatta al sabato e l’esame di coscienza vien fatto al lunedì antecedente, ma già si indirizza alla Confessione. Si fa il punto sopra l’impegno di ringraziare il Signore delle grazie ricevute, e il pentimento, il dolore di qualche incorrispondenza se la si nota, particolarmente l’emendazione. L’esame di coscienza fatto anche a modo di Confessione sacramentale diviene allora una confessione spirituale. L’esame di coscienza non ridotto però a qualche punto. Avviene, qualche volta, che si trovano religiose, che sono religiose ma non cristiane, cioè tralasciano parecchi doveri del buon cristiano, su parecchi punti dei comandamenti e delle virtù ordinarie, per esempio della fede. Sono deboli. Nell’adunanza dei superiori generali il conferenziere ha detto questo: Fare delle buone cristiane, dei buoni cristiani quando si vogliono fare delle buone religiose e dei buoni religiosi. Quando sono buoni cristiani sono già religiosi, diceva. Solamente vi sarà da prendere quella tinta particolare che si trova in un Istituto o in un altro, e si aggiungeranno dall’altra parte quei doveri particolari che sono così chiari nel libro dei voti e anche nel libro delle Costituzioni.
Del resto, una suora che ami le sue Costituzioni, le legga,le mediti e cerchi di conformarvi la sua vita, sarà sempre in progresso, perché essendo quella la via della santità, non si va a zonzo, non si va a zig zag per la strada, non si guarda a destra e a sinistra, non si fanno passi fuori della via, no. Si cammina diritto e anche se i passi non sono molto lunghi, essendo sempre fatti nella medesima direzione, si arriva a un certo progresso. Avere sempre coscienza di noi. L’esame di coscienza è una presa di coscienza del nostro stato spiritua-
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le: Come stiamo con Dio, come stiamo con l’Istituto, come stiamo con i superiori, come stiamo con gli inferiori, come stiamo con l’osservanza dei nostri impegni, dei doveri quotidiani? Esame di coscienza.
Secondo: migliorare la meditazione. La meditazione è quella pratica che deve rafforzare la volontà, perché la lettura spirituale serve a illuminarci e la meditazione serve a rafforzare la volontà. La meditazione, fatta sempre, farla bene, sempre e sempre meglio. Vi sono persone che a volte trovano difficoltà nella meditazione e questo si capisce. Arrivare a parlare con Dio intimamente e senza distrazioni è una grande grazia. Chiedere sempre la grazia di arrivare a parlare con Dio in intimità, a parlargli a tu per tu, esporgli tutto e sentire quello che Gesù comunica alla nostra anima per illuminarla. Quando però una persona non potesse subito vincere la debolezza per cui subisce delle distrazioni, anche lunghe, invece di scoraggiarsi dica una terza parte di rosario, rinnovando il proposito fatto il giorno prima o fatto negli Esercizi. Il proposito deve essere portato avanti fino alla fine dell’anno. Tutti i giorni insistere sul medesimo proposito. Ma se la volontà deve rafforzarsi con la meditazione, non potendo arrivare al raccoglimento sufficiente e continuato, si ricorra anche a recitare una terza parte di rosario, alla recita di una coroncina per rinforzare la volontà con la grazia di Dio su quel determinato proposito degli ultimi Esercizi oppure della Confessione della settimana antecedente.
Poi migliorare la Visita: la lettura spirituale, l’esame di coscienza e la preghiera, con il rosario, con la comunione spirituale, con la rinnovazione dell’offerta nostra al Signore, particolarmente con la rinnovazione della professione dei santi voti. Progredire in queste pratiche vuol dire progredire anche nelle altre pratiche e nella Confessione fatta meglio, con sempre maggior dolore e con propositi sempre più fermi, chiari, semplici, ma propositi che toccano propriamente la vita spirituale. Confessioni brevi e preparate bene mediante il pentimento e il proposito. Non vivere troppo nel passato, no. Voglio dire, non stare sempre ad esaminare il passato e rivedere le confessioni già fatte, no. Però, il passato tenerlo presente perché ci serva di
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ammaestramento, di esperienza per il futuro. Quindi, la preparazione alla Confessione fatta bene.
Poi, vi è la Messa che sentirete sempre meglio in spirito liturgico o nelle altre forme, negli altri metodi secondo la comunità in cui siete. E la Comunione divenga sempre un nutrirsi: «Panis de coelo… La mia carne è veramente cibo… Il pane che vi darò...»2. Nutrire che cosa? La colazione nutre il corpo, la Comunione nutre lo spirito, cioè illumina la mente. Che abbiamo idee giuste, fede più profonda che rafforza la volontà, perché i propositi siano adempiuti, perché imitiamo sempre meglio Gesù e viviamo sempre meglio di lui: «Mihi vivere Christus est»3. E il nostro cuore sia pieno dell’amore di Dio, sempre orientato verso Dio e verso il suo paradiso, sempre orientato verso il cielo. Comunioni ben fatte. Progredire in questo. Pratiche di pietà.
Naturalmente bisogna dire lo stesso per il progresso nelle virtù e nell’osservanza dei voti. Le virtù, particolarmente la fede, la speranza, la carità. Quanto ai voti: la povertà sia osservata sempre meglio, cioè una povertà che importa il distacco pieno, compreso il distacco dalla famiglia che una religiosa deve avere secondo il suo spirito. Povertà che produce, che rende all’Istituto. E povertà che sa dare, che sa provvedere quando si ha l’ufficio di provvedere. Povertà che sa come bisogna usare le offerte, tenere i prezzi nelle librerie. Povertà che allo stesso tempo sa ragionevolmente esigere e ragionevolmente aiutare le persone secondo le necessità, secondo l’indirizzo ricevuto.
Poi progredire nell’osservanza della castità. Sempre lo stesso, ma sempre meglio anche qui, e cioè saper tenere a freno i sensi, il cuore, la mente, la fantasia. E nello stesso tempo avere quella semplicità e sveltezza che sono salvezza in tanti casi. Semplicità e sveltezza, cioè una certa disinvoltura che piace e nello stesso tempo impone il rispetto e assicura la purezza del cuore.
E l’obbedienza. È qui che qualche volta si va indietro: Ma io ho la mia personalità. Allora si crede che questa personalità ci dispensi dall’aderire a ciò che è disposto o a quello che viene detto. E crediamo noi di far meglio? La nostra personalità è in
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Cristo, la nostra personalità è nella Chiesa. Non è personalismo e indipendenza che sono errori di qualcuno. Il personalismo e l’indipendenza sono tutt’altra cosa: sono l’amor proprio. La vera personalità in Cristo è l’amore di Dio, e cioè l’unione della nostra mente con Gesù, l’unione del nostro cuore con il cuore di Gesù, l’unione della nostra vita con la vita di Gesù. E quale personalità più alta di questa, quando la nostra persona è perduta, diciamo così, in Gesù Cristo? Allora sì, dovunque si va si porta Gesù con noi e il bene si moltiplica.
Progredire poi nello studio. Avete molte cose che potete studiare, apprendere, ma particolarmente la conoscenza di Gesù Cristo, la conoscenza della Regina degli Apostoli, la conoscenza di S. Paolo. Leggere ciò che riguarda Gesù Cristo, leggere quello che riguarda S. Paolo, particolarmente la vita e le lettere. Leggere quello che si riferisce alla devozione della Regina degli Apostoli. Studio!
Ma parte importante dello studio si riferisce all’apostolato. Conoscenza di ciò che trattate, perché vi può essere una propaganda intelligente e vi può essere una propaganda che è come un dare qualcosa per ricevere l’offerta, oppure dare qualcosa, qualunque cosa senza proporzionare ciò che si dà alla necessità della persona a cui si dà. Vi sarà tanto da progredire nello studio, perché oggi abbiamo un continuo progresso nelle pubblicazioni, nelle edizioni, siano edizioni di stampa o di cinema. Quando avete del tempo, leggere. Se vi è un giorno della settimana in cui abbiate qualche tempo libero da destinare allo studio.
Vi sono poi persone che sono particolarmente incaricate della redazione, della scuola o dell’insegnamento ascetico, ecc. E queste persone poi hanno anche da prepararsi. Bisogna dire che oggi si richiede che la suora sia più istruita in religione. Quindi si può passare a un catechismo svolto più ampiamente oppure anche a una teologia della suora4 secondo i casi,
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secondo la preparazione che c’è già. Vedo che dove questo studio progredisce, c’è anche più luce nel cammino spirituale e si fa anche più progresso, perché la nostra unione con Dio è in primo luogo unione della mente. Allora non che lo studio, la scienza sia fede, ma meglio conosciamo, meglio possiamo allargare la conoscenza delle cose di fede. Quindi allargare l’oggetto della nostra fede e aderire anche più profondamente, con il cuore a tutte le verità che sono rivelate.
Tenersi poi unite allo spirito della Chiesa. In tutte le case è utile che ci sia L’Osservatore Romano5, onde sapere. Noi siamo membri di una società, e non dobbiamo conoscere quello che avviene e che cosa dobbiamo fare in questa società? La Chiesa lungo i secoli è come un fiume che attraversa territori, un fiume di verità, un fiume di grazia, un fiume di santità. Noi siamo inseriti come gocce in questo fiume e siamo parte di questo fiume. La Chiesa deve progredire, le anime si devono salvare. Certo chi le salva non è tanto il dotto, è piuttosto il santo. Fatevi sante e andate per il mondo e siate luce alle anime e portate ovunque quella pietà, quella santità, quegli esempi buoni che edificano e che ottengono dal Signore le benedizioni sulle popolazioni. Se sarete umili e strettamente unite a Gesù, e sentite con voi e in voi la Chiesa, come membra vive ed operanti, quanto bene farete e a quanti territori arriverete! Lo studio.
Poi ci sarebbe il progresso riguardo all’apostolato. Sempre migliorare la redazione, la tecnica e la propaganda. Ma su questo avete continue lezioni.
È necessario anche, che sentiate maggiormente l’unione con la Congregazione. L’unione! E allora, fanno bene le notizie, ma non quelle che servono a distrarre, ma le notizie che edificano: una nuova casa, un nuovo tabernacolo che si erige in una nuova regione, questo deve allietare ogni Figlia di San Paolo. Sapere che sono state fatte certe pubblicazioni, che là si parlerà alla radio, che qui le pellicole vengono distribuite meglio. Tutte queste notizie edificano, incoraggiano. Allora promuove-
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re queste notizie sante e conversazioni sante. E se la mente è occupata in cose sante, i discorsi sono pieni di cose sante, queste notizie entusiasmano e suscitano anche una certa santissima invidia. Ecco, santissima invidia di voler edificare e di volere emulare il bene. Allora progredire sempre e in ogni parte.
Voi che fate la professione, dipingete pure su una pagina con una retta il vostro stato spirituale. E poi due linee, una che sale e un’altra che scende, e guardate di rivederlo ogni tanto. Che storia dolorosa quella di alcune figliuole che promettevano tanto e poi, per l’orgoglio, la pigrizia o per altre ragioni hanno preso la via discendente. E invece ci sono suore che senza mai andare ad entusiasmi o a fuochi di paglia hanno sempre fatto piccoli passi, ma continui. Sono salite, salite su verso la vetta. Sempre salire. L’arrestarsi è già andare indietro. Nessuna dica: Adesso sono suora, ormai sono professa, professa magari perpetua, basta. E no! Allora si comincia, perché prima è stato un prepararsi per arrivare sul campo del lavoro, prima spirituale e poi lavoro apostolico. Ma se arrivate sul campo e vi fermate, a che cosa è servita la preparazione? È proprio allora che si incomincia. Se prima si faceva per buona volontà e per virtù cristiana, adesso che si è emessa la professione si deve fare anche per voto religioso.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 22 giugno 1959 in occasione del corso di Esercizi spirituali alle novizie che si preparano alla professione e alle suore professe temporanee che rinnovano i voti. Trascrizione da nastro: A6/an 66a = ac 113b. Stampata in un trentaduesimo con altre meditazioni del medesimo corso di Esercizi e una meditazione del 31 luglio 1959.

2 Cf Gv 6,51.55.
3 Cf Fil 1,21: «Per me infatti il vivere è Cristo».

4 Cf AA.VV., Cultura teologica della suora, 3 voll., Piccola Casa della Divina Provvidenza, Cottolengo, Torino 1953. I tre volumi, che hanno la presentazione del Card. Maurilio Fossati Arcivescovo di Torino, erano una proposta formativa per le novizie e suore del Cottolengo, ma subito divennero un prezioso strumento formativo per i vari istituti religiosi femminili, compreso quello delle Figlie di San Paolo. Il primo volume tratta: Dogma, Liturgia, Vangelo; il secondo: Decalogo, Precetti, Virtù; il terzo: Grazia, Sacramenti, Orazioni.

5 L’Osservatore Romano, quotidiano della Città del Vaticano. Il primo numero uscì a Roma il 1º luglio 1861.