17. ISTRUZIONE E FORMAZIONE CRISTIANA1
...2ai vari Istituti si fanno pure a Roma le adunanze dei religiosi, dei superiori dei vari Istituti. E penso sia bene riferirvi quello che è stato detto in una delle ultime conferenze, cioè che si badi a dare un’educazione, una istruzione, una formazione, per una vita cristiana prima che per la vita religiosa e prima delle particolarità dei vari Istituti. Innestare la vita veramente in Cristo. Quindi tre cose.
Primo, aumentare la fede e l’istruzione cristiana, come voi fate, ed avete la grazia di ricevere specialmente alla domenica3. Profonda istruzione cristiana, catechistica, teologica. La teologia per le suore e i vari libri che sono stati scritti per facilitare la comprensione e il ricordo della teologia, questi vari libri e questi vari corsi hanno buon esito: suore sempre più istruite, suore sempre più profonde nella fede. Lasciamo cadere ciò che qualche volta si è verificato: io ho sentito con le mie orecchie qualche suora fare il catechismo e dire qualche eresia ai ragazzi. Oh, istruzione cristiana! Si crede che prendere il catechismo in mano e prendere i libri di cultura sia solamente uno studio. Sì, è uno studio, è un’istruzione, ma questa ha un fine, uno scopo, cioè conoscere più perfettamente Gesù Cristo e la dottrina che egli ha predicato, la dottrina della Chiesa. Si avrà così una fede più pura, una fede anche più larga, più profonda. I tempi camminano, oggi il progresso è più veloce. Quello che una volta richiedeva un secolo ora si fa in dieci anni.
Istruzione religiosa, però non fermarsi all’istruzione, bisogna arrivare a protestare la nostra fede, perché siete Verità in-
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fallibile, si dice al Signore, e perché avete comunicato queste verità alla Chiesa con l’incarico di insegnarle, specialmente quelle verità che sono fondamentali: l’unità e la Trinità di Dio, poi l’incarnazione, la vita, la passione, la morte, la risurrezione di Gesù Cristo. In particolare i doni dello Spirito Santo, le virtù che lo Spirito Santo infonde e i frutti dello Spirito Santo, le Beatitudini4 che ci preparano alla beatitudine eterna. Istruzione più profonda quindi, catechismo, Vangelo, Bibbia. S. Girolamo5 diceva alla sua discepola prediletta6, in quanto si teneva in corrispondenza e la dirigeva spiritualmente, di avere sempre in mano la Bibbia, leggerla di giorno e leggerla di notte. Lui si è nutrito di Bibbia ed è arrivato a santificare così la sua vita. Istruzione cristiana sempre più profonda!
Oltre all’istruzione catechistica, teologica, anche l’istruzione morale e ascetica. Troppe volte vi sono cose incerte. Le anime bisogna che siano illuminate: non credere di far peccato dove non c’è, e non credere che sia lecito quello che invece è vietato e non piace a Dio. Quindi, istruzione sulla morale: che cos’è la coscienza, gli atti umani, le virtù, i difetti, i vizi. E dilungarsi parecchio sui comandamenti, parecchio sull’istruzione che riguarda i singoli comandamenti della legge di Dio, della Chiesa, le virtù e gli obblighi del proprio stato. Ecco, una istruzione cristiana.
Quindi, non fermarsi solamente su un punto. Si è chiesto che si stampasse la conferenza che era stata tanto utile. E nella conferenza è detto: Non basta che abbiate la devozione al Crocifisso, non basta che abbiate la devozione al Sacro Cuore, non basta che abbiate la devozione a Maria, bisogna sempre arrivare al Cristo intiero, intiero non una parte7. Quindi, non
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scegliere8 la devozione soltanto a una parte, come sarebbe le sacre piaghe. È devozione tanto utile adorare e confidare, e sperare per il risanamento nostro spirituale dalle sacre piaghe di Gesù. Però, Gesù Cristo integro, intiero, totale, ecco. Perciò stimare tanto l’istruzione, stimarla tanto.
Secondo. L’insistenza in secondo luogo è stata sull’amore vero a Gesù Cristo. Particolarmente centrarsi in quello che è e si deve vivere: la Comunione, che è il compimento e l’integrazione della Messa. Ma prima c’è la Messa dove noi ci offriamo, offriamo la nostra vita con quella di Gesù per la gloria del Padre e per la salute delle anime. Entrare in quei sentimenti che animavano il cuore di Gesù quando era vivente sulla terra, e che animano ancora adesso il cuore di Gesù eucaristico, e animano il cuore di Gesù in cielo. Avere proprio quell’odio al male che aveva Gesù, quel desiderio del bene che aveva Gesù, il desiderio della salute delle anime che aveva Gesù, il desiderio di perfezione, di santificazione che aveva Gesù per sé e che ha Gesù per noi.
La purezza, la delicatezza, non lo scrupolo, ma la purezza, la delicatezza, la santità vera che è fatta di amore: amore a Dio e amore al prossimo. Il cristianesimo è riassunto lì, in questo precetto o duplice precetto: amore di Dio con tutte le forze, con tutta la mente e il cuore, e l’amore al prossimo, seconda parte dell’amore o secondo comandamento9. Amore vero, sincero, amore di pensiero, di cuore, di parole, amore di attività, di azione. Vivere proprio i sentimenti del cuore di Gesù, le aspirazioni di Gesù. Egli amava più la povertà che la ricchezza e ha scelto per sé una grotta, una greppia per nascere; amava di più il nascondimento che il mettersi in pubblico. È stato trent’anni nella vita privata, nella sua umiltà, e soltanto tre nella vita pubblica, perché: «Mitis ed humilis corde»10. Ecco, il suo amore verso le anime! Tutto il suo cuore diretto verso il Padre e verso le anime11.
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Ora questo è innestarsi in Cristo. Perciò, in primo luogo l’istruzione, in secondo luogo l’Eucaristia come Messa, l’Eucaristia come Comunione, l’Eucaristia come Visita al Santissimo Sacramento. Vivere proprio il Cristo intieramente.
In terzo luogo poi c’è da indirizzare la nostra volontà. La nostra vita sia uniformata a Gesù Cristo. Egli faceva solo ciò che piaceva al Padre, tutto e solo quello che piaceva al Padre: «Quae placita sunt ei facio semper»12. Allora la nostra volontà stabilita in Dio, ogni giorno secondo che il Signore permette o dispone, secondo la nostra maggior perfezione. Diceva il conferenziere: Ma perché continuate a dire: spiritualità benedettina, spiritualità salesiana, spiritualità basiliana, e spiritualità gesuitica. Era un gesuita che predicava. Perché state sempre a dire così? Spiritualità cristiana! Se no, non potete vivere neppure le cose particolari dei vostri Istituti. E le cose particolari degli Istituti si devono vivere in dipendenza dalla vita cristiana ed educazione cristiana. Perfezione in Cristo: i suoi pensieri, i suoi desideri, la sua condotta, la sua vita, i suoi santissimi esempi, in tutto appoggiati a Gesù Cristo.
Perché la nostra preghiera sia valida, non c’è tanto da andare in pellegrinaggio di qua o di là. Sono cose tutte buone quando risvegliano la fede, risvegliano l’amore a Gesù Cristo, risvegliano il pentimento, il dolore dei peccati e fanno desiderare invece l’amore a Dio e l’amore alla virtù. Tutte cose buone, ma in primo luogo la santificazione, la vita in Cristo, la vita cristiana, l’educazione cristiana. Dare troppa importanza a certe particolarità è un errore. Bisogna invece in primo luogo stabilirsi in Cristo. Poi le particolarità sono conseguenze e mezzo, aiuto per vivere in Cristo, per vivere Gesù Cristo fino al: «Vivit vero in me Christus»13. Vivere in lui e che Gesù Cristo viva in noi.
Ora, il tempo dopo Pentecoste è tutto indirizzato a questo: aumentare la nostra fede e prepararsi con l’istruzione religiosa ad aumentare il nostro amore a Dio e anche l’amore al prossimo, evitando, togliendo dal nostro cuore le altre cose che non
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sono di Dio e che invece sono di amor proprio, per mettere solo l’amore di Dio e il giusto amore al prossimo.
Terzo, stabilire la nostra vita nell’imitazione di Gesù Cristo e appoggiarsi ai suoi meriti per ottenere le grazie e per soddisfare alle pene meritate con i nostri peccati. È lui, Gesù Cristo che sta in mezzo fra noi e il Padre celeste, è il mediatore, appoggiarci a lui. Adorare il Padre, adorare Dio in Gesù Cristo. Ringraziare il Padre, ringraziare Dio in Gesù Cristo. Riparare, soddisfare Dio per le nostre colpe, per i meriti di Gesù Cristo e ottenere, supplicare Dio Padre che ci conceda tutte le grazie necessarie per i meriti di Gesù Cristo. Sempre: Per Christum Dominum nostrum. Allora c’è una pietà giusta. Da una parte il nostro sforzo, la nostra buona volontà e dall’altra parte la fiducia serena, totale di santificarci per i meriti di Gesù Cristo, per la grazia di Gesù Cristo, di ottenere tutto per mezzo della nostra confidenza nei meriti di Gesù Cristo.
Quindi, aumento di fede, aumento di carità e aumento di speranza, ecco, questa è veramente la vita cristiana. Che fondamenta! E di conseguenza viene la pratica di tutte quelle particolarità, di quelle prescrizioni delle Costituzioni dei singoli Istituti. Come conseguenza, come a conclusione pratica di una fede più viva, di una carità più ardente, di una speranza più ferma.
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1 Meditazione tenuta ad Albano il 20 maggio 1959. Trascrizione da nastro: A6/ an 65b = ac 112b. Stampata nell’opuscolo dal titolo: Prediche del Rev.mo Primo Maestro tenute alle Suore della Clinica Regina Apostolorum di Albano, pp, 21-25.
2 Le prime parole non sono registrate.
3 Ogni domenica la Maestra di gruppo o la Superiora della casa teneva la conferenza alla comunità sulla vita religiosa prendendo spunto dalla parola della liturgia domenicale e adattandola alle necessità del gruppo. Al pomeriggio era prevista un’ora di catechismo.
4 Cf Mt 5,3-11.
5 Girolamo (347-420), dalmata, sacerdote, Padre e Dottore della Chiesa latina. Dopo approfonditi studi fu chiamato a Roma da papa Damaso I che gli affidò la traduzione della Bibbia in latino. Nel 384 si ritirò a Betlemme e fondò una comunità religiosa maschile e una femminile. Della sua immensa produzione si ricorda la traduzione latina della Bibbia (Vulgata) e l’Epistolario.
6 S. Eustochio (368-419), figlia della nobile matrona romana Paola (347-406), entrambe discepole di Girolamo. Da lui appresero l’amore per la Bibbia. Insieme lo seguirono a Betlemme, dove intrapresero la vita monastica. Girolamo indirizzò a Eustochia tre lettere.
7 Sottolineatura che allude alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita.
8 Parola non certa.
9 Cf Mt 22,37-40.
10 Cf Mt 11,29: “Mite e umile di cuore”.
11 Nell’originale questa frase era preceduta da: “Amava di più , il Signore Gesù, direttamente, amava di più/ il Padre celeste. Ecco, non facciamo errore adesso, il Padre celeste”.
12 Cf Gv 8,29.
13 Cf Gal 2,20.