3. CONVERSIONE DI SAN PAOLO1
Secondo il calendario liturgico, ieri era la festa esterna della Conversione di S. Paolo, oggi la festa liturgica trasportata. Allora facciamo una piccola meditazione su questo argomento, perché la Chiesa nell’anno liturgico2 \ricorda che il Signore/ mandò Anania per battezzare Saulo. Il Signore stesso disse: «Questo è un vaso di elezione, un vaso eletto, che porterà il mio nome fino agli estremi confini della terra»3. Predicare! Anania lo battezzò e Saulo riacquistò la vista; ecco e si alzò un altro uomo.
Il modo fu straordinario con l’intervento di Gesù che in quell’atto lo aveva così illuminato da comprendere che Gesù era il Messia promesso dalle Sacre Scritture. Nella sua testa entrò tutta un’istruzione di teologia, la teologia che apprendiamo oggi. Istruzione profonda. Il modo straordinario.
Secondo: una conversione completa. Conversione completa, perché cambia in lui tutte le idee. La nostra conversione è completa quando cambiamo non solamente, diciamo così, in parte il cuore; la nostra conversione è completa quando cambiamo le idee, quando detestiamo il male, il peccato; quando noi, soprattutto orientiamo diversamente la vita. Molti credono che sia conversione soltanto una Confessione per ottenere il perdono; invece deve portare a cambiare la vita. Il cambiamento! Detestare il peccato è necessario, e vuol dire non solamente pentirci dell’atto fatto, vuol dire non volerne fare più. Invece dell’orgoglio, mettere l’umiltà. Fare l’opposto, l’opposto di prima: questo è il cambiamento. E se nel cuore c’era invece un’altra passione, conversione vuol dire mettere la virtù opposta: mettere la purezza, mettere la pazienza, mettere la carità, la bontà, ecc. Fare l’opposto di ciò che si faceva prima: questa è la conversione pratica.
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Si comincia ad avere nella mente pensieri di umiltà, e poi l’umiltà del cuore, e poi l’umiltà delle azioni nell’obbedienza e nella carità. Ma prima la conversione della mente. Conoscere i nostri torti, le nostre debolezze, conoscere il dovere di obbedire al Signore, di rispettare tutti gli altri, conoscere quanto siamo piccoli e quanto bisogno abbiamo di grazie.
Cambiare idee. Eh, confidava tanto in sé!... Dopo confiderà soltanto nel Signore. Ecco, parlando della conversione: dall’orgoglio all’umiltà, ecc. Ma S. Paolo si convertì così: mentre prima veniva a incatenare i cristiani, i seguaci di Gesù, appena ricevuto il Battesimo, cominciò a predicare Gesù Cristo come Messia. E tutti lo rifuggivano, perché non volevano ascoltarlo pensando che egli cercasse di scoprirli e lo facesse per ipocrisia, per scoprire chi era cristiano e imprigionarlo. Ma egli continuava a predicare a tutti: «Quia hic est Christus: Questi è il Messia»4. Tutti rimasero meravigliati del cambiamento. Cambiamento intiero!
E in terzo luogo: quale vantaggio per la Chiesa! Egli, convertito, si ritirò nel deserto e fece come tre, quattro anni di noviziato, in profonde meditazioni, nel lavoro, nella mortificazione, nella preghiera, così da conoscere di più Gesù Cristo. Poi, invitato dall’autorità della Chiesa, egli si recò ad Antiochia e là intervenne lo Spirito Santo. E fu destinato a predicare a tutto il mondo pagano, perché prima la religione cristiana era, si può dire, come isolata in Palestina e in pochi luoghi attorno alla Palestina. Allora S. Paolo andò da un’estremità all’altra del mondo allora conosciuto, fondando chiese, convertendo innumerevoli anime. E quando, perché prigioniero o impossibilitato a intervenire in alcuni posti, mandava le lettere.
E così quest’anno celebriamo, come dice la Lettera del Papa di due giorni fa5, celebriamo la principale, non la prima in ordine di tempo, ma la principale Lettera che S. Paolo ha scritto a Corinto e mandata ai Romani. Noi leggiamo con devozio-
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ne6 questa lettera che è un vero trattato, nel quale S. Paolo si mostra con la sua grande intelligenza dominatore dei tempi. In essa fa ossequio alla Chiesa romana: «Fides vestra annuntiatur in universo mundo»7, e dice com’era devoto dell’autorità della Chiesa, come onorava Pietro, il quale era apostolo in Roma.
Oh, conversione estremamente utile, perché anche adesso noi non possiamo studiare i trattati di teologia senza incontrare ogni giorno, se non più volte al giorno, attestazioni, citazioni che riguardano S. Paolo, ricavate dai suoi discorsi o dalle sue lettere.
Allora, una conversione ammirabile. Ammirabile per il mondo, mirabile perché fu totale, completa; ha invertito la vita di S. Paolo, ha cambiato del tutto la vita e tutto lo zelo che prima aveva per la legge mosaica lo indirizzò verso il Messia, verso Gesù Cristo. Ed arrivò ad altissima perfezione. Molti lo considerano solamente come una mente straordinaria, illuminata da Dio, e come l’Apostolo che lavorò più abbondantemente, ma soprattutto vi è da considerare la sua anima, il suo cuore: «Vivit vero in me Christus»8! La sua anima aveva una seconda e più alta anima: Gesù Cristo nella sua mente, nel suo cuore, nella sua attività, in tutto il suo agire, in tutto il suo apostolato.
Domandare per noi la conversione. Tutti abbiamo bisogno di convertirci in qualche cosa. Tutti. Ognuno ha una passione che lo domina più delle altre, e allora chiediamo la conversione per diventare totalmente di Dio, totalmente di Dio! Questo: quando uno proprio mette tutto a servizio di Dio, tutto a servizio di Dio! Tutto se stesso: e la mente, e il cuore, e le energie, e l’attività tutte rivolte verso il Signore.
Allora, convertirsi vuol dire cambiare, se una passava per una strada che non era buona, ora si mette sulla strada buona. La strada della fede: più fede; della carità: più carità; dell’umiltà: più umiltà; dell’obbedienza: più obbedienza; della povertà: più povero di spirito; della purezza, della completa dedizione. Dedizione! Dedizione, in modo che in noi non si trovi una fibra del cuore che sia orientata diversamente, ma tutto sia orientato verso il cielo, verso il Signore.
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1 Meditazione tenuta ad Albano il 26 gennaio 1959. Trascrizione da nastro: A6/ an 61a = ac 103a. Nel 1959 il 25 gennaio ricorreva di domenica. Per questo motivo la festa della Conversione di S. Paolo è stata posticipata.
2 Vuoto di registrazione.
3 Cf At 9,16.
4 Cf At 9,22.
5 Cf Giovanni XXIII, Existimationi Nostrae, lettera al Cardinal Pizzardo in occasione del XIX centenario della Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (14 gennaio 1959). San Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli (1881-1963), bergamasco, Papa dal 1958. Cardinale Giuseppe Pizzardo (1877-1970) allora Vescovo di Albano e prefetto S. Consilii Seminariis Studiorumque Universitatibus Praepositi Praefectum.
6 Cf AD 64; FSP58, med. 3, 5; CISP pp. 601-610.
7 Cf Rm 1,8: «…della vostra fede si parla nel mondo intero».
8 Cf Gal 2,20: «…ma Cristo vive in me».