Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Roma, 6-7 e 12 aprile 1959

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ESAME DI COSCIENZA1


La maggior parte dei problemi che vengono presentati, delle difficoltà che si hanno si potrebbero risolvere dicendo: Prega un po’ di più, entra nell’intimità del tabernacolo, confidati con Gesù, dì dei buoni rosari. Tuttavia, nelle Costituzioni vi è un articolo il quale dice di non ammettere alla professione religiosa coloro che non conoscono, in teoria e che non praticano nella vita: l’esame di coscienza, la Visita al Santissimo Sacramento e la meditazione2. Fino ad arrivare a formare l’abitudine. Non perché in casa vi è l’orario che stabilisce il tempo, ma formare l’abitudine e arrivare anche al gusto, provare soddisfazione nell’esame di coscienza, nella meditazione, nella Visita. Così che se qualche giorno avvenisse di dovere lasciare qualcuna di queste pratiche, o meglio di tramandarla, perché lasciarla mai, si senta nell’animo che ci manca qualcosa, come se al mattino non si fosse fatta la Comunione.
Adesso parliamo dell’esame di coscienza. L’esame di coscienza dobbiamo conoscerlo, poi dobbiamo farlo, e le superiore devono curare che si faccia. Diffondere poi la conoscenza, la pratica dell’esame di coscienza con i vari libri che sono stampati su questo argomento. Tenere fermo di usare lo stesso modo di fare l’esame di coscienza, perché è completo come è stato insegnato. Una spiritualità aerea, con dei paroloni, che in pratica non contengono niente, una spiritualità aerea allontana dalla perfezione. Invece se leggete libri di spiritualità pratica e sentite i predicatori e anche confessori di spiritualità pratica, vi
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trovate subito nella via giusta. Una spiritualità aerea non porta a fare dei veri passi nella virtù, nell’osservanza e quindi non porta alla perfezione. Una spiritualità aerea permette che sotto ci siano magari tanti difetti, tante imperfezioni che neppure si avvertono, e tuttavia rimane nella mente una certa superbia, un certo orgoglio di essere più elevati. Camminare sempre con i piedi per terra.
Ora, l’esame di coscienza che cos’è? È definito: la presa di conoscenza della nostra posizione. Conoscere noi stessi, in pratica, di conseguenza vigilare su noi stessi. Conoscere la nostra posizione. Qualcosa in generale: Io vengo da Dio e devo tornare a Dio. Il mio destino è il cielo, la patria mia è quella. Ebbene, sono tutto orientato verso il cielo oppure ho ancora dei sentimenti, delle aspirazioni che riflettono orgoglio, pigrizia o attaccamento a qualche cosa della vita? Attaccamento: qualche relazione che, pur non essendo cattiva, intanto rallenta il fervore, rallenta i vincoli dell’anima con Dio, l’unione con Dio.
Esame di coscienza per renderci coscienti: Andiamo in paradiso davvero? E tutti i giorni, cominciando subito al mattino, ordiniamo la nostra giornata pienamente verso il cielo. Le nostre intenzioni sono dirette sempre al cielo? Sentire la nostra posizione: Come stiamo? Dopo tanti anni che il Signore già ci ha concesso e dopo tanti anni, forse anche di vita religiosa, come stiamo in Congregazione? La nostra posizione come è? La nostra posizione è tale che si dà buon esempio dappertutto? È tale che c’è la sottomissione docile a chi guida? La nostra posizione è tale che rispettiamo tutti coloro che convivono con noi? La nostra posizione è tale che cerchiamo di dare aiuto a tutti e di contribuire, per quanto è possibile, al progresso dell’Istituto? Contribuire, per quanto è possibile, anche per le vocazioni? Come è la nostra posizione attuale?
E rispetto all’apostolato, che idee ho? Che pratica, che docilità ho nel seguire gli indirizzi che vengono dati dalla Casa generalizia? Naturalmente, in questa posizione vi sono le suore che sono le superiore. Come si compie questo ufficio? E cioè coloro che hanno questo incarico: pregare di più degli altri, esaminarsi di più delle sorelle, precedere tutte nel corrispon-
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dere a quello che viene dato e detto. Sentire la responsabilità delle anime che sono lì: se si santificano o se stanno indietro. E per quanto sta da noi si conserva la concordia in casa e tra casa e case. Quando si fa bene l’esame di coscienza si vengono a scoprire negli angoli certe deficienze e cose che facilmente sfuggono a coloro che non sono abituate a fare bene l’esame di coscienza. Allora hanno sempre torto gli altri e ragione noi, e si arriva anche a giudicare, condannare, criticare gli altri, perché non badiamo abbastanza ai nostri difetti. Chi cura se stesso non va a cercare così facilmente i difetti negli altri. E d’altra parte si sente tanto umiliato da non aver bisogno di giudicare e condannare. Anzi sarà più inclinato a compatire e, per quanto è possibile, pregare e aiutare.
La nostra posizione davanti a noi stessi. Siamo soddisfatti della vita condotta fino adesso? C’è stato il progresso com’è detto nel primo articolo delle Costituzioni: Attendere alla perfezione? C’è questo progresso? Che poi è la corrispondenza vera, il riassunto della corrispondenza alla grazia della vocazione ossia se progrediamo. Attendere alla perfezione mediante l’osservanza dei voti di povertà, castità, obbedienza nella vita comune paolina. Si è soddisfatti? Si ha un programma vero di lavoro spirituale? Ci si impegna? Si è costanti? E su quei propositi fatti negli Esercizi antecedenti o fatti nel ritiro mensile: Come si è davanti a noi stessi. Conoscere la nostra posizione: Come stiamo davanti a Dio, davanti agli uomini e davanti a noi stessi. Tre sguardi.
L’esame di coscienza, e tutte lo sapete, può essere generale, su tutta la vita, e può essere, invece, annuale o mensile o settimanale o quotidiano. Qualche rara volta sarà anche utile l’esame generale. Ma soprattutto nella vostra situazione è utile l’esame annuale confrontando lo stato del nostro spirito, come era agli ultimi Esercizi fatti e come si trova attualmente. Ad esempio, questa domanda generica: Siamo vissuti in fervore?
Poi l’esame mensile è quello del ritiro spirituale mensile, che credo si faccia in tutte le case, per quanto mi consta. E naturalmente avere cura che sia fatto da tutte le persone che sono in casa, in raccoglimento, in tranquillità e poi anche nelle
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pratiche. Particolarmente la pratica della buona morte3, cioè meditare la preghiera che riguarda la buona morte. Anzi un tempo, il ritiro mensile si chiamava semplicemente l’esercizio della buona morte. Ed era il ritiro mensile attuale.
Poi l’esame di coscienza settimanale è per la Confessione. Chi fa bene l’esame di coscienza quotidiano non troverà tanta difficoltà a prepararsi alla Confessione. L’esame di coscienza quotidiano sarà preventivo, consuntivo e generale sulle varie virtù e i vari doveri, fatto particolarmente nella Visita al Santissimo Sacramento. Il secondo punto della Visita è specialmente ordinato a questo.
Subito occorre dire che l’esame di coscienza ha due parti. La prima sta nel conoscere le grazie ricevute dal Signore: noi siamo niente, Dio è tutto ed è il nostro grande benefattore, è Creatore, Redentore, è il nostro amico, il nostro sostegno, è il Signore. Egli ci ha conservato in vita, egli ci ha condotto nella Congregazione. Allora i benefici. E ciascun’anima ha ricevuto delle grazie particolari. Ma basterebbe anche semplicemente questo: Stamattina ho fatto la Comunione; Gesù si è dato tutto a me e io mi dono oggi tutto a lui. Tutti i pensieri, i desideri e le preoccupazioni sono tutti rivolti verso lui per amarlo di più e servirlo meglio? Mi do veramente tutto?
Allora dopo aver conosciuto le grazie si passa alla corrispondenza: Come ho fatto? Con l’istruzione che ho, con gli esempi che ci sono, con le pratiche di pietà che devo fare, ecc. Ho progredito veramente? Su quali punti vi sono ancora deficienze? Quando si trova che c’è del bene, ringraziamo il Signore. Se qualche bene ho compiuto, accettatelo. E quando invece, vi è del male: Perdonatemi il male commesso. Ecco, perdonare: il Signore ci perdoni il male commesso.
Noi abbiamo la grazia di poter fare bene l’esame di coscienza. A che fine? Per presentarci al tribunale di Dio già giudicati. Chi si giudica non sarà giudicato. Che consolazione! Arrivare fino al fondo di noi stessi. Disapprovare, condannare noi ciò che non piace al Signore, pentircene, chiederne perdono. È scancellato. Non portare al tribunale di Dio tutte quelle
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imperfezioni mezze volontarie che magari si ripetono, perché si trascura l’esame di coscienza o perché non si vive con il raccoglimento dovuto. Allora vogliamo presentarci al tribunale di Dio già giudicati. Chi si giudica non sarà giudicato, perché chi si giudica si condanna in quello che non piace al Signore e si riconferma in quello che piace già al Signore. E se si condanna ciò che non piace al Signore, con il pentimento viene scancellato.
Sì, è una grande grazia quella di essere fedeli all’esame di coscienza. È una grande grazia che nella seconda parte della Visita ci si fermi bene su questo punto. E c’è tutto il tempo, perché venti minuti possono essere sufficienti, prima per la ricerca delle grazie ricevute, poi la ricerca della corrispondenza o incorrispondenza. Poi per fare i propositi e domandare al Signore il perdono.
Chi non fa l’esame di coscienza va a zonzo nella vita, è un cieco che non sa neppure dove cammina. Se poi è una superiora, allora è una cieca che conduce i ciechi. Fare l’esame di coscienza perché ognuna conosca se stessa: «Attende tibi: bada a te»4. E come potresti badare proprio bene agli altri se non badi a te stessa? La cura spirituale degli altri è in proporzione alla cura spirituale che abbiamo di noi. Non possiamo condurre alla santità le persone quando noi non camminiamo per primi nella santità. Camminare prima: Imitate me, bisogna dire senza usare la parola, come io imito Gesù Cristo, come io vivo veramente la vita paolina. E se tutti facessero come faccio io, andrebbe bene? Oppure ci sarebbe da migliorare l’esame di coscienza?
Nell’esame di coscienza bisogna avere alcune avvertenze. Primo: l’esame di coscienza sull’interno e poi sull’esterno. L’interno: pensieri e sentimenti. Vi possono essere pensieri di umiltà e pensieri di orgoglio; pensieri di carità e pensieri o sentimenti di invidia. Vi possono essere pensieri di fede e ragionamenti troppo umani, non ispirati alla fede. Può essere che nell’intimo ci sia un segreto di avarizia, quando l’apostolato è misurato solo dai soldi che si portano a casa. Questa è
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una tentazione che si può avere, e purtroppo non è solamente una tentazione, per quanto conosco. Vigilare sulla superbia, sull’avarizia religiosa camuffata, più facile tra le Figlie di San Paolo, più facile nella Società di San Paolo. Le altre suore, in generale, non hanno un ufficio così, hanno da fare scuola. Loro non pensano a quanto portano a casa alla sera; hanno da far le infermiere, pensano a questo. Ma per voi vi è questa tentazione, che non è soltanto una tentazione.
Superbia, avarizia e poi c’è anche l’ira. I nervosismi non allietano la casa e non lasciano neppure la serenità nel nostro spirito. Vedere di saper conservare la giusta misura. Forse, quando facciamo le correzioni, dovremmo pensare prima e disporre il nostro cuore nella carità, nella bontà. E in generale, che non siano correzioni su tante cose particolari, ma correggere piuttosto le abitudini.
Quanto all’interno: C’è il fervore dello spirito, si prega bene? Si vive abitualmente raccolte o si hanno tanti pensieri, distrazioni o si dà facilmente retta a pensieri che distraggono dal nostro lavoro spirituale o dal nostro apostolato? E se non si pretenderà di conoscere sempre tutto, di voler tutto e avere le notizie, ecc., allora il raccoglimento sarà più facile. Prima l’interno, ripuliamo l’interno che ci sfugge più facilmente. E se poi uno dice delle parole contro la carità o se fa una disobbedienza questo è più facile da rilevarsi.
Oltre a ciò, andare alle cause dei nostri difetti. Se, come dicevo adesso, c’è molta distrazione, bisogna un po’ vedere qual è la causa di questa distrazione così frequente nel pregare o anche nell’operare. Occorre che noi togliamo le cause, non vedere tutto e non volere sapere tutto. Attendere al nostro ufficio, ai nostri doveri quotidiani, uno dopo l’altro, come passano le ore. Applicati a far bene ciò che piace al Signore. Applicare la mente e il cuore, applicare le forze quindi, badare molto alle cause. A volte ci si mette nell’occasione, a volte c’è una segreta invidia per cui una sorella non è vista con occhio sereno. Vi è poi un’invidia cattiva verso coloro che fanno meglio. È sempre cattiva l’invidia, ma a volte più cattiva: invidiare il bene altrui, specialmente quando si tratta di bene spirituale.
La terza cosa, poi: confrontare un anno con l’altro, un mese
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con l’altro, una settimana con l’altra. Bisogna che, dopo aver fatto l’esame di coscienza, vediamo se lo fanno le persone che noi dobbiamo aiutare nello spirito, particolarmente coloro che convivono tutto il giorno con noi. Dare il tempo necessario e, qualche volta, vedere anche se seguono la maniera che si è sempre insegnato in Congregazione.
Adesso è facile che quando si va lontano o si è già avanti negli anni o si segue una spiritualità che non è paolina, è facile che succeda che: Adesso non si deve più far così; adesso i tempi sono cambiati. È cambiato il Vangelo? Stiamo alle nostre tradizioni. Perché stiamo andando così facilmente a contatto con altre persone, e persone anche consacrate a Dio, si è tentati di seguire altri, come se il pane che si ha in casa non fosse abbastanza buono. Tenere le tradizioni, tenere quanto si è imparato in noviziato, perché so che la Maestra delle novizie5 insegna bene e abitua bene. In punto di morte sarete certamente contente di aver fatto quello che si è imparato in noviziato. Fare in maniera che si faccia l’esame di coscienza.
Poi, ho detto, anche di predicarlo. Voi avete qualche volta occasione di parlarne. Tuttavia meglio sarebbe diffondere i libri che riguardano l’esame di coscienza. Quanto poi ai libri che riguardano l’esame di coscienza che date agli altri, abbiano pure qualunque metodo. Voi dovete seguire il vostro spirito, altri devono seguire il loro spirito, qualunque metodo abbiano. Tanto che gli esami di coscienza che sono dati per i religiosi e per i sacerdoti specialmente, vi sono alcuni libri indirizzati ai sacerdoti, altri invece sono indirizzati, in generale, ai cristiani e alle varie condizioni di vita in cui si trovano i cristiani. Diffondere, perché quante volte avviene che si va avanti nella vita e poi in punto di morte ci si trova pentiti: Oh, se avessi pensato! Oh, se avessi riflettuto! Riflettiamo adesso, mentre siamo in tempo, provvediamo.
Gli Esercizi che state facendo sono un tempo tutto particolare, in cui l’esame di coscienza si può approfondire. Guardarsi però da non considerare solo le mancanze, ma consi-
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derare molto le grazie ricevute. E non cadere nello scrupolo. Non vivere nel passato: il passato è passato. Guardiamo di far bene adesso, nel tempo che il Signore ci dà ancora. Badiamo al presente che è in mano nostra e guardiamo al futuro, se il Signore vorrà darci ancora altro tempo di vita. Per il passato, in generale, quanto è sufficiente per la Confessione, lo strettamente sufficiente, e basta. Ma riguardo al proposito: eccitarsi al fervore per fare meglio.
Il Signore benedica questi vostri giorni di santo ritiro e in primo luogo mettere: «Attende tibi: bada a te stesso» e «Nosce te ipsum: Conosci te stesso»6.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 6 aprile 1959 in occasione di un corso di Esercizi spirituali alle superiore. Trascrizione da nastro: A6/an 63a = ac 108a. Stampata in trentaduesimo con altre tre meditazioni del medesimo corso di Esercizi
2 Cf Cost’53, art. 196.

3 Cf Le preghiere della Pia Società San Paolo, ed. 1944, pp. 175-179.

4 Cf 1Tm 4,16: «Vigila su te stesso».

5 Suor Nazarena Morando (1904-1984), Figlia di San Paolo. Per più di trent’anni ricoprì l’ufficio di Maestra delle novizie.

6 Massima attribuita ai Sette Sapienti, incisa in greco sul frontone del tempio di Apollo in Delfi. Esorta gli uomini a riconoscere la propria realtà e limitatezza umana. Il filosofo Socrate (469 a.C.-399 a.C.) ne fece la sua massima preferita.