Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. PRIMA CELEBRAZIONE
DELLA FESTA DEL DIVIN MAESTRO1


Celebriamo per la prima volta, con questa solennità, la festa a Gesù Maestro.
Dovrà essere praticamente la festa di ogni giorno, perché tutta la nostra vita si ha da innestare in Cristo Maestro, secondo lo spirito di S. Paolo, il suo insegnamento, il suo esempio. Occorre sempre che noi abbiamo del Maestro un giusto concetto, cioè che Gesù non è l’insegnante soltanto, ma è nello stesso tempo la Via, la Verità e la Vita, cioè il Maestro che insegna, ma anche è il Maestro che precede, è il Maestro che sostiene, è il Maestro che premia.
In lui arriviamo alla Santissima Trinità, in lui si ha da compiere quello che è il suo programma, il programma del Figlio di Dio incarnato, e cioè glorificare Iddio Padre e portare la pace agli uomini2. E così la vita paolina si ha da compiere, con questo medesimo programma, il programma che è del nostro padre S. Paolo che noi dobbiamo sempre studiare, imitare e pregare. L’insegnante delle scuole fa la sua spiegazione, assegna i compiti e le lezioni da studiare, ma una volta che l’alunno è uscito di classe deve pensare a fare i compiti, egli deve pensare a studiare le lezioni.
Gesù insegna sì, e ha insegnato meravigliosamente nella sua vita pubblica. Però egli ha preceduto: quello che avrebbe insegnato nella vita pubblica prima lo ha fatto, e andava facendolo giorno per giorno in tutta la sua vita pubblica, e lo compì mediante la sua passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo. Nello stesso tempo Gesù è sempre accanto a noi per darci prima la grazia di capire e poi di operare; ed egli promette
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che chi comprende e assoggetta la mente, chi opera secondo che lui ha insegnato e operato, avrà il premio eterno. Egli, il Maestro, siede alla destra del Padre in cielo. Egli farà venire attorno a sé, raccoglierà attorno a sé tutti coloro che avranno creduto, l’avranno seguito e l’avranno vissuto.
Vi sono parecchie idee da rettificare, e se non si parte dall’idea giusta, dal pensiero giusto non si può fare un programma di vita praticamente vissuta. Bisogna che noi pensiamo che, entrando nella vita religiosa, non portiamo la nostra personalità, portiamo, invece, le nostre qualità, le nostre attitudini intellettuali, fisiche e spirituali. Tutto quello che abbiamo lo portiamo in Congregazione, con l’impegno di impiegare queste nostre attitudini e qualità per formarci la personalità nell’Istituto. E parlando di noi: formarci la personalità in Gesù Maestro secondo l’esempio di S. Paolo.
Incanalare, indirizzare tutte le attitudini, qualità, attività, forze in una personalità che è quella propria dell’Istituto. Allora ci si forma una personalità superiore che è in Cristo, nella Chiesa, in S. Paolo, secondo la protezione, le grazie di Maria Regina Apostolorum. Quell’affermazione: Io ho la mia personalità, può essere giusta e può essere errata. È errata quando si intende una personalità propria, individuale; è giusta quando si intende la personalità in Cristo, nella Chiesa, in S. Paolo. Nelle nostre Costituzioni questo è espresso chiaramente. Perché? Perché vi sono quattro articoli fondamentali3 e chi non li vive, non vivrà mai la vita paolina; chi li vive, vivrà la sua vita paolina ed eserciterà l’apostolato nel massimo grado. Nel massimo grado, cioè anche in Cristo e in S. Paolo, nella Chiesa.
I quattro articoli riguardano primo, il lavoro spirituale4: tutta la spiritualità e la formazione devono essere secondo la devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Cominciare dai ragazzetti appena entrati, formarli in Gesù fanciullo, poi in Gesù giovanetto e poi avanti in Gesù nella vita adulta, finché
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si arriverà all’apostolato. E l’apostolato si deve abbracciare subito come tale, appena entrati, amandolo, praticandolo, esercitandolo con quella generosità che è propria dell’età.
Poi c’è l’articolo: Lo studio è da farsi secondo la devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita5. Allora, nelle prime scuole e nelle scuole medie, e nelle scuole più alte, e nelle scuole dette di pastorale6, sempre Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Il suo modo impegna il maestro ed impegna l’alunno, impegna le cose da insegnare, e impegna quello che si ha da ricavare come frutto nella vita.
Poi l’articolo che stabilisce: l’apostolato deve essere conformato alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita7. Noi dobbiamo dare al mondo la vera ricchezza, dobbiamo portare agli uomini il massimo bene, e il massimo bene è dare Gesù Cristo Via, Verità e Vita perché vi sarà la pace quaggiù, il progresso e la sicurezza della felicità eterna. Pensiamo al grande bene che deve portare il Paolino al mondo e il grande bene che deve dare, e quello che deve dire il Paolino al mondo. È una cosa nuova sotto certi aspetti e, nello stesso tempo, è antica quanto è antica la Chiesa.
Poi l’osservanza della vita religiosa nei suoi voti, nelle particolarità delle Costituzioni, e negli uffici vari, nella vita quotidiana uniformata a Gesù Cristo Maestro Via Verità e Vita8.
In questa luce quante idee si modificano e si elevano! Quante idee e quanti principii! E allora non è una devozione, ma questa è la devozione! La devozione da conoscere, da vivere e, nello stesso tempo, impegnare tutte le forze perché possiamo estendere questa devozione al mondo, affinché tutto il mondo viva in Cristo, e quindi tutti gli uomini arrivino a entrare nella Chiesa e si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. E finalmente tutti si radunino lassù in cielo. Che grande spettacolo sarà al giudizio universale: chi ha accettato Gesù Cristo com’egli si è presentato al mondo, come Maria lo ha
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presentato al mondo, e chi lo ha rifiutato. Le due grandi categorie di uomini.
In questo, perché questa devozione penetri, sono impegnate in modo particolare a pregare le Pie Discepole e i Discepoli di Gesù Maestro9. Pensare che questa è la cosa fondamentale: tutto il resto è mezzo per entrare in ciò che è l’essenza. In quello che è l’essenza! Quando si fanno i voti non si offre solamente il corpo nella castità, ma in primo luogo si offre la mente. E quindi si offre la mente perché sia formata in Gesù Cristo. Colui che fa il voto accetti le Costituzioni, particolarmente nelle parti fondamentali. Oh, non sempre è compresa così la professione! Tutto dobbiamo consegnare a Dio per mezzo della Congregazione, perché incanali le nostre forze verso il suo fine. Incanali le nostre forze, attività e intelligenza verso Gesù Cristo e, attraverso lui che è il mediatore, alla Santissima Trinità, alla glorificazione, a compiere il programma: Gloria a Dio. Pace agli uomini.
Ci sono certamente delle difficoltà che sorgono qua e là. Ma queste difficoltà vanno risolte con le Costituzioni, con quello che si è professato, perché si è detto di conformare la vita secondo lo spirito delle Costituzioni. Ma se noi sbagliassimo qui, non saremmo religiosi, né paolini. Considereremmo l’esteriore, mentre la professione ci porta ad essere di Dio, totalmente di Dio nello spirito della Congregazione. E allora il fervore ci sarà sempre, la diligenza negli studi e nell’apostolato sarà sempre più abbondante, e i frutti dell’apostolato saranno certamente di grande consolazione: consolazione prima a chi lo fa, consolazione al cuore del Maestro divino e di gloria a Dio.
Considerare specialmente nel mese di gennaio10, e poi nella novena a Gesù Maestro questa necessità fondamentale. Sarei ben felice di offrire la mia vita al Signore perché tutti vivano di questo spirito, dal fanciullino che entra la prima volta tra que-
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ste sacre mura, fino a colui che parte dal suo letto per entrare
nell’eternità. Sempre e solo questo.
Allora, non vi sarà bisogno di raccomandazioni, perché tutte le disposizioni delle Costituzioni e tutte le particolarità di orari, degli uffici, delle disposizioni quotidiane, del lavoro interiore, dell’apostolato, degli studi, tutto sarà vissuto in un’altra atmosfera, un’atmosfera divina. Il peccato non troverà più luogo dove nascondersi, e ogni anima sarà di Gesù, vivrà in Gesù, sotto la protezione di Maria, e camminando nello spirito di S. Paolo.
La Messa adesso l’applicherò per questo. Ognuno entri in queste disposizioni. Se ha bisogno, rinnovi l’offerta di se stesso nello spirito della vera professione religiosa. E subito il fanciullo, il giovane, l’aspirante quando si prepara alla Comunione, pensi: Vi offro tutto me stesso; e allorché ringrazia Gesù che è venuto in lui: Vi offro me stesso, perché voi vi siete dato tutto voi stesso a me. Incominci a comprendere ed abbia questa intenzione di dare la mente, la salute, il cuore, tutta la sua attività, i suoi studi, le sue fatiche, il lavoro spirituale e l’attività esteriore, tutto a Gesù Maestro, nello spirito di Gesù Maestro e nello spirito delle Costituzioni.
O si è paolini in questo senso, o si è soltanto in casa! E allora misera vita! Perché non si ha né la personalità propria, né la personalità soprannaturale: «Vivit vero in me Christus»11. Che personalità! In Gesù Cristo si sono unite la natura divina e la natura umana. Quanto si eleva colui che si stabilisce in Cristo, e che premio avrà in eterno, in cielo!
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1 Omelia tenuta alla Famiglia Paolina a Roma, in cripta Santuario Maria Regina degli Apostoli l’11 gennaio 1959. Trascrizione da nastro: A6an/59a = ac100b.
2 Cf Lc 2,14. Il fine generale degli Istituti della Famiglia Paolina, nell’idea fondazionale di Don Alberione, è sempre stato: “La gloria di Dio e la salvezza delle anime”. È attorno a queste parole evangeliche che si sviluppa lo zelo spirituale e apostolico del Fondatore.

3 Don Alberione menziona quattro articoli fondamentali nelle Costituzioni delle Figlie di San Paolo del 1953, facendo riferimento alle “quattro ruote” che stanno alla base della vita paolina. Sullo sfondo ci sono i due articoli che enunciano il fine della Congregazione: artt. 1 e 2.
4 Cf Cost’53, artt. 163 e 196.

5 Cf ibidem, art. 242.
6 Fare apprendere alle studenti il modo di trasmettere vitalmente le abbondanti ricchezze spirituali della dottrina cristiana apprese nei corsi frequentati. Cf med. 26.
7 Cf Cost’53, art. 251.
8 Cf ibidem, art. 87.

9 Le Pie Discepole del Divin Maestro, fondate il 10 febbraio 1924, ebbero l’approvazione diocesana il 3 aprile 1947, la prima approvazione pontificia e Decretum laudis il 12 gennaio 1948 e l’approvazione definitiva il 30 agosto 1960. I Discepoli del Divin Maestro fanno parte della Società San Paolo come religiosi laici.
10 Nel 1959 il mese di gennaio era dedicato a Gesù Maestro.

11 Cf Gal 2,20: «…ma Cristo vive in me».