Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III
LA VISITA1


Stamattina preghiamo il Signore che ci faccia comprendere la bellezza, l’utilità della Visita al Santissimo Sacramento. Si è iniziato il processo diocesano per la beatificazione del canonico Chiesa2. Egli faceva due ore di Visita ogni giorno, nonostante la molteplicità delle sue occupazioni. E d’altra parte, quando lo si vedeva uscire dalla Visita era ancora tutto compreso di quello che egli aveva detto, parlato, trattato con Gesù. La sua Visita era fatta in vera intimità con il Signore e abbiamo il suo libretto scritto per le Visite al Santissimo Sacramento3.
La Visita, anzitutto, non è un complesso di preghiere soltanto, è proprio una visita, come se si andasse a trovare una persona cara, ad esempio la mamma, il papà. Allora si fa uno scambio di saluti, uno scambio di notizie, uno scambio di doni, uno scambio di promesse, ecc. La Visita ha lo scopo di stabilire la nostra vita in Cristo Gesù. E cioè vivere Gesù, in Gesù, per Gesù, con Gesù. Stabilire la nostra vita in lui.
Noi sappiamo che vi sono tre virtù fondamentali che dobbiamo sempre chiedere. In primo luogo i propositi. Sempre da pensare che sono tanto più buoni in quanto si riferiscono alla
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fede, speranza e carità verso Dio e verso il prossimo, oppure alle quattro virtù cardinali. Infatti, la santità di un’anima nei processi di canonizzazione si arriva a comprendere e si sostiene testimoniando su queste sette virtù, cioè le tre teologali e le quattro cardinali. Ma dalle tre teologali derivano le altre virtù cardinali e morali, come la povertà, l’obbedienza, la castità, l’umiltà, la pazienza, ecc.
Ora, la Visita ci fa entrare e ci ottiene l’aumento di fede, l’aumento di speranza, l’aumento di carità verso Dio e verso il prossimo. Il primo punto della Visita è per aumentare la fede, il secondo punto è per aumentare la speranza, la fiducia in Dio, la buona volontà, fare il bene, e la terza parte per aumentare la carità, cioè l’unione con Dio e l’unione con il prossimo nella misura giusta.
Allora, il primo punto può essere impiegato nella lettura, lettura spirituale. Particolarmente il Papa insiste sulla lettura della Bibbia che è la lettera del Padre celeste indirizzata agli uomini per invitarli al paradiso, per far conoscere loro la strada che conduce al paradiso e per offrire i mezzi, gli aiuti necessari per proseguire in questa strada. Quindi le Costituzioni o il Vangelo oppure la Bibbia sono i tre libri che specialmente si hanno da leggere nel primo punto della Visita. Attenendovi a questi libri voi conserverete lo spirito paolino. Lo spirito paolino ha lo scopo di innestarci in Gesù Cristo, in Dio, come si è innestato in Gesù Cristo S. Paolo nei lunghi anni in cui compì il suo noviziato e poi in tutta la vita, meditando continuamente la Bibbia e i fatti evangelici, le parole che Gesù Cristo stesso gli aveva rivelato. Non una quantità di libri, ma lettori, lettrici di questo libro, della Bibbia, del Vangelo, in particolare delle Lettere di S. Paolo.
Per noi il Vangelo, la Bibbia, le Lettere di S. Paolo sono riassunte e concentrate nelle Costituzioni, perché, diceva Papa Pio XI4, per i religiosi il Vangelo viene applicato ai singoli Istituti nelle Regole, nelle Costituzioni. Non molte cose che potrete sentire, ma sentire quello che è l’indirizzo dell’Istituto, perché, in generale, questa è la volontà di Dio. Seguire lo spi-
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rito, in generale, seguire lo spirito che per voi è quello paolino, e sempre nutrire questo spirito.
Però non leggere soltanto nel primo punto della Visita. Si dirà, leggere in generale più o meno dieci minuti, ma poi gli altri dieci minuti impiegarli nel fare atti di fede. Protestare la nostra fede in Dio, nella Chiesa, nell’insegnamento pontificio e nell’insegnamento di tutti coloro che ci predicano e ci fanno istruzioni sulla divina verità, e nei libri di cultura religiosa, prima nel catechismo e poi può essere che si arrivi fino alla teologia. Il catechismo è la teologia dei piccoli. La teologia dei grandi è un catechismo più ampliato e dimostrato con ragioni che si ricavano dalla Scrittura, dalla Tradizione o dal senso comune stesso, dalla stessa ragione umana. Quindi, non sia una lettura fredda, ma una lettura che ci porta a chiedere la fede. Nel libro delle orazioni si spiega un po’ questo, però brevemente5.
Ciascuna poi, già un po’ più avanti nell’istruzione religiosa e nello spirito buono, nello spirito paolino, sa trovare le espressioni adatte. È il Maestro che ci parla, ci istruisce dal tabernacolo. Quante anime non hanno avuto occasione di studiare molto, ma hanno avuto l’occasione di trattare molto con Gesù presente nel tabernacolo! Ritirarsi allora con Gesù, come Maria che lasciò da parte Marta a fare le faccende domestiche, e in una stanza appartata ai piedi di Gesù ascoltava la sua divina parola6. Gesù è lì non per stare muto, ma parla. Se la parola non arriva all’orecchio, noi abbiamo altri sensi per sentire la parola, il cuore ad esempio. Abbiamo dei sensi interni, abbiamo delle facoltà interne, per esempio, la mente per sentire e capire la parola di Dio. Che il Signore ci ammaestri in tutto, allora la luce di Dio ci guiderà.
Secondo punto della Visita è l’esame di coscienza. Un esame di coscienza che è il principale della giornata, perché vi è a disposizione più tempo e vi è una certa tranquillità di spirito. Si depongono, si lasciano alla porta tutte le altre preoccupazioni, gli altri pensieri e si entra soli con Gesù solo, non badando a
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quello che avviene attorno a noi, ma guardando il tabernacolo, soli con Gesù solo7.
Allora si fa l’esame di coscienza al modo della Confessione, cioè: prima si riconoscono le grazie che Gesù ci ha concesso nella nostra vita, poi si prende cognizione, coscienza di ciò che abbiamo fatto o non fatto. Ci si eccita al pentimento, al dolore, quindi si fanno i propositi. Infine si fa l’accusa del male commesso, delle imperfezioni. Molte volte non sono peccati neppure veniali, allora si parla con il Signore delle imperfezioni, un’accusa come si farebbe al confessore. E poi si sentono gli avvisi, le ispirazioni di Gesù: Perché fai così? Quanto sei ancora orgoglioso! Quanta è la tua freddezza! Vedi il mio cuore, tutto un incendio di amore, ecc.
Allora, ricevendo questi avvisi da Gesù, noi ci imponiamo anche una penitenza che serva a riparare il male commesso. Una penitenza, supponiamo una preghiera, meglio ancora se è una penitenza che è insieme medicinale e correttiva. Se si è trattata male una persona, accostarsi, trattarla con bontà e qualche volta anche chiedere scusa. Se si è detto una bugia, allora si può ritrattare in qualche maniera, e ci si promette di dire sempre la verità anche quando la verità costa. Una penitenza, che può essere la lettura di un tratto delle Costituzioni che trasgrediamo, supponiamo il capitolo della carità, dell’umiltà o il capitolo che riguarda l’apostolato. Vediamo di imporci una penitenza e di farla. Soprattutto dire: D’ora in avanti spero dalla vostra bontà il paradiso, le grazie necessarie per arrivarci mediante le buone opere che io debbo e voglio fare.
Ecco la speranza. Noi siamo destinati al paradiso, ma per giungere al paradiso ci vogliono due cose: la nostra volontà e la grazia di Dio. Dobbiamo sempre guardare qual è il grado della nostra volontà: se è una volontà ferma, generosa, se è una volontà tiepida o se è una volontà che si può chiamare nulla. Non pensiamo mai che si tratti di volontà cattiva, ma di quella volontà buona di cui si parla nel Vangelo.
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Poi qual è il grado della nostra pietà. Se è una pietà fervida, una pietà che nasce dalla fede e dall’umiltà. Venire a fare i propositi, sperare il paradiso, e i mezzi sono due: la grazia del Signore che chiediamo con la preghiera, e la nostra buona volontà che eccitiamo mediante la riflessione. E tante volte anche pregando, perché il Signore dà il buon spirito a chi lo chiede.
La terza parte della Visita finisce pressappoco con la comunione spirituale e con la rinnovazione della professione. In questa terza parte si fa l’esercizio della carità. Specialmente stabilire la nostra unione con Dio, l’amore sempre più acceso verso il Signore, mediante la preghiera, ad esempio il rosario. La carità è una virtù infusa in noi dallo Spirito Santo. Quindi, preghiera, rosario sempre. Anzi è bene che si dica, cioè è di regola secondo la nostra maniera di fare la Visita. Si dovrebbe dire.
E ancora, estendere il nostro cuore verso tutti gli uomini, cioè: Come amerò il prossimo nell’apostolato? Per ciò che riguarda gli esterni. E nella bontà per ciò che riguarda le persone con cui si convive. Quindi, la carità verso Dio e la carità verso il prossimo. La carità verso Dio anche con la rinnovazione dei voti della professione. La carità verso il prossimo con la preghiera per la salvezza di tutti, per la Chiesa, per il Papa, per i sacerdoti, per i religiosi, per la Congregazione, per i peccatori, per quelli che fanno guerra a Dio e alla Chiesa, per tutti. Allora, si conclude con la comunione spirituale.
L’Eucaristia è nello stesso tempo sacrificio, comunione e presenza reale. È sacrificio e allora ascoltiamo bene la Messa. È Comunione e allora nutriamoci bene di questo cibo, di questo pane celeste. È presenza reale: Gesù che sta sempre con noi e allora visitarlo. Pensiamo a questo che è un grande dono che ha fatto il Signore alla Congregazione stabilendo nelle Costituzioni l’ora di adorazione quotidiana. Vedete, si sono esaminate le pratiche di tanti Istituti precedenti al vostro, e in qualche Istituto si insiste di più sulla Via Crucis oppure sulla recita di tanti Pater, Ave, Gloria oppure sul coro, ecc. Ma esaminando tutto, noi crediamo che sia meglio andare direttamente a Gesù proprio con l’ora di adorazione.
L’Istituto vuole vivere Gesù Cristo. La nostra regola massi-
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ma è vivere in Cristo: «Vivit vero in me Christus»8, ogni persona dell’Istituto e tutta la comunità insieme. E allora, Vangelo, Eucaristia sotto la protezione di Maria, come essa ha vissuto con Cristo, e sull’esempio di S. Paolo, il quale sentiva proprio che Gesù Cristo viveva in lui, nella sua mente, nel suo cuore, nella sua attività, nelle sue opere, nel suo apostolato.
Siamo al centro, perché il centro della chiesa è il tabernacolo, il sacramento maggiore è l’Eucaristia: Gesù presente in mezzo a noi. Non andiamo a girare intorno alla chiesa soltanto per contemplare la figura che rappresenta una stazione della Via Crucis, ma noi andiamo proprio lì al tabernacolo: Tu ci sei e io sono qui, alla fonte. Perciò la Visita al Santissimo Sacramento nella pietà è il distintivo vostro. Come avete un distintivo esterno che fa conoscere qual è il vostro Istituto, così avete un distintivo spirituale che è l’adorazione al Santissimo Sacramento, è il culto eucaristico, è prendere tutto dalla fonte.
Sono venerabili tutte le figure, tutte le pitture che ci rappresentano, supponiamo, la vita di Gesù, ma lì nel tabernacolo non c’è una pittura soltanto, non c’è soltanto una scultura, c’è Gesù vivo e vero ed è lì per accoglierci, per sentirci, per istruirci, per dare, per lasciarci contenti e comunicarsi con quella forza che è necessaria per vivere santamente la vita religiosa e compiere l’apostolato. Quando si parte da Gesù le parole nell’apostolato saranno altre, i discorsi che si terranno in comunità saranno altri, perché: Dimmi con chi vai, ti dirò chi sei9. Se vai tanto con Gesù divieni Gesù: «Vivit vero in me Christus».
Allora, adesso fare la Visita, farla bene, farla fare, insegnarla al mondo. Dunque, farla e non riduciamola. Sebbene qualche volta, forse per necessità esterne, si debba compiere in due volte, ma non troppo sminuzzata. Farla sempre. Però non ridursi proprio quando si è sfiniti, stanchi, perché la preghiera non può essere messa all’ultimo posto, quando non si è più in grado e in forza di fare altro. Darle un posto conveniente. Qualche volta vi sono le suore che amano scrivere i pensieri
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principali che sentono, i sentimenti principali di pietà, lo facciano pure.
Farla bene, è utile seguire il metodo, non che sia unico, tutt’altro. Vi sono altri metodi, ma ogni Istituto ha il suo spirito. Si è esaminato bene e si è trovato che questo era il migliore. Quando ero chierico oppure sacerdote giovane si seguiva il metodo dei quattro fini10, ma poi, esaminando le cose e vedendo la pratica, si è trovato più utile questo. Quindi è stato stabilito nelle Costituzioni.
Se vi sono distrazioni o preoccupazioni per cose esterne, abbondare più in preghiere, e allora da una parte c’è la buona volontà e dall’altra parte intanto si prega. Poi viene il momento in cui l’anima prende contatto, incomincia il colloquio con Gesù. La vera Visita incomincia quando si arriva al colloquio con Gesù, perché santifichi la mente con la fede, santifichi la volontà con la speranza, santifichi il cuore con l’amore di Dio e con l’amore del prossimo. Naturalmente mentre si dice speranza, entrano tutti i doveri. Uno può proporre l’osservanza di un articolo delle Costituzioni oppure può rinnovare i propositi degli Esercizi o del ritiro mensile, ecc.
Farla fare, la Visita. Vedete che le sorelle la facciano. Si andrà gradatamente. In principio forse basterà il rosario, poi si va avanti così, per gradini, finché si arriva a farla intiera e a farla bene. Farla fare. Vedete che è la linfa dello spirito, la fortezza per la vita religiosa e per l’apostolato che è costoso, richiede fatiche, ed è un apostolato che distrae. Non è mettersi in una stanza dove si ricama una pianeta o si fa un altro ufficio, è un apostolato nel quale si devono tenere presente tanti bisogni della società e muoversi in tante direzioni, incontrare tante persone, ecc. Allora c’è più bisogno di insegnare a far bene la Visita.
Insegnarla poi anche al mondo: diffondete ampiamente i libri che riguardano la Visita al Santissimo Sacramento. In questo periodo notiamo un grande agitarsi, un grande movimento di iniziative nuove per cambiare il mondo, per portarlo
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a Gesù Cristo. Non sempre si parte dalla fonte: si dà la parola nostra, ma bisogna dare la parola di Gesù Cristo, altrimenti ci esponiamo noi, invece bisogna che mettiamo avanti Gesù Cristo. La pietà deve precedere l’apostolato e tenere sempre presente il libro che in sostanza spiega una cosa sola: L’anima dell’apostolato11.
Prima la santificazione nostra e poi daremo ciò che abbiamo. Ma chi non ha, che cosa darà? Fate sempre la Visita che è un grande tesoro. E perfezionatela ogni giorno, e trovate anche sante industrie. Ce ne sono tante sante industrie per arrivare al raccoglimento e al colloquio più intimo con Gesù. Avrete molte benedizioni. E quando saremo in punto di morte, ecco la grande fiducia: Ti ho cercato, sono venuto da te tante volte, ti cerco anche adesso. E Gesù ci dirà: Avanti, «euge, serve bone et fidelis»12. Si avrà una grande consolazione, perché non si sono risparmiate le visite a Gesù e «qui venit ad me, non eiciam foras»13, chi è venuto da me, io non lo caccerò. E ci riceverà in cielo con lui.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 7 aprile 1959 in occasione del corso di Esercizi spirituali alle superiore. Trascrizione da nastro: A6/an 64a = ac 109a. Stampata in trentaduesimo con altre tre meditazioni del medesimo corso di Esercizi.
2 Il 4 febbraio 1959 alle ore 17 ha luogo, nella Cappella del Vescovado di Alba (CN), l’apertura ufficiale del Processo informativo sulla fama di santità del Can. Francesco Chiesa, morto nel 1946. Presiede il Vescovo Mons. Carlo Stoppa, che tiene il discorso d’occasione. Sono presenti, oltre il Primo Maestro e don Stefano Lamera (Postulatore della causa), don Carlo Stella (Vice-Postulatore), il Vicario Generale della Diocesi, Mons. Pasquale Gianolio e alcuni Canonici della Cattedrale di Alba, con il rettore del Seminario Mons. Domenico Musso.
3 Can. Francesco Chiesa, Per visitare Gesù in Sacramento, Pia Società San Paolo, Alba 1929.

4 Pio XI, Achille Ratti (1857-1939), nato a Desio (MI). Eletto Papa nel 1922.

5 Cf Le preghiere della Pia Società San Paolo, Ed. 1957, pp. 59-61.
6 Cf Lc 10,39.

7 Espressione cara a S. Gemma Galgani (1878-1903), mistica lucchese, canonizzata da Papa Pio XII il 2 maggio 1940.

8 Cf Gal 2,20: «...ma Cristo vive in me».
9 Proverbio italiano.

10 Don Alberione aveva appreso dal canonico Francesco Chiesa a considerare la Santa Messa, e in un primo momento anche l’ora di adorazione, secondo i quattro fini proposti da S. Piergiuliano Eymard (1811-1868): adorazione, ringraziamento, propiziazione e supplica.

11 Cf Jean-Baptiste Chautard, L’anima di ogni apostolato, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2013, 7° ed.
12 Cf Mt 25,23: «Bene, servo buono e fedele».
13 Cf Gv 6,37: «Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori».