Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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28. FORMARSI BUONE ABITUDINI1


1) Che cosa significa?
Le buone abitudini sono le virtù naturali e soprannaturali. Facilità a far bene: la preghiera, la meditazione, l’esame di coscienza; la socievolezza, il rispetto per le sorelle, il tratto lieto e rispettoso con tutti; l’abitudine della sincerità, del lavoro, della pulizia. Buone abitudini: la padronanza dei pensieri, non qualunque pensiero, ma pensieri santi.
Saper governare il cuore: non sentimenti vani e desideri di piacere, ma desideri santi, sentimenti elevati, rivolti a Dio! L’abitudine di parlare con semplicità, da buone religiose, detestando ogni finzione. Semplicità in tutto ciò che riguarda il nostro comportamento: sguardo, udito, parole.
Ritenere a memoria i buoni avvisi, aprire il cuore con chi guida, pensare di tutti secondo bontà.
2) Importanza
Chi possiede cattive abitudini è maleducato, abituato male. Si può esser abituati male nelle cose materiali e nelle cose spirituali. L’abitudine non è un atto o qualche atto, ma è una serie quasi ininterrotta di atti. Chi ha buone abitudini tratta meglio tutti e tutte le cose, perciò la persona bene abituata nel comportamento, avrà sempre gli abiti ordinati e puliti, gli oggetti che usa sono sempre in ordine e ben trattati, le macchine difficilmente si rompono, le scarpe durano il doppio, farà bene anche quando è sola.
Formarsi buone abitudini è un immenso vantaggio. Fa sempre piacere trattare con persone ben abituate e ben educate; con altre invece non si starebbe insieme neanche cinque minuti.
La suora che è sempre di spirito lieto e di buon tratto guadagna tutti. Invece la suora imbronciata, che risponde male, facilmente si abbandona alla tristezza, rende difficile la vita a sé e alle persone che l’avvicinano.
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Un atto inconsiderato può distruggere il frutto di molte fatiche. La buona abitudine giova a far bene le cose, senza fatica. Se una, per esempio, impara a ricamare o a rammendare bene, poco alla volta quel lavoro lo farà facilmente e con piacere. Se si abitua a sopportare pazientemente le piccole contrarietà e le molestie della vita, poco per volta userà ovunque mitezza edificante.
Se una si esercita ad accogliere le disposizioni docilmente, umilmente, con semplicità, a poco a poco non farà fatica a praticare l’obbedienza. Se una invece è abituata a fare la sua volontà, prima di farle dire di sì e di tranquillizzarla nel cuore occorrerà molto sforzo, passerà forse crisi terribili.
Quando vi è la buona abitudine di essere delicate di coscienza, nei pensieri e nei sentimenti, si evitano metà delle tentazioni della vita. Ma quando manca questa abitudine, le tentazioni si susseguono, non lasciano più in pace, si affaccia continuamente il dubbio di aver peccato. Nel noviziato bisogna puntare su tre abitudini principali: l’esame di coscienza, la meditazione, la Visita al SS.mo Sacramento. Le altre pratiche si faranno bene di conseguenza. Vi sono persone che commettono ogni sorta di difetti e se si correggono, guai a toccarle, perché non sono abituate a pensare a se stesse e a trovare i loro difetti. Invece, le persone che fanno bene l’esame di coscienza prendono umilmente le correzioni e le mettono in pratica. Con un po’ di sforzo iniziale, si arriverà poco alla volta, a fare bene l’esame di coscienza e avere un continuo controllo dei propri atti.
Abituarsi a far bene la meditazione, buoni i propositi e ricordarli durante il giorno per praticarli e per stare unite a Dio.
Abituarsi a far bene la Visita. Vi sono suore che imparano in breve tempo e si abituano alle belle Visite, trovano il tempo breve, escono con il cuore confortato.

3) Pratica
I danni delle abitudini cattive invece sono gravi. L’abitudine di aprire gli occhi a tutto e non mortificarli mai, l’abitudine a lasciar libero il cuore e la fantasia, l’abitudine a parlare inconsideratamente porta terribili conseguenze. Queste cose spesso mettono in pericolo la vocazione stessa. L’abitudine a
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essere distratti fa commettere tante mancanze; l’abitudine a parlare troppo ci rende spesso ridicole e vuote.
Vigilare, sforzarsi per acquistare le buone abitudini, tanto più quando si tratta del cuore: se non è frenato nei sentimenti di invidia, di sensibilità, gelosia, curiosità, amor proprio mette in serio pericolo l’anima. Se invece ci si abitua a sentimenti di bontà, di benevolenza, di amor di Dio, di zelo si formerà un cuore come quello del Divin Maestro. Vi sono coloro che non hanno alcuna compassione delle anime e delle pene altrui; e ve ne sono altri invece che hanno un cuore delicatissimo, vorrebbero accostare e consolare tutte le anime e guidarle nella via del cielo.
Questa considerazione è molto ampia, perché può abbracciare tutte le virtù e tutti i vizi, ossia le buone e le cattive abitudini. Ma è bene considerare ed esaminare le abitudini ordinarie della vostra vita. Per abitudine occupare bene il tempo. Alcune sanno trovare infinite industrie per utilizzare tutti i ritagli di tempo. Abitudine alla sveltezza nell’apostolato.
Ho conosciuto una suora che, nei ritagli di tempo, faceva, oltre il proprio ufficio, almeno dieci cose in più delle altre, e questo senza detrimento né della vita comune né dell’orario. Durante le ricreazioni coltivava i fiori per il Santissimo; portava una parola lieta ed un servizio alle malate; imparava il canto ed il suono, dava una mano a lavare i piatti, alla sarta, alla lavandaia, insegnava un gioco per allietare la ricreazione, si metteva in ordine le proprie cose, ecc.
La vita santa risulta da un complesso di buone abitudini. Quando si arriva a fare prontamente, facilmente e con piacere il bene, allora si sono acquistate buone abitudini. Ma si devono acquistare soprattutto in gioventù prendendo le occasioni quotidiane.
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1 Articolo pubblicato su Regina Apostolorum, settembre-ottobre 1959 p. 3-4. La firma del Primo Maestro è in calce.