Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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7. L’ANNO LITURGICO
Curiamo la nostra vigna: il lavoro spirituale
Domenica di Settuagesima, Meditazione, Castel Gandolfo, 10 febbraio 19631


Il Vangelo di questa domenica, preso da san Matteo, capo XX.

«In quel tempo: Gesù disse questa parabola ai suoi discepoli. È simile il regno dei cieli a un padre di famiglia, il quale andò di gran mattino a fissare lavoratori per la sua vigna. E avendo convenuto con i lavoratori a un denaro per giorno, li mandò al lavoro. Ed uscito fuori circa l’ora terza, ne vide altri che se ne stavano per la piazza oziosi, e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna e vi darò quel che sarà giusto! E quelli andarono. Uscì di nuovo circa l’ora sesta e la nona, e fece lo stesso. Circa l’ora undecima uscì ancora e ne trovò altri che stavano sfaccendati, e disse loro: Perché state qui tutto il giorno in ozio? Quelli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
Venuta la sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori e paga ad essi la mercede, cominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti, dunque, quelli che erano andati circa l’ora undecima, ricevettero un denaro per ciascuno. Venuti poi anche i primi, pensarono di ricevere di più, ma ebbero anche essi un denaro per uno e, ricevutolo, mormoravano contro il padre di famiglia dicendo: Questi ultimi han lavorato un’ora sola e li hai uguagliati a noi che abbiamo portato il peso della giornata e del caldo. Ma egli rispose ad uno di loro: Amico, io non ti faccio ingiustizia! Non hai tu convenuto con me un denaro? Piglia il tuo
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e vattene. Io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso dunque fare quel che mi piace? O è cattivo il tuo occhio, perché io sono buono? Così saranno ultimi i primi e primi gli ultimi, poiché molti sono chiamati, ma pochi eletti»2.

Quest’oggi inizio del tempo detto di Settuagesima. Tempo di Settuagesima ha tre domeniche, e diciassette giorni dura, e cioè: domenica di Settuagesima, oggi, poi Sessagesima, poi Quinquagesima. Bisogna farsi sempre più chiaro nella nostra mente il pensiero della liturgia.
L’anno liturgico si divide in tre parti, e cioè il periodo natalizio: preparazione al Natale, poi le feste di Natale e poi la vita privata di Gesù; si chiama, tutto questo insieme, periodo natalizio: con il Natale, ecco, si prepara la vittima, cioè nasce il Bambino, cresce, passa la sua vita privata, arriva a trent’anni; ecco, si prepara la vittima da offrirsi al Signore per la redenzione nostra.
Il secondo periodo dell’anno, che si chiama anche ciclo… il primo periodo si chiama ciclo Natalizio, così si chiama ciclo della Redenzione quello che comincia oggi, da Settuagesima e va fino all’Ascensione di Gesù al cielo. È il periodo della Redenzione: preparata la vittima, ecco Gesù si dispone a offrirsi al Padre celeste per tutta l’umanità. Redenzione. Però il centro di questo periodo è la Pasqua, Venerdì Santo e Domenica di Risurrezione. Siccome è il punto principale dell’anno, allora la Chiesa premette tre preparazioni al Venerdì Santo e alla Domenica di Risurrezione. La prima preparazione è questa delle tre domeniche: Settuagesima, Sessagesima, Quinquagesima. La seconda preparazione si chiama Quaresima, che comincia con le Ceneri e finisce con la quinta settimana di Quaresima. Poi vi sono due domeniche che si chiamano di Passione: la terza preparazione. Domeniche di Passione… e poi la seconda che si chiama anche di Passione, ma porta generalmente il nome della domenica delle Palme. Così con il periodo di Settuagesima, con il
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periodo di Quaresima, con il periodo della Passione, arriviamo al Venerdì Santo, arriviamo alla Pasqua di Risurrezione. Allora Gesù esce dal sepolcro e, prima di salire al cielo, si intrattiene ancora ripetutamente con gli apostoli, mostrando che era risorto veramente, perché la risurrezione è una prova fondamentale della divinità di Gesù Cristo. E allora, doveva esser chiara: e quindi le varie apparizioni di Gesù dopo la sua risurrezione; e poi in quel tempo istruì ancora gli apostoli e preparò sempre meglio gli elementi per la Chiesa.
Poi viene la Pentecoste. Dalla Pentecoste [ad] andare fino all’Avvento, è un periodo di circa sei mesi. Come si chiama questo terzo periodo o ciclo? Ciclo della Santificazione. E cioè il tempo in cui noi raccogliamo i frutti della redenzione, cioè meditiamo quello che Gesù ha predicato specialmente con l’uso dei Vangeli, e poi meditando in particolare i Vangeli della domenica; ma può essere che si continui a leggere una vita di Gesù o i Vangeli separatamente l’uno dall’altro, secondo [come] uno trova più facile per sé. Prima meditare dunque la predicazione, ciò che Gesù ha insegnato, poi meditare i suoi esempi per seguirlo, e poi utilizzare i sacramenti che ha istituiti: e così, con la fede, con la speranza e con la carità, ecco il periodo di santificazione. Si chiama di santificazione perché Gesù manda lo Spirito Santo, comunica cioè le grazie a noi per mezzo dello Spirito Santo. Le grazie che sono: aumento di fede, aumento di fiducia e di speranza, e aumento di carità che è amore di Dio e amore al prossimo. Quindi, santificazione.
Così, ogni anno si ripete tutto questo complesso: il periodo natalizio, il periodo pasquale, cioè della redenzione, e il periodo della santificazione. E così i due primi periodi sono di circa sei mesi, secondo il movimento della Pasqua; e il periodo che segue la Pentecoste fino all’Avvento, anche circa sei mesi, secondo il muoversi, secondo [quando] cade la Pasqua.
Oh, allora, che colore prende questa preparazione attuale, cioè di queste tre domeniche, di questi diciassette giorni, fino cioè alle Ceneri? Questo periodo prende già un colore violaceo, cioè di penitenza, di mortificazione. Non si dice più l’Alleluia…
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è la preparazione nostra di penitenza… Confessioni migliori… e d’altra parte una vigilanza a considerare di più che cosa Gesù ha fatto per noi. Quindi un periodo di mortificazione, dolore dei peccati, amore più intenso a Gesù e confidenza in Gesù crocifisso. I frutti della redenzione sono preziosissimi e il Signore vuole poi che noi sappiamo utilizzarli.

Intanto, per oggi che è l’inizio del tempo di Quaresima, cosa dobbiamo imparare? Imparare questo che dice san Paolo nell’Epistola3… è un tratto della Lettera da san Paolo indirizzata ai Corinti. San Paolo dice che noi siamo in una condizione come [quella in cui] si trovano coloro che giocano alle corse, ci troviamo in questa condizione perché la vita è un viaggio. Ora, [di] quelli che giocano nelle corse, è uno che prende il premio, che arriva primo. Ma nella vita spirituale possiamo correre tutti e dobbiamo correre tutti, cioè dobbiamo operare per Dio, far bene il nostro cammino verso il cielo. Quelli che giocano, giocano per un premio fittizio, cioè che è un po’ di lode oppure ancora qualche guadagno di soldi, ma quello passa…; invece il guadagno che noi dobbiamo fare è l’eterno paradiso, l’eterno paradiso! E dobbiamo e possiamo conseguirlo tutti. E quindi san Paolo dice: Correte, e come egli dice: Io, adunque, corro, ma non come a caso, e combatto, ma non come colpendo l’aria, ma castigo il mio corpo e lo riduco in schiavitù, cioè in servitù. E cioè: che non ce ne stiamo lì a guardare gli altri, ma che camminiamo noi! Camminiamo noi in che cosa? Camminiamo noi nella via spirituale: sempre più fede, sempre più speranza e sempre più carità, sempre più unione con Dio; e anche mortificare il corpo: Castigo il mio corpo e lo riduco a servitù quando si ribella, quando fa i capricci, il corpo, che vuole ciò che vuole e che non è da seguirsi, da darsi al corpo. Affinché per avventura, io – dice san Paolo –, avendo predicato agli altri, poi non divenga io stesso reprobo. Quindi, dice san Paolo: Non
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batto l’aria così a parole… Voglio farmi santo, voglio farmi santa e non ci si fa mai! Ma proprio, dice: Combatto, non come colpendo l’aria, ma castigo il mio corpo e lo riduco in schiavitù. Ecco, e questo sarebbe la Quaresima, questo è il lavoro spirituale. Non andiam mica a combattere con le spade nel circo! Andiamo invece nel progresso: lavoro spirituale interiore; e chiunque vuole tendere al primo premio e cioè a farsi più santo, ognuno [deve] tendere lì; anche se due si facessero santi, ecco, ciascheduno riceve il premio suo, se fossero anche santi ugualmente.
Allora, il lavoro spirituale. Questo padrone che va in cerca di operai è il Signore. E li mandò dove? Nella tua vigna… cioè tu: a lavorar l’anima tua è la vigna che devi lavorare. Ecco. Il Signore che vuole che lavoriamo la nostra vigna. Prima la purghiamo dalle erbacce e dai sassi e da tutto quel che ingombra il terreno: togliere il male. E poi è coltivare quella vigna… e bisogna piantare le viti e bisogna lasciarle crescere e bisogna mondarle, e bisogna poi che vengano legate, eccetera, che si faccia la coltivazione della vigna, della vite: e questo è il lavoro sulla nostra anima, l’anima nostra è come la vite, la vigna.
Noi abbiamo avuto la grazia di esser chiamati subito alla prima ora: appena nati, il Battesimo. E quindi, subito l’anima in grazia con le sue virtù, santa l’anima – e se fosse passato quel bambino all’eternità, sarebbe subito andato in paradiso –. Ma il Signore ci ha chiamato alla prima ora e non badiamo a quel che ci spaventa. Lavorare, lavorare, lavorare per l’anima nostra: purgarla dalle erbacce, piantare buone viti perché diano, a suo tempo, il frutto, sì… lavoro nostro spirituale, il lavoro nostro spirituale. Per grazia di Dio, abbiamo avuto tanta preparazione, istruzione religiosa, eccetera. Non stiamo oziosi! Perché state oziosi tutto il giorno?, dice quel padrone a coloro che trova sulla piazza disoccupati, oziosi a chiacchierare: non stiamo lì a chiacchierare, a badare a delle cose che non contano. Lavoriamo la nostra vigna… lavoriamo la nostra vigna, e stiamo sicuri: avremo il premio, il Signore pagherà largamente.
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Perciò, questo periodo dalla Settuagesima fino a Pasqua, un lavoro spirituale. Il lavoro spirituale di purificazione dell’anima da quello che non piace a Gesù, dai pensieri che non piacciono a Gesù, dalle fantasie che non piacciono a Gesù, dai sentimenti che non piacciono a Gesù, dalle parole che non piacciono a Gesù, dal comportamento che non piace a Gesù, eccetera… purificazione. D’altra parte, la vigna non deve restare senza produrre: tolta l’erbaccia, ecco piantare la vite, la virtù; specialmente le tre virtù: fede, speranza e carità. Fede in Gesù Cristo, nella sua Parola, nella sua morte di croce… fede; e speranza nei suoi meriti; e amore verso di lui e verso le anime, specialmente verso le anime chiamate a consecrarsi a Dio.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 133/62 (Nastro archivio 136a. Cassetta 136, lato 1. File audio AP 136a). Titolo Cassetta: “Gli operai della vigna”.

2 Vangelo: Mt 20,1–16. Più avanti, il PM ritornerà brevemente su questo brano.

3 Epistola: 1Cor 9,24–27;10,1–5. Don Alberione cita qui di seguito alcuni versetti e li commenta.