Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. CONDIZIONE ESSENZIALE DELLA VOCAZIONE È L’AMORE
Il posto pensato da Dio per ognuno
Esercizi Spirituali, 2° giorno, Ariccia (Casa Divin Maestro), 2 agosto 19631


Se avete domande da fare, bisogno di qualche chiarimento, potete chiedere… e le spiegazioni che posso darvi, volentieri.

Sono tanti gli Istituti femminili e quindi c’è la scelta, sì. Occorre pensare che chi guida le anime è il Signore: Nessuno viene a me – dice Gesù – se il Padre celeste non l’attira [cf Gv 6,44]. Cosa voglion dire ’ste parole del Vangelo? Se uno viene a me e non lo attira il Padre celeste, non viene a me! Quindi il Padre celeste è veramente il Padre che ha creato l’anima nostra, e diciamo a lui: Padre nostro che sei nei cieli [Mt 6,9].
E quando crea l’anima già la destina a qualche cosa. Se voi ordinate al falegname un mobile, il mobile è destinato a qualche servizio. Non si va dal falegname a dirgli: Fammi un mobile. Il falegname chiederà: È per lo studio, ci vuole la scrivania? È per le adunanze, ci voglion le sedie? Devo fare una sedia o devo fare il tavolo per pranzo, quindi il tavolo per il refettorio?. E se invece il tavolo è in cucina per metterci sopra le varie cose che devono servire alla cucina – ci sarà la verdura lì sopra, ci sarà la carne e ci saranno le altre cose –, e allora il tavolo sarà diverso. E se volete mettere una finestra, la finestra come deve esser fatta? Deve essere fatta come sono fatte le finestre. Quindi il Signore fa le anime
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secondo [dove] vuol metterle… vuol metterle. Quindi, il Signore non fa le cose a caso, fa quello che è per quel caso, perché il Signore ci vuol tutti in paradiso e in paradiso c’è una orchestra mirabile, e il Signore vuole che là ci sia una varietà. Sì, se siete state qualche volta a una orchestra numerosissima, quanti strumenti ci sono, quante voci ci sono? Così è il paradiso. E quindi se ha la voce di un basso, si prende un basso per l’orchestra, e se ha la voce invece diversa, la voce diversa! Quindi il Signore prepara il paradiso! A quella armonia, a quella orchestra eterna che glorifica Dio… mentre l’anima è felice di glorificare Dio. Quindi il Signore, quando crea l’anima, l’ha già destinata! Non abbiamo da chiedere a noi stessi in primo luogo, ma a Dio! A Dio: Cosa vuoi, Padre celeste? Per cosa mi hai destinata?. E quindi la preghiera semplice… non fissarsi in un’idea, e non esser mai guidati dall’amor proprio e da idee… proprie idee. Dio… Dio! Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta! [1Sam 3,10]. E una guarda l’Istituto religioso perché lì ha più libertà, non è tanto rigoroso; l’altra guarda quello che piace più a lei, perché a lei piacevan gli studi, e allora dove fanno studiare e dove una potrà anche essere professoressa; oppure l’anima, la persona si inclina di più alla compassione dei poveri, degli orfani, dei malati, eccetera: e allora, ecco, sarà più inclinata verso le suore che si dedicano alle opere di carità. E vi è chi ha una fantasia romantica, un po’ romantica… le missioni: andare e vedere i mori, vedere i messicani… gli indi che hanno ancora adesso il loro carattere particolare. – E quanti canti mi han cantato questi indi, che non la finivano più, oh!, perché pensano che la miglior musica del mondo sia la loro; e così allora bisogna aver pazienza, aspettar fin [a che] dopo abbian finito. Allora… va bene! C’è proprio da ridere2… ma bisognava star seri, perché se no si offendono quasi che noi ridessimo della loro musica. Ma veramente, però, sono bravi nel canto! Sono veramente bravi! Originali: come fossimo nove secoli fa, attorno al mille, millecento. Oh! E non [si può] parlare della
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Regina degli Apostoli, perché loro hanno una sola Madonna: è la Madonna di Guadalupe. Che ci sia la Consolata o che ci sia Fatima, che ci sia Lourdes o che sia la Madonna del Buon Consiglio… non valgono quelle! Guadalupe… e va bene: siate divoti di Guadalupe e la Madonna vi condurrà in paradiso, perché è sempre la Madonna o sotto un titolo o sotto un altro –. Oh! Che cosa avviene qui? Avviene che qualche volta è il capriccio: E là c’è già stata la mia compagna! e allora pensa a là. E alle volte, invece, quel che dice Dante nella Divina Commedia e cioè: uno è fatto per una carriera e invece lo avviano per un’altra e allora il mondo va male, perché uno non è a posto3… e il mobile non è al suo posto: perché se il falegname fa una bella sedia, un seggiolone, non lo metterà mica in cucina! In cucina andrà un altro mobile.

Ecco adesso gli errori delle suore, e invece, le virtù delle suore. Noi abbiam da interpretare il pensiero del Padre celeste, il quale ha preparato l’anima per una certa via e per arrivare in paradiso e avere parte a quell’orchestra, a quel canto eterno, a quel posto che il Signore ha preparato, come Gesù dice: Vado a prepararvi il posto [Gv 14,2], ecco, secondo il volere del Padre.
Suore che sono così elevate nello spirito che, sentendo parlar di vocazione, non si fanno premura e preoccupazione dell’Istituto, ma cercano di conoscere la persona, le qualità che ha, e quindi per quale via è fatta, per quale via è fatta. E poi bisogna corregger tante volte questi desideri che hanno le aspiranti, perché sono desideri che tante volte non corrispondono ai desideri di Dio e sono invece tendenze troppo
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umane, troppo umane. E allora avviene che quelle suore che hanno poca capacità ad essere vocazioniste, vedono solamente il loro Istituto e, quindi, comunque siano le aspiranti o quella giovane che incontrano… solo per loro! E queste poi stan male: loro nell’Istituto… e sta male l’Istituto perché non son fatte. È come se il tavolo del salone venisse messo in cucina, o viceversa. No… il Signore è lui il padrone delle anime, non noi! È il Padre celeste il quale ha fatto le anime per quel determinato fine e per quel determinato lavoro, sì, e bisogna interpretare il volere del Padre celeste. Non abbiamo da portare egoismi, né idee nostre proprie, e qualche volta neppure le nostre fantasie, [che] possono esserci.
Quindi profondamente conoscere le figliole per indirizzarle nella loro strada; e quindi, percorrendo la loro strada, arriveranno al loro posto in paradiso. Perché, se una deve venire alla casa degli Esercizi, e dal Piemonte prendesse la strada che va al Veneto, che va a Venezia… Venezia è una bella città, ma quando ti trovi là non sei alla casa degli Esercizi! Cosa farai per le strade? Starai a guardare i palazzi? o le gondole che trasportano i viaggiatori in quelle vie che sono nel mare in sostanza? l’acqua?

Oh! Vi sono però tre divisioni che riguardano le vocazioni… tre divisioni larghe, neh? Ma poi, dopo, ogni divisione ha delle suddivisioni.
Supponiamo le opere di carità. Per me, il mio cuore è per gli infelici. E allora ci possono essere gli infelici: gli infelici che venivano massacrati sul fronte di guerra tra la Francia e la Germania e altre guerre, ed è venuta fuori l’Opera che sapete, che sono quarantamila, più di quarantamila; ma san Vincenzo4 nello stesso tempo guardava i molti orfani: e
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quindi ci sono le suore per gli orfani; per i vecchi ci sono le suore per i vecchi. E ci sono le suore che fanno i servizi per la formazione del clero, sacerdoti, quindi ai seminari; poi le missioni, eccetera… Le suore le quali sono destinate ad opere caritative trovano poi tante, tante vie: è la grande strada, ma poi a destra e a sinistra ci sono altre piccole strade, e quindi la divisione.
Perciò ci sono le tre grandi vie, le quali vanno suddivise in tante piccole stradette. Le vie sono: la contemplativa, l’attiva e la mista.
La via contemplativa si dedica alla preghiera ed alla penitenza. Oh! Preghiera: quindi c’è abbondanza di liturgia, ma quanto alle preghiere, sono la Messa, la Comunione, la meditazione e l’Ufficio Divino. Poi la giornata, in generale, è impiegata in piccoli lavori di casa: o ricami, o preparare i paramenti, oppure molte volte prendono lavori qua e là, per guadagnarsi la vita. E qui domina il silenzio, in generale. Ci vuole però una tendenza particolare, e non è frequentissima. Difatti la proporzione è così: in Italia ci sono centocinquantamila suore, di cui centotrentacinquemila sono nella vita mista o attiva e circa ventimila nella vita contemplativa. Ci vogliono delle attitudini particolari, però; e, in generale, ci sono dei caratteri, hanno qualche carattere proprio per cui vi sono i segni di vocazione; e, se si deve trattare di questo, bisogna che si dica quello che è negativo per quella vocazione e quello che, invece, è positivo: ci sono dei caratteri che son negativi e ci son dei caratteri che sono positivi. Però, in generale, bisogna poi dirlo questo a persona per persona, affinché non si creino le difficoltà subito all’inizio.
In secondo luogo ci sono quelli che si dedicano alla vita attiva. Alla vita attiva: sì, fanno la loro parte di pietà, tuttavia non hanno in generale quei mezzi spirituali che occorrono; ma d’altra parte, [a] questi che tendono così, ogni tanto la Chiesa, Santa Sede, fa dei richiami; occorre che ci sia molta preghiera. Molte volte sono semplicemente secolari che fanno la loro vita di attività, e singolarmente; ora poi sovente si confondono con le attività laiche… le attività laiche: su
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questo punto, il Concilio Ecumenico Vaticano II darà degli insegnamenti per orientare queste attività5.
Oh! Poi vi è la vita mista. La vita mista rappresenta più direttamente Gesù Maestro, Gesù Cristo, perché Gesù ha praticato la vita contemplativa e la vita attiva, quindi associando la parte spirituale alla parte di attività. Parlando della vita contemplativa, nella Enciclica del Papa Pio XII, molto si è insistito che tutte le suore lavorino o che non contemplino solo, ma che occupino le giornate e le ore in lavoro pure. E in quell’Enciclica quattro volte ripete: Che lavorino! Che lavorino… che lavorino. Anche perché si guadagnano il pane, altrimenti ne viene una mezza oziosità, sovente6. Oh! Quando vi è la vita mista? – e che quindi significa che su sei suore, cinque sono a vita mista –. Quando c’è la pietà, la pietà abbondante, e – diciamo così – pietà che quasi e tante volte è uguale, qualche volta anche superiore, alle pratiche di pietà di vita contemplativa: quindi, la molta preghiera e cioè le orazioni mattina e sera; ci sono le meditazioni, la Messa, la Comunione, le funzioni solenni e poi, in luogo del breviario che hanno in generale le suore di vita contemplativa, vi è l’ora di adorazione o altre pratiche di pietà – quindi nell’ora di adorazione è compreso anche il rosario –. Quando vi è una vita spirituale molto viva, quando c’è l’amore molto vivo a Gesù, allora dopo aver parlato molto con Gesù, si cercano i [suoi] desideri. E qual è il desiderio: Cosa vuoi, Gesù?. E Gesù indica: Salvate le anime. Quindi la vita attiva, cioè vita apostolica, la vita apostolica. Si tratta di unire le due vite: contemplativa e attiva. La contemplativa, la quale alimenta di più l’amore a Dio, l’amore diretto a Dio; e la vita attiva considera di più i bisogni degli uomini, delle anime; e la vita mista unisce le
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due parti, cioè contemplativa e attiva. Allora diviene la vita mista e che si può chiamare apostolica.
Ora, per quel che si vede, si capisce subito il paragone tra il numero delle suore di vita contemplativa rispetto al numero delle suore di vita mista, cioè quelle suore che hanno la parte di contemplazione e dopo la parte di apostolato: perché ci sono i due comandamenti, ecco. È vero che nella vita contemplativa vi è l’apostolato della preghiera, della sofferenza e della vita interiore, vi è questo nella vita contemplativa; si aggiunge poi l’apostolato esterno. Quindi, nella vita attiva si uniscono le due, i due impegni: dopo aver pregato per sé e per gli altri, ecco vanno a lucrare… lavorare, lavorare in tanti uffici. E supponiamo: le suore degli Stati Uniti, che ho conosciuto di più fuori d’Italia, hanno due uffici in generale, e cioè la scuola e l’ospedale: quando parlano di farsi suora, o l’uno ufficio o l’altro. Oh, o fare scuola – e quindi le scuole specialmente elementari, e poi anche le scuole medie –, oppure sono orientate verso l’ospedale. E si può dire che in tutti gli ospedali, o dei cattolici o dei protestanti, la maggior parte del personale è scelto fra le suore. Sì, perché fanno bene e d’altra parte, queste suore, oltre che fare il servizio caritativo, fanno anche il servizio di apostolato cercando di preparare a sopportare con pazienza, gli infermi; e quelli che sono invece talmente gravi, perché possano ricevere i sacramenti e si preparino ai sacramenti, quindi. Ora, invece, in Italia c’è più varietà di questi uffici nella vita mista; in modo particolare se riguardano le missioni, poi se riguardano nello stesso tempo le opere caritative, poi le opere di zelo varie… e voi conoscete come sono le Suore di San Paolo, più o meno conoscete.
Oh, adesso avete qualcosa da chiedere?7
Osservare dunque i due comandamenti: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, eccetera…, e poi il prossimo tuo come te stesso [cf Mt 22,37–39; Mc 12,30–31; Lc 10,27]. Ma qual è il motivo formale, la condizione essenziale perché si riscontri in una figliola la vera vocazione? L’amore a Dio, la carità.
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Cos’è la vita religiosa? È la carità più perfetta che non nella vita cristiana, ed è amare più il prossimo perché si vuole spendere per il prossimo quello che si ha di forze. Ma c’è la povertà, la castità, l’obbedienza. Questi non sono la carità, ancora. No: sono i mezzi per amar di più Dio e amar di più il prossimo. E si crede che la santità stia nella povertà o nella castità o nell’obbedienza: no, sono mezzi… come ce ne son degli altri mezzi per la santificazione: può esser l’esame di coscienza ad esempio, può essere il servizio liturgico. Ma quello che indica l’amore, che cos’è? Non sono questi segni esterni, sono quello che c’è nell’anima quando si cerca Dio e la sua gloria e si cerca di portare a Dio delle anime: quella è la vocazione, in primo luogo; poi, prendere una via o un’altra, ho già detto… si dividono poi queste vie in altre piccole vie, sì. Vi sono le persone che sono devote della povertà; altre che fanno consistere la castità nel non sposarsi; e come vi sono le persone le quali l’obbedienza la fanno a se stessi – cioè, fan come vogliono! –, mentre che il punto di partenza della vita religiosa è l’obbedienza… è l’obbedienza.
Adesso non posso continuare perché è passato il tempo, ma bisogna però ritenere che, quando si entra nella vita religiosa, [si] è come un bambino che va a scuola [in] prima elementare: quindi non sa niente, propriamente, delle scelte della vita religiosa, generalmente… novantacinque, novantasei [persone] su cento. Non si capisce la vita religiosa. Perciò bisogna mettersi lì con tutta umiltà, prendere giorno per giorno ciò che viene detto, ciò che viene insegnato… e la meditazione è sopra le Costituzioni, le quali però non si possono capire subito e se ne dice qualche cosa, poco per volta; poco per volta, perché è come dare a un ragazzo [di] arrivare alla divisione, alla moltiplicazione e alla geometria più alta: uno si perde… E si parte da che cosa? Dalla riga, dalla linea o dal punto… si parte lì. Così è la vita. E come si entra nell’Istituto sapendo ancora nulla della vita religiosa propriamente, dell’intimo della vita religiosa… saper che conosci quelle suore che son vestite così, perché hanno quel pezzo di bianco o hanno quel pezzo di rosso, e quasi che quel lì attira, non si
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capisce, allora! Poi, tante volte si crede di piacere8 una vita e un’altra, e qualche volta viene anche che chi consiglia non è sempre… è interessato; ma bisogna entrare nell’umiltà e fede in quello che viene insegnato… quello che viene insegnato. Diversamente, si sarà sempre mezze suore o non suore, e sono sempre un po’ a disagio e creano il disagio anche nella comunità stessa.
E perché non avete interrogato niente?9
Aspiranti che partono dall’alto come se dovessero insegnare alle piccole: prendete il canestrino dell’asilo… e andare all’asilo, entrando in Istituto. Sì, è la vittoria sull’egoismo, perché [si] stabilisca l’amore vero di Dio! L’egoismo che impedisce: e allora se c’è l’io, non c’è Dio. Ma se si va per Dio, perché si va per amore di Dio, allora c’è la morte dell’egoismo e vive Dio nell’anima, ed è sempre, la suora, sempre felice: è felice a misura che ama il Signore.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 152/63 (Nastro archivio 139b. Cassetta 139bis, lati 1/2. File audio AP 139b). Titolo Cassetta: “Vocazione e volontà di Dio”.

2 Con questa espressione, sta rispondendo alla risata dell’assemblea.

3 Cf DANTE ALIGHIERI, Divina Commedia, Paradiso, canto VIII, 139–147. Nel terzo cielo Dante incontra l’amico Carlo Martello che gli spiega il senso delle diverse inclinazioni umane volute dalla Provvidenza. Per una più semplice comprensione del testo, riportiamo la parafrasi degli ultimi versi del canto: “Sempre la natura, se incontra una sorte a lei avversa, come ad esempio quando un seme viene piantato in un terreno non adatto, non dà buoni frutti. / E se il mondo laggiù tenesse bene a mente l’attitudine che la natura imprime in ciascun uomo, e la rispettasse anche, ci sarebbero solo persone di valore. / Ma voi uomini, ad esempio, costringete uno a prendere i voti anche se è nato per essere un soldato, e fate re uno che è invece nato per fare il predicatore; sono pertanto i vostri passi a portarvi fuori strada”.

4 San Vincenzo de’ Paoli (1581–1660), iniziatore delle “Compagnie di carità” e dei “Preti della Missione”, si prodigò per soccorrere i bisogni dei poveri che, soprattutto a causa della guerra dei Trent’anni (1618–1648), produsse in Francia e in Europa una povertà immane e creò molti orfani. Insieme a Luisa de Marillac fondò anche le Figlie della Carità. Alla sua Opera si sono ispirate in seguito molte altre fondazioni dedite alla carità.

5 Cf CONCILIO VATICANO II, Decreto sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae Caritatis, 10–11. Inoltre, il Concilio emanerà anche il Decreto sull’apostolato dei laici, Apostolicam Actuositatem.

6 Cf PIO XII, Costituzione Apostolica Sponsa Christi [AAS 48(1951), pp. 5–24], 21 novembre 1950, in Enchiridion della Vita Consacrata, Bologna 2001. Vedi AP 1958/2, p. 39, nota 10.

7 Dopo circa 15 secondi di silenzio, il PM riprende a parlare.

8 Parola incerta.

9 Si sente qualche sottofondo bisbigliato. Il PM riprende a parlare quasi subito.