Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. LA SINGOLARE CHIAMATA ALL’AMORE DI DIO
Condizioni per la libera scelta della vocazione
Esercizi Spirituali, 3° giorno (2a), Ariccia (Casa Divin Maestro), 3 agosto 19631


La vocazione è una singolare chiamata all’amore di Dio, e cioè amare il Signore senza intermezzi di persone. Quindi, cercare Dio, la sua gloria, cercare Gesù che è l’esempio e il dottore della vita religiosa. Perché? La vita religiosa ha dei principi teologali: perciò, amerai il Signore Dio tuo con tutto l’essere [cf Lc 10,27] e, per aiuto, per amare il Signore, non amare le cose della terra – supponiamo gli abiti speciali, l’ambizione – ma amare Gesù, la sua bellezza, la sua santità; non amare altre persone ma Gesù intieramente, Dio; e amare Dio sopra la nostra volontà, sopra la nostra volontà. Quindi, è la consecrazione di tutte le nostre facoltà a Dio: questa è la vocazione in generale. Oh! Per tutti gli Istituti Religiosi, per tutti gli stati di perfezione, questa è la condizione essenziale.
Quando [si] può cercare un Istituto o un altro? Dipende da varie cose. E ci possono esser gli Istituti che sono ordinati all’insegnamento: e quindi [le persone] devono avere certe inclinazioni agli studi e a insegnare. Ci sono tante suore che hanno collegi: in Italia mi pare che sono centoventimila le signorine che sono in pensione, in collegi di suore, dove per lo più le suore stesse fanno scuola oppure portano le loro collegiali alle scuole. Altre [persone] hanno un cuore più affettuoso e hanno tanta compassione delle miserie umane:
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quindi tutte nelle opere caritative. Perciò la vocazione fondamentale è l’amore a Dio. La chiamata a un Istituto, a un altro, dipende dall’interno: quando c’è intelligenza del povero, ad esempio, dell’infelice, quando c’è l’intelligenza della giovane o del giovane; quando c’è l’intelligenza degli infelici che non hanno ancora conosciuto il Vangelo, quindi le missioni, eccetera… questo dipende dall’interno.

Ora, che cosa avviene? Avviene che vi sono due specie di pretese.
E la prima pretesa è che i genitori [vogliono che] facciano le figlie la loro volontà; e quindi si oppongono alla vita religiosa, tante volte, si oppongono alla vita religiosa e vorrebbero che la loro figlia prendesse la strada che loro hanno preso. E allora quella figliola risponderà: E tu hai pensato come hai voluto tu? Faccio anch’io come voglio io, quanto all’avvenire. Ora, noi siamo di Dio! Non ci entrano i genitori. I genitori ci hanno messo al mondo ma devono servirci, non comandarci, in quello che riguarda l’avvenire. Obbedire, sì, in quello che riguarda la vita di famiglia, perché la famiglia è una società e la società deve essere ordinata e, cioè, devono essere i figli obbedienti nelle cose di casa, come Gesù «erat subditus illis» [Lc 2,51], era soggetto a Maria ed a Giuseppe. Ma quando si trattò di stare a Gerusalemme a dodici anni e [Gesù] non ha seguito Maria e Giuseppe… perché? «In his quae Patris mei sunt, oportet me esse» [Lc 2,49], ma in quello che riguarda me – e cioè il mio dovere di Figlio di Dio, voleva dire –, i miei interessi sono quelli di Dio Padre. Così [questo] riguarda la libertà della scelta dello stato, riguardo a parenti, a genitori, ai fratelli e tutti quelli che possono lusingare e vorrebbero… Ora, non oltrepassino i diritti di genitori né oltrepassino i diritti delle sorelle più grandi o dei fratelli più grandi… no: in quanto a una vita o un’altra, Dio solo dispone di noi, perché apparteniamo al Padre celeste, al Padre celeste.
Oh! Poi lì vi è un secondo abuso, alle volte. Tuttavia è meglio distinguere: Aspetta più tardi… aspetta ancora un anno. Eh! Può essere uno, può essere l’altro che insiste. Ma
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in quello, quando la scelta è decisa, fatta, la scelta è fatta, allora bisogna che sia [attuata]. E ma… quella figliola mi serve nell’Azione Cattolica. Ecco: deve seguir Dio adesso, deve seguir Dio! Perché poi si ritarda, e quando si arriva a ventitré, ventiquattro, venticinque, ventisei anni la difficoltà della vita religiosa aumenta, perché adattarsi da giovane è facile ma quando si va più avanti è più difficile… e perciò nelle Costituzioni degli Istituti, generalmente, si mette un limite di età. Piace a un confessore che quella persona si faccia missionaria perché quel confessore è un missionario; oppure perché piace che ci sia la vita attiva, supponiamo: Tu devi farti giornalista, perché il confessore è uno scrittore di giornali; oppure perché [sempre il confessore] ha una tendenza verso la vita claustrale oppure la vita eucaristica. Ora, il sacerdote deve conoscere l’anima e sentire! In Confessione noi siamo passivi riguardo alla vocazione, e cioè studiamo se c’è o non c’è e se ci sono le inclinazioni per questo o per quello: siamo passivi. Chi è attivo? Dio. E per mezzo di chi sentiamo? Sentiamo la persona che si vuole consigliare. Però c’è sempre questo: che chi la deve consigliare, deve studiare le inclinazioni della persona; secondo poi – oltre che studiare le inclinazioni della persona –, deve ancora spiegare i vari Istituti, le varie vocazioni che nella Chiesa ci sono.

In questi giorni ho passato… e finito l’ho stamattina, di leggere le cose che si diranno al Concilio Ecumenico per riguardo alle vocazioni allo stato religioso. Oh! Si esalta lo stato religioso – e questo si sa2, questo è già previsto –, si esalta lo stato religioso perché lo stato religioso abbellisce la Chiesa, abbellisce la Chiesa di anime che si consacrano e amano solo Dio, si abbellisce la Sposa di Cristo che è la Chiesa3. Sì, questo: chiaro. Però occorre che ci sia quella libera scelta. Ogni
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Istituto, quando si tratta di una giovane che aspira alla vita religiosa, deve mettere davanti: il fine che ha l’Istituto, i mezzi che adopera, la vita che si conduce, le attività che ci sono. Spiegare le varie forme di Istituti; e ogni Istituto spieghi a chi cerca l’Istituto per la scelta: sì, perché possa scegliere bene e con ragione. E quindi sempre occorre che ogni Istituto spieghi la sua finalità, i suoi mezzi, le difficoltà… e i premi e i meriti che ci sono. Poi la figliola deve pregare e scegliere… e scegliere. Oh! Quindi ogni Istituto si presenti… e però che non ci sia la testa piccola di veder solo il proprio Istituto! Se la Chiesa ne ha approvate tante [di Congregazioni], vuol dire che la Chiesa intende di mettere davanti a tutta la gioventù… ecco, le ricchezze che ha la Chiesa, le vie che la Chiesa vi mette davanti: scegliete.
Tuttavia vi è anche un’altra cosa da considerare, perché la giovane può illudersi. Ma se non ha capacità di studi, perché vorrebbe così?, Se ha poca salute, perché si condanna ad una vita di immolazione o di penitenze così strette, che dopo non può sopportare e diviene un peso per sé e un peso per l’Istituto?. Porto questo esempio per dire che ci vuole anche il consiglio. Il consiglio che sia interessato [al bene della persona], e cioè: Ci sono tutti questi Istituti, ma misura le tue forze a quello che nell’Istituto è preparato. È certo che se si deve andare nelle missioni, generalmente occorre4 una buona salute, perché ci sono molti disagi; e poi ci vuole molta pazienza, e bisogna abbassarsi ad una vita alle volte tanto sacrificata e non sempre si hanno le cose necessarie per la salute stessa, sì. Eh!, non parliamo dei lebbrosi adesso… i lebbrosi anche oggi sono centinaia di migliaia ancora. Non sempre le stesse persone possono sostenere…

Oh! Allora, a che età entrare in un Istituto? Quanto all’età, né troppo giovani né troppo avanti: una via di mezzo generalmente… generalmente. Figlioline che sono state sempre chiuse e che non hanno conosciuto mai del mondo, molte
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volte non sono preparate, e cioè bisogna che sappiano che cosa lasciano, come è il mondo, perché lo lasciano, in generale. Quindi, si dice per lo più che non troppo presto entrino negli Istituti. Ma non troppo tardi! Perché a una certa età la persona prende le sue pieghe, diciamo così, le sue abitudini; e da una parte può essere che debba far violenza a se stessa per poter adattarsi, e dall’altra parte, oltre che far violenza, qualche volta non riesce più… e quindi c’è poi un disagio per la persona e c’è un disagio per l’Istituto. Oh! Questo riguardo all’età.

E se anche qualche volta si sente un consiglio e non ci soddisfa affatto, [ci si] può rivolgere a un’altra persona ancora, a persona che sia capace a consigliare: e cioè persona che è istruita, sa, conosce. Come si fa a dire: Entra nel tale Istituto, supponiamo dai Trappisti? E se uno non conosce, non può dire: Puoi entrare o non puoi entrare. Bisogna che si conosca, e quindi che uno sappia che cosa può consigliare.
Secondo luogo: persona la quale sia disinteressata. È difficile che siano disinteressati certi consiglieri. Nel libro della Teologia della perfezione si dice: I più cattivi consiglieri sono i genitori in fatto di vocazione5.
Poi, terzo luogo: bisogna che chi consiglia sia uomo illuminato da Dio, sia uomo di pietà, sia anche uomo di esperienza già. Quindi, che sia uomo di pietà: che prega. E uomo paziente per sentire: È un dubbio vero? Ho vocazione o non vocazione?. Il dubbio vero con delle ragioni fondate, non solamente delle preoccupazioni superficiali… ma quando ci sono dubbi veri, forti e che sono ragionevoli, cioè ci sono delle ragioni per dubitare, è meglio non fare il passo che fare il passo. Perché? Perché chi sempre dubita, è segno che ha già un carattere non fermo, non fermo: e perciò sempre desidèri non soddisfatti, e si cerca ancora sempre qualche cosa che
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sembra migliore… e allora, che cos’è infine? Avviene che il bene che si desidera non si fa… non si fa; e il bene che invece si doveva fare, neppure non si fa… e allora si vive con poco merito. Nella vita bisogna mettere poi l’affezione a quello che si è scelto: l’affezione. Eh, ma adesso… ora… dopo… professione: anno, due, tre…. Sant’Agostino dice: Basta, ora; e lo dice anche la Chiesa: Basta! Se tu hai abbracciato questa via, scelto questa via, se sei stata ammessa alla professione, allora hai certamente vocazione. Non dubitar più, cammina lì!. Perché «si non es vocatus, fac ut voceris»6, se non sei chiamata, fa’ di esser chiamata! Cioè dire: Signore, sono qui. Adesso dammi le grazie!. E il Signore le dà… e il Signore le dà! Dà le grazie che sono necessarie.

Adesso dovremmo parlare di altre cose. In sostanza, ci vuole umiltà e fede – questo ho già accennato –.
Ma per seguire una vocazione bisogna poi istruirsi e pregare… istruirsi e pregare. Ogni Istituto deve avere un fine, cioè un’occupazione; ora la Chiesa, in generale, promuove gli Istituti che hanno un fine determinato, non come persone – supponiamo, suore – che si applicano un po’ a tutto: possono avere collegi, possono aver studi, possono aver ospedali, possono aver asili, possono avere missioni… ma il fine determinato è che quell’Istituto persevera, e vivano le suore in quella missione per quel che sono entrate: se sono entrate per le missioni, […] non potranno fare, supponiamo, le Figlie di San Paolo… e viceversa. Quindi ci vuole sempre questo: che ogni Istituto abbia un fine determinato. Quindi se si entra, si entra per questo: perché si sente l’inclinazione, perché si sente la voce di Dio, perché si è consigliato così; allora occorre che si perseveri. Ma per rendersi capaci al proprio ufficio, alla missione dell’Istituto, ci vuole poi istruzione, sì! Specializzarsi, supponiamo, negli studi: specializzarsi in medicina, se hanno da fare con gli ammalati; specializzarsi, supponiamo, nel lavoro di pastorale, per studiar pastorale… nello
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studio per l’ufficio vocazionario. È tutto uno studio, profondo: conoscere la vocazione, conoscere i mezzi per scoprire le vocazioni, e come lavorare e aiutare. È tutta una scienza! È difficile! Quindi ci vogliono studi appropriati. Se è un medico… e va all’università a studiar medicina, fa bene perché vuole essere medico! Ma non la studierà mica aritmetica… studierà medicina, altrimenti fa morire i malati!… non sa trattarli. E quindi ci sono specializzazioni… così ci sono specializzazioni riguardo a quello che è l’apostolato delle Figlie di San Paolo, delle Suore Pie Discepole, delle Suore Pastorelle e delle Suore Apostoline. Ci sono […]. Occorre studiare per diventare capaci e responsabili di quello che uno fa. Ohh! Vedete che è un’altissima vocazione, ma bisogna prepararsi con tanta santità e anche tanta istruzione e cultura. Scegliere. Sono andato l’altro giorno in un ufficio di avvocato: tutto attorno alla sala di attesa, tutti libri di legge. Avvocato: leggi. E così ogni Istituto deve portare quell’istruzione e dare quell’istruzione che è necessaria secondo il fine dell’Istituto stesso.
E adesso, tempo della Visita: parlarne con Gesù.

Agimus tibi gratias, omnipotens Deus,
pro universis beneficiis tuis,
qui vivis et regnas in saecula saeculorum…


Sancte Paule Apostole…

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 154/63 (Nastro archivio 140b. Cassetta 140, lato 2. File audio AP 140b). Titolo Cassetta: “Vocazione religiosa: amore perfetto”.

2 Potrebbe anche aver detto: “E questo c’è già”.

3 Potrebbe trattarsi del futuro Decreto sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae Caritatis, oppure di quello che sarà il capitolo VI della Costituzione dogmatica Lumen Gentium. Entrambi i documenti ebbero un’elaborazione molto laboriosa.

4 Il PM dice: vi ha.

5 Cf ANTONIO ROYO MARÍN, Teologia della perfezione cristiana, Cinisello Balsamo 200311, pp. 975–1009. Cf anche ADOLFO TANQUEREY, Compendio di teologia…, op. cit., nn. 593–594, sull’obbedienza ai genitori rispetto alla scelta della vocazione.

6 Cf AP 1962, p. 221.