Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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21. I PROPOSITI, PER ESSERE COMPLETI, DEVONO INVESTIRE TUTTA LA PERSONA: mente, volontà, cuore
Esercizi Spirituali, 4° giorno, Ariccia (Casa Divin Maestro), 4 agosto 19631


Un vero proposito deve essere completo. In noi abbiamo tre facoltà: la mente, cioè l’intelligenza, la volontà nostra, e il sentimento, cioè il cuore. Ora, per andare avanti, bisogna che andiamo avanti con tutte e tre le facoltà, per essere di Dio, totalmente di Dio: e cioè, tanto la nostra mente, come la nostra volontà, come il cuore. Sì. Facciamo un proposito. Bisogna farne tre?. No, uno spiegato, uno applicato a tre…con tre applicazioni, meglio dire.
Supponiamo che una voglia fare il proposito: carità verso il prossimo; e per lo più si interessa a [un] tratterò bene quelle persone: e questo è una parte. Ma il proposito, se è la carità verso il prossimo, deve essere: pensare in bene, e riguarda questo la mente; poi, volere il bene, trattando bene, parlando in bene; e poi, amando sinceramente il prossimo, e cercando il bene per il prossimo, e pregando per il prossimo. Quindi la carità, per esser piena, deve essere in tutte le nostre tre facoltà: la mente, la volontà e il cuore.
Si applicano le tre virtù teologali. La mente: carità verso il prossimo, applicandola così; la volontà: la speranza è la volontà, cioè il trattar bene e il parlar bene… le cose esterne in sostanza; e terzo, il cuore: amare sinceramente, desiderare il bene, procurarlo il bene quando si può, e pregando sempre
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per il bene di tutte le persone che noi amiamo, il prossimo. Ecco, allora il proposito è veramente completo: Amerai il prossimo tuo come te stesso [Mt 22,39; Mc 12,31]. In primo luogo nel pensare il bene: quindi l’esame va sui pensieri in primo luogo – poi quando si farà l’esame – e cioè: Io penso in bene, interpreto in bene le cose degli altri? oppure ho dei sospetti, dei giudizi interni contro il prossimo? Oh!, oppure nel mio intimo c’è tutto egoismo: per me tutto, per gli altri niente?. Riflettere [su] questo. Quindi, pensare in bene. Ma quella persona è antipatica… È immagine di Dio, tuttavia!. Tutto il bene che fai o tutto il male che fai a quella persona, si fa a Dio, perché ognuno è fatto ad immagine e somiglianza di Dio! Proprio a immagine! Immagine viva [di Dio] è la persona che noi conosciamo, la persona del prossimo. E molte volte si è inclinati più a pensare il male, a sospettare il male che non [ad] aver quella considerazione, tanto più poi se le persone sono persone virtuose, se sono le persone care di famiglia, se sono le persone verso cui abbiamo dei doveri. Si pensa in bene? Sì, ci sono quindi pensieri buoni o pensieri non buoni riguardo al prossimo! E pensando anche che sono l’immagine di Gesù, e tutto quel che tu fai al prossimo, alla tua sorella, alla tua amica, eccetera… tutto quel che fai a queste persone, se c’è il bene, [per] Gesù è fatto come a sé, Gesù lo tiene come fatto a sé; e invece quello che facessimo di male a Gesù, è contro Gesù quel che facciamo di male, perché la persona è immagine di Dio! Quindi, il gran merito di pensare il bene: preoccuparsi prima dei pensieri!
Secondo punto del proposito è ancora la carità, ma la carità della volontà, carità nella volontà. Cosa vorrebbe dire? Per spiegarlo, bisogna dire – si capisce subito –: vi sono sette opere di misericordia spirituale, vi sono sette opere di misericordia corporale… ecco la carità, ecco la carità. San Paolo dice: Chi ha carità non pensa mai il male, e poi aggiunge: Chi ha vera carità non parla in male, e fa del bene e sopporta anche i difetti degli altri in pazienza [cf Rm 12,9–19]. Ora, le sette opere di misericordia spirituali: se dai un buon consiglio, se fai il catechismo, se porti qualche parola buona in conversazione,
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qualche parola buona che serva di edificazione, se dai il buon esempio… e nel fare le sette opere di misericordia corporale: c’è un servizio da fare… Alcune [persone] sono piene di egoismo: non san neppure passare il posto di maggior onore alle [altre] persone, perché c’è l’egoismo, sono piene di sé, sono piene di sé e vedono solo sé, e vorrebbero che tutti gli altri le amassero, che tutti gli altri le rispettassero; e magari loro non rispettano e tante volte fanno mormorazioni e critiche, giudizi temerari magari anche espressi ad altri… riportare il male che han visto o inventarlo. Ecco il secondo punto di esame, e il secondo punto e proposito: carità della volontà.
E poi c’è ancora la carità che è nel cuore, nell’intimo: E amo il mio prossimo come me stesso, si dice [nel]l’Atto di carità. L’Atto di carità in primo luogo si rivolge a Dio: Dio che è sommo bene, eterna felicità; ma poi amore al prossimo: come se stesso. Ecco, amare il bene degli altri: rallegrarsi che hanno dei doni di Dio, sanno fare molte cose buone, hanno buona salute… rallegrarsi del bene che hanno gli altri più ancora che del nostro. Ma se noi vogliamo2 solo il nostro bene, è certo, è egoismo; ma se vogliamo anche il bene degli altri è già carità; e se lo vogliamo tanto il bene degli altri, è una carità più grande. Gesù fino a che punto ci ha amato? Pagando i nostri peccati con i suoi dolori. E chi fa l’apostolato, è tutta vita di carità. Entrando in un Istituto dove la vita di preghiera e di attività e di parole è apostolato, comunque sia quest’apostolato, lì è tutta vita di carità. Persone che cercano un Istituto dove si esercita la carità, ecco vivranno in carità verso il prossimo tutta la vita.
E secondo: si prega per gli altri? Si desidera [il bene] o a volte invece c’è l’invidia? E sembra che il bene e le lodi che hanno gli altri, quasi ci feriscono a noi: è sempre l’ambizione di essere considerati i primi! Anche interiormente magari desiderar del male, e rallegrarsi del male che hanno avuto certe persone… Il cuore, allora, quel che c’è dentro, e la rabbia contro l’uno dell’altro, così l’ira, e sfogandosi… non solo quindi
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l’invidia, ma alle volte poi, oltre a questo, si va più avanti, si va più avanti, e fino qualche volta a dare dei cattivi consigli, mettere in cattiva mostra la gente, quella persona, quell’altra. Ma… ha commesso veramente quel fallo!. E saresti tu contenta che gli altri raccontino i tuoi falli?
Domando adesso: il proposito è sempre sulla carità. Su quanti punti, però, l’applicazione? La mente, la volontà, il cuore.
Quando non c’è la mente, non riusciamo a pensare in bene degli altri: allora, quando non c’è la carità nella mente e non si pensa il bene degli altri, si farà anche male e non si sarà disposti a far del bene! E dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati… chiedo a tutte, quel che specialmente è nella comunità o nella famiglia dove si vive: come è il comportamento? Ecco. La vita di buon esempio, la vita edificante, è una predica continua, quella!
Però adesso avete già inteso: il proposito per essere pieno, vero, se porta alla vera… alla santità, alla migliore vita, indovinata3, ha tre punti. Carità in capo, poi la mente: là son tante applicazioni; poi un po’ più in giù c’è la volontà, con qualche applicazione; e poi il cuore, con qualche applicazione. Ecco, se questo noi lo scriviamo, è più facile che lo ricordiamo, è più facile che lo ricordiamo, sì. Vi sono persone che sono molto premurose della santificazione propria e del miglioramento della vita, e allora portano il taccuino, fanno l’esame di coscienza e qualche volta arrivano anche a fare l’esame di coscienza scritto: supponiamo, quante vittorie han fatto, quante sconfitte invece c’è stato […], quindi c’è stato di male, e allora a fin del mese si sa: ho progredito un po’ oppure sono andato indietro? E alla fine dell’anno, quando si fanno di nuovo gli Esercizi, si fa il confronto: è stato utile che il Signore mi abbia dato un altro anno di vita? È stato utile alla vostra gloria, o Signore, ed è stato utile alla mia santificazione? Ecco qui l’esame.
Adesso ho fatto l’esempio della carità. Ma vi sono persone che fanno il proposito sulla fede: quindi i pensieri interiori
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ed il regolamento del cuore e della volontà; altri avranno il proposito, supponiamo, che riguarda l’umiltà; e qualche altra persona avrà il proposito che riguarda l’obbedienza, eccetera… ma sempre divisi in tre punti. L’obbedienza di mente: pensare al contrario: mi sottometto per forza per non essere giudicato, ma interiormente penso che era sbagliato e che questo non mi piace, eccetera. E poi c’è la volontà: se ci sottomettiamo al lavoro ora; e poi, sì, se il fare, se lo facciamo per obbedire a Dio, nel cuore, non per evitare sgridate soltanto ma proprio per Dio, per guadagnare un merito, per imitare Gesù. Là nel bosco, al momento in cui arrivate al primo mistero doloroso, c’è: Padre, non la mia ma la tua volontà sia fatta [cf Lc 22,42]. Dentro, intimo, il cuore acconsente, il proprio cuore… e lo fa dove Gesù [stesso] lo fa… per aumentare i propri meriti, per la gloria di Dio.
Quindi, i propositi, per essere completi bisogna che comprendano tutta la persona. Non possiamo noi andare4 avanti soltanto con un piede, dobbiamo andare avanti con tutti e due. Ora andare avanti nella santità ha tre punti: avanti nel miglioramento della mente; secondo, il miglioramento della volontà; e terzo, va il miglioramento del cuore… ma sempre su un punto. Vi sono persone che si caricano di tanti propositi, ma ci sarà sempre un proposito principale; poi, molti insieme è difficile farli, eccetto che un’anima sia già molto raccolta in Dio, e allora è sempre illuminata sia nel pensare sia nel parlare sia nel fare sia nel comportamento, sì. Oh! E le mire sempre più alte, cioè la gloria di Dio. Potrebbe essere una maschera di virtù mostrarsi buoni all’esterno soltanto, ma non nell’interno. Oppure, mostrarsi buoni con chi è buono e invece con chi non vive bene, magari imitare.
E allora, adesso, nello studiare i vostri propositi, sì, non cose vaghe, incerte… concrete invece, pratiche le cose! Pratiche… Allora, a poco a poco si va avanti bene, e un anno si acquista una virtù, un altro anno se ne acquista un’altra. Alle volte può essere che tu abbia bisogno di migliorare la
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preghiera: allora ci vuole la stima della preghiera nella mente; e ci vuole, invece, le pratiche di pietà, pratiche: quindi la volontà; e poi c’è il sentimento della preghiera: come si prega, con quale raccoglimento, con quale amore a Gesù.
Oh, così vi troverete molto contente. Non pensieri vaghi, incerti… si creano mille problemi: quelli non soddisfano più nell’anima! Sempre a fantasticare5, sempre vedere così, così […]. È come tutto quel che impedisce santità, perché è un terribile inganno di satana, è un terribile inganno di satana. Persone che hanno sempre nuovi problemi e hanno sempre fantasie nuove e così, vivono confusi6, si fan mai santi. Troppi anni… eppure han buona volontà. Ah, non facevano così i santi! Quel gran libro che ha scritto il padre Dagnino7: sempre gli argomenti della Scrittura, quel che dice il Signore, e poi gli insegnamenti della Chiesa, e poi i Dottori principali della spiritualità, san Tommaso, san Francesco di Sales, san Giovanni della Croce, santa Teresa d’Avila… e sì, i Dottori della spiritualità. Siccome però il Signore in questi giorni vi parla molto, allora prenderli8… questi lumi non si hanno sempre, ma i propositi qui vengono fatti per osservarli sempre, tutto l’anno. Guardarsi dal fantasticare: pensieri positivi! Il Signore non sa cosa farsi delle fantasie, spesso; la fantasia è la pazza di casa, come la definisce un santo che ha scritto [di] spiritualità tanto bene; e [c’è] gente pazzoide allora, che va solamente appresso alla fantasia, perché la fantasia è la pazza di casa. Il Signore aspetta da noi delle vere virtù, che ci sia una pietà profonda e che la volontà sia orientata bene e che il cuore sia a posto, cioè orientato sempre più verso Dio.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 155/63 (Nastro archivio 141a. Cassetta 141, lato 1. File audio AP 141a). Titolo Cassetta: “Il proposito principale”.

2 Il PM dice: vorremmo.

3 Espressione incerta.

4 Espressione incerta.

5 Il PM dice: fantasiare.

6 Parola incerta.

7 AMATO DAGNINO, La vita interiore…, op. cit. Vedi p. 112, nota 8 e AP 1962, p. 315, nota 4.

8 Espressione incerta.