Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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39. CORRISPONDERE ALLA GRAZIA
con fervore e generosità
Domenica XXIV ed ultima dopo Pentecoste, Meditazione
Castel Gandolfo, 24 novembre 1963
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Con questa settimana si chiude l’anno liturgico, e il Vangelo di oggi ci parla di due cose e cioè: la distruzione di Gerusalemme che ha rifiutato il messaggio di Gesù Cristo, anzi crocifisso Gesù Cristo; e poi la fine del mondo, quando Gesù verrà a giudicare tutti gli uomini, buoni e cattivi, per dare a ciascheduno ciò che ciascheduno avrà meritato.
Gesù venne la prima volta, comparve il Bambino nel presepio e venne a predicarci la via del cielo, a insegnarci ciò che dobbiamo credere, ciò che dobbiamo fare, come acquistare la vita di grazia, la santità. Ecco, venne allora a predicare questo, come registrato nel Vangelo, e come la Chiesa sempre predica; poi verrà alla fine del mondo a giudicare chi avrà seguito il Vangelo e chi invece l’avrà rifiutato. E chi avrà seguito il Vangelo: paradiso eterno; e chi si opporrà volontariamente, ostinatamente alla grazia di Dio, non potrà entrare nel regno di Dio. Quindi due venute: la prima apparve Bambino, umilissimo; la seconda volta verrà glorioso, preceduto dalla croce.
Quindi leggiamo attentamente il Vangelo:

«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Quando vedrete nel tempio l’abominazione della desolazione predetta dal profeta Daniele, chi legge la Scrittura comprenda bene. Colui che sarà in Giudea fugga sui monti, chi sulla terrazza non discenda
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in casa a prender qualcosa, e chi è nel campo non torni a prendersi la veste. E guai alle donne gravide e allattanti in quei giorni. Pregate che la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato; sarà una catastrofe spaventosa come non si era mai vista e mai più si vedrà. E se quei giorni non venissero abbreviati, non scamperebbe anima viva; ma saranno accorciati in grazia degli eletti. Allora, se uno vi dirà: Ecco qui, ecco là il Cristo, non date retta; sorgeranno infatti dei falsi messia e dei falsi profeti che faranno miracoli e prodigi tali da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco, ve l’ho predetto. Se dunque vi diranno: Il Cristo è nel deserto, non uscite: È nelle grotte, non date retta; perché come il lampo esce da levante e guizza fino a ponente, così pure sarà la venuta del Figlio dell’uomo, simile all’aquila che si precipita dal cielo sulla preda. Subito, dopo la catastrofe di questi giorni, si oscurerà il sole, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e gli astri celesti saranno sconvolti. Allora comparirà nel cielo la croce del Figlio dell’uomo. Tutte le nazioni della terra si batteranno il petto vedendo il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli che, a gran voce di tromba, raduneranno i suoi eletti dai quattro punti dell’orizzonte, da una parte sino all’altra dei cieli. Eccovi un paragone: quando il ramo del fico si fa tenero e mette le foglie, sapete che l’estate è vicina; così anche voi quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto ciò avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno»2.

Vuol dire il castigo dato a Gerusalemme con la distruzione, e invece la fine del mondo quando il Signore Gesù verrà a giudicare tutti.
Ecco, Gesù ci ha portato la salvezza, cioè le verità da credere, poi i comandamenti che ha confermato e i consigli e le virtù che egli ha inculcate, e poi i mezzi di grazia che sono i sacramenti in primo luogo, la Messa, la Confessione, Comunione, e poi lo spirito di fede, sì. Oh! Noi abbiamo tanta grazia. Gesù ne ha portato tanta grazia a Gerusalemme…
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e quanto ha predicato in Gerusalemme, quanti miracoli ha fatto in Gerusalemme! Ma si son ostinati… si sono ostinati e, anziché seguirlo, l’han crocifisso per farlo tacere. Oh! Quante volte noi corrispondiamo alla grazia: siamo benedetti! E quante volte non corrispondiamo alla grazia: come ci troveremo?
Anche in Gerusalemme ci sono stati tanti e ci sono state molte persone che hanno seguito Gesù, ma la massa della popolazione non ha aderito perché era mal guidata, dalla sinagoga era guidata la massa del popolo.
Oh! Corrispondere alla grazia. Corrispondendo alla grazia, ci troveremo nel gran giorno del giudizio tutti presenti al giudizio e invitati al cielo: Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio; e la sentenza terribile: Andate, maledetti, lontano, cioè [nel] fuoco eterno [cf Mt 25,31–46]. Oh, occorre che corrispondiamo alla grazia, ma corrispondere con fervore, con generosità. Con fervore, con generosità… non con tiepidezza: una vittoria sì, e l’altra invece una sconfitta sempre… quando potrebbe bastare un po’ di sforzo. Gente che vivacchia: non sanno se siano dominati dall’amor di Dio o dall’amor proprio nelle cose; e vorrebbero anche che l’amor proprio dominasse nella stessa pietà, cioè far le cose per farsi vedere. L’amor proprio è tanto fine che venera l’anima. E il Signore che cosa ha da fare di questa gente che è sempre un po’ incerta… che non è né carne né pesce – diciamo così –, e cioè non è di Dio né dell’io. Non domina ancora tutto l’essere, oh!, il Signore.
Pregarlo così, quando si avvicina il momento della Comunione oppure il ringraziamento… ecco, che cosa fa il pane quando lo mangiamo, il cibo che mangiamo? Irrobustisce il corpo, sostiene le forze, eh, perché [se] non si mangia, non si vive! Ora, il Pane eucaristico è Gesù: La mia carne è veramente cibo [Gv 6,55], Gesù. Domandare al Signore Gesù un altro modo di pensare, cioè secondo la fede; un altro modo di vivere, cioè secondo la volontà di Dio; un’altra vita soprannaturale, cioè l’aumento di grazia, sì. E non è sempre facile capire subito questo ma, con la grazia di Dio, poi lo capirete, un po’ più presto, un po’ più tardi… Ecco, Gesù viene
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in me: Gesù portami il tuo cervello, cioè il tuo pensiero. Gesù portami la tua volontà, non la mia più… che cessi, ma la tua volontà, quel che vuoi momento per momento. Gesù, portami il tuo cuore, non questo mio cuore orgoglioso, superbo, invidioso, questo amor proprio… portami il tuo cuore, che io ami il Padre celeste, Dio e le anime. Che non abbia più pensieri del mondo, modi di viver del mondo, modi di comportarci nelle giornate e nelle relazioni in casa e fuori. Che viviamo non secondo il mondo, ma secondo Gesù. Perché Gesù ha detto nella preghiera al Padre celeste: Questi – parlava degli apostoli – non sono del mondo, cioè non sono mondani nel pensare, nell’operare, nei desideri. Questi non sono del mondo – e Gesù ha confermato – ed io non sono del mondo, cioè Gesù non era mondano [cf Gv 17,16].
La Comunione deve portare questo alimento nell’anima nostra. Gesù, è il tuo cervello quello che domina il mio cervello, la mia testa: sostituisci al mio pensiero, sostituisci i tuoi pensieri ai miei. E così dei voleri: non più i voleri miei, ma i tuoi voleri, quello che piace a te. Ed io sottometto la mia volontà alla tua, fiat voluntas tua [Mt 6,10;26,42], non la mia, la volontà tua, non la mia, Gesù […]3
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1 Nastro originale 150/63 (Nastro archivio 145b. Cassetta 145, lato 2. File audio AP 145b). Titolo Cassetta: “La venuta del Figlio dell’uomo”.

2 Vangelo: Mt 24,15–35.

3 In base agli appunti di suor Nazarena e suor Maddalena, il PM predicò almeno altre tre volte prima del Natale. Dal Registro delle Messe celebrate nell’Istituto Regina Apostolorum per le vocazioni (1957–1966), risulta che celebrò le tre Messe della Notte di Natale. Fino ad oggi, non abbiamo rintracciato le registrazioni di tali meditazioni.