Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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12. IL PERCORSO FORMATIVO NELLA VITA RELIGIOSA
Vestizione Religiosa, Castel Gandolfo, 26 maggio 19631


Oggi giorno di particolare letizia. Particolare letizia per il cielo quando gli angeli santi del Signore vedono che anime si orientano verso la santificazione e verso il gaudio maggiore per la vita eterna.
Letizia per le famiglie: Gesù Eucaristico cerca, vede, aspetta anime le quali corrispondano a tutti i suoi inviti, e sceglie dalle famiglie buone, dalle famiglie buone i fiori più belli, perché quando il Signore si degna di prendere da una famiglia un po’ del suo sangue, che viene consecrato a lui… chi è consecrato rappresenta la famiglia presso il Signore. Prova questa di buono spirito delle famiglie, e d’altra parte, l’impegno delle figlie, delle nuove vestite, perché accompagnino sempre la famiglia con la preghiera tutta la vita. Se c’è la separazione materiale, lo spirito vivifica, e si è legati con un legame soprannaturale, spirituale; la consolazione che poi avranno i genitori, in punto di morte, è di lasciare qualcheduno, qualcheduna a servizio diretto di Dio, della Chiesa, e essere sicuri che i figli e le figlie saranno quelli che suffragheranno l’anima dei loro genitori e di tutti i membri della famiglia che già saranno passati allora all’eternità. Non si perdono coloro che si consacrano a Dio, non si perdono le figlie che si consacrano a Dio! Si guadagnano! Perché questa
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è la più bella consolazione dei genitori: sapere che i figli e le figlie li seguiranno in cielo e là si ricostituirà la famiglia, tutta: perché tutti partiamo, e uno alla volta si arriva in cielo, e la famiglia è ricostituita là nel gaudio eterno. Si capirà allora tutto il bene che sia, la grazia che è consecrare un po’ del proprio sangue della famiglia a Dio.
E la letizia, in particolare, è di chi è stato vestito, di chi è stata vestita! Ecco, qual è la strada che si segue nella vita religiosa? I primi meriti sono dei genitori, dei parroci e dell’ambiente sociale buono, per cui una figlia è cresciuta bene. Sì.
Poi ci sono le ispirazioni di Dio, le chiamate intime: il Signore parla alle anime e sceglie fra le molte anime, le molte figliole, quelle che sono più generose, che sono i fiori più belli del giardino; come voi, quando preparate i fiori per l’altare, scegliete i fiori migliori. E finalmente a un certo punto la chiamata si delinea definita, definitivamente, e si entra e si è aspiranti. C’è una prova: aspirandato. È quando si incontrano l’Istituto con la figlia, la giovane: l’Istituto mette davanti alla figlia quale esso è, perché devono conoscersi vicendevolmente come quando si contratta un atto2, una cosa più santa che c’è – e che è parimenti santa quando si unisce una figliola con un figliolo –, e cioè conoscersi a vicenda, Istituto e aspirante. E se l’Istituto vede che vi sono i segni di vocazione, e l’aspirante, dopo aver provato, vede che c’è l’Istituto fatto per essa, allora fa la domanda: ecco la Vestizione. Ma la Vestizione è ancora solo un segno esterno, cioè la Vestizione indica che la figliola è decisamente aspirante e che ha scelto la sua via e separa se stessa, per mezzo dell’abito, dalla comune convivenza nel mondo… dalla comune convivenza nel mondo. E la Vestizione prima è un premio di buona condotta ottenuto; secondo, è un segno, una divisa che la figliola vuole ordinare la sua vita a Dio, vuole arrivare ad amare il Signore con tutte le forze senza intermezzi di persone, direttamente a Dio; e d’altra parte, si conferma la sua volontà di corrispondere alla divina chiamata.
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Allora, dopo un certo tempo che sempre è soddisfatta la figliola, allora può far la domanda di fare il noviziato. Il noviziato è per conoscere più pienamente l’Istituto, come l’Istituto conosce più pienamente l’aspirante, la figliola. E d’altra parte, per mezzo del noviziato si conferma la vita, cioè la pratica delle virtù: fede, speranza e carità… in povertà, in castità, in obbedienza. Dopo un anno che ha provato se quella vita è di conformità ai suoi desideri, [emette] la professione, l’impegno: e allora è la consecrazione a Dio… ma per un anno, e poi un altro anno ancora e poi un altro anno ancora: cinque anni di prova. Perché il matrimonio non ha il noviziato, ma la vita religiosa richiede una più piena convinzione di poterla abbracciare, e che sia quella vita conforme ai desideri.
Quindi, a poco a poco verrà a conoscere se le sue forze sono sufficienti a vivere in quella vita; e il legame stretto si ha soltanto, definitivo, con la professione perpetua.
Quindi, l’aspirandato, il noviziato di un anno, cinque anni per provare se quella vita piaccia o non piaccia. Ancora sempre libera alla fine di ogni anno di lasciare o di continuare…ma finalmente a un certo punto il legame è definitivo, se la Congregazione è del tutto soddisfatta e se la figliola è del tutto soddisfatta. Con quanta prudenza va la Chiesa, perché non ci siano ripensamenti o pentimenti nel futuro. E dalla professione religiosa, specialmente dalla professione definitiva, perpetua, ecco, la Congregazione s’impegna a tenere tutta la vita e provvedere spiritualmente e materialmente, e la figliola promette di impegnare le sue forze per l’Istituto. Allora si fa la vita del viaggio verso l’eternità, compagne, ogni suora compagna delle altre, sempre sotto la guida della Congregazione, finché si arriva al paradiso. Ecco, e là poi la professione eterna, non più perpetua ma eterna, perché s’incontra con Gesù, e Gesù [le rivolge] l’invito: Veni, Sponsa Christi3. Questo è il curriculum, diciamo così, è il corso della vita di un’anima chiamata alla vocazione, alla vita religiosa.
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Allora, ringraziare il Signore per questo grande dono che il Signore vi ha dato, cioè la chiamata alla vita religiosa. Poi riconoscenza ai genitori, ai parroci, a tutte le persone che hanno contribuito a prepararvi questo giorno così lieto e così santo. Poi ringraziare la Congregazione che vi ha accolte e che vi ama, e che vi coltiva come figliole carissime… e avanti su quella via sempre camminando sulla medesima strada. E allora una letizia sempre maggiore, perché non vi è maggior letizia e vita più serena nella vita che per colei che ha risposto alla divina chiamata, se tale è stata.
Oh, l’impegno vostro ora dunque è di pregare per i vostri genitori, per l’Istituto, per i parroci, per tutti quelli che vi hanno fatto del bene fino ad oggi: pregare. Pregare per l’Istituto, pregare per la Chiesa, pregare specialmente per l’apostolato a cui voi aspirate: vocazionario, il lavoro per le vocazioni, per suscitare vocazioni al clero diocesano, al clero religioso, ai religiosi, agli Istituti Secolari, e specialmente al vostro… pregate.
Ora, sia la giornata presente piena di santi propositi, piena di preghiere e piena insieme di gioia, letizia santa nel Signore.
Vi do la benedizione, e segue la Messa, con la benedizione del Santissimo Sacramento. Intanto intendo adesso di benedire voi, i vostri parenti, specialmente i genitori, e i vostri parroci, e tutte le persone che portate voi care nel vostro cuore… care nel vostro cuore. Il Signore, sì, estenderà questa benedizione sopra tutte le persone su cui voi adesso desiderate questa benedizione, e su tutte le persone e le opere che formano e costituiscono l’Istituto.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 149/63 (Nastro archivio 137b. Cassetta 137bis, lati 1/2. File audio AP 137b). Titolo Cassetta: “Vestizione religiosa”. Su questo audio è registrato tutto il rito della Vestizione. La meditazione del PM parte al minuto 18.08.

2 Espressioni incerte.

3 «Vieni, Sposa di Cristo». Cf Breviarium Romanum, Commune Virginum.