10. CHIEDERE LA GRAZIA DI UNA FEDE VIVA
Che sia la fede a guidare l’apostolato!
Domenica in Albis, Meditazione, Torino (SAIE), 21 aprile 19631
In questa domenica specialmente chiediamo al Signore la grazia di una fede sempre più viva, viva e pratica. Perché, anche la carità, come la speranza, anche la carità dipende dallo spirito di fede. Che cosa significa l’Introito: Come bambini appena nati, desiderate il latte spirituale puro? [cf 1Pt 2,2]. E qual è questo latte, che cosa significa questa parola: il latte spirituale? La Chiesa è madre e il latte spirituale della Chiesa è questo: la fede. Andate e predicate ciò che io ho insegnato [Mc 16,15]. E poi, l’Epistola2 inculca la fede e il Vangelo inculca la fede. Dice san Giovanni apostolo nella Epistola: Carissimi, chiunque è da Dio, vince il mondo… la vittoria è la nostra fede, e cioè l’insegnamento delle verità della fede, e essere sempre guidati dalla fede in Dio. E chi è che vince il mondo – cioè il male –, se non chi crede che Gesù Cristo è il Figlio di Dio?. E più avanti, la Epistola si conchiude: Chi dunque crede nel Figlio di Dio ha in sé Dio testimone di questa verità, e cioè chi crede in Gesù Cristo Salvatore, in Gesù Cristo Maestro, in tutto quello che egli ha insegnato e tutto quello che ha fatto per chiuderci l’inferno e aprirci il paradiso: chiuderci l’inferno offrendoci la grazia, e aprirci il paradiso offrendoci la grazia.
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Il Vangelo ugualmente insegna a chiedere al Signore aumento di fede, secondo Gesù: quello che raccomanda egli in questo tratto di Vangelo.
«Giunta la sera della domenica di Pasqua, mentre gli apostoli se ne stavano radunati a porte chiuse per paura dei Giudei, Gesù si presentò in mezzo a loro, e a loro disse: Pace a voi. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. I discepoli, vedendo il Signore, si rallegrarono. E Gesù ripeté ancora: Pace a voi. – Quindi, dà l’incarico di predicare le verità della fede – Come il Padre ha mandato me, così io mando voi. E detto ciò, alitò sopra di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo. Saranno rimessi i peccati a chi li rimetterete e saranno ritenuti a chi li riterrete. Ma Tommaso, quello che era chiamato Didimo, che era uno dei Dodici, non era con gli apostoli quella volta, quando comparve Gesù. E perciò gli altri gli dissero – quando arrivò –: Abbiamo veduto il Signore. Ma egli rispose: Se io non vedo nelle sue mani il foro dei chiodi e non metto il mio dito nei buchi dei chiodi e sul costato, non credo! – Ostinato a credere, ostinato a non credere! – Otto giorni dopo, i discepoli erano là dentro di nuovo con Tommaso. Gesù apparve in mezzo a loro, a porte chiuse, e disse: Pace a voi. Poi rivoltosi a Tommaso: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani. Avvicina la tua mano e tocca il mio costato e sii fedele, non incredulo. Tommaso allora esclamò confuso: Signore mio e Dio mio! E Gesù gli disse: Tommaso, hai creduto perché hai veduto; beati invece quelli che crederanno senza aver veduto.
Gesù, alla presenza dei suoi discepoli, fece molti altri miracoli che non sono narrati in questo libro – cioè il Vangelo di san Giovanni –. Ma questi li ho registrati – quei che sono narrati nel Vangelo di san Giovanni – affinché crediate che Gesù Cristo è il Figlio di Dio – cioè che crediate: fede! – e credendo – con la fede – otteniate la vita», la vita eterna, e cioè la vita in virtù del nome di Gesù Cristo3.
Alle volte noi crediamo di aver abbastanza fede, ma vi son tanti gradi di fede; e come vi sono tanti gradi nella carità, tanti gradi nella pazienza, nelle virtù in generale, così vi
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son tanti gradi nella prima virtù che è la fede. Molte volte si chiedono grazie che riguardano la vita presente e si chiedono anche grazie spirituali, ma quella che va chiesta, in primo luogo, è la fede. Credo, o Signore, ma aumenta in me la fede, diceva quel padre il quale aveva il figlio tormentato da satana. Credo, ma aumenta la mia fede… fate, o Signore, che io creda sempre più [cf Mc 9,24]. Bambinetti portati alla chiesa, il sacerdote ci è venuto incontro e ha interrogato: Che cosa chiedi alla Chiesa?, perché sei venuto? cosa chiedi? E i padrini, a nome nostro, hanno risposto: Fidem!, chiediamo la fede. Allora, che cosa ci giova la fede?. La vita eterna4.
Vi sono molti che studiano, che sanno e son persuasi anche alle volte dei fatti miracolosi… ma con questo? Non credono. Quanti in Giappone arrivano a farsi istruire nel catechismo e poi non chiedono il Battesimo! Perché la fede è un dono di Dio, è mica istruzione! Sempre bisogna stare attenti alle prediche, sempre stare attenti ai catechismi, sempre leggere i libri spirituali, per esempio il Vangelo, la Bibbia, ma se non c’è la fede, uno può istruirsi… e dopo? E dopo, se non c’è la grazia della fede, si va superficialmente, e cioè si ha una cognizione di più, ma il credere – e quindi voler fare quello che lì è detto, nel Vangelo –, quello richiede fede.
Chi non ha la fede non piace a Dio, chi non crede è già condannato [cf Gv 3,18]; ma quante anime chiedono molte grazie, ma hanno poca fede: e allora ricevono poco da Dio. E quante anime son piene di fede… se quel sacerdote diceva del Cottolengo, di san Giuseppe Benedetto Cottolengo: Ha più fede lui che tutta Torino insieme!5, vuol dire che ci sono molti gradi di fede. Quando si ha vera fede, si capisce che gran male è il peccato! E che gran male è il peccato anche veniale: insulto a Dio, ingratitudine verso Dio, disgusto a Gesù.
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Il peccato, che ci fa perder tanti meriti, che rovina l’anima! Anche se è soltanto peccato veniale, quali dispiaceri a Gesù, quali grazie perdiamo, quali meriti perdiamo, e quale responsabilità! Perché? Perché invece di fare il merito, noi facciamo quello che è contro di noi! Una disobbedienza, una negligenza, il fare le cose un po’ così a capriccio. Cosa bisogna dire? Ci vuole fede viva: allora si sta bene attenti a non commettere il peccato, anche veniale, o anche a perder tempo: e dire tante parole che non contano… alle volte finiscono con l’essere contro la carità o contro l’obbedienza. Alle volte anche le opere migliori non hanno le intenzioni sempre rette che accompagnano l’opera. Se c’è fede, ognuno crede veramente che in tutte le azioni della giornata può guadagnare tanto merito, anche nelle cose piccole, anche nelle cose personali, anche nel riposo, anche nel nutrirsi. Quando tutto è fatto per Dio!, sempre in ordine a Dio!, sì che questo va. Allora, si fanno le cose bene, con diligenza, con retta intenzione, per il Signore: e alla sera quante grazie e quanti meriti si son fatti!
Ma vi son giornate di fervore, e vi son giornate invece tiepide. I santi, come consideravano le giornate? E noi, come le consideriamo? Far rendere le nostre giornate al massimo, se c’è fede! E poi in tutto: Dio mi vede, Dio mi aiuta, Dio nota tutto quel che faccio, Dio ricompensa tutto quel che è bene! Allora si è guidati dalla luce della fede!
In terzo luogo, chi è consecrato a Dio fa continue opere di religione, perché è un religioso chi è consecrato a Dio. E quindi le sue opere sono opere di religiosi. Come il cristiano fa opere di cristiano, e l’uomo semplice che non è ancora cristiano fa opere umane, anche se sono buone. Altro è la carità che fa un ebreo che non ha il Battesimo, altro è carità che fa uno che ha ricevuto il Battesimo e vive in grazia, e altro chi è consecrato a Dio: tutte le sue opere sono opere di religiosa, e quindi opere religiose, anche il dormire… perché una pianta dà il frutto che essa è: altro è il pesco, altro è il pomo, altro è l’uva.
Oh! Se c’è fede, allora si ama, la si desidera la consecrazione a Dio, e si sollecita perché avvenga al più presto. Fede! Vi
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sono persone che non capiscono l’apostolato, e altri che capiscono alcuni apostolati, e altri che capiscono più apostolati. Alcuni capiscono, supponiamo, l’apostolato catechistico… prezioso. Ma quello che riguarda la stampa cattolica, quello che riguarda il cinèma cattolico, quel che riguarda la televisione cattolica, quel che riguarda la radio cattolica, e abbiamo parecchi luoghi, anche in Giappone la domenica si fa l’ora paolina, così in Brasile, così altrove… Oh! Capiscono in parte alle volte! Vigolungo Maggiorino in un suo taccuino, e abbiamo ancora il quaderno, diceva: Oggi è domenica. Questa settimana abbiamo spedito diecimila copie tra bollettini parrocchiali e giornale settimanale diocesano. Adesso, oggi, almeno diecimila persone hanno in mano la Parola di Dio che abbiam mandato noi. E i parroci alle volte han trecento persone alla predica, cinquecento, mille, ma noi moltiplicando la Parola di Dio per mezzo delle macchine, e propaganda di essa, oh, come è più largo il nostro apostolato!. Persone che capiscono e persone che hanno bisogno ancora di luce… e abbiano la luce. E allora non è uno scrivere di chiunque, non è uno stampare di chiunque, non è una propaganda di chiunque, ma [è] quando si capisce di far l’apostolato, e quando lo fa un’anima consecrata a Dio!
Le parole vendita, le parole che sono uso tra i commercianti, fra i librai, sono espressioni tante volte che son troppo di genere commerciale, o di diffusione al modo di tanti che operano per mandare periodici, libri, ma a modo di negozio, di industria. Quale diversità! Quale diversità… Altro è avere fede ed esser guidati dalla fede, altro è essere guidati dal bisogno della vita per vivere e anche dai guadagni. Fede, fede. Allora si opera in letizia: e uno contribuisce all’apostolato in una forma, l’altro in un’altra forma, sì, ma tutti insieme si fa l’apostolato delle edizioni. Ci vuole fede, fede: chiedere al Signore aumento di fede. Recitare bene l’Atto di fede, recitare bene il Credo, vedere le cose sempre nella luce di Dio, operare per portare la luce di Dio alle anime. Io sono la luce… voi siete la luce [Gv 8,12; Mt 5,14], diceva Gesù agli apostoli. Perché? Perché prendevano da lui ciò che lui aveva predicato
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e lo trasmettevano, trasmetteva[no] alle anime, trasmettevano gli apostoli, voi: sarete luce!
Perciò, domandar la grazia di questa luce interiore. La giornata di oggi dev’essere indirizzata in modo particolare a chiedere l’aumento di fede, e vivere di fede. «Iustus ex fide vivit» [cf Ab 2,4; Rm 1,17; Gal 3,11; Eb 10,38]. Chi è che si fa santo? Chi vive di fede.
Bene, dopo seguirà la speranza e la carità, ma speranza e carità procedono dalla fede e saranno tanto meglio vissute queste due virtù, speranza e carità e le altre virtù, in misura della fede. Pensare che oggi arricchisco l’anima, che oggi guadagno qualche cosa in più, cioè faccio qualche scalino in più… paradiso, di gloria. Allora tutti si è delicati, attenti; e nel parlare e nei sentimenti interiori e nelle cose che si fanno nella giornata, arricchirsi, arricchirsi di meriti per l’eternità, considerando che la vita è il gran tempo di santificazione, il gran tempo di arricchirsi. I santi sono stati i più prudenti, e quei che invece non si sono arricchiti e magari, peggio, hanno commesso il peccato, a che cosa serve a loro la vita? Ma ai santi, ai santi che cosa ha giovato la vita? E noi vogliamo tutti… e facciamo tutti questo impegno che la mia vita renda al massimo per l’eternità. Là è il premio, Dio paga tutto: anche un bicchiere d’acqua dato all’assetato avrà il suo premio, premio eterno.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 148/63 (Nastro archivio 137a. Cassetta 137a, lato 1. File audio AP 137a). Titolo Cassetta: “Fede. Volontà di Dio e apostolato”. Come la precedente meditazione, anche questa è dettata alle Apostoline e alle Annunziatine.
2 Epistola: 1Gv 5,4–10. Il PM ne legge qui alcuni versetti.
3 Vangelo: Gv 20,19–31.
4 Vedi AP 1962, p. 16, nota 3.
5 Fu il suo confessore, padre Michele Fontana (1758–1833), dei Padri Filippini, a esprimere questo giudizio, rispondendo a coloro che lo invitavano a “moderare lo zelo del Cottolengo” nei primi tempi in cui iniziava la Piccola Casa della Divina Provvidenza. Cf LINO PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, Torino 1996, pp. 237–238.