Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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16. L’ASTUZIA E LA PRUDENZA
Sottomettiamo la testa al Signore!
Domenica VIII dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 28 luglio 19631


Il Vangelo oggi ci ricorda che ci sono come due prudenze, cioè sempre la vera virtù la quale è cardinale; e invece la prudenza del mondo che è l’astuzia, l’astuzia per nascondere il male e usare i mezzi che non sono buoni per contentare le proprie passioni. Quindi, san Paolo dice che c’è «prudentia carnis», cioè quella prudenza mondana, peccaminosa, e invece c’è la prudenza la quale viene dallo Spirito Santo [cf Rm 8,6], sì, e che è virtù cardinale. Vi sono infatti le dieci vergini: e cinque prudenti, cinque invece non prudenti… quindi, cinque stolte [cf Mt 25,1–13].

«Gesù disse ai discepoli una parabola: Un signore viene a sapere che il suo fattore dissipava i suoi beni. Lo mandò a chiamare: Che cosa è mai quello che sento dire di te? Rendimi conto della tua amministrazione, perché non potrai più tenerla. Il fattore pensò tra sé: Che cosa faccio ora che il padrone mi toglie la fattoria, cioè il lavoro. Come farò? Zappare, non ho forza. Mendicare, mi vergogno. E allora, ecco, farò in modo che qualcheduno mi dia ospitalità in casa sua, quando sarò senza lavorare. Mandò a chiamare i debitori del padrone, e domandò al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Colui rispose: Cento barili d’olio. Ed egli: Prendi la tua carta, siedi e scrivi – invece di cento – cinquanta. Poi chiese ad un altro: E tu quanto devi? Rispose: Cento misure
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di grano. Allora: Su, prendi la ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò l’accortezza del fattore, perché aveva agito con astuzia… con astuzia – ma non è Gesù che loda –, poiché i figli di questo mondo, nei loro affari, sono più avveduti dei figli della luce.
Ed io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze che sono occasioni di peccato, affinché quando veniate a morire, essi vi accolgano in cielo»2.

Questa parabola va d’accordo con la Epistola: Se vivrete secondo la carne, morrete; se invece vivete secondo lo spirito, soffocherete le tendenze della carne e così vivrete… E quali sono i figli di Dio? Quelli che sono guidati dallo Spirito Santo, lo Spirito che avrete ricevuto, ecco. Ed è lo stesso Spirito che ci dà la certezza che Dio ci chiama figli; e se figli, siamo anche eredi, eredi di Dio, coeredi di Cristo.
La astuzia dei ladri che rubano e cercano di rubare senza essere scoperti, è astuzia, sì: è una specie di prudenza ma è la prudenza della carne, del peccato, prudenza diabolica. Invece, le vergini prudenti: sempre pronte alla chiamata del Signore! Sebbene l’arrivo dello sposo tardasse, esse erano fornite di olio, le loro lampade erano fornite, ecco. Ma le vergini imprudenti, invece, avevano portato le lampade ma non avevano portato l’olio: quindi, imprudenza [cf Mt 25,1–13].
Un piccolo atto virtuoso che si fa, supponiamo un atto di carità, una piccola mortificazione, un atto di obbedienza, un atto di bontà, di carità, l’attenzione alla vigilanza e ad occupare il tempo, eccetera… queste cose sono brevi, piccole, in sé: «Momentaneum et leve», piccole cose e cose di un momento, ma «aeternum gloriae pondus operatur» [2Cor 4,17] in coelis, ma hanno un premio eterno. Hai taciuto quella parola per mortificarti la lingua, per non farti le tue ragioni: quello è stato affare di un minuto, magari, o di pochi minuti… ma il premio è di pochi minuti, il premio eterno? È eterno! Se quel che hai fatto di bene, l’avessi fatto anche per cento anni, ma il premio non dura cento anni soltanto, ma dura un’eternità.
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Non cento anni, ma neppure cento milioni di secoli… l’eternità non finirà mai. Quindi, c’è una sproporzione fra il merito, il premio, al piccolo sacrificio che facciamo. Questa è la vera prudenza: utilizzare la nostra vita per l’eternità, utilizzar la giornata di oggi; e il Signore ce la premierà oggi, se la giornata la passiamo bene. È così: ogni atto di fede, ogni atto di speranza, ogni atto di carità, ogni atto di umiltà, ogni atto di obbedienza, ogni atto di purezza, e ogni atto di sforzo, ecco, proprio di sacrificio perché alle volte ci son proprio dei sacrifici, cioè immolare i nostri pensieri, i desideri, eccetera… Oh! La vergine prudente fa il conto: poco tempo da soffrire, eterno è il godere. Tanto è il bene che mi aspetto che il patire è diletto3, la piccola sofferenza. E non è che non si senta il sacrificio, alle volte, ma è diletto il pensare: con questo poco di sacrificio, ho un premio eterno, un premio; cioè questo sacrificio va sulle porte del paradiso, e là mi viene compensato con «aeternum gloriae pondus». Vedete nel mondo: chi accontenta la carne e chi serve Dio. Nella scelta della vita ci vuole tanta prudenza, quando si sa confrontare quello che è passeggero e quello che invece è eterno.
Oh! Allora, guidati da questi pensieri di eternità, questi pensieri che sono secondo la prudenza, prepararsi bene agli Esercizi; secondo la prudenza: quella che è virtù cardinale. C’è anche una prudenza umana, retta: per esempio, il contadino semina, è prudente… l’anno prossimo voglio raccogliere per vivere: quella prudenza naturale e che è secondo ragione. Ma quando la prudenza è quella di ingannare, l’astuzia è di ingannare, eh no… Voglio dire: la prudenza illumini bene la nostra vita, particolarmente in questa occasione degli Esercizi. Sì, negli Esercizi il Signore chiederà4 sempre a noi qualche rinunzia… qualche rinunzia, qualche sacrificio, e cioè propositi fermi sopra certi punti che noi non abbiamo ancora vinto, o per una cosa o per un’altra, specialmente pensando ai sette vizi capitali… se qualche vizio ancora un po’ domina:
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e si va dalla superbia fino alla pigrizia, all’accidia, alla sensualità, alla golosità, all’ira, eccetera: si esaminano i punti e si vede in che punto noi abbiamo ancora da emendarci, ecco. E allora ci vuole molta preghiera e molta grazia di Dio. Perché alle volte: Eh, su questo punto qui non so vincermi, oppure non voglio vincermi. Eppure vi sono due prudenze: la prudenza della carne e la prudenza dello Spirito. Domandare al Signore la grazia della prudenza che è virtù cardinale, prudenza dello Spirito.

Giorni di preparazione agli Esercizi. Primo: con umiltà, cioè sentire il bisogno; e secondo, con fede: il Signore mi prepara le grazie, e prego perché egli, nella sua misericordia, me la conceda [la fede]. Quindi, da me nulla posso, ma con Dio posso tutto5: sempre unire la umiltà alla fede. Sempre! Bisogna che siano accordate queste due virtù, sempre accordate. Noi non valiamo niente, proprio; e tutto quel che già abbiamo dato, è di Dio: e abbiamo solo da ringraziare e non insuperbirci. Ma poi, poi… Dio può tutto, e Dio mi vuol dar tutto, mi vuol portare alla santità! Mi vuole, il Signore, un giorno lassù, eternamente nel gaudio di Dio stesso. «Intra in gaudium domini tui» [Mt 25,21.23]. Quindi, cinque vergini prudenti, cinque stolte. E che una può consecrare anche la verginità, ma portare con sé un cumulo di superbia che guasta il resto del sacrificio, la superbia. Allora, abbiamo da offrire la testa al Signore, cioè l’umiltà di pensiero, la sottomissione nella pazienza e la carità verso tutti, sì. Prudenza, quella che viene dallo Spirito.
E purtroppo, dice il Vangelo… queste sono le parole di Gesù: I figli della luce spesso non sono così prudenti come i figli della carne, cioè i figli del demonio, i figli del mondo che sono astuti nel farle franche e nel nascondere il male. I figli della luce alle volte non son così prudenti come i figli del mondo, i figli di satana. Ecco.

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Mater Boni Consilii, chiedere [a] Maria che ci consigli! Virgo prudentissima: eh, Maria è la prudentissima! La Vergine delle vergini6, la Vergine a capo delle vergini prudenti.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 5grande (Nastro archivio 138.1b. Cassetta 138.1, lato 2. File audio AP 138e). Titolo Cassetta: “Il fattore infedele”.

2 Vangelo: Lc 16,1–9. Di seguito, Don Alberione sintetizza il contenuto dell’Epistola: Rm 8,12–17.

3 Detto popolare attribuito a san Francesco d’Assisi. Cf I Fioretti di San Francesco, in Fonti Francescane (FF), 1897.

4 Il PM dice: chiamerà.

5 Cf AP 1959, p. 86, nota 3.

6 Invocazioni dalle Litanie Lauretane.