Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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31. PER SCEGLIERE BENE LA PROPRIA VIA:
pregare, chiedere consiglio, riflettere a lungo
Ritiro alle ragazze, 2a Meditazione, Torino (SAIE), 22 settembre 1963 (?)1


Il problema più grave della vita è la scelta dello stato. E già abbiamo considerato quanti siano gli stati, quante siano le vie che può prendere una giovane, può considerare una giovane la quale vuole fare una scelta veramente ben maturata, ben pensata, per cui debba poi trovarsi contenta nella vita.
Oh! Allora, per conoscere quale sia il volere di Dio, occorrono tre cose. Ho detto: prima di pensarci, secondo di consigliarsi e terzo di pregare, sì. Ho detto che la donna per sé è ordinata ad essere l’aiuto dell’uomo, l’aiuto più morale, spirituale: o dell’uomo in quanto è sposo, in quanto è padre, o del sacerdote in quanto rappresenta Gesù Cristo e deve operare per la salvezza delle anime. Vi è allora una collaborazione.
Tuttavia, è anche vero che nella Chiesa ci sono state donne le quali hanno fatto cose mirabili, pure vivendo sole e adoperandosi un po’ in tutte le opere di bene che incontrarono2 sul loro cammino della vita.

In primo luogo, per conoscere quello che vuole il Signore, domandare il lume di Dio. Il Signore, quando ci ha creati, ha creato la nostra anima, ha dato una destinazione. Non è come un padre che mettesse al mondo i figli e poi non ci
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pensa, li abbandona. Il Padre celeste crea per un determinato fine e dà all’anima inclinazioni conformate alla vita che questa persona dovrà condurre; inclinazioni e anche attitudini, attitudini di intelligenza, attitudine di fermezza di volontà, eccetera…
Oh!, poi il Signore conferma queste qualità che una persona ha già per la creazione, [le] conferma il Signore per mezzo della grazia del Battesimo. Nel Battesimo si infonde una inclinazione che procede dallo Spirito Santo ancora più valevole, sì. E se la figliola crescendo sarà buona, vivrà nella semplicità e vivrà nell’innocenza, il Signore farà conoscere quale sia la strada che deve prendere. Quindi, se il Signore ha creato per quello, per una strada determinata, se nel Battesimo ci sono le grazie determinate per quella via, allora, domandare al Signore: Quale dunque è la via per cui mi hai creato?. Pregare. Pregare particolarmente nella Comunione. Dopo che Gesù è entrato nel cuore, domandargli: Domine, quid vis ut faciam? [cf At 22,10], Signore, cosa vuoi che io faccia? Ecco [cosa] domandargli. Domandargli a lungo, cioè molte volte: «Loquere, Domine, quia audit servus tuus»3 [1Sam 3,9.10], parla, o Signore, perché io sono la tua serva, la tua ancella. Parla: io farò! Come ha risposto Maria all’angelo: Ecco la serva di Dio, si faccia come Dio vuole [cf Lc 1,38]. Così, pregare.
Generalmente alle giovani, ai giovani che sono un po’ ancora sull’interrogativo, e tuttavia già sentono questo problema, dico sempre: Recitate tre Ave Maria ogni mattina e tre Ave Maria ogni sera. La Madre celeste vi guiderà per mano e vi condurrà nella via che Dio ha destinata per voi. Questa abitudine, tenuta per molti anni, serve a ottenere la grazia e cioè conoscere quello che è meglio, quello che è da scegliersi, quello che è nella volontà di Dio. Tuttavia, occorre ancora conservare il cuore mondo, il cuore puro perché, diversamente, ecco che le tendenze si volgono poi a quello che è meno buono… e quante volte la mente resta ottenebrata. Quando si dice: pregare per la scelta dello stato, vuol dire particolarmente
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questo: confessarsi frequentemente e comunicarsi frequentemente. Lì sono due sacramenti, la Penitenza e la Comunione: allora è particolarmente lì che il Signore parla all’anima, sì, particolarmente lì. E questo non bisogna che si faccia una volta soltanto, deve farsi abitualmente. E allora, finché venga la luce di Dio, finché abbiano da cessare i tentennamenti, finché il cuore riposa su quella decisione… ecco, la decisione, la quale è gradita a Dio, la quale sarà la migliore per la vita e per l’eternità.

Secondo mezzo è chiedere consiglio. Chiedere consiglio a chi? Chiedere consiglio a persone che siano capaci di dare il consiglio. Sì, capaci! E occorre che questi consiglieri siano veramente illuminati da Dio, siano disinteressati. Perché dice la Teologia della perfezione che i parenti sono i pessimi consiglieri riguardo alla scelta dello stato; e tuttavia ci sono dei parenti, dei genitori che sono ottimi anche a consigliare… ma, parlando in generale, avviene così quando si tratta di una figliola che è incamminata e cerca la via più perfetta, la via di consecrazione a Dio4.
Consigliarsi: allora con chi? Intanto dice che bisogna che sia uno che conosce bene la persona, e uno che voglia bene proprio alla persona.
Conosca bene la persona: perché occorre che chi consiglia sappia com’è quella persona, e sappia quali siano le sue qualità di intelligenza, di salute, di sentimento, di attitudine, di inclinazione… conosca bene. Diversamente si può dare un consiglio proprio contrario: e quante persone, dopo avere preso consiglio, hanno seguito il consiglio ricevuto e poi si son trovate male! Occorre allora che si conoscano bene le attitudini e le inclinazioni della persona: uno che sia illuminato, e che sia illuminato anche nell’intimo della persona. E
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dov’è che si manifesta l’intimo della persona alle creature? Si manifesta generalmente al confessore o al direttore spirituale: le tendenze, le preferenze, quello che è la forza che è più potente in noi, dove sentiamo che il nostro cuore sarebbe soddisfatto, dove si sente che si spera di vivere una vita serena e una vita che sia piena di meriti per l’eternità… Quindi occorre che sia un consigliere illuminato.
Poi un consigliere che voglia bene. Molte volte non vogliono bene, cioè cercano il loro interesse. Ho piacere che questa figliola rimanga con me sempre!. Eh, allora abbiamo sacrificato ai genitori, no? I genitori devono amare i figli, i genitori devono fare ciò che è meglio per i figli. D’altra parte, la scelta non deve tardar molto, la scelta dello stato, perché se è presa in età piuttosto giovane, la giovane si potrà preparare a quello stato; e anche se questa giovane volesse consecrarsi a Dio, in generale se sceglie il suo stato in gioventù, va piegandosi più facilmente e quindi potrà trovarsi poi più abituata a quella vita; ad una certa età, abituarsi ad una vita di comunità è difficile. Quindi generalmente non si passa oltre i 23, 24, 25 anni… generalmente, dico. Per gli Istituti Secolari si va fino a 35 anni, ma quello è diverso perché si vive nel mondo; tuttavia anche Istituti Secolari han delle case in cui vivono la vita comune. Oh!, dunque [un consigliere] che ami veramente, che cerchi veramente il nostro bene, ma non soltanto il nostro bene temporale, ma il bene eterno; perché se la giovane dice: Mi sento attirata da Gesù e invece quel consigliere ha altri fini, ha altri pensieri sulla persona, che cosa avviene? Avviene che non fa il vantaggio, il bene della persona che ricorre a quel consiglio, no. Si tradirebbe l’inesperienza di una giovane mettendosi nelle mani di persone che non amano in ordine a Dio, cioè non amano e non cercano il vero bene della figliola, il vero bene temporale e specialmente il loro bene eterno.

Poi, oltre che pregare e consigliarsi, bisogna pensarci, pensare a lungo, non operare mai sotto l’impressione momentanea, no! Poche volte, anzi rarissimamente accade che una
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decisione improvvisa e precipitata dia poi buon risultato… pochissime volte ciò accade, pochissime volte dico… e sono veramente pochissime. Occorre aver riflettuto a lungo.
Oh! Non mettersi in circostanze in cui facilmente il male penetra nell’anima. Quando il peccato mortale grave è in un’anima, la voce di Dio come risuonerebbe? Come sarebbe ascoltata? Occorre vivere in grazia di Dio… occorre vivere in grazia di Dio. Allora si riflette non solamente per il tempo presente ma per l’eternità. Ora scelgo la mia vita: in quale strada io sono più sicuro di salvarmi? Ecco il punto! In quale strada sono più sicuro di salvarmi? Poiché la vita presente può durare anche cento anni, supponiamo, se Dio lo vuole, ma cento anni sono pochi rispetto all’eternità. Se fossero anche cento milioni di anni, l’eternità quanto di più varrebbe! Occorre pensarci in ordine all’eternità. Io voglio salvarmi, in primo luogo, voglio guadagnare il paradiso; in secondo luogo sceglierò quella strada che più facilmente mi porta al paradiso, sì. Allora, pensarci. E purtroppo si prendono delle decisioni che sono precipitate; e qualche volta è perché è il cuore che guida, ma non la testa: e allora quanti errori si fanno! Quindi, pensare.
Però, vi sono persone che stanno sempre a pensare e non decidono mai. Perché qualche obiezione ci sarà sempre, sia che si prenda una via sia che se ne voglia prendere un’altra… delle obiezioni ce ne saran sempre! Si dirà: Ma in quello stato c’è il tale inconveniente, e quindi non so decidermi. Nell’altro c’è il tale inconveniente e non so decidermi. Oh!, pensarci ma non troppo. Decidere a un certo punto, cioè dopo avere pregato, essersi consigliati, è tempo a un certo momento di decidere. Perché lasciare che passi un tempo notevole nell’indecisione, indebolisce il carattere. E perciò anche in seguito non si avrà la forza di compiere i doveri in quella via che il Signore ha destinato. Si sarà sempre un po’ deboli di volontà, irrisoluti… e si finisce con il far poco bene rispetto a Dio, rispetto all’eternità, e poco bene rispetto al tempo presente.
Adunque adoperare i tre mezzi: pregare, consigliarsi e finalmente pensarci su, sì.
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E ho detto di non aspettar troppo tardi: questo vale sempre. Quando si spendono per anni le forze in un senso, le forze vanno anche diminuendo, e di conseguenza che cosa capiterà? Capiterà che in qualsiasi stato poi si entri, il risultato sarà meno buono… in qualunque stato si entri il risultato sarà meno buono. Non troppo giovani e non troppo avanti negli anni… una media giusta, eccetto che ci sia una grazia straordinaria: santa Teresina è entrata in convento [di] clausura giovanissima. Quante persone, quante figliole vanno a bussare poi di qua e di là e cercano di trovare una via di uscita per la soluzione del problema della vita, ed è troppo tardi! E allora la vita si riduce quasi ad una continua amarezza; si sente un accasciamento: La mia vita, la vita che faccio, a che mi serve? Mi pare di esser buono né a me né per altri. Allora entra un pessimismo nella vita. Invece ci vuole sempre l’ottimismo: Mi trovo così nel volere di Dio, la mia pietà, la mia vita che sia sempre gioiosa in Dio… e ancorché ci siano le difficoltà, con l’aiuto di Dio le supererò. Quindi si va avanti e si sente che si compie il volere di Dio, si sa che con questo si guadagnano meriti per l’eternità; e anche all’affacciarsi della morte, uno sa: Ho compiuto il mio dovere, come san Paolo alla fine: «Cursum consummavi»5 [2Tm 4,7], la strada che il Signore mi ha assegnato l’ho fatta tutta, fino al fine. E non si pensi che si trovi uno stato in cui non ci siano pene e fatiche e sacrifici. Gesù Cristo ci ha aperto il paradiso, e come? Con la morte di croce. E noi ce l’apriremo anche con l’adattarci ai sacrifici che incontriamo nella nostra vita, compiendo questi sacrifici sempre in ordine all’eternità.
Oh, il Signore illumini tutti! La preghiera alla Vergine Mater Boni Consilii, Madre del Buon Consiglio, la preghiera alla Regina degli Apostoli, Regina Apostolorum: si sarà sempre illuminati.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 132/62 (Nastro archivio 120c. Cassetta 120bis, lato 1. File audio AP 120c). Titolo Cassetta: “Come si capisce la propria vocazione”.

2 Il PM dice: incontrano. Pur iniziando a riferirsi al passato, egli sposta poi l’attenzione sul presente.

3 «Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta».

4 Cf ANTONIO ROYO MARÍN, Teologia della perfezione cristiana, op. cit., pp. 975–1009. In particolare, il PM accenna qui di seguito ad alcune qualità e doveri del direttore spirituale riportati nelle pp. 983–997.
Cf anche ADOLFO TANQUEREY, Compendio di teologia…, op. cit., nn. 593–594, sull’obbedienza ai genitori rispetto alla scelta della vocazione.

5 «Ho terminato la corsa».